lunedì 4 novembre 2013

Pio XII Il medioevo fu una Civiltà Cristiana? (Allocuzione in occasione della canonizzazione di Nicola de La Flüe 16 maggio 1947)


 
[...]



Papa Pio XII
Papa Pio XII.

Se voi volete domandare ora dove nella vostra patria si trovano le radici robuste della vostra forza, facile è la risposta: esse stanno, non solamente, ma prima che in qualunque altro luogo nelle fondamenta cristiane che reggono lo Stato, la sua costituzione e il suo ordinamento sociale, il suo diritto e tutta la sua cultura; e queste fondamenta cristiane non è possibile sostituirle in alcun modo né con la violenza né con gli altri accorgimenti politici. Le tempeste che ormai da anni si abbattono, come al giudizio universale, sui continenti, li hanno segnati coi segni del tuono. Sul territorio svizzero quel fondamento cristiano in san Nicola de La Flüe ha permeato la vita e la personalità come in nessun altro uomo del vostro Popolo.. Stringetevi a lui, allora il destino della vostra patria sarà bene assicurato.
Siate orgogliosi della vostra libertà. Ma non dimenticate che la libertà terrena è bene ordinata soltanto se conduce a una libertà piú alta e cioè che siate liberi in Dio, liberi di fronte a voi stessi, che conserviate l'anima libera e aperta ad accogliere gli sbocchi dell'amore e della grazia di Gesú Cristo e della vita eterna che in Lui solo risiede. Nicola de La Flüe realizza una perfezione meravigliosa: l'accordo della libertà terrestre con la libertà celeste. Imitatelo! Egli sia il vostro modello, il vostro intercessore; per voi e per tutto il vostro popolo la vostra benedizione in cento e in mille maniere.
Nicola de La Flüe personifica in sé, in modo ammirabile, l'accordo della volontà naturale e umana con la libertà soprannaturale e celeste. In questo consiste, propriamente, la perfetta unità della sua vita, in apparenza multipla e varia. Ed ecco perché, svizzero autentico del XV secolo, uomo del medio-evo per educazione, per metodo di vita, per carattere merita di essere proposto come esempio e modello di tutti i cristiani, in particolare degli uomini del nostro tempo.
Si pretende, sovente, identificare medio-evo e civilizzazione cattolica. La fusione non è del tutto esatta. La vita di un popolo, di una nazione si svolge in un ambito molto vario che oltrepassa i limiti dell'attività propriamente religiosa. Quando una società rispetta, in tutta l'estensione dei termine, i diritti di Dio e si interdice di varcare le frontiere poste dalla dottrina e dalla morale della Chiesa, a buon diritto può dirsi cristiana e cattolica. Nessuna civiltà può vantarsi di essere tale, cosí totalitariamente, nemmeno la civiltà medioevale, per non dire che essa era in continua evoluzione e che, in quell'epoca andava arricchendosi di una nuova corrente di civiltà antica.
Fatta questa riserva, è giusto riconoscere al medio-evo e alla sua mentalità, un carattere spiccatamente cristiano: la certezza indiscutibile che religione e vita formano, nell'unità, un tutto indissolubile. Senza disertare il mondo, senza perdere il vero senso della vita, il medio-evo ordina tutta l'esistenza umana verso un unico oggetto: l'adharere Deo, il prope Deum esse (Sl 72, 28), verso l'unione con Dio, l'amicizia di Dio, convinto che non vi può essere altrove vera pace né per il cuore umano, né per la società, né per i popoli.
E' difficile raggiungere un fine così alto, nessuno ne dubita, e il medio-evo non si faceva certo delle illusioni. Nicola de La Flüe, tuttavia, ha saputo raggiungerlo, realizzando in sé la sintesi della religione e della vita. Questa l'ha comune con tutti i santi.
Ciò che fa meraviglia è la sua attività provvidenziale. Egli è uno di quelli che, pur essendo addentro alle realtà concrete del loro tempo, erano così intimamente uniti a Dio, da meritare che la Chiesa li elevasse alla gloria degli altari.
Ci fu, forse, cittadino piú amante della patria, sposo piú affezionato, padre di numerosa famiglia piú diligente nell'educazione dei figliuoli, uomo politico piú preoccupato degli interessi della patria?
Ed è precisamente per la pratica di tutte le virtù domestiche, civili, sociali, come pure per l'austerità della vita eremitica che Nicola, scalando a passi di gigante i pendii scoscesi che conducono alle vette dell'amore e della perfezione, ha dimostrato di essere davvero intimo amico di Dio.
Considerate, miei cari figli e figlie, la terribile situazione del momento attuale e l'antitesi di cui si offre lo spettacolo. Da un lato noi che celebriamo la gloria dei santi del medio-evo, dei santi che hanno realizzato in se stessi, nell'unità della religione e della vita, la " devozione a Dio ", dall'altra, al polo opposto, un numero stragrande di uomini che realizza la devozione al mondo, l'idolatria del mondo fino alla negazione di Dio, fino alla professione dei piú assoluto ateismo.
Quale sarà, praticamente, la soluzione che prenderete voi che vivete in mezzo a questo capovolgimento dei supremi valori spirituali e morali? Un ritorno al medio-evo? No. Un ritorno, piuttosto, alla sintesi della religione e della vita. Essa non è monopolio del medio-evo, ma, oltrepassando le condizioni dei tempi, è sempre di attualità, perché è l'elemento indispensabile di ogni civilizzazione, l'anima di cui ogni civiltà deve vivere, per non correre rischio di distruggersi con le proprie mani, di precipitare nell'abisso della malizia umana che si apre sotto i suoi passi appena comincia, con l'apostasia, ad allontanarsi da Dio.
La conclusione per voi s'impone: ognuno e ognuna, in questo momento, si impegni di fare, della sua vita personale, un omaggio permanente di adorazione e di dedizione al servizio di Dio, e di adoperarsi per !-;mettere quelli che lo circondano, sul cammino che conduce a Dio e alla restaurazione in essi dell'unità. S. Nicola sia testimone degli impegni che prendete, e vi aiuti ed esservi fedeli.
Politica cristiana
Nicolao della Flüe è il vostro Santo, diletti figli e figlie, non solo perché egli ha salvato la Confederazione in un momento di profonda crisi, ma anche perché ha tracciato per il vostro Paese le grandi linee di una politica cristiana (Durrer, B. 1, S. 209 f . B. 11, S. 846, 982 f). Voi le conoscete; esse si possono riassumere nei seguenti punti:
Tutelate la patria contro ogni ingiusta aggressione. Soltanto in questo caso, per una guerra di difesa, impugnate strenuamente le armi.
Non fate alcuna politica di espansione. " Liebe Freunde, egli ammoniva i suoi compatriotti, macht den Zaun nicht zu weit, damit ihr desto besser in Freiheit, Rude und Einigkeit verbleiben kónnt ": Cari amici, non allargate troppo la frontiera della Confederazione, affinché tanto meglio possiate rimanere in libertà, tranquillità e unione. Perché dovreste lasciarvi prendere dalla voglia di guerreggiare?
Non mettete a rischio la patria, sospingendola sconsideratamente nel mare tempestoso della politica estera e implicandola nelle lotte dei Potentati.
Tenete alta la moralità del popolo e il rispetto verso l'autorità stabilita da Dio.
Conservate a unità e la fratellanza: evitate l'invidia, l'odio, il rancore e lo spirito di parte. Oggi si direbbe: Le rivalità di concorrenza non avvelenino la vita economica, né la lotta di classe e l'opprimente predominio di un partito turbino la vita sociale. Regnino invece la giustizia e l'amore, che assicurino a quanti con buona volontà adoperano tutte le loro forze, una vita tranquilla e degna.
Voi sapete, diletti figli e figlie della Svizzera, e forse nessun secolo della vostra storia patria ne ha fatto una così viva esperienza come il presente - quale pienezza di bene quelle esortazioni hanno significato e significano per il vostro popolo.
Se però voi, in questi giorni di glorificazione del vostro Santo, riandando con la mente alle due orribili guerre mondiali, il cui incendio ha circondato, ma non oltrepassato i confini della libera Svizzera, se voi oggi, diciamo, innalzate lo sguardo pieno di riconoscenza a Nicolao della Flüe, non dimenticate, anzi scolpite in voi profondamente il pensiero che quei principi fondamentali della vostra Confederazione hanno vita e forza soltanto se essi vengono elevati a maggior altezza dalla sapiente massima dell'Eremita di Ranft: La pace è sempre in Dio; Dio è la pace. Sopra ogni altra cosa abbiate Dio dinanzi ai vostri occhi osservate coraggiosamente i suoi comandamenti. Rimanete fermi nelle fede e nella religione dei vostri padri!
La pace è sempre soltanto in Dio. Queste parole del Santo ai suoi compatrioti hanno valore universale, come - salvo poche eccezioni - anche gli altri suoi ammaestramenti per il bene della patria. Se il mondo di oggi senza pace tornerà a Dio, troverà anche la pace; soltanto uomini, che piegano la fronte dinanzi a Dio, sono in grado di dare al mondo una vera, giusta e durevole pace.
Voglia il novello Santo, amante della pace, " Liebhaber des Frìedens ", come lo chiamarono ancor in vita il podestà e il Consiglio della città di Solothurn (Durrer, B, I, S. 116), intercedere presso il trono di Dio, affinché possiate mantenere il prezioso bene della pace e questo bene sia concesso a tutto il mondo.

[Conclusione]