venerdì 15 marzo 2013

[Articolo] Conclave 2013: Ora basta, prendetevi una camomilla. Profili umani post-elezione.

 
 
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Avevo scelto il silenzio ma stamattina mentre ero in auto a Milano – sì, lo so, non prendere la metropolitana ora è peccato grave – ho fatto l’errore di ascoltare la radio.
Sento un giornalista che domanda ad un suo collega: “Ma il Papa – che si lava i piatti da solo – userà o non userà i guanti. Hai qualche consiglio?”. Risposta: “Sì, l’ideale sarebbe lavarli con l’aceto”. Non ce l’ho più fatta, appena ho avuto cinque minuti, ho buttato giù queste due righe di getto.
Partiamo dalle origini. Con questo Conclave molti auspicavano la fine dello strapotere della Curia ma al momento, più che la lobby vaticana, è saltata la lobby vaticanista. E meno male. Opinionisti baciapile, gossippari all’aroma d’incenso, esperti di talari: cannate tutte le previsioni. Salvo rarissime eccezioni, hanno capito del Conclave meno di Ciro o’piazzaiuolo. Sono riusciti a fare peggio dei sondaggisti alle scorse elezioni politiche, ce ne voleva.
La colpa dei vaticinisti – ehm, scusate: “vaticanisti” – è stata doppia, le loro scempiaggini hanno causato l’effetto sorpresa. Dolan? O’Malley? Ravasi? Scola? No, Bergoglio. Tutti spiazzati: l’imprevisto ha causato l’imprevedibile.
Grande corsa ai ripari. Emerge la figura del ratzingeriano pentito o (semi)pentito. Paiono un po’ dei partigiani del 26 aprile, fazzoletto rosso al collo ma in qualche tasca del giaccone – non si ricordano dove – forse hanno ancora la tessera del partito fascista. “Noi tradizionalisti? Ma no, si scherzava. Ci piace il tango”. Apologeti inflessibili del famigerato Anellodorodelpapa che non sanno cosa dire per la Crocepettoralediferro di Francesco.
 Gniiiiiic. Gniiiiiiiiic. Altro soggetto: l’arrampicatore sugli specchi. “Tutto va ben, madama la Marchesa!”. Non è cambiato nulla: si cerca di dimostrare che Jorge Mario Bergoglio è uno Joseph Ratzinger con accento di Buenos Aires. “Vedete! Dal balcone ha detto un Padre, Ave Gloria!”. E che doveva fare? Cacciare fuori la chitarra elettrica dalla loggia e intonare col Sacro Collegio Judas be my Guide degli Iron Maiden? Lasciamo perdere che è meglio.
Piccola variante, più sobria: l’elegante dubbioso. Cerca di autoconvicersi di ciò che annunciano gli arrampicatori sugli specchi. Lo fa citando testi, ricordando discorsi, elaborando ipotesi. Condisce tutto con un po’ di sentimentalismo ma si vede da mezzo chilometro che è il primo a non crederci del tutto. Ci prova ma non ce la fa.
C’è poi l’eterno entusiasta: miele a badilate. “Non poteva andare meglio”. Insulta la Curia e il Sacro Collegio che “devono essere ripuliti” ma non ricorda che è il Sacro Collegio che elegge il Papa. Anche qui non manca la variante, l’entusiasta con sfumature mistiche: in agenda non gli mancano premonizioni, segni soprannaturali, mezze apparizioni. Alcuni forse si candideranno a sostituire i vaticanisti. Speriamo.
Continuando su questa strada si arriva alle fontane. Alla fumata bianca sgorgano fiumi di lacrime a cicli di mezzora. Dopo novanta minuti non si capisce ancora se sia pianto per gioia o per tristezza, in alcuni casi forse nemmeno per l’elezione.
Immancabile: il papista di circostanza. Va a Messa a Pasqua e Natale (ma si deve svegliare in tempo), se incontra un prete sul marciapiede magari cambia strada, però nei giorni del Conclave è più coinvolto del Segretario di Stato. Ogni fumata l’annuncia su facebook, se è bianca lo scrive in caratteri cubitali. All’Habemus Papam esplode il grido incontenibile. Ora di cena: la madre gli chiede di accompagnarla in chiesa la sera della domenica successiva. “Non scherziamo, c’è l’Inter in trasferta”.
Eccone un altro: il pizzocentrista depresso. Cos’è il pizzocentrismo? Dicesi (nei nostri oscuri ambienti) pizzocentrismo la dottrina che mette indiscutibilmente al centro della religione i pizzi, le stoffe ed i fili d’oro. Diffusa principalmente – ma non esclusivamente – tra gli entusiasti della Lettera Apostolica Summorum Pontificum. Molti di questi si sono destati improvvisamente, risveglio brusco. È cambiato tutto, via la mozzetta e la stola pure: un attimo solo per la benedizione della piazza. Sono in catalessi, faranno fatica a riprendersi.
Dovrei continuare a lungo ma mi fermo qui anche perché ci sono molte categorie ibride che mescolano elementi propri di ciascuno dei gruppi descritti e di altri che non ho menzionato.
Tra laghi di sangue, schizzi di miele, getti di lacrime e gran cigolìo di specchi, vi saluto. Nel caos generale però una puntualizzazione la faccio: qui a Radio Spada la situazione è abbastanza tranquilla (dico “abbastanza” perché se regnasse un silenzio monastico sarebbe il caso di preoccuparsi), abbiamo molti progetti per il futuro, la linea non cambia. Però qualche risata non abbiamo potuto non farla.
 
Semper idem.
 
Non praevalebunt.
 
Andrea Giacobazzi
 
Fonte: