Tempo fa, su questo blog, ho trattato svariate volte l'argomento della successione al Trono di Francia. All'epoca feci l'errore di farmi trasportare dalle passioni personali che non mi fecero riflettere adeguatamente su una questione che si presenta più complessa di quello che sembra.
Feci l'errore di appoggiare un candidato (Luigi Alfonso di Borbone) rispetto all'altro (Enrico di Borbone Orleans ) senza analizzare , privo di faziosità, la questione. Conscio di ciò ho intrapreso un'analisi personale sulla questione e sono giunto alle seguenti conclusioni:
"Genesi" del problema dinastico
La genesi del problema dinastico non si trova in Francia ma in Spagna , esattamente nella Spagna del 1830:
Ferdinando VII di Spagna. |
Il Principe di Polignac nelle sue memorie ci presenta l'atteggiamento dell'Orleans:
Il Principe di Polignac . |
Luigi Filippo III d'Orleans. |
L'interesse del Duca d'Orleans alla questione dinastica spagnola si svolse dal marzo del 1830 fino al luglio dello stesso anno.
Enrico V di Francia a 10 anni. |
Con la morte di Ferdinando VII di Spagna (1833) e l'inizio del governo liberal-settario e della Prima Guerra Carlista capeggiata dal legittimo successore del defunto Re (Carlo V di Spagna), e con l'usurpazione del Duca d'Orleans che costrinse la famiglia reale francese all'esilio, la situazione di equilibri dinastici tra le due Corone subì una violenta rottura.
Successivi sviluppi (Borbone-Francia)
Partenza dei Borbone-Francia per l'esilio. |
Il legittimo Re di Francia (Enrico V) , di soli dieci anni , al fianco della madre Maria Carolina di Borbone delle Due Sicilie, la zia Maria Teresa Carlotta (figlia di Luigi XVI) , lo zio Luigi Antonio (Luigi XIX) ed il nonno Carlo X, passo la sua infanzia in esilio e la sua educazione venne affidata alla Duchessa d' Angoulême e ai Gesuiti , oltre che alla madre Duchessa di Berry.
Enrico V di Francia (1846) |
Nel 1848 l'usurpatore Luigi Filippo era stato rovesciato dalla stessa rivoluzione che lo aveva incoronato "re dei francesi" e prendeva anch'egli la via dell'esilio. Nel frattempo il 28tenne Enrico V si trovò di fronte ad una situazione critica , nella quale con i suoi sostenitori non trovò il modo per Restaurare la legittima Monarchia trovando l'opposizione dei Repubblicani e dei bonapartisti(appoggiati dalla massoneria) che misero a capo della Francia Luigi Napoleone Bonaparte (futuro Napoleone III). Dopo il fallimento del primo tentativo di Restaurazione , continuò a mantenere i suoi contatti con i legittimisti francesi ma senza esporsi troppo fino a quando nel 1870 , dopo la caduta del "secondo impero francese" in seguito alla battaglia di Sedan , si presentò l'occasione per riprendersi il Trono che li spettava di diritto.
Maria Teresa d'Asburgo-Este. |
Successivi sviluppi (Borbone-Spagna del ramo legittimo)
Carlo V di Spagna. |
Giovanni III di Spagna. |
Inoltre, le sue idee e centri di interesse lo portarono ad una rottura con i suoi sostenitori. Privo di ambizioni personali, aveva una passione per la scienza più che per la politica: seguì corsi di dagherrotipo al politecnico di Londra e condusse esperimenti sulla fotografia, e con una mente tutto sommato creativa, aveva sviluppato un modello di gommone per la marina . Riflessioni personali e compagnie sbagliate lo portarono ad adottare vedute liberali e a aderire alla massoneria tanto che era a favore dell'astratta sovranità nazionale, al suffragio universale, all'indipendenza della magistratura, alla libertà di espressione e di culto, e al
l'aspirazione del Carignano e della setta all'unità d'Italia. Le sue idee erano in netto contrasto con quelle della moglie.
rifiutò che l'educazione dei figli venisse affidata ai gesuiti, e questa decisione portò alla separazione dei coniugi. Giovanni si trasferì a Brighton e la moglie e i due figli trascorsero le loro vite tra Modena e Venezia. Enrico V
inviò una guardia ungherese a vegliare sulla cognata ed i nipoti. Si presentò da Isabella "II" nel luglio 1862 proponendoli la sua rinuncia alle legittime pretese sul Trono pur di rientrare i Spagna e godere di alcuni privilegi. Delusi dal comportamento di Giovanni , i Carlisti si rivolsero a suo figlio maggiore Carlo. Di conseguenza, su richiesta di Carlo, Giovanni abdicò al trono di Spagna rinunciando ai suoi diritti a Parigi il 3 ottobre 1868. Suo figlio prese il nome di Carlo VII:
Carlo era il primogenito di Giovanni III di Borbone e di sua moglie l'Arciduchessa Maria Beatrice d'Asburgo-Este. Appena nato visse per un breve periodo con la famiglia a Londra, dove nacque suo fratello minore Alfonso Carlo.
Dopo la separazione dei genitori visse con sua madre tra Modena e Venezia. Il Duca Francesco V di Modena insieme ad Enrico V, suoi zii materni, furono in gran parte responsabili della formazione del giovane Principe e del fratello Alfonso Carlo ed i loro punti di riferimento in quegli anni.
Nella sua gioventù, il principe Carlo di Borbone beneficiò dell'a particolare attenzione di Enrico V che lo sosteneva e che sentiva in lui una personalità importante , "intagliato nel legno per fare i grandi re". Ne curò la formazione, il tempo libero, le sue letture, le sue associazioni. Gli insegnò a nuotare, stare a cavallo e gli parlò della storia e dei doveri che era propri della loro dinastia .
Dal 1868 (data dell'abdicazione paterna) divenne legittimo Re di Spagna con il nome di Carlo VII .
Nel 1869, Carlo VII pubblicò un manifesto in cui espose le sue idee di costituire Cortes con una struttura tradizionale e promulgare una costituzione o approvare una Charta, sempre di stampo Tradizionalista, e condurre una politica economica protezionistica .
Nel 1872 condusse la terza guerra carlista , prima contro l'usurpatore Amedeo "I" di Savoia, poi contro la prima Repubblica spagnola che era stata proclamata nel 1873 dopo l'abdicazione del Savoia , e, infine, contro Alfonso "XII", figlio di Isabella "II" (detronizzata nel 1868)che fu proclamato re dal generale Martinez Campos a Sagunto (Valencia). Il 16 luglio 1873,Carlo attraversò il confine con la Spagna dalla Francia entrando nel Venta de Laputsagarra
. La capitale del Governo carlista era a Estella (Navarra) dove Carlo potè porre le basi di uno stato organizzato con un servizio pubblico, polizia, giustizia, servizio postale, una moneta, l'Escudo, una scuola militare e università. Le Popolazioni locali appoggiavano Re Carlo VII la cui fama iniziò a diffondersi nel resto della Spagna: fra il 1872 e il 1876 ebbe il dominio effettivo di gran parte della Spagna. Tuttavia, la guerra finì nel 1876 con la perdita di Estella, la capitale carlista, e la ritirata in Francia di Carlo VII. Successivamente egli frequentò per molto tempo lo zio Enrico V il quale, come detto in precedenza, vedeva in lui l'immagine di un grande Sovrano Tradizionale.
L'intreccio della questione successoria
Fin dal 1871 , anno del fallito compromesso con Enrico V, Luigi Filippo Alberto d' Orléans , figlio di Ferdinando Filippo d'Orléans e di Elena di Mecklemburgo-Schwerin, nipote dell'usurpatore Luigi Filippo , tentò un riavvicinamento con il cugino per "riallacciare" i rapporti tra gli Orleans ed i Borbone di Francia. L'accordo che il Conte di Parigi propose ad Enrico V era il seguente: egli rinunciava alla corona del padre e riconosceva i diritti del cugino, il quale a sua volta lo riconosceva come Delfino di Francia. C'è da dire però che gli Orleans sapevano bene che i delicati equilibri di successione dinastica erano stati scardinati a partire dalla Pragmatica di Ferdinando VII e successivamente con l'usurpazione avvenuta nel luglio del 1830 da parte di Luigi Filippo III Duca d'Orleans. E se a questo aggiungiamo già il categorico rifiuto di Enrico V a scendere a compromessi con la rivoluzione per riavere il suo legittimo Trono , il Conte di Parigi si trovò di fronte ad una situazione per lui disperata. Cercò di convincere il legittimo Re che egli era intenzionato a rinunciare all'orleanismo politico (monarchia liberale) pur di fare in modo che l'accordo andasse a buon fine.
La riconciliazione dei Principi a Frohsdorf , il 5 agosto 1873. Incisione di falsa propaganda orleanista
I tentativi del Conte di Parigi continuarono e trovarono l'opposizione anche della Contessa di Chambord Maria Teresa ,del Duca di Parma Roberto I , figlio di Luisa Maria sorella di Enrico V, e successivamente di Carlo VII.
In risposta alle difficolta che il Conte di Parigi trovò dinnanzi a se , con l'appoggio del partito orleanista, organizzò una meschina propaganda atta ad avvicinare i legittimisti convincendoli di essere riuscito a trovare un accordo con Enrico V e di essere stato riconosciuto da quest'ultimo, e a tutti gli effetti,"Delfino di Francia" e suo legittimo successore. Ovviamente l'accordo non fu mai stipulato testualmente ed ufficialmente, e ne accettato da Enrico V.
Il 24 agosto 1883, alle quattro del mattino, dopo una lunga agonia, vegliato dalla moglie, moriva Enrico V , ultimo dei Borbone di Francia.
La questione dinastica alla morte di Enrico V e l'apertura del Testamento
Enrico V di Francia. |
La morte di Enrico V segnò l'estinzione del ramo primogenito dei Borbone di Francia , e le questioni dinastiche createsi in passato diventarono ancora più critiche: nonostante il Conte di Parigi avesse insistito affinché il cugino cedesse ed accettasse l'accordo da lui propostogli, questo non avvenne e con gli equilibri dinastici scardinati in precedenza il ramo degli Orleans si trovava in netto svantaggio sulla successione al Trono di Francia e l'unico modo per far si che questo svantaggio svanisse era quello di intensificare la propaganda la quale voleva far credere che il defunto Enrico V avesse riconosciuto come suo legittimo successore Luigi Filippo d'Orleans .
Era la terza volta che il Trono di Francia si trovava in una situazione simile: la prima avvenne alla morte di Carlo IV il 1° febbraio 1328 , la seconda avvenne alla morte di Enrico III il 2 agosto 1589. Alla vigilia del giorno di San Luigi capitò per la terza volta, e l'annuncio della morte del Re "Il Re è morto!" non fu accompagnata da "Viva il Re!". Quale Re in effetti? Chi avrebbe dovuto ereditare i diritti dei Borbone di Francia? Il defunto Re non lasciò testamento a proposito affidandosi e affidando il futuro della Francia e del suo Trono nelle mani della Provvidenza.
La notizia della morte di Enrico V si seppe nel resto d'Europa ed in Francia il 26 agosto 1883. La maggior parte dei giornali dell'epoca parlarono dell'accaduto , soprattutto nella terra natia del defunto Re.
La mattina del 25 agosto 1883 il Conte di Blacas si occupò di tutte le disposizioni relative alle esequie, e inviò due telegrammi prioritari per annunciare la morte dell'ultimo dei Borbone di Francia : il primo all'Imperatore d'Austria , il secondo al Conte di Parigi. Altri telegrammi vennero inviati a tutti i Principi di Borbone , di Spagna, di Parma, di Napoli, d'Orleans.
Il giorno successivo , il gran maresciallo della corte d'Austria, notaio della famiglia Imperiale che Francesco Giuseppe aveva messo a disposizione del defunto, si presentò a Frohsdorf al fine di dare conoscenza delle ultime volontà di Enrico V. Nessuna considerazione politica o dinastica era presente in esso. Contrariamente alla diffusione di informazioni erronee diffuse da alcuni legittimisti, Insegne Reali e gli archivi della Corona in esilio non vennero lasciati al ramo di Spagna ma, come tutto ciò che vi era a Frohsdorf , "Mobili, argenti, libri, tavoli [...] carta, quaderni, lettere, storie, eccetera ", veniva lasciato alla Contessa di Chamborde , Maria Teresa d'Asburgo-Este, moglie del defunto.
Parte delle sue proprietà e obbligazioni vennero lasciate al Duca di Parma Roberto I , le terre restanti al Conte di Bardi. Lasciò delle considerevoli somme in Argento ad alcuni membri della sua famiglia e alla servitù. Una cospicua donazione fu fatta per volontà di Enrico V a diversi ordini religiosi, come alla Missione in Terra Santa alla quale donò 300.000 Franchi. Queste donazioni benefiche furono la preoccupazione più grande nei suoi ultimi istanti di vita.
Sulla successione dinastica il silenzio era totale. Subito gli orleanisti tentarono di sfruttare a loro profitto una intervista concessa dal Principe al redattore e capo de "La Libertè", Lèonce Dètroiat , il 1° marzo 1872. Era loro intenzione eseguire una modifica a tale intervista affermando che Enrico V e Maria Teresa, non essendo riusciti a dare un erede naturale alla Corona di Francia, avrebbero adottato i loro nipoti (Orléans) orfani.
I legittimisti , che difendevano i diritti dei discendenti primogeniti dei Borbone di Spagna secondo Legge Salica , diffusero il testo reale di quella intervista ma interpretandolo in maniera erronea: nel testo originale infatti Enrico V dice che la Provvidenza ha deciso che dopo la sua morte il ramo dei Borbone di Spagna sarebbero divenuti i discendenti più anziani della casata. L'interpretazione dei legittimisti fu che in questa affermazione era esplicito che il diritto alla Corona di Francia doveva passare direttamente al ramo dei Borbone di Spagna. C'è da aggiungere però che, già il 19 marzo 1872, il Conte Lèonior de Cibeins , il quale era a conoscenza del pensiero di Enrico V, scriveva all'abate Curè: "il Re non fece commenti sulla questione dell' erede e mi sono reso conto, per mio conto, che senza un Delfino inviato da Dio, l'erede sarà il Principe che verrà dichiarato Duca d'Ajou , vale a dire Don Carlos o Don Alfonso, secondo la scelta del più anziano delle due Corone".
Il Principe d'Orleans , che ricevette il telegramma con l'annuncio della dipartita del sovrano per primo con l'Imperatore d'Austria, non si fece annunciare che il 28 agosto 1883. Egli insistette con la Contessa di Chambord e il resto della Corte affinché il sofferente Enrico ricevesse la visita di un suo sottoposto, il Marchese di Dreux-Brèzè , il 9 agosto. Questo atteggiamento venne interpretato come il palese desiderio di forzare le volontà di Enrico V per far riconoscere il diritto successorio del Conte di Parigi.
Lo stesso Conte di Parigi , di suo iniziativa , mandò a tutte le corti europee e all'Imperatore del Brasile una lettera per annunciare la morte di Enrico V e la sua successione . In questa lettera egli si autolegittimava come capo della Casa di Borbone al cospetto del mondo, e voleva farsi riconoscere come tale. Il gesto del Conte di Parigi portò ad un risultato diverso da quello sperato. Infatti nel testamento non si parlava ne della riconciliazione ne della proclamazione che designava il Re di Francia.
Scontro dinastico sulla successione alla fine del XIX Secolo
Nello stesso periodo , Giovanni di Borbone, che nel 1868 aveva rinunciato alle pretese sul Trono di Spagna in favore del figlio Carlo , faceva la seguente dichiarazione:
"Essendo diventato il Capo della Casa di Borbone [secondo legge Salica] in seguito alla morte di mio fratello e cugino il Conte di Chambord, dichiaro di non rinunciare a nessuno dei diritti al Trono di Francia che acquisisco dalla mia nascita." Sottolineo il fatto che Enrico V conosceva benissimo le vedute politiche di Giovanni le quali non differivano affatto da quelle dell'orleanismo politico, così come era consapevole della grande personalità e delle grandi doti del figlio Carlo.
Carlo scriveva alla Contessa di Chamborde la seguente lettera:
Il padre di Carlo, Giovanni, assunse il nome di Giovanni III di Francia appoggiato da quei legittimisti intransigenti che non accettarono la fusione propagandata dalla frangia orleanista. Come esposto nella lettera di Carlo , Giovanni III non si espose in maniera decisa nei confronti del Conte di Parigi.
Giovanni di Borbone morì all'età di 65 anni . " Il 27 novembre, sul settimanale francese "Journal de Paris" apparve con un bordo nero con il titolo "MORTE DI RE GIOVANNI III". Il 29 novembre i francesi legittimisti fecero celebrare una messa di requiem a Parigi nella chiesa di Notre-Dame des Victoires. Il legittimista francese Maurice i Andigné, cosciente della visione liberal-settaria del defunto, disse:"Re Giovanni III ci ha dato la certezza che, se un giorno si siederà un Re sul Trono di Francia, il suo programma e la sua bandiera saranno quelle del conte di Chambord."
Alla morte del padre, Carlo di Borbone divenne il più anziano per età tra i discendenti di Ugo Capeto, St. Louis, Enrico IV e Luigi XIV. I legittimisti francesi lo riconobbero come Re di Francia e di Navarra, con il nome di Carlo XI. L' 11 giugno 1889, incaricò il suo rappresentante in Francia, Joseph di Bourg, del deposito nella città del Sacro Cuore (Paray-le-Monial) di un documento ufficiale atto a consacrare la sua persona e la Francia al Sacro Cuore. Egli scrisse ai suoi sostenitori il 14 Settembre 1888, riuniti a Sainte-Anne d'Auray "Vi sono solo due presenze politiche nella storia contemporanea del diritto tradizionale e popolare. Tra questi due poli il mondo politico si agita. Nel mezzo non vi è che abdicare o un futuro di usurpazione. Io terrò inviolabile il diritto dei Borbone ed il mio di esserne il Capo, legge che non si spegnerà soltanto con le ultime propaggini della successione di Luigi XIV". Il 23 maggio 1892, protestò con il Conte di Parigi contro l'uso che egli faceva delle armi di Francia, (vale a dire l'utilizzo di tali Armi senza l'etichetta dei Cadetti composta da tre ciondoli d'argento degli Orleans).
Carlo entrò in conflitto con il suo rappresentante, il Principe di Valori nel 1892 , e il movimento legittimista ebbe subito una prima divisione: i legittimisti si radunarono attorno al ramo dei duchi di Siviglia. Il "Journal de Paris" accettò la manifestazione spronata da Papa Leone XIII e cessò di essere un legittimismo di supporto. Carlo seguendo le istruzioni del Papa, rifiutò di nominare un nuovo rappresentante in Francia e il movimento legittimista si trovò nuovamente colpito da una crisi di fiducia. Fu solo nel 1896 che Carlo XI accettò di nuovo di nominare un rappresentante nella persona del conte Urbano Maille de la Tour Landry. Questo movimento legittimista riorganizzato in un " Consiglio centrale del comitato legittimista" esistette fino al 1914. Ma le azioni politiche di Carlo XI divennero sempre più rare. L'ultima si verificò durante la crisi legata alla separazione tra Chiesa e Stato, il 9 dicembre 1905. Il 12 Marzo 1906, Carlo condanna la separazione e lo disse in un manifesto:
Carlo VII di Spagna. |
"Come il più anziano discendente dei nostri Re e successore di mio zio Enrico V secondo la legge salica, non posso rimanere più a lungo spettatore impassibile degli attacchi che commettono contro la religione e anche contro S.S. Pio X .
Io elevo la mia voce per respingere con la forza della mia anima di Cristiano e di Borbone la legge di separazione.
Cattolici francesi, il futuro della Francia è nelle vostre mani, fate in modo d'affrancarvi dal giogo massonico e satanico, ritornate francamente all'ardore che vi caratterizza, alla vera tradizione Cristiana della cui nazione, per mia nascita, vale a dire la volontà di Dio, Io sono l'unico rappresentante legittimo".
Carlo XI morì presso l'Hotel Excelsior a Varese (Lombardia) il 18 Luglio 1909.
Alla sua morte, il movimento legittimista entrò in crisi , non vi era nessun membro legittimista nel parlamento.
La dispersione dei legittimisti alla morte di Carlo portò molti di loro ad affluire nell'orleanismo e ad appoggiare le rivendicazioni degli Orleans.
Giacomo III di Spagna. |
Il 18 luglio 1909 Giacomo Pio di Borbone, figlio di Carlo, succedette al padre come pretendente legittimista al Trono francese, i legittimisti francesi lo riconobbero come Giacomo I di Francia , ma usò sempre il titolo di Duca d'Angiò. Dopo la prima guerra mondiale prese ufficialmente il titolo di Duca d'Angiò, come membro più anziano dei discendenti di Re Filippo V di Spagna (1683 - 1746), nato Filippo di Francia, Duca d'Angiò. Giacomo non si espose , nei 22 anni successivi alla morte del padre, con rivendicazioni sul Trono francese concentrandosi sul Trono di Spagna. Egli era conosciuto per le sue simpatie filo-comuniste e questo comportò una sfiducia nei suoi confronti da parte di molti legittimisti in Francia e Carlisti in Spagna.
Intanto la situazione legittimista si disgregava e gli Orleans non avevano nessun rivale degno di nota che si opponesse energicamente alle loro pretese sul Trono .
Alla morte di Giacomo Pio (Giacomo I) , senza eredi, a Parigi il 2 Ottobre 1931, suo zio Alfonso Carlo, all'età di 82 anni, divenne il discendente più anziano di Ugo Capeto, Luigi XIV, e quindi divenne Capo della Casa Reale di Francia.
I legittimisti francesi lo riconobbero come "Re di Francia e di Navarra", con il nome di
Carlo XII di Francia e Duca d'Angiò.
Alfonso Carlo I di Spagna. |
Nel 1934 si tenne una riunione di 400 legittimisti in presenza di Alfonso Carlo a Mondeville (Haute-Garonne), nella residenza di proprietà del legittimista Giuseppe du Bourg, un ex agente del Conte di Chambord (Enrico V), al quale Alfonso Carlo era molto affezionato.
Nonostante la direzione conservatrice e riorganizzativa del movimento legittimista capeggiato da Alfonso Carlo egli era senza eredi maschi. Anche se l'esiliato Alfonso "XIII" , come fecero gli Orleans con Enrico V, tentò un riavvicinamento con il ramo primogenito della dinastia , che sembrò dare dei risultati con Giacomo Pio, si arrestò difronte alla coerenza di Alfonso Carlo: egli doveva prendere una grossa decisione che avrebbe segnato il futuro sulla pretesa legittima non solo della Corona di Spagna ma anche della Corona di Francia. Molto vicino alla famiglia Reale e Ducale dei Borbone di Parma egli ne conosceva l'indole fortemente conservatrice e tradizionale e vide in Saverio di Borbone, figlio del Duca Roberto I di Parma, il suo erede. Secondo il testamento di Alfonso Carlo l'eredita dinastica del ramo primogenito dei Borbone di Spagna passava a Saverio e alla sua discendenza in linea maschile secondo legge Salica in quanto Borbone più prossimo in linea maschile (e nipote diretto per via di madre del fratello di Alfonso Carlo, Carlo Maria di Borbone (Carlo VII di Spagna). Ciò significava che alla morte di Alfonso Carlo l'intera eredità, compresa la pretesa sul Trono di Francia, sarebbe passata ai Borbone di Parma nella persona del Principe Saverio.
Alfonso Carlo morì a Vienna il 29 settembre 1936 e alla sua morte l'intreccio dinastico si aggravò ulteriormente.
Disputa dinastica dopo l'estinzione del ramo primogenito dei Borbone di Spagna
Alla morte di Alfonso Carlo (Carlo XII di Francia) alcuni legittimisti , di tendenze liberali ma troppo orgogliosi per dichiararsi orleanisti e riconoscerne il pretendente, sostenevano Alfonso "XIII" di Spagna in quanto figlio di Alfonso "XII" di Spagna, figlio a sua volta di Isabella "II "di Spagna e di Francesco d'Assisi di Borbone-Spagna, figlio del fratello minore di Carlo V ; la maggior parte dei legittimisti però ritenevano che Alfonso e la sua famiglia dovessero essere esclusi dalla successione sia per le loro idee politiche liberali sia per volontà testamentaria di Alfonso Carlo. Questa opposizione si vide anche , ed in maniera maggiore, tra i Carlisti.
Alfonso "XIII" di Spagna. |
Così la situazione sulla pretesa del Trono francese si spezzò ulteriormente vedendo l'esiliato Alfonso "XIII" fregiarsi del titolo di Duca d'Ajou e Alfonso "I" di Francia, mentre il legittimo erede di Alfonso Carlo difendeva i suoi legittimi diritti opponendosi. Alfonso "XIII" alla morte di Alfonso Carlo si considerò il membro più anziano dei Capetingi ignorando però la "scomunica" testamentaria di quest'ultimo che escludeva la discendenza isabellina dalla successione alla Corona spagnola, e di conseguenza alla Corona francese.
Da questo momento in poi un'ala di legittimisti francesi riconobbe Alfonso "XIII" come Alfonso "I" di Francia e Duca d'Ajou , mentre un'altra parte di legittimisti riconobbe fedelmente e secondo le volontà testamentarie di Alfonso Carlo, Saverio di Borbone con il nome di Saverio I di Francia.
Nel 1941 morì Alfonso "XIII" ed il figlio secondogenito, Jaime di Borbone-Spagna (nome completo: Jaime Luitpold Isabelino Enrique Alberto Alfonso Victor Acacio Pedro Maria) , il quale rimase sordomuto dopo un'operazione nell'età infantile, e per questo venne obbligato dal padre a rinunciare ai suoi diritti per sé ed i suoi discendenti il 23 giugno 1933, si autoproclamò a sua volta pretendente alla Corona di Francia con il nome di Enrico "VI" trovando anch'egli la ferma opposizione di Saverio di Borbone-Parma (Saverio I).
Saverio I di Spagna. |
I figli di Jaime , Alfonso e Gonzalo, essendo figli nati da matrimonio morganatico non avevano nessun diritto di pretesa ne sulla Corona spagnola ne tantomeno su quella di Francia. Il primogenito Alfonso alla morte del padre avvenuta nel 1975 si autoproclamò Duca d'Ajou e pretendente al Trono di Francia con il nome di Alfonso "II" di Francia, pur non avendone nessun diritto.
Alfonso di Borbone-Dampierre. |
Gli Orleans pretendenti legittimi
Enrico d'Orléans Conte di Parigi (1908-1999) |
Analizzando quanto esposto fino ad ora si capisce che fino alla morte di Alfonso Carlo , secondo legge Salica , tenendo conto del fatto che essendo stati scardinati i delicati equilibri dinastici che regolavano la successione alla Corona di Spagna e Francia, il ramo primogenito di Spagna aveva tutti i diritti di rivendicare l'eredità di Luigi XIV come esposto anche dallo stesso Luigi Filippo, la successione legittima può prendere soltanto due chiavi di lettura attendibili: la prima segue il rispetto delle volontà di Alfonso Carlo il quale designò suo legittimo successore Saverio di Borbone-Parma che automaticamente acquisiva i diritti sulla Corona di Francia. La seconda invece ci suggerisce, dal momento che gli eredi di Saverio non si espressero mai contro gli Orleans, che i legittimi pretendenti alla Corona di Francia alla morte di Alfonso Carlo divenissero gli Orleans a partire dal fu Conte di Parigi Enrico (1908-1999).
Una terza opzione che mi sembra per logica la meno accreditabile vede come legittimi pretendenti alla morte di Alfonso Carlo , Alfonso "XIII" e successivamente il figlio Jaime il quale morto nel 1975 avrebbe avuto comunque come legittimo e plausibile successore, escludendo i figli in quanto nati da matrimonio morganatico, il fu Conte di Parigi Enrico d'Orleans.
Enrico d'Orlèans (1933) |
Siccome esiste anche una legittimità d'istituzione e tenendo conto del comportamento prima citato dei membri di codesta dinastia , guardo speranzoso al figlio di Enrico d'Orleans (1933) , l'attuale Duca d'Angoulême , Giovanni di Borbone-Orleans ( in francese Jean) che ha dimostrato di essere un uomo di valori tradizionali Cattolici. La cosa che il Duca d'Angoulême dovrebbe per prima cosa fare sarebbe quella di rinnegare totalmente l'orleanismo politico, adottare come progetto politico l'istaurazione di una Monarchia Tradizionale in Francia e adottare la bandiera bianca con i Gigli d'oro così come desiderio di Enrico V, oltre che rinnegare tutti i crimini e le malefatte che i suoi antenati hanno fatto in passato. Solo così si potrà auspicare ad una legittimazione completa della dinastia.
Situazione attuale della disputa dinastica
Luigi Alfonso |
Alcuni sono convinti del fatto che Luigi Alfonso sia appoggiato da poteri forti Repubblicani al solo scopo di mantenere diviso il partito monarchico francese e indebolirne ogni azione.
In effetti la pubblicità che Luigi Alfonso e i suoi partigiani hanno intrapreso è più consona ad un politico qualunque durante una campagna elettorale piuttosto che ad un Principe. Inoltre, le affermazioni fatte più volte da Luigi Alfonso sottolineano la sua condivisione e ammirazione delle monarchie nord europee liberal-settarie delle quali conosciamo tutti i retroscena .
Non ho parlato volutamente di altri due pretendenti alla Corona di Francia in quanto sono da considerare a priori totalmente illegittimi. Mi riferisco ai "Bonapartisti" , che appoggiano gli ambiziosi discendenti di Napoleone Bonaparte e sono seguiti dai nostalgici dell'"impero rivoluzionario" e del disordine napoleonico , ed ai così detti "Naundorfisti" , che appoggiano i discendenti di un folle prussiano che affermava di essere il piccolo Re Luigi XVII fuggito dalla Torre del Tempio, e non deceduto, nel 1795.
Conclusioni
A questo punto se dovessimo tirare le somme e capire quali pretendenti hanno il diritto ad essere riconosciuti come legittimi successori di Enrico V seguendo i criteri di primogenitura secondo legge salica, rispetto delle leggi fondamentali del Regno di Francia , della Pragmatica di Carlo III, e di ereditarietà , come accennato in precedenza, ci troveremo davanti a tre ipotizzabili scenari successori differenti. Tutti avrebbero un principio in comune (Giovanni III) ed un punto di interruzione (Carlo XII):
Prima ipotesi plausibile secondo i criteri di successione (poco attendibile):
Giovanni III di Francia (1883-1887)
Carlo XI di Francia (1887-1909)
Giacomo I di Francia (1909-1931)
Carlo XII di Francia (1931-1936)
Alfonso I di Francia (1936-1941)
Enrico VI di Francia (1941-1975)
Enrico VII di Francia (1975-1999)
Enrico VIII di Francia ( dal 1999)
Delfino di Francia:
Giovanni di Borbone-Orleans, Duca di Vendome (1965)
Seconda ipotesi plausibile secondo i criteri di successione (secondo testamento di Alfonso Carlo):
Giovanni III di Francia (1883-1887)
Carlo XI di Francia (1887-1909)
Giacomo I di Francia (1909-1931)
Carlo XII di Francia (1931-1936)
Saverio I di Francia (1936-1977)
Carlo "XIII" di Francia (1977-2010)
Carlo "XIV" di Francia (dal 2010)
Nota: Le virgolette sulla numerazione sono dovute al fatto che, per godere dei diritti testamentari di Alfonso Carlo era richiesta l'adesione agli ideali Carlisti e Tradizionalisti cosa che sia Carlo Ugo (Carlo "XIII") che il primogenito Carlo (Carlo "XIV") non hanno fatto. Notare anche il fatto che nessuna pretesa alla Corona francese è stata fatta da entrambi . Per ulteriori informazioni consultare la questione sul sito http://www.carlismo.es/.
Terza ipotesi plausibile secondo i criteri di successione
Giovanni III di Francia (1883-1887)
Carlo XI di Francia (1887-1909)
Giacomo I di Francia (1909-1931)
Carlo XII di Francia (1931-1936)
Giovanni IV di Francia (1936-1940)
Enrico VI di Francia (1940-1999)
Enrico VII di Francia ( dal 1999)
Delfino di Francia:
Giovanni di Borbone-Orleans, Duca di Vendome (1965)
Mi sembra scontato sottolineare che gli orleanisti si sono ostinati opponendosi alla successione secondo legge salica, che poneva il ramo degli Orleans indietro rispetto al ramo primogenito dei Borbone di Spagna estintosi con Alfonso Carlo, pur sapendo che gli avvenimenti storico-politici avvenuti dal 1830 avevano scardinato gli equilibri dinastici delle due Corone. Secondo questa linea di pensiero la successione ad Enrico V è la seguente:
Filippo VII di Francia (1883-1894)
Filippo VIII di Francia (1894-1926)
Giovanni III di Francia (1926-1940)
Enrico VI di Francia (1940-1999)
Enrico VII di Francia ( dal 1999)
Delfino di Francia:
Giovanni di Borbone-Orleans, Duca di Vendome (1965)
Nota: La numerazione dei pretendenti è variabile secondo le due linee di pensiero orleaniste: secondo il concetto "unionista" (unione tra legittimismo e orleanismo) la numerazione è quella da me esposta , secondo il pensiero dell'orleanismo intransigente la numerazione segue criteri differenti che trovano la sua origine dall'usurpazione di Luigi Filippo III Duca d'Orleans.
Ultime conclusioni:
In seguito alle riflessioni riportate spero di aver fatto chiarezza in merito alla questione dinastica francese esponendo i pretendenti che hanno una reale validità nella pretesa. Concludo con il dire che Luigi Alfonso (Luigi "XX"), da me difeso in passato, risulta a tutti gli effetti escluso dalla successione. Ricordiamoci sempre che il rispetto di determinate leggi permette come risultato la presenza di un solo Re , e pretendente, evitando il rischio di dispute che nella storia sono sfociate anche in guerre civili.
Fonte:
Wikipedia.
Le Comte de Chambord - Dernier Roi de France (Daniel de Montplaisir)
Scritto da:
Il Presidente e fondatore Amedeo Bellizzi.