lunedì 11 marzo 2013

Analisi e riflessioni sulla successione al Trono di Francia

File:Grand Royal Coat of Arms of France & Navarre.svg


Tempo fa, su questo blog,  ho trattato svariate volte l'argomento della successione al Trono di Francia. All'epoca feci l'errore di farmi trasportare dalle passioni personali  che non mi fecero riflettere adeguatamente su una questione che si presenta più complessa di quello che sembra.
Feci l'errore di appoggiare un candidato (Luigi Alfonso di Borbone) rispetto all'altro (Enrico di Borbone Orleans ) senza analizzare  ,  privo di faziosità, la questione.  Conscio di ciò ho intrapreso un'analisi personale sulla questione e sono giunto alle seguenti conclusioni:




"Genesi" del problema dinastico

La genesi del problema dinastico non si trova in Francia ma in Spagna , esattamente nella Spagna del 1830:
Ferdinando VII di Borbone-Spagna
Ferdinando VII di Spagna. 
Come ben sapete , nel 1830, Ferdinando VII di Spagna , ancora senza discendenza, con una illegale pragmatica sanzione abolisce la secolare legge salica che regolava legittimamente la successione al Trono iberico dai tempi di Filippo V il quale adottandola rinunciò per se ed i suoi eredi a future  pretese sul Trono di Francia (Trattato di Utrecht). Con l'iniqua pragmatica Ferdinando VII andava a minare un delicato equilibrio dinastico: fino ad allora, e a partire dalla fine delle guerre di successione spagnola,   i Principi spagnoli avevano rispettato la legge salica e  non vi erano mai stati problemi nell'equilibrio dinastico che regolava la successione ai troni di Spagna e di Francia. Appena la pragmatica venne emanata i dissidi all'interno della famiglia reale spagnola iniziarono e videro in profondo disaccordo Ferdinando VII ed il fratello e legittimo suo successore, secondo legge salica,  Carlo Maria Isidoro. La disputa raggiunse la corte francese che in quel periodo affrontava un'imminente tempesta rivoluzionaria. Carlo X di Francia si oppose fermamente alla pragmatica appoggiato da colui che , secondo il rispetto dei trattati di Utrecht e della legge salica in Spagna, era considerato "primo Principe del sangue" , Luigi Filippo III d'Orleans , il figlio di quel Filippo Egalitè  che votò per la morte di Luigi XVI , membro del club giacobino.
Il Principe di Polignac nelle sue memorie ci presenta l'atteggiamento dell'Orleans:


Il Principe di Polignac .
"All'epoca nella quale si trattava la questione della successione spagnola, il signor Duca d'Orleans fece frequenti visite al Ministero degli Affari  Esteri. Diede diverse note come prova per dimostrare che Ferdinando VII non aveva il diritto di abolire  con un semplice decreto un ordine di successione riconosciuto dall' Europa e garantito dai soldati. Egli insistette  molto per convincere il Re a prendere misure per ripristinare in Spagna il precedente  stato delle cose . Il Duca d'Orleans credette, con certezza, che io non condividevo le sue opinioni,  tanto che un giorno mi disse: «"Non è solamente come  francese che  prendo vivo interesse per questo problema, ma anche come padre. Nel caso in cui (non ci vorrà molto tempo) ci trovassimo disgraziatamente nella  sfortuna di perdere il Duca di Bordeaux, senza figli maschi, la Corona ricadrebbe su mio figlio primogenito, fin tanto che  la legge semi-salica viene mantenuta in Spagna: ma , se non ci fosse, la rinuncia fatta da Filippo V al Trono di Francia , per se e i suoi discendenti in linea maschile, sarebbe nulla; posto ché, in virtù di questa rinuncia, i discendenti maschi di tale Principe acquisiscano un diritto indiscutibile sulla Corona di Spagna. Ma se questo diritto sarà tolto, essi potranno con tutta evidenza rivendicare quello che li è concesso dalla legge Salica francese  nell'eredità di Luigi XIV. Mentre , come nipoti di questo Monarca, diventerebbero il ramo maggiore, passando davanti ai miei figli nel diritto di successione.»” .


Luigi Filippo I
 Luigi Filippo III d'Orleans.
Questo vivo interesse , e queste tendenze stranamente Tradizionaliste per un liberale , sono presto spiegate leggendo ciò che il Polignac ci riporta nelle sue memorie sopra esposte , in particolare quando egli riporta la piena consapevolezza del Duca d'Orleans che se la legge salica o semi-salica venisse abolita i discendenti di Filippo V avrebbero tutti i diritti a rivendicare l'eredità di Luigi XIV passando prima dei suoi figli alla successione al Trono di Francia: "Ma se questo diritto sarà tolto (successione secondo legge salica), essi potranno con tutta evidenza rivendicare quello che li è concesso dalla legge Salica francese  nell'eredità di Luigi XIV. Mentre , come nipoti di questo Monarca, diventerebbero il ramo maggiore, passando davanti ai miei figli nel diritto di successione.»” .
L'interesse del Duca d'Orleans alla questione dinastica spagnola si svolse dal marzo del 1830 fino al luglio dello stesso anno.

Enrico V di Francia a 10 anni.
La rivoluzione di luglio del 1830 rovesciò il trono  del legittimo  Re Carlo X, e usurpando la Corona  , il Duca d'Orleans il quale, in qualità di "Luogotenente Generale del Regno", aveva il dovere di tutelare  al giovane nipote del Re, di soli dieci anni (Enrico V) , del quale abbiamo visto prima le preoccupazioni nello scritto del  Polignac, come segno del trionfo del liberalismo, dimostrò di avere altri interessi da tutelare  piuttosto che difendere un diritto che egli stesso aveva violato.
 Con la morte di Ferdinando VII di Spagna (1833) e l'inizio del governo liberal-settario e della Prima Guerra Carlista capeggiata dal legittimo successore del defunto Re (Carlo V di Spagna), e con l'usurpazione del Duca d'Orleans che costrinse la famiglia reale francese all'esilio, la situazione di equilibri dinastici tra le due Corone subì una violenta rottura.




Successivi sviluppi (Borbone-Francia)




Partenza dei Borbone-Francia per l'esilio.
Il 16 agosto del 1830 la famiglia reale francese partiva per l'esilio lasciando il Trono di Francia nelle mani dell'usurpatore che ora si faceva chiamare "Luigi Filippo I re dei francesi".
Il legittimo Re di Francia (Enrico V) , di soli dieci anni , al fianco della madre Maria Carolina di Borbone delle Due Sicilie, la zia Maria Teresa Carlotta (figlia di Luigi XVI) , lo zio Luigi Antonio (Luigi XIX) ed il nonno Carlo X, passo la sua infanzia in esilio e la sua educazione venne affidata alla Duchessa d' Angoulême e ai Gesuiti , oltre che alla madre Duchessa di Berry.
Enrico di Chambord
Enrico V di Francia (1846)
Alla morte dello zio Luigi XIX avvenuta nel 1844  , Enrico incominciò a pretendere il suo legittimo Trono in maniera aperta con diversi scritti. Nel 1846 sposò Maria Teresa d'Asburgo-Este,  figlia di Francesco IV di Modena che si era rifiutato di riconoscere il governo dell'usurpatore Orleans.
Nel 1848 l'usurpatore Luigi Filippo era stato rovesciato dalla stessa rivoluzione che lo aveva incoronato "re dei francesi" e prendeva anch'egli la via dell'esilio. Nel frattempo il 28tenne Enrico V si trovò di fronte ad una situazione critica , nella quale con i suoi sostenitori non trovò il modo per Restaurare la legittima Monarchia trovando l'opposizione dei Repubblicani e dei bonapartisti(appoggiati dalla massoneria) che misero a capo della Francia Luigi Napoleone Bonaparte (futuro Napoleone III). Dopo il fallimento del primo tentativo di Restaurazione , continuò a mantenere  i suoi contatti con i legittimisti francesi ma senza esporsi troppo fino a quando nel 1870 , dopo la caduta del "secondo impero francese" in seguito alla battaglia di Sedan , si presentò l'occasione per riprendersi il Trono che li spettava di diritto.

Arciduchessa Maria Teresa d'Austria-Este
Maria Teresa d'Asburgo-Este.
La situazione francese era critica, il paese era nel caos e in mano  prima ai "comunardi" e poi alle forze liberali dirette dalla setta. Enrico V si ritrovò come nel 1848 con due gruppi ben distinti con cui avere a che fare nell'ambiente monarchico francese. I primi erano i legittimisti, fedeli alla vera Monarchia Tradizionale e legittima. I secondi erano gli orleanisti, liberali, costituzionalisti e sostenitori dei discendenti dell'usurpatore. Questi ultimi presero il sopravvento in una Francia in balia della Rivoluzione mettendo Enrico V davanti ad un bivio: accettare un Trono che gli spettava di diritto , con il ricatto ,dovendo sottostare alle richieste di una cricca rivoluzionaria che gli imponeva di accettare una Francia laica , settaria,  corrotta, rinunciando alla bandiera dei suoi avi ed accettare come legittimi successori quegli Orleans che gli avevano sottratto il Trono quarant'anni prima, oppure riprendere la via dell'esilio. Con grande coerenza e spirito nobile Enrico V non accetto l'iniquo compromesso rifiutandosi di divenire "re della Rivoluzione" e intraprese nuovamente la strada dell'esilio.



Successivi sviluppi (Borbone-Spagna del ramo legittimo)

 

Carlo V di Spagna.
Dopo la fine della Prima Guerra Carlista , Carlo V abdicò , nel 1845 , in favore del figlio primogenito Carlo che divenne legittimo Re di Spagna con il nome di  Carlo VI e che , dopo aver tentato di riprendersi il Trono nel 1846-1847 e nel 1860, morì misteriosamente con il fratello minore Ferdinando e la moglie nel 1861. A Carlo VI li succedette il fratello Giovanni che prese il nome di Giovanni III di Spagna: Giovanni Carlo Maria Isidoro di Borbone nacque il 15 maggio 1822 presso il Palazzo Reale di Aranjuez (Spagna).  Egli era il secondo figlio di Carlo V e Maria-Francesca Infanta del Portogallo, figlia del re Giovanni VI del Portogallo. Il 6 febbraio 1847 a Modena, Giovanni di Borbone sposò la Principessa Maria-Beatrice d'Asburgo-Este figlia di Francesco IV Duca di Modena e sorella della moglie di Enrico V di Francia, Maria Teresa.  Da questo matrimonio, Giovanni di Borbone ebbe due figli, Carlo, nato nel 1848, e Alfonso Carlo , nato nel 1849. Giovanni dimostrò sempre disinteresse nella causa Carlista.
Giovanni III di Spagna.



Inoltre, le sue idee e centri di interesse lo portarono ad una rottura con  i suoi sostenitori. Privo di ambizioni personali, aveva una passione per la scienza più che per la politica:  seguì corsi di dagherrotipo al politecnico di Londra e condusse esperimenti sulla fotografia,  e con una mente tutto sommato creativa, aveva  sviluppato un modello di gommone per la marina . Riflessioni personali e compagnie sbagliate lo  portarono ad adottare vedute liberali e a aderire alla massoneria tanto che  era a favore dell'astratta sovranità nazionale, al suffragio universale, all'indipendenza della magistratura, alla libertà di espressione e di culto, e  al
l'aspirazione del Carignano e della setta all'unità d'Italia.  Le sue idee erano in netto contrasto con quelle della moglie. 
rifiutò che l'educazione dei figli venisse  affidata ai gesuiti, e questa decisione   portò alla separazione dei coniugi. Giovanni si trasferì a Brighton e la moglie e i due figli trascorsero le loro vite tra Modena e Venezia. Enrico V
   inviò una guardia ungherese a vegliare sulla cognata ed i  nipoti. Si  presentò da Isabella "II" nel luglio 1862 proponendoli la sua rinuncia   alle legittime pretese sul Trono pur di rientrare i Spagna e godere di alcuni privilegi. Delusi dal comportamento di Giovanni , i Carlisti si rivolsero  a suo figlio maggiore Carlo.  Di conseguenza, su richiesta di Carlo, Giovanni abdicò al trono di Spagna rinunciando ai suoi diritti a Parigi  il 3 ottobre 1868. Suo figlio prese il nome di Carlo VII:
Carlo era il primogenito di Giovanni III di Borbone e di sua moglie l'Arciduchessa Maria Beatrice d'Asburgo-Este. Appena nato visse per un breve periodo con la famiglia a Londra, dove nacque suo fratello minore Alfonso Carlo. 

Dopo la separazione dei genitori visse con sua madre tra Modena e Venezia.  Il Duca Francesco V di Modena  insieme ad Enrico V, suoi zii materni, furono in gran parte responsabili della formazione del giovane Principe e del fratello Alfonso Carlo ed i loro punti di riferimento in quegli anni.
Nella sua gioventù, il principe Carlo di Borbone  beneficiò dell'a particolare attenzione di Enrico V che lo sosteneva e che  sentiva in lui una personalità importante , "intagliato nel legno per fare i grandi re". Ne  curò  la formazione, il tempo libero, le sue letture, le sue associazioni. Gli insegnò a nuotare, stare a cavallo e gli parlò della storia e  dei  doveri che era  propri della loro dinastia .
Dal 1868  (data dell'abdicazione paterna) divenne legittimo Re di Spagna con il nome di Carlo VII .
Nel 1869, Carlo VII   pubblicò un manifesto in cui espose le sue idee di costituire  Cortes con una struttura tradizionale e promulgare una costituzione o approvare una Charta, sempre di stampo Tradizionalista, e condurre una politica economica  protezionistica .


File:Don carlos de borbón nypl.jpg Nel 1872 condusse  la  terza guerra carlista , prima contro l'usurpatore  Amedeo "I" di Savoia, poi contro la prima Repubblica spagnola che era stata proclamata nel 1873 dopo l'abdicazione del Savoia , e, infine, contro Alfonso "XII", figlio di Isabella "II" (detronizzata nel 1868)che fu proclamato re dal generale Martinez Campos a Sagunto (Valencia). Il 16 luglio 1873,Carlo attraversò il confine con la Spagna dalla Francia  entrando nel Venta de Laputsagarra
. La capitale del Governo  carlista era  a Estella (Navarra) dove Carlo potè porre le basi di uno stato organizzato con un servizio pubblico,  polizia,  giustizia, servizio postale, una moneta, l'Escudo, una scuola militare e università.  Le Popolazioni locali appoggiavano  Re Carlo VII la cui fama iniziò  a diffondersi nel resto della Spagna: fra il 1872 e il 1876 ebbe il dominio effettivo di gran parte della Spagna. Tuttavia, la guerra finì nel 1876 con la perdita di Estella, la capitale carlista, e la ritirata in Francia di Carlo VII. Successivamente egli frequentò per molto tempo lo zio Enrico V il quale, come detto in precedenza, vedeva in lui l'immagine di un grande Sovrano Tradizionale.



L'intreccio della questione successoria


Fin dal 1871 , anno del fallito compromesso con Enrico V, Luigi Filippo Alberto d' Orléans , figlio di  Ferdinando Filippo d'Orléans e di Elena di Mecklemburgo-Schwerin, nipote dell'usurpatore Luigi Filippo , tentò un riavvicinamento con il cugino per "riallacciare" i rapporti tra gli Orleans ed i Borbone di Francia. L'accordo che il Conte di Parigi propose ad Enrico V era il seguente:  egli rinunciava alla corona del padre e riconosceva i diritti del cugino, il quale a sua volta lo riconosceva come Delfino di Francia. C'è da dire però che gli Orleans sapevano bene che i delicati equilibri di successione dinastica erano stati scardinati a partire dalla Pragmatica di Ferdinando VII e successivamente con l'usurpazione avvenuta nel luglio del 1830 da parte di Luigi Filippo III Duca d'Orleans. E se a questo aggiungiamo già il categorico rifiuto di Enrico V a scendere a compromessi con la rivoluzione per riavere il suo legittimo Trono , il Conte di Parigi si trovò di fronte ad una situazione per lui disperata. Cercò di convincere il legittimo Re che egli era intenzionato a rinunciare all'orleanismo  politico (monarchia liberale) pur di fare in modo che l'accordo andasse a buon fine.



La riconciliazione dei Principi a Frohsdorf , il 5 agosto 1873. Incisione di falsa propaganda orleanista



I tentativi del Conte di Parigi continuarono e trovarono l'opposizione anche della Contessa di Chambord Maria Teresa ,del Duca di Parma Roberto I , figlio  di Luisa Maria sorella di Enrico V, e successivamente di Carlo VII.
In risposta alle difficolta che il Conte di Parigi trovò dinnanzi a se , con l'appoggio del partito orleanista, organizzò una meschina propaganda atta ad avvicinare i legittimisti convincendoli di essere riuscito a trovare un accordo con Enrico V e di essere stato riconosciuto da quest'ultimo, e a tutti gli effetti,"Delfino di Francia" e suo legittimo successore. Ovviamente l'accordo non fu mai stipulato testualmente ed ufficialmente, e ne accettato da Enrico V.
Il 24 agosto 1883, alle quattro del mattino, dopo una lunga agonia, vegliato dalla moglie, moriva Enrico V , ultimo dei Borbone di Francia.
 
 

La questione dinastica alla morte di Enrico V e l'apertura del Testamento 
 
Enrico V di Francia.

La morte di Enrico V segnò l'estinzione del ramo primogenito dei Borbone di Francia , e le questioni dinastiche createsi in passato diventarono ancora più critiche: nonostante il Conte di Parigi avesse insistito affinché il cugino cedesse ed accettasse l'accordo da lui propostogli, questo non avvenne e con gli equilibri dinastici scardinati in precedenza il ramo degli Orleans si trovava in netto svantaggio sulla successione al Trono di Francia e l'unico modo per far si che questo svantaggio svanisse era quello di intensificare la propaganda la quale voleva far credere che il defunto Enrico V avesse riconosciuto come suo legittimo successore Luigi Filippo d'Orleans .
Era la terza volta che il Trono di Francia si trovava in una situazione simile: la prima avvenne alla morte di Carlo IV il 1° febbraio 1328 , la seconda avvenne alla morte di Enrico III il 2 agosto 1589. Alla vigilia  del giorno di San Luigi capitò per la terza volta, e l'annuncio della morte del Re "Il Re è morto!" non fu accompagnata da "Viva il Re!". Quale Re in effetti? Chi avrebbe dovuto ereditare i diritti dei Borbone di Francia? Il defunto Re non lasciò testamento a proposito affidandosi e affidando il futuro della Francia e del suo Trono nelle mani della Provvidenza.
La notizia della morte di Enrico V si seppe nel resto d'Europa ed in Francia il 26 agosto 1883. La maggior parte dei giornali dell'epoca parlarono dell'accaduto , soprattutto nella terra natia del defunto Re.
La mattina del 25 agosto 1883 il Conte di Blacas si occupò di tutte le disposizioni relative alle esequie, e inviò due telegrammi prioritari per annunciare la morte dell'ultimo dei Borbone di Francia : il primo all'Imperatore d'Austria , il secondo al Conte di Parigi. Altri telegrammi vennero inviati a tutti i Principi di Borbone ,  di Spagna, di Parma, di Napoli, d'Orleans.
Il giorno successivo , il gran maresciallo della corte d'Austria, notaio della famiglia Imperiale che Francesco Giuseppe aveva messo a disposizione del defunto, si presentò a Frohsdorf al fine di dare conoscenza delle ultime volontà di Enrico V.  Nessuna considerazione politica o dinastica  era  presente in esso. Contrariamente alla diffusione di informazioni erronee diffuse da alcuni legittimisti, Insegne Reali e gli archivi della Corona in esilio non vennero lasciati al ramo di Spagna ma, come tutto ciò che vi era a Frohsdorf , "Mobili, argenti, libri, tavoli [...] carta, quaderni, lettere, storie, eccetera ", veniva lasciato alla Contessa di Chamborde , Maria Teresa d'Asburgo-Este, moglie del defunto.


File:MariaTheresiavonOesterreich-Este1886-01.jpg
Maria Teresa d'Asburgo-Este.
 
Agli inizi del mese di luglio dello stesso anno, Enrico V modificò il testamento cancellando una pagina . Questo cambiamento , che doveva , secondo alcune informazioni, concludersi con l'aggiunta di una nuova pagina al testamento, non avvenne mai perché il peggiorare delle condizioni di salute lo impedirono. Da qui alcuni orleanisti ipotizzarono che fosse intenzione del sovrano nelle sue ultime ore di vita perdonare solennemente le offese arrecategli dai Principi d'Orleans, ma di questo non possiamo esserne certi.
Parte delle sue proprietà e obbligazioni vennero lasciate al Duca di Parma Roberto I , le terre restanti al Conte di Bardi. Lasciò delle considerevoli somme in Argento ad alcuni membri della sua famiglia e alla servitù. Una cospicua  donazione fu fatta per volontà di Enrico V a diversi ordini religiosi, come alla Missione in Terra Santa alla quale donò 300.000 Franchi. Queste donazioni benefiche furono la preoccupazione più grande nei suoi ultimi istanti di vita.
Sulla successione dinastica il silenzio era totale.  Subito gli orleanisti tentarono di sfruttare a loro profitto una intervista concessa dal Principe al redattore e capo de "La Libertè", Lèonce Dètroiat , il 1° marzo 1872. Era loro intenzione eseguire una modifica a tale intervista affermando che Enrico V e Maria Teresa, non essendo riusciti a dare un erede naturale alla Corona di Francia, avrebbero adottato i loro nipoti (Orléans) orfani.
I legittimisti , che difendevano i diritti dei discendenti primogeniti dei Borbone di Spagna secondo Legge Salica , diffusero il testo reale di quella intervista ma interpretandolo in maniera erronea: nel testo originale infatti Enrico V dice che la Provvidenza ha deciso che dopo la sua morte il ramo dei Borbone di Spagna sarebbero divenuti i discendenti più anziani della casata. L'interpretazione dei legittimisti fu che in questa affermazione era esplicito che il diritto alla Corona di Francia doveva passare direttamente al ramo dei Borbone di Spagna. C'è da aggiungere però che, già il 19 marzo  1872,  il Conte Lèonior de Cibeins , il quale era a conoscenza del pensiero di Enrico V, scriveva all'abate Curè: "il Re non fece commenti sulla questione  dell' erede e mi sono reso conto, per mio conto, che senza un Delfino inviato da Dio, l'erede sarà il Principe che verrà dichiarato Duca d'Ajou , vale a dire  Don Carlos o Don Alfonso, secondo la scelta  del più anziano delle due Corone". 
Il Principe d'Orleans , che ricevette il telegramma  con l'annuncio della dipartita del sovrano per primo con l'Imperatore d'Austria, non si fece annunciare che il 28 agosto 1883. Egli insistette con la Contessa di Chambord e il resto della Corte affinché il sofferente Enrico  ricevesse la visita di un suo sottoposto, il Marchese di Dreux-Brèzè , il 9 agosto. Questo atteggiamento venne interpretato come il palese desiderio di forzare le volontà di Enrico V per far riconoscere il diritto successorio del Conte di Parigi.
Lo stesso Conte di Parigi , di suo iniziativa , mandò a tutte le corti europee e all'Imperatore del Brasile una lettera per annunciare la morte di Enrico V e la sua successione  . In questa lettera egli si autolegittimava come capo della Casa di Borbone al cospetto del mondo, e voleva farsi riconoscere come tale. Il gesto del Conte di Parigi portò ad un risultato diverso da quello sperato. Infatti nel testamento non si parlava ne della riconciliazione ne della proclamazione che designava il Re di Francia.






Scontro dinastico sulla successione alla fine del XIX Secolo 


Nello stesso periodo , Giovanni di Borbone, che nel 1868 aveva rinunciato alle pretese sul Trono di Spagna in favore del figlio Carlo ,  faceva la seguente dichiarazione:
"Essendo diventato il Capo  della Casa di Borbone [secondo legge Salica] in seguito alla morte di mio fratello e cugino il Conte di Chambord, dichiaro di non rinunciare a nessuno dei diritti al Trono di Francia che acquisisco dalla mia nascita." Sottolineo il fatto che Enrico V conosceva benissimo le vedute politiche di Giovanni le quali non differivano affatto da quelle dell'orleanismo politico, così come era consapevole della grande personalità e delle grandi doti del figlio Carlo.
 Carlo  scriveva alla Contessa di Chamborde  la seguente lettera:




 
Nella lettera è possibile leggere le chiare intenzioni sia di Carlo che del padre Giovanni riguardo la successione alla Corona di Francia, e il comportamento degli Orleans. Egli ci da uno scorcio del pensiero tenuto dallo stesso Enrico V nei confronti del ramo cadetto.
Il padre di Carlo, Giovanni, assunse il nome di Giovanni III di Francia appoggiato da quei legittimisti intransigenti che non accettarono la fusione propagandata dalla frangia orleanista. Come esposto nella lettera di Carlo , Giovanni III non si espose in maniera decisa nei confronti del Conte di Parigi.
Giovanni  di  Borbone morì all'età di 65 anni . " Il 27 novembre, sul settimanale francese "Journal de Paris" apparve con un bordo nero con il titolo "MORTE DI RE GIOVANNI III". Il 29 novembre i francesi legittimisti  fecero celebrare una messa di requiem a Parigi nella chiesa di Notre-Dame des Victoires.  Il legittimista francese Maurice  i Andigné, cosciente della visione liberal-settaria del defunto,  disse:"Re Giovanni III ci ha dato la certezza che, se un giorno si siederà un Re sul Trono di Francia,  il suo programma e la sua bandiera  saranno  quelle del conte di Chambord."
Alla morte del padre,  Carlo di Borbone  divenne il più anziano per età tra i  discendenti di Ugo Capeto, St. Louis,  Enrico IV e Luigi XIV. I legittimisti francesi lo riconobbero come Re di Francia e di Navarra, con il nome di Carlo XI. L' 11 giugno 1889, incaricò il suo rappresentante in Francia, Joseph di Bourg, del deposito nella città del Sacro Cuore (Paray-le-Monial) di  un documento ufficiale  atto a consacrare la sua persona e la Francia al Sacro Cuore. Egli scrisse ai suoi sostenitori il 14 Settembre 1888, riuniti a Sainte-Anne d'Auray "Vi sono solo due presenze politiche nella storia contemporanea del diritto tradizionale e popolare. Tra questi due poli il mondo politico si agita. Nel mezzo non vi è che abdicare o un futuro di usurpazione. Io terrò inviolabile il diritto dei Borbone ed il mio di esserne il Capo, legge che non si spegnerà soltanto con le ultime propaggini della successione di Luigi XIV".  Il 23 maggio 1892,  protestò con il Conte di Parigi contro l'uso che egli faceva  delle armi di Francia, (vale a dire l'utilizzo di tali Armi senza  l'etichetta  dei Cadetti composta da  tre ciondoli  d'argento degli Orleans).
Carlo entrò in conflitto con il suo rappresentante, il Principe di  Valori nel 1892 , e il movimento legittimista  ebbe subito una prima divisione: i legittimisti si radunarono attorno al ramo dei duchi di Siviglia. Il "Journal de Paris" accettò la manifestazione  spronata  da Papa Leone XIII e cessò di essere un legittimismo di  supporto. Carlo  seguendo le istruzioni del Papa,  rifiutò di nominare un nuovo rappresentante in Francia e il movimento legittimista si trovò nuovamente colpito da una crisi di fiducia.  Fu solo nel 1896 che Carlo XI  accettò di nuovo di  nominare un rappresentante nella persona del conte Urbano Maille de la Tour Landry. Questo movimento legittimista riorganizzato in un " Consiglio centrale del comitato legittimista" esistette fino al 1914. Ma le azioni politiche di Carlo XI  divennero sempre più rare. L'ultima si  verificò durante la crisi legata alla separazione tra Chiesa e Stato, il 9 dicembre 1905.  Il 12 Marzo 1906, Carlo condanna la separazione e lo disse in un manifesto:



Carlo VII di Spagna.

"Come il più anziano discendente dei nostri Re e successore di mio zio Enrico V secondo la legge salica, non posso rimanere più a lungo spettatore  impassibile degli attacchi che commettono contro la religione e anche contro  S.S. Pio X .
Io elevo la mia voce per respingere con la forza della mia anima  di Cristiano e di Borbone  la legge di separazione.
Cattolici francesi, il futuro della Francia è nelle vostre mani, fate in modo d'affrancarvi dal giogo massonico e satanico, ritornate francamente all'ardore che vi caratterizza, alla vera tradizione Cristiana della cui nazione, per mia nascita, vale a dire la volontà di Dio, Io sono l'unico rappresentante legittimo".

Carlo XI morì presso l'Hotel Excelsior a Varese (Lombardia)  il 18 Luglio 1909.
Alla sua morte, il movimento legittimista entrò in crisi , non  vi era nessun membro legittimista nel parlamento.
La dispersione dei legittimisti alla morte di Carlo portò molti di loro ad affluire nell'orleanismo e ad appoggiare le rivendicazioni degli Orleans.


Giacomo III di Spagna.


 Il 18 luglio 1909 Giacomo Pio di Borbone, figlio di Carlo,  succedette al padre come pretendente legittimista al Trono  francese, i legittimisti francesi lo riconobbero come Giacomo I di Francia , ma usò  sempre il titolo di Duca d'Angiò. Dopo la prima guerra mondiale  prese ufficialmente  il titolo di Duca d'Angiò, come membro più anziano dei discendenti di Re Filippo V di Spagna (1683 - 1746), nato Filippo di Francia, Duca d'Angiò. Giacomo non si espose , nei 22 anni successivi alla morte del padre, con rivendicazioni sul Trono francese concentrandosi sul Trono di Spagna. Egli era conosciuto per le sue simpatie filo-comuniste e questo comportò una sfiducia nei suoi confronti da parte di molti legittimisti in Francia e Carlisti in Spagna. 
Intanto la situazione legittimista si disgregava e gli Orleans non avevano nessun rivale degno di nota che si opponesse energicamente alle  loro pretese sul  Trono . 
Alla morte di Giacomo Pio (Giacomo I) , senza eredi, a Parigi il 2 Ottobre 1931, suo zio Alfonso Carlo, all'età di 82 anni,  divenne il discendente più anziano  di Ugo CapetoLuigi XIV, e quindi divenne Capo della Casa Reale di Francia.
I legittimisti francesi lo  riconobbero come  "Re di Francia e di Navarra",  con il  nome di
Carlo XII di Francia  e  Duca d'Angiò.


 

 
Alfonso Carlo I di Spagna.

Nel 1934 si tenne una riunione  di 400 legittimisti in presenza di Alfonso Carlo a Mondeville (Haute-Garonne),  nella residenza di proprietà del legittimista Giuseppe du Bourg, un ex agente del Conte di Chambord (Enrico V), al quale Alfonso Carlo era molto affezionato.
Nonostante la direzione conservatrice e riorganizzativa del movimento legittimista capeggiato da   Alfonso Carlo egli era  senza eredi maschi.  Anche se l'esiliato Alfonso "XIII" , come fecero gli Orleans con Enrico V, tentò un riavvicinamento con il ramo primogenito della dinastia , che sembrò dare dei risultati con Giacomo Pio, si arrestò difronte alla coerenza di  Alfonso Carlo: egli doveva prendere una grossa decisione che avrebbe segnato il futuro sulla pretesa legittima non solo della Corona di Spagna ma anche della Corona di Francia. Molto vicino alla famiglia Reale e Ducale dei Borbone di Parma egli ne conosceva l'indole fortemente conservatrice e tradizionale e vide in Saverio di Borbone, figlio del Duca Roberto I di Parma, il suo erede. Secondo il testamento di Alfonso Carlo l'eredita dinastica del ramo primogenito dei Borbone di Spagna passava a Saverio e alla sua discendenza in linea maschile secondo legge Salica in quanto Borbone più prossimo in linea maschile (e nipote diretto per via di madre del fratello di Alfonso Carlo, Carlo Maria di Borbone (Carlo VII di Spagna). Ciò significava  che alla morte di  Alfonso Carlo l'intera eredità, compresa la pretesa sul Trono di Francia, sarebbe passata ai Borbone di Parma nella persona del Principe Saverio.
Alfonso Carlo morì a Vienna il 29 settembre 1936 e alla sua morte l'intreccio dinastico si aggravò ulteriormente.
 





Disputa dinastica dopo l'estinzione del ramo primogenito dei Borbone di Spagna



Alla morte di Alfonso Carlo (Carlo XII di Francia) alcuni legittimisti , di tendenze liberali ma troppo orgogliosi per dichiararsi orleanisti e riconoscerne il pretendente, sostenevano Alfonso "XIII" di Spagna  in quanto figlio di Alfonso "XII" di Spagna, figlio a sua volta di Isabella "II "di Spagna e di Francesco d'Assisi di Borbone-Spagna, figlio del fratello minore di Carlo V ; la maggior parte dei legittimisti però ritenevano che Alfonso e la sua famiglia dovessero essere esclusi dalla successione sia per le loro idee politiche liberali sia per volontà testamentaria di Alfonso Carlo. Questa opposizione si vide anche , ed in maniera maggiore, tra i Carlisti.
Alfonso "XIII" di Spagna.


Così la situazione sulla pretesa del Trono francese si spezzò ulteriormente vedendo l'esiliato Alfonso "XIII" fregiarsi del titolo di Duca d'Ajou e Alfonso "I" di Francia, mentre il legittimo erede di Alfonso Carlo difendeva i suoi legittimi diritti opponendosi. Alfonso "XIII" alla morte di Alfonso Carlo si considerò il membro più anziano dei  Capetingi ignorando però la "scomunica" testamentaria di quest'ultimo che escludeva la discendenza isabellina dalla successione alla  Corona spagnola, e di conseguenza alla Corona francese.
Da questo momento in poi un'ala di legittimisti francesi riconobbe Alfonso "XIII" come Alfonso "I" di Francia e Duca d'Ajou , mentre un'altra parte di legittimisti riconobbe fedelmente e secondo le volontà testamentarie di Alfonso Carlo, Saverio di Borbone con il nome di Saverio I di Francia.
Nel 1941 morì  Alfonso "XIII" ed il figlio secondogenito,  Jaime di Borbone-Spagna (nome completo: Jaime Luitpold Isabelino Enrique Alberto Alfonso Victor Acacio Pedro Maria) , il quale rimase sordomuto dopo un'operazione nell'età infantile, e per questo venne obbligato dal padre a  rinunciare  ai suoi diritti per sé ed i suoi discendenti il 23 giugno 1933, si autoproclamò a sua volta pretendente alla Corona di Francia con il nome di Enrico "VI" trovando anch'egli la ferma opposizione di Saverio di Borbone-Parma (Saverio I).

Saverio I di Spagna.
Jaime  sposò a Roma il 4 marzo 1935 Victoire Jeanne Joséphine Pierre Marie Emmanuelle de Dampierre (1913-2012), una donna nobile, figlia del nobile francese Don Roger de Dampierre, secondo duca di San Lorenzo Nuovo, visconte di Dampierre e nobile di Viterbo (1892-1975) e della principessa  Donna Vittoria Ruspoli (1892-1982), figlia di Emanuele Ruspoli, primo principe di Poggio Suasa e della sua terza moglie l'americana Josephine Mary Beers-Curtis. Il matrimonio essendo diseguale (morganatico) implicava  di per se l'esclusione da qualsivoglia pretesa di futuri discendenti della coppia (vedi leggi fondamentali del Regno di Francia e la Pragmatica di Carlo III del 1759).
I figli di Jaime , Alfonso e Gonzalo, essendo figli nati da matrimonio morganatico non avevano nessun diritto di pretesa ne sulla Corona spagnola ne tantomeno su quella di Francia. Il primogenito Alfonso alla morte del padre avvenuta nel 1975 si autoproclamò Duca d'Ajou e pretendente al Trono di Francia con il nome di Alfonso "II" di Francia, pur non avendone nessun diritto.




Alfonso di Borbone-Dampierre.
Nel 1987 Enrico d'Orléans, primogenito maschio di Enrico d'Orléans Conte di Parigi e pretendente orleanista al trono di Francia iniziò un'azione legale contro Alfonso per il suo uso del titolo di duca d'Angiò dello stemma delle pleines armes de France (d'azzurro ai tre gigli d'oro), appannaggio solo del Capo della dinastia dei Borbone di Francia. Enrico chiese alla corte di multare Alfonso per 50 000 franchi francesi per ogni futura violazione. Nel 1988 Ferdinando Maria di Borbone-Due Sicilie Duca di Castro ed il Principe Sisto Enrico di Borbone-Parma (figlio di Saverio I) si unirono alla causa di Enrico d'Orléans circa l'uso del titolo di Duca d'Angiò, ma non per quanto riguarda la questione dello stemma. Il 21 dicembre 1988 il tribunale di prima istanza di Parigi , dimostrando lo scarso interesse e la mancanza di autorità nel trattare certe questioni, stabilì che la causa era inammissibile perché l'esistenza legale del titolo non poteva essere dimostrata e che né il querelante (Enrico) né coloro che si erano aggiunti (Fernando e Sisto Enrico) avevano sancito i loro diritti al titolo; e che Enrico d'Orléans non veniva offeso dall'uso delle pleines armes de France da parte del ramo spagnolo della famiglia. Ma Alfonso era escluso da ogni retaggio facente parte dell'eredità  della famiglia reale spagnola in quanto figlio nato da matrimonio morganatico! Di conseguenza è palese il diritto di Sisto Enrico in quanto figlio dell'erede legittimo di Alfonso Carlo.
     Alfonso morì a Beaver Creek in Colorado in un incidente sugli sci il 30 gennaio 1989 : andò a sbattere contro un cavo che stava venendo alzato per sostenere una bandiera all'arrivo di una gara Mondiali di sci alpino 1989, la morte venne attribuita da alcuni ad un presunto complotto. Nel marzo dello stesso anno Enrico d'Orléans ed il principe Sisto Enrico di Borbone-Parma fecero appello nella causa circa l'uso dei  titoli e delle armi da Alfonso; stranamente il giudizio originale contro di loro fu mantenuto ed il figlio di Alfonso, Luigi Alfonso di appena 15 anni si autoproclamò Duca d'Ajou e pretendente al Trono di Francia con il nome di Luigi "XX". Il giovane  nato dal matrimonio tra Alfonso e la nipote di Francisco Franco Doña María del Carmen Martínez-Bordiú, appoggiato dalla nonna Emanuelle de Dampierre , continuò a esporre  pretese su una Corona che , per nascita e discendenza , secondo le leggi fondamentali del regno e secondo la Pragmatica di Carlo III, non li aspettava.


Gli Orleans pretendenti legittimi


Enrico d'Orléans Conte di Parigi
(1908-1999)
Il movimento orleanista, nel frattempo , aumentò il suo numero di sostenitori  in specie quando , alla morte di Alfonso Carlo, il movimento legittimista ebbe la sua rottura definitiva. C'è da aggiungere però che gli orleanisti non utilizzarono più  solo il fattore dinastico , il quale era venuto meno per i motivi già precedentemente esposti, per rivendicare il Trono ma utilizzarono una propaganda nazionalista francese, specie nella seconda metà del XX secolo,  contro quei pretendenti che venivano d'oltralpe.
Analizzando quanto esposto fino ad ora si capisce che fino alla morte di Alfonso Carlo , secondo legge Salica , tenendo conto del fatto che essendo stati scardinati i delicati equilibri dinastici che regolavano la successione alla Corona di Spagna e Francia, il ramo primogenito di Spagna aveva tutti i diritti di rivendicare l'eredità di Luigi XIV come esposto anche dallo stesso Luigi Filippo, la successione legittima può prendere soltanto due chiavi di lettura attendibili: la prima segue il rispetto delle volontà di Alfonso Carlo il quale designò suo legittimo successore Saverio di Borbone-Parma  che automaticamente acquisiva i diritti sulla Corona di Francia. La seconda invece ci suggerisce, dal momento che gli eredi di Saverio non si espressero mai contro gli Orleans, che i legittimi pretendenti alla Corona di Francia alla morte di Alfonso Carlo divenissero gli Orleans a partire dal fu Conte di Parigi Enrico  (1908-1999).

Una terza opzione che mi sembra per logica la meno accreditabile vede come legittimi pretendenti alla morte di Alfonso Carlo , Alfonso "XIII" e successivamente il figlio Jaime il quale morto nel 1975 avrebbe avuto comunque come legittimo e plausibile successore, escludendo i figli in quanto nati da matrimonio morganatico, il fu Conte di Parigi Enrico d'Orleans.


File:Henri d'Orléans, Count of Paris.jpg
Enrico d'Orlèans (1933)
Considerando il fatto palese che evidenzia il comportamento poco regale che gli Orleans hanno tenuto nel corso di questi 183 anni , mi riferisco in modo particolare , e a tempi recenti, al Conte di Parigi e al figlio di quest'ultimo Enrico , ciò non toglie che essi , non avendo più rivali legittimati alla pretesa sul Trono di Francia e che gli unici a poterlo fare (Borbone-Parma) non ne sono interessati,  rappresentano ad oggi  i legittimi successori alla Corona francese.
Siccome esiste anche una legittimità d'istituzione e tenendo conto del comportamento prima citato dei membri di codesta dinastia , guardo speranzoso al figlio di Enrico d'Orleans (1933) , l'attuale Duca d'Angoulême , Giovanni di Borbone-Orleans ( in francese Jean)  che ha dimostrato di essere un uomo di valori tradizionali Cattolici. La cosa che  il Duca d'Angoulême  dovrebbe per prima cosa fare sarebbe quella di rinnegare totalmente l'orleanismo politico, adottare come progetto politico  l'istaurazione di una Monarchia Tradizionale in Francia e adottare la bandiera bianca con i Gigli d'oro  così come desiderio di Enrico V, oltre che rinnegare tutti i crimini e le malefatte che i suoi antenati hanno fatto in passato. Solo così si potrà auspicare ad una legittimazione completa della dinastia.




Situazione attuale della disputa dinastica 

Luigi Alfonso
Attualmente in Francia i monarchici si dividono in "Bianchi di Spagna" e "Orleanisti".  La frangia legittimista ("Bianchi di Spagna") sembra dimenticarsi delle leggi fondamentali del Regno appoggiando Luigi Alfonso (Luigi "XX") , che come visto prima non possiede alcun requisito per muovere pretese a qualsivoglia Trono o titolo, principalmente per un odio viscerale verso gli Orleans.
Alcuni sono convinti del fatto che Luigi Alfonso sia appoggiato  da poteri forti Repubblicani al solo scopo di mantenere diviso il partito monarchico francese e indebolirne ogni azione.
In effetti la pubblicità che Luigi Alfonso e i suoi partigiani hanno intrapreso è più consona ad un politico qualunque durante una campagna elettorale piuttosto che ad un Principe. Inoltre,  le affermazioni fatte più volte da Luigi Alfonso sottolineano la sua condivisione e ammirazione delle monarchie nord europee liberal-settarie delle quali conosciamo tutti i retroscena .
Non ho parlato volutamente di altri due pretendenti alla Corona di Francia in quanto sono da considerare a priori totalmente illegittimi. Mi riferisco ai "Bonapartisti" , che appoggiano gli ambiziosi discendenti di Napoleone Bonaparte e sono seguiti dai nostalgici dell'"impero rivoluzionario" e del disordine napoleonico , ed ai così detti "Naundorfisti" , che appoggiano i discendenti di un folle prussiano che affermava di essere il piccolo Re Luigi XVII fuggito dalla Torre del Tempio, e non deceduto, nel 1795.


Conclusioni

A questo punto se dovessimo tirare le somme e capire quali pretendenti hanno il diritto ad essere riconosciuti come legittimi successori di Enrico V seguendo i criteri di primogenitura secondo legge salica, rispetto delle leggi fondamentali del Regno di Francia , della Pragmatica di Carlo III, e di  ereditarietà , come accennato in precedenza, ci troveremo davanti a tre ipotizzabili scenari successori differenti. Tutti avrebbero un  principio in comune (Giovanni III) ed un punto di interruzione (Carlo XII):


Prima ipotesi plausibile secondo i criteri  di successione (poco attendibile):
 
 
Giovanni III di Francia (1883-1887)
 
 
 
 
Carlo XI di Francia (1887-1909)
 
 
 
 
Giacomo I di Francia (1909-1931)
 
 
 
Carlo XII di Francia (1931-1936)
 
 
 
Alfonso I di Francia (1936-1941)
 
 
 
 
 
 
 
Enrico VI di Francia (1941-1975)
 
 
 
Enrico VII di Francia (1975-1999)
 
 
 
 
 
 
File:Henri d'Orléans, Count of Paris.jpg
Enrico VIII di Francia ( dal 1999)
 
 
 



Delfino di Francia:
 
 
 
 
 
Giovanni di Borbone-Orleans, Duca di Vendome (1965) 
 





Seconda ipotesi plausibile secondo i criteri  di successione (secondo testamento di Alfonso Carlo):
 
 
 
 

Giovanni III di Francia (1883-1887)

 




 
Carlo XI di Francia (1887-1909)




 Jacques-de-bourbon---------Jacques-I-er.jpg
Giacomo I di Francia (1909-1931)



Carlo XII di Francia (1931-1936) 




Saverio I di Francia (1936-1977)




Carlo "XIII" di Francia (1977-2010)




Carlo "XIV" di Francia (dal 2010)




Nota: Le virgolette sulla numerazione sono dovute al fatto che, per godere dei diritti testamentari di Alfonso Carlo era richiesta l'adesione agli ideali Carlisti e Tradizionalisti cosa che sia Carlo Ugo (Carlo "XIII") che il primogenito Carlo (Carlo "XIV") non hanno fatto. Notare anche il fatto che nessuna pretesa alla Corona francese  è stata fatta da entrambi . Per ulteriori informazioni consultare la questione sul sito http://www.carlismo.es/.


Terza ipotesi plausibile secondo i criteri  di successione
 
 
 
 

Giovanni III di Francia (1883-1887)





Carlo XI di Francia (1887-1909)

 

 

 

 

 
Giacomo I di Francia (1909-1931)
 
 
 
 
 
Carlo XII di Francia (1931-1936) 
 
 
 
 File:Jean d'Orléans (1874-1940).jpg
Giovanni IV di Francia (1936-1940)
 
 
 
Enrico VI di Francia (1940-1999)
 
 
 
 
File:Henri d'Orléans, Count of Paris.jpg
Enrico VII di Francia ( dal 1999)
 
 
Delfino di Francia:
 
 
 
 
 
Giovanni di Borbone-Orleans, Duca di Vendome (1965) 
 
 
 
 
Mi sembra scontato  sottolineare che gli orleanisti si sono ostinati opponendosi alla successione secondo  legge salica,  che poneva il ramo degli Orleans indietro rispetto al ramo primogenito dei Borbone di Spagna estintosi con Alfonso Carlo, pur sapendo che gli avvenimenti storico-politici avvenuti dal 1830 avevano scardinato gli equilibri dinastici delle due Corone. Secondo questa linea di pensiero la successione ad Enrico V è la seguente:
 
 
 
File:Phillipe, Comte de Paris.jpg
Filippo VII di Francia (1883-1894)
 
 
 
 
File:DukeOrleans.jpg
Filippo VIII di Francia (1894-1926)
 
 
 
File:Jean d'Orléans (1874-1940).jpg
Giovanni III di Francia (1926-1940)
 
 
 
 
Enrico VI di Francia (1940-1999)
 
 
 
 
File:Henri d'Orléans, Count of Paris.jpg
Enrico VII di Francia ( dal 1999)
 
 
Delfino di Francia:
 
 
 
 
 
Giovanni di Borbone-Orleans, Duca di Vendome (1965) 
 
 
 
Nota: La numerazione dei pretendenti è variabile secondo le due linee di pensiero orleaniste: secondo il concetto "unionista" (unione tra legittimismo e orleanismo) la numerazione è quella da me esposta , secondo il pensiero dell'orleanismo intransigente la numerazione segue criteri differenti che trovano la sua origine dall'usurpazione di Luigi Filippo III Duca d'Orleans.
 
 
Ultime conclusioni:
 

In seguito alle  riflessioni riportate spero di aver fatto chiarezza in merito alla questione dinastica francese esponendo i pretendenti che hanno una reale validità nella pretesa. Concludo con il dire che Luigi Alfonso (Luigi "XX"), da me difeso in passato, risulta a tutti gli effetti escluso dalla successione. Ricordiamoci sempre che il rispetto di determinate leggi permette come risultato la presenza di un solo Re , e pretendente, evitando il rischio di dispute che nella storia sono sfociate anche in guerre civili.
 
Fonte:
 
Wikipedia.
 
Le Comte de Chambord - Dernier Roi de France (Daniel de Montplaisir)
 
 
 
Scritto da:
 
Il Presidente e  fondatore Amedeo Bellizzi.