giovedì 28 marzo 2013

Giorgio Castriota Skanderbeg

5427550818_ebc449d5f0_z
 
 
 
C’è un piccolo paese dei Balcani separato dall’Italia da una piccola striscia di mare la cui storia spesso, nel bene e nel male , si è intrecciata con la nostra. Quel piccolo paese si chiama Albania. Dal 1944 al 1985 l’Albania è stata sotto la guida di Enver Hoxha . Una dittatura distopica che porterà l’Albania ad un totale isolamento dal resto del mondo imponendo sulla popolazione una illogica e assurda paura di una improbabilissima invasione da parte delle forze occidentali e cercando di abbattere completamente ogni memoria storica e ogni forma di sentimento religioso. L’articolo 37 della costituzione recitava: “Lo Stato non riconosce alcuna religione e sostiene la propaganda atea per inculcare alle persone la visione scientifico-materialista del mondo”, l’articolo 55 del codice penale del 1977 invece stabiliva la reclusione da 3 a 10 anni per propaganda religiosa e distribuzione di scritti religiosi. Nonostante tutto questo la memoria collettiva non viene mai abbattuta del tutto. Solo oggi , liberi da questa oscura tirannide , anche i giovani Albanesi sono liberi di conoscere quella lontana storia che fa parte della loro terra ma anche dell’Europa. Solo oggi anche chi non ha mai potuto conoscerne l’importanza, può incontrare il mito di Scanderbeg. Gjergj Kastrioti Skënderbeu meglio noto come Scanderbeg è stata una delle figure più influenti del XV secolo Europeo ed è l’eroe nazionale Albanese. Oltre a questo è stato defensor fidei alla pari di Enrico VIII. Figlio del principe Krujè , uno dei resistenti all’occupazione ottomana a cavallo tra il XIV e il XV secolo , fu catturato assieme ai fratelli dal sultano Murad. E’ proprio alla corte del sultano che il giovane Scanderbeg imparò diverse lingue dal latino al greco passando per il serbo e si distinse per capacità strategiche e militari. Il sultano Murad , fidandosi ciecamente della riconoscenza e delle capacità di Scanderbeg gli affida una delicata missione. Contrastare l’avanzata dell’esercito Cristiano guidato dal principe transilvano Hunyadi che puntava alla liberazione della terra di Serbia. Quello che Murad non immaginava è che la forza del sangue e della fede non si spegne mai. E infatti Scanderbeg non solo favorisce l’avanzata del principe Hunyadi, ma si lancia alla riconquista del principato che fu del padre e alla liberazione della terra d’Albania. Il risentimento per il tradimento scatenerà una campagna militare senza precedenti da parte dell’esercito Turco, mai cosi numeroso, verso quello che nel frattempo è proclamato guida della nazione Albanese. Le grandi capacità militari e la determinazione del popolo Albanese portarono ad una serie di vittorie sul campo contro un esercito numericamente enorme. Tale successo giunge alle orecchie di Papa Eugenio IV che arriva ad interpretare questo muro di difesa contro l’avanzata Islamica come l’inizio di una nuova crociata. E’ dopo la vittoria alle gole di Prizren del 10 ottobre 1445 che Scanderbeg viene proclamato difensore impavido della civiltà occidentale e atleta di Cristo. Scanderbeg non si ferma nemmeno quando Maometto II successore di Murad propose un trattato di pace e numerose altre battaglie vidono gli Albanesi sconfiggere le truppe Turche. Solo il 27 aprile 1463 dopo anni di attacchi e fallimenti militari viene firmato un trattato di pace, vedendo la prospettiva di Maometto II di arrivare a Roma , tramontare definitivamente. La minaccia di una grande crociata è scongiurata per Maometto II con la morte di papa Pio II nel 1464.
Avendo riacquisito fiducia , ostinatamente il sultano organizza una nuova offensiva verso il muro della cristianità dell’esercito Albanese. La pressione Ottomana con il passare degli anni diventa sempre più forte, tanto da portare Sanderbeg ad un sodalizio con il Doge di Venezia. Con il tempo, dopo la morte di Scanderbeg, i Turchi riescono a rioccupare l’Albania ma ormai ogni ambizione di conquista dell’Europa cristiana è ormai spenta del tutto. La notevole epopea eroica di Scanderbeg riguarda chiunque appartenga al suolo dell’Occidente cristiano e ridefinisce il ruolo della terra delle Aquile come muro d’Europa contro l’invasione Ottomana . La storia dell’atleta di Cristo è una storia che va conosciuta e non solo da quel popolo la cui memoria di se è stata per decenni seppellita dal comunismo. L’elmo di Scanderbeg è oggi conservato nel museo Kunsthistorisches di Vienna.
 
Federico Franzin
 
Fonte: