martedì 26 marzo 2013

Notizie sulla flotta napoletana nel Cinquecento

 
 
 
 
Verso il 1509 la flotta napoletana, comandata dal vicerè conte di Ripacorsa e posta sotto la direzione dell’ammiraglio Bernardo Villamarina, era formata da 4 unità, due dello stesso ammiraglio e due “asientate” dal genovese Lorenzo Centurione, detto il gobbo (le altre due, una del Saragozza ed una di “Boscaino”, cioè del golfo di Biscaglia, erano da poco affondate presso l’isola di Ponza); verso il 1515 la flotta arrivava a 7 unità (una della figlia di Bernardo, Isabella, due del Giustiniano e quattro regie). – L’asinteista aveva il compito di provvedere alle paghe degli ufficiali, all’alimentazione della ciurma, alla riparazione al mantenimento degli scafi. - 


Nel 1528, in seguito all’attacco di Lautrec, la flotta di Filippino Doria, venuta in aiuto ai francesi, sbaragliò la flotta napoletana nella battaglia di Capo d’Orso, presso Salerno, dove perse la vita anche il vicerè Moncada. Fu allora che Carlo V si decise a stipulare con Andrea Doria, fino ad allora alleato dei francesi, un “asiento” di 72.000 ducati per 12 galere, il doppio di quanto erogato dalla Francia, con nomina per il Doria di capitano generale dell’armata marittima del Mediterraneo e dell’Adriatico e la concessione del feudo di Melfi. Nel 1533 anche il cugino di Andrea, Antonio Doria, stipulò un “asiento” del tutto simile per tre anni per quattro galere. Dal 1535 al 1553, comandante delle galere napoletane (circa sei unità) fu Garcia, figlio del vicerè Pedro di Toledo. Questa flotta fu determinante nella presa di Tunisi del 20 luglio 1535. Alla morte di Andrea Doria, nel 1560, suo nipote Giovan Andrea Doria ereditò i beni aviti, tra cui la squadra composta da 14 galere e gli fu confermato un “asiento” per sole 12 galere, mentre il generalato dell’Armata Spagnola fu assunto da Garcia di Toledo, ormai esperto con il suo ventennale comando delle galere napoletane. Tra il 1569 e il 1571 le costruzioni nell’arsenale napoletano continuarono alacremente, si preparava l'impresa di Lepanto.

Tratto da Rapporti diplomatici e scambi commerciali nel Mediterraneo moderno a cura di Mirella Mafrici
 
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