mercoledì 13 marzo 2013

Eroi del legittimismo: Alberto d'Asburgo-Teschen



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La famiglia di Carlo d'Asburgo-Teschen, padre di Albero.
 

Alberto Federico Rodolfo d'Asburgo-Teschen (Vienna, 3 agosto 1817Arco, 2 febbraio 1895) noto anche come l'Arciduca Alberto, Principe imperiale, Arciduca d'Austria, Principe reale di Ungheria e Boemia, Duca di Teschen, era il secondogenito ma figlio maggiore maschio dell'Arciduca Carlo d'Asburgo-Teschen e della Principessa Enrichetta di Nassau-Weilburg. Quale figlio del vincitore della  Battaglia di Essling e cugino del padre dell'Imperatore, oltre che ragazzo di talento militare, Alberto salì rapidamente i gradini dell'esercito, ricevendo, appena tredicenne (1830), il grado onorifico di secondo colonnello. Passò poi alla vita militare pratica nel 1837, quando fu nominato secondo colonnello del reggimento di fanteria Wimpffen. Per completare la propria educazione nel 1839, ventiduenne, cambiò arma passando al reggimento di corrazzieri Mengen, col medesimo grado.

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Alberto nel 1837


Nel 1840 venne promosso Maggiore Generale, nel 1843 tenente-feldmaresciallo. Nel 1845 venne nominato comandante militare di Salisburgo, Bassa ed Alta Austria.
A seguito dello scoppio della settaria rivoluzione viennese del 13 marzo 1848, della quale Alberto venne incolpato ingiustamente  di aver dato ordine di sparare sulla folla di civili, senza specificare che quella folla era composta da sgherri rivoluzionari armati, si dimise dalla carica per evitare ulteriori problemi.

Il 1 maggio 1844 sposò la principessa Ildegarda di Baviera (18251864), figlia di Luigi I di Baviera e di Teresa di Sassonia-Hildburghausen (17921854). La coppia ebbe tre figli:


Ildegarda Wittelsbach
Ildegarda di Baviera




Reietto dai sovversivi costituzionali, prese la saggia decisione di recarsi presso il bastione dell'assolutismo: si arruolò volontario nella armata d'Italia del feldmaresciallo Radetzky, posizionato attorno a Verona. Qui si distinse alla battaglia di Santa Lucia, il 6 maggio, contro l'esercito di Carlo Alberto.
Il contributo più importante che la famiglia diede al Radetzky, tuttavia, venne, probabilmente, dalla sorella maggiore di Alberto, la regina Maria Teresa (18161867), seconda moglie di Ferdinando II delle Due Sicilie, Re del Regno delle Due Sicilie: alla metà di quel maggio, mentre Alberto giungeva a Verona, il saggio Re, tradito dai costituzionalisti, ritirò dal conflitto le sue truppe, che avevano ormai raggiunto il Po ed erano in procinto di entrare in Veneto. Ciò impedì allo scarso e carbonaro generale Pepe di ricongiungersi con l'esercito pontificio del Durando e consentì a Radetzky la strategica vittoria di Vicenza, il 10 giugno.


Arciduca Alberto, litografia del Josef Kriehuber 1851.


Venne poi l'armistizio di Salasco del 9 agosto e la ripresa dei combattimenti, l'8 marzo 1849, quando il tentenna Carlo Alberto ruppe la tregua con l'Austria. Nel corso di questa breve campagna, Alberto ebbe un comando nel corpo d'armata del feldmaresciallo d'Aspre e si batté con eroismo e distinzione a Gravellona, Mortara e specialmente a Novara. Qui la sua divisione tenne testa a un ben più numeroso nemico abbastanza a lungo da permettere l'arrivo dei rinforzi. La conclusione della battaglia fu talmente univoca che Carlo Alberto abdicò in favore di Vittorio Emanuele II. A Novara, con gli altri soldati, ed il Radetzky, si oppose al saccheggio della città ad opera degli sbandati dell'esercito Sardo-Piemontese.
Rimase nel seguito del generale d'Aspre quando questi fu inviato, con il suo 2º corpo d'armata, prima alla liberazione di Parma, poi a quella della Toscana, per restituirla al legittimo sovrano Leopoldo II, riparatosi a Gaeta: prese parte all'assedio di Livorno (317 fucilazioni ed 800 morti ad opera dei rivoluzionari non delle truppe imperiali), l'11 maggio 1849, ed alla liberazione di Firenze, il 25.



Arciduca Alberto, ritratto da Miklós Barabás 1854.
 


Dopo il completamento delle brevi e trionfali campagne, Alberto venne nominato comandante del III Corpo d'Armata in Boemia e governatore della fortezza di Magonza, dove già aveva concluso la propria carriera il padre.
Nel 1851 ebbe l'importante carica di governatore generale e comandante militare dell'Ungheria. Si trattava di un incarico assai difficile, ove Alberto si esercitò in  aperture agli esponenti nazionalisti Ungheresi che parvero a loro insufficienti, ma eccessive a Vienna. Ciò fu la causa delle sue dimissioni nel 1860.
Nella primavera del 1859 gli venne affidata una missione riservata a Berlino, volta ad ottenere l'appoggio prussiano in vista della prossima guerra contro il Regno di Sardegna di Vittorio Emanuele II e la Francia di Napoleone III. La missione non ebbe alcun risultato evidente, benché tra le ragioni che indussero il Bonaparte all'armistizio di Villafranca contarono anche, ma non solo, i timori  circa una possibile mossa prussiana in Germania o sul reno.

File:Erzherzog Albrecht Stadler Litho 02.JPG


I risultati, comunque, non furono troppo negativi a Vienna, dal momento che, nella primavera del 1864, Alberto venne reinviato a Berlino con un nuovo incarico legato, questa volta, alla Seconda guerra dello Schleswig in corso e che contrapponeva la Danimarca alla Confederazione tedesca (guerra nella quale l'Austria venne trascinata dall'ambiziosa Prussia). Il tema del contendere era il controllo danese del ducato dell'Holstein, maggioritariamente di lingua tedesca, e della attigua provincia dello Schleswig, maggioritariamente di lingua danese.
Rispetto alla precedente missione del 1859, a Berlino il fronte anti-austriaco si era notevolmente rafforzato con l'ascesa al Trono di Guglielmo I, il 2 gennaio 1861, seguita, il 3 settembre 1862, dall'insediamento del nuovo cancelliere, e pessimo elemento, Bismarck. Quest'ultimo in particolare, premeva su Vienna perché accettasse di estendere il conflitto all'intero territorio danese, ben oltre le due province contese. Occorre ricordare che Austria e la Prussia, non avevano rivendicazioni specifiche, ma la Prussia gareggiava per dimostrare la propria superiorità militare e il proprio attaccamento alla causa germanica. Alberto non poté mitigare la posizione militarista ed oltranzista del Bismarck, e Vienna dovette accettare, obtorto collo, l'ulteriore proseguimento di un conflitto che non desiderava, ma nel quale, pure, il suo corpo di spedizione seppe dare una prova di efficacia e valore superiori a quelli dei Prussiani.
Con la firma del Trattato di Vienna, (30 ottobre 1864) la Danimarca cedeva Holstein, Schleswig, e Sassonia-Lauenburg all'Austria ed alla Prussia, in condominio. A fronte della conferma del proprio ruolo di protettrice della Confederazione tedesca, Vienna subiva il doppio svantaggio di dover impegnare risorse e truppe in una inutile occupazione e di essersi mostrata complice di una efferata politica aggressiva e militaristica prussiana, che metteva in discussione uno dei confini segnati al Congresso di Vienna. La missione di Alberto si era quindi tradotta in un sostanziale scacco politico, benché la gran parte delle responsabilità non andassero addebitate nemmeno al governo di Francesco Giuseppe ma alla fiducia data alla Prussia di Bismarck.

File:Erzherzog Albrecht Eybl Litho.jpg


Nel 1860-61 Alberto venne nominato comandante generale dell'8º corpo d'armata austriaco a Vicenza. Qui venne promosso, nel 1863, feldmaresciallo.
Scoppiata la terza guerra di aggressione sabauda  , il 24 giugno 1866 Alberto, comandando soldati Veneti, inflisse una dura  sconfitta al La Marmora a Custoza . Lo stesso  La Marmora che nel 1849 massacrava i civili genovesi a Custoza  scappava come un coniglio.
Dopodiché, raggiunto dalla notizia della  sconfitta  austriaca a Sadowa, venne nominato comandante in capo, al posto del Benedek e comandato a Vienna. La sua decisione cruciale fu di richiamare a Vienna uno dei tre corpi d'armata già stanziati in Veneto, aggiungendola alle truppe ritiratesi dalla Boemia. Ciò gli consentì di costituire una nuova linea difensiva lungo il Danubio, la quale, tuttavia, non venne mai messa alla prova, dal momento che l'imperatore Francesco Giuseppe, fortemente influenzato dalla richiesta della municipalità di Vienna di dichiarare la capitale città aperta, stabilì di avviare colloqui di armistizio.
Gli storici militari austriaci hanno sostenuto che tale decisione fosse quanto meno affrettata, stante il notevole apparato difensivo organizzato da Alberto. Ed è certo quest'ultimo ebbe una qualche influenza nell'indurre Bismarck ad assai ragionevoli termini di pace. Lo svantaggio principale riguardò, in effetti, il fronte Lombardo-Veneto, ove l'esercito imperiale non dovette nemmeno sporcarsi le mani per contrastare l' avanzata del Garibaldi e del Medici in Trentino che vennero fermati dalla popolazione civile!  Poterono  opporre pochi soldati contro il  Cialdini che da codardo abbandonò il commilitone La Marmora e attraverso il Veneto scoperto dalle truppe, da Ferrara sino oltre Udine incontrando l'astio del popolo nelle campagne. Anche se l'armistizio fosse stato rimandato oltre, Garibaldi e Medici non avrebbero certamente potuto  condurre l'assedio di Trento, sia per l'opposizione popolare sia  per l'assai valente KuhnenfeldCialdini, capace solo a fucilare contadini indifesi,   certamente non avrebbe proseguito oltre l'Isonzo.

File:Erzherzog Albrecht Friedrich Rudolf von Österreich-Teschen c1870.jpg
Alberto nel 1870 ca.


Dopo i trattati di Praga e Vienna, Alberto venne nominato capo della commissione di riorganizzazione dell'esercito imperiale, alla quale diede un notevole contributo. Seguì anche le orme del padre quale scrittore di arte militare.
Prese stabile residenza al suo palazzo di Vienna, ove proseguì la importantissima collezione di stampe iniziata dai suoi predecessori. Già uno dei maggiori possidenti terrieri dell'Impero (possedeva sino a 2 070 km²), ne divenne uno dei maggiori industriali.
Qui fu colpito da una terribile, quanto incredibile, sciagura: durante un ricevimento in un castello fuori città, la sua terza figlia, Arciduchessa Matilde d'Austria, appena diciottenne, lasciò cadere la sigaretta che stava fumando sul vestito da sera, che prese fuoco e ne causò la morte di fronte all'intera famiglia.
Alberto morì ad Arco il  2 febbraio 1895. L'arciduca è sepolto nella tomba 128 della Cripta Imperiale, nella Chiesa dei Cappuccini di Vienna.


File:Erzherzog Albrecht in der preußischen Marschalls-Uniform 1895 Hof-Atelier Adele.jpg
Alberto nel 1895


La statua equestre dell'Arciduca Alberto di fronte alla Albertina.
 


Fonte:

  • Johann Christoph Allmayer-Beck: Der stumme Reiter. Erzherzog Albrecht. Der Feldherr "Gesamtösterreichs", Graz, Wien Köln 1997 ISBN 3-222-12469-8
  • Matthias Stickler: Erzherzog Albrecht von Österreich. Selbstverständnis und Politik eines konservativen Habsburgers im Zeitalter Kaiser Franz Josephs, (= Historische Studien, Band 450), Husum 1997 ISBN 3-7868-1450-3
  • Josef Jakob Holzer, Erzherzog Albrecht. Politisch-militärische Konzeptionen und Tätigkeit als Generalinspektor des Heeres. Wien, Diss. 1974

  • Scritto da:

    Il Principe dei Reazionari