Fonte: http://www.welschtirol.eu/
L’Epifania è una festa cristiana celebrata il 6 Gennaio, ovvero 12 giorni dopo il Natale.
Il termine “Epifania” deriva dal greco antico, ἐπιφαίνω, “epifàino” (che significa “mi rendo manifesto”) e ἐπιφάνεια, “epifàneia” (che può significare “manifestazione, apparizione, venuta, presenza divina”). Assumendo il significato di “Natività di Cristo”, immagine idealizzata con la visita e l’adorazione di Gesù da parte dei Re Magi – Heilige Drei Könige.
Festività religiosa ben radicata e molto vissuta nella nostra terra da moltissimo tempo. Molto diffusa nelle nostre valli era (e lo è ancora in molte di esse) la visita dei Re Magi che portando la Stella Cometa in visita alle case del paese, intonano tipici canti religiosi.
Il termine “Befana” (storpiatura del termine “Epifania” inteso come “fantoccio esposto la notte dell’Epifania” fu usato dal XIV secolo nella penisola italica centro-meridionale, ma mai ebbe estensione nella nostra terra, ed unì un’usanza pagana ad un contesto cristiano.
Nel 1928 il regime fascista introdusse anche nella nostra terra la festività della Befana (termine sconosciuto fino ad allora) meglio titolandola “Befana fascista” (ovvero Natale del Duce).
Allo scopo di dare visibilità sul territorio ai Fasci femminili all’Opera Nazionale Dopolavoro, Augusto Turati ebbe l’idea della “Befana fascista”, ordinando alle Federazioni provinciali del PNF di sollecitare a commercianti, industriali e agricoltori donazioni in occasione di tale festa, la cui gestione sarebbe stata curata dalle organizzazioni femminili e giovanili fasciste.
A partire dal 1934, dopo la caduta in disgrazia di Turati, la “Befana fascista” mutò la denominazione in “Befana del Duce” (o “Natale del Duce” con la tradizione della distribuzione dei doni ai bambini in tale data), allo scopo di utilizzare la ricorrenza per avallare il culto della personalità di Benito Mussolini, avviata dal nuovo segretario del PNF, Achille Starace.
L’iniziativa continuò anche durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, riprendendo la denominazione “Befana fascista” dopo l’instaurazione della Repubblica Sociale Italiana.
Questa la tradizione arrivata fino a noi, questo è il coinvolgimento della nostra terra, il significato dei festeggiamenti e quanto la “tradizione” della Befana possa essere compatibile con la nostra cultura.