Di origine irpina, classe 1657, Francesco Solimena può considerarsi uno degli artisti più significativi dell’arte tardo barocca italiana. Il padre, Angelo Solimena, pittore naturalista, lo formò nella sua bottega e collaborò con lui per gli affreschi del periodo giovanile.
Ma fu il 1674 l’anno decisivo per il giovane Solimena, che decise di trasferirsi a Napoli per imprimere una direzione precisa alla sua pittura. L’incontro con Luca Giordano e Mattia Preti gli diede l’impulso decisivo, portandolo a esprimersi entro i canoni del barocco romano e della tradizione pittorica napoletana. Tuttavia fu sempre capace di infondere originalità e carattere ai lavori che gli venivano commissionati. In particolare, le scene coreografiche e le costruz...ioni architettoniche molto elaborate furono uno dei suoi tratti distintivi, come testimoniano gli affreschi nelle chiese di San Paolo e San Domenico Maggiore a Napoli.
La presenza in città di due personalità forti come quella di Solimena e Giordano portò a una certa rivalità: finché visse in città, Luca Giordano oscurò in parte il talento di Solimena. Quando però, nel 1692, Giordano lasciò Napoli per la Spagna, Solimena potè affermarsi come figura dominante negli ambienti artistici napoletani con un barocco dalla forte impronta naturalistica, lontano da quello fantastico di Giordano. Ma tutti gli ambienti culturali napoletani risentirono dell’influenza di Solimena, che fu anche poeta, scultore, precursore dell’arte presepiale, architetto.
Non lasciò mai Napoli, nonostante gli illustri committenti europei: tra questi il vicerè di Napoli, il cardinale Althann, che nel 1728 si fece ritrarre mentre offriva all’imperatore d’Austria Carlo IV il catalogo della pinacoteca imperiale di Vienna, città dove è ancora conservato il dipinto. Tutta Napoli conserva capolavori di Solimena: la chiesa di Sant’Anna dei Lombardi, l’ospedale Santa Maria della Pace, la chiesa del Gesù Nuovo, la Cappella di San Filippo Neri nella chiesa dei Girolamini. Ma niente forse dà testimonianza dell’attaccamento di Solimena per la sua città, come il dipinto del cittadino più illustre, il San Gennaro benedicente datato 1702 attualmente esposto nelle gallerie del museo del Tesoro di San Gennaro. Attribuite a Solimena anche alcune incisioni in rame che, oltre a testimoniare la sua vocazione artistica a 360 gradi, erano alcuni dei pezzi più prestigiosi della mostra “I volti di san Gennaro”.
Morì nella sua villa di Barra, dove aveva vissuto e lavorato nel 1747.
Marianna CrastoVisualizza altro