"Al contrario di quanto pretende la falsa storiografia garibaldina artificialmente fabbricata nel secolo XIX, nel secolo XV l'Italia era un'espressione geografica, nè più nè meno che la Spagna: due penisole sul cui territorio coesistevano diverse e, il più delle volte, ostili signorie. Non v'è nulla in comune tra Napoli e le altre entità politiche italiane. Non lo è la lingua perchè a Napoli si usava un idioma chiaramente diverso dal toscano, le cui peculiarità sono riassunte in esaurienti esempi da Antonio Altamura nel suo Testi napoletani del Quattrocento. Non lo è l'ascendenza letteraria: basti paragonare lo straordinario influsso di Dante Alighieri nella letteratura catalana, mentre a Napoli esso non suscita che due imitazioni ad opera di Marino Ionata e di Pietro Iacopo de Gennaro più alcune scelte citazioni di Loise de rosa. Non lo è il riferimento alla Roma classica, perchè l'amore per il classicismo è patrimonio comune del secolo e non una particolarità italiana. Si aggiunga che Antonio de Ferrariis disprezzerà Roma in favore della GRecia, contemporanea all'affermazione del Cantalicio secondo cui non v'è altra Roma politica che le Spagne. Non lo è culturalmente tanto che il gruppo degli eruditi di Napoli vedeva in quelli di Firenze i peggiori nemici: ciò secondo l'esame dettagliato che ne fece l'inglese William Roscoe. Tanto poca corrispondenza esisteva tra Napoli e la Toscana, che in seguito assumerà l'egemonia culturale in Italia, che l'unico capace di scrivere in corretto toscano, con perfezione non superata neanche dal Sannazaro, è un napoletano nato a Barcellona: Benito Garret, detto il Cariteo; ciò perchè aveva appreso il toscano prima di venire a Napoli... L'avversione di fiorentini e veneziani verso il regno ne è una valida prova. A Napoli il maggiore pericolo per la Cristianità che fu causato dalla valanga turca del 1480 fu dovuto in gran parte al fatto che veneziani e fiorentini incitavano i musulmani ad attaccare Otranto. I fiorentini, con meschino calcolo egoistico, negazione palese di un'Italia politica e, cioè che è peggio, negazione della stessa Cristianità, incoraggiarono i turchi nel timore che Alfonso di Calabria avrebbe potuto esercitare l'egemonia nella penisola, secondo quanto riferisce Camillo Porzio. Venezia agi nello stesso modo, come ha dimostrato G. Pipitone-Federico., tanto più che essa coltivava la pretesa di installare le proprie basi in Puglia. Appena respinti i turchi, assunse l'offensiva in maniera diretta".
Fonte:
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