OSSERVARE
LE VICENDE DI OGGI
PER
CAPIRE MEGLIO QUELLE DI IERI
Della questione Fenestrelle
si è sempre parlato negli ambienti revisionisti dato che già i primi ricercatori
Neoborbonici ebbero modo di capire, attraverso l’incrocio di documenti e dati,
che in quelle gelide montagne del Piemonte, nell’indifferenza più assoluta dei
politici del tempo e delle autorità internazionali, qualcosa di molto grave si
era consumato appena dopo la caduta del Regno delle Due Sicilie.
Il tempo e le dittature dei
Savoia tennero segreta l’atroce fine di parecchie decine di migliaia di
prigionieri napoletani, la cui tremenda sorte fu quella di morire per il freddo
e la fame, per poi essere sciolti nella calce viva e quindi scomparire per
sempre nelle acque del torrente Chisone.
Qualche anno fa Fulvio Izzo
rese di dominio pubblico questa grande tragedia attraverso un accorato saggio
“Il lager dei Savoia” che, ad oggi, appare l’unico vero punto di riferimento se
non altro morale di una scomoda questione risorgimentale.
Oggi che altre dinamiche
culturali si innestano intorno a quelle vicende ed altri interessi cominciano ad
insistere su luoghi fino a ieri lasciati nel più totale abbandono, si sta
assistendo ad una reazione para-risorgimentalista a scoppio ritardato da parte
di chi proprio non fa comodo avere il Forte di Fenestrelle marchiato col sangue
di quella raccapricciante storia raccontata dagli storici revisionisti e difesa
a spada tratta dai Neoborbonici.
E’ chiaro che per costruire
una sala da ballo su un cimitero occorre per prima cosa far sparire ogni traccia
dei morti. Ed è esattamente ciò che sta avvenendo per Fenestrelle, con l’unica
variante che là i morti li hanno fatto sparire allora, ma c’è rimasto il loro
indelebile ricordo che, se da una parte appare difficile riesumare, dall’atra
risulta oltremodo difficile traslare in altro luogo.
Da esclusive esigenze
economico-culturali che trae origine la recente campagna di “purificazione” di
quel sito. Purificazione che, prove o non prove, deve necessariamente passare
prima attraverso la sistematica demolizione di ogni tesi stragista. E qua il
corto circuito con tutti noi.
Mentre l’operazione di
rilancio prende forma in iniziative ludiche e commerciali di cui vi alleghiamo
una breve rassegna, continuano inesorabili le ricerche sugli “scomparsi” di
Fenestrelle che in circa 35mila mancano all’appello.
Nel procedere con le
meticolose ricerche tra documenti di archivio, anche non catalogati, seguendo le
labili tracce dei “dispersi”, cresce sempre di più il campione dei prigionieri
deportati al nord, ed in particolar modo nella Fortezza lager di Fenestrelle, di
cui non si hanno più notizie sulla loro sorte e della loro sepoltura. Come
dissolti nel nulla o, appunto, come disciolti nella calce.
In allegato uno stralcio
del servizio pubblicato dalla rivista specializzata “Storia in Rete” numero di
novembre-dicembre 2012.
da STORIA IN RETE
numero di
novembre-dicembre 2012
Fonte: