sabato 24 dicembre 2016

Auguri per un felice e Santo Natale dall'A.L.T.A.




Beatus et Sanctus Nativitatis!

Auguri per un felice e Santo Natale!

Los mejores deseos para una feliz y Santa Navidad!

Os melhores votos de um feliz e Santo Natal!

Die besten Wünsche für ein frohes und gesegnetes Weihnachtsfest !

Talán téged is a boldog és szent karácsonyt!

Najbolje želje za sretan i svetog Božića!

Najlepše želje za srečno in sveto Božič!

Najbolje želje za sretan i sveti Božić!

С наилучшими пожеланиями счастливого и святого Рождества!

Najlepsze życzenia dla szczęśliwego i świętego Bożego Narodzenia!

Urimet më të mira për një Krishtlindje të lumtur dhe të shenjtë!

Լավագույն մաղթանքները երջանիկ եւ Սուրբ Ծնունդ!

Τις καλύτερες ευχές για μια ευτυχισμένη και άγια Χριστούγεννα!

Rath oraibh le haghaidh na Nollag sona agus naofa!

Best wishes for a happy and holy Christmas!



Di Redazione A.L.T.A.

giovedì 22 dicembre 2016

Servizio Tv: l'immagine del generale Radetzky nel Ducato di Modena, Reggio e Massa Carrara


La notte di Natale alla Corte pontificia

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di don Mauro Tranquillo - Fonte: http://www.radiospada.org/

Nei vari secoli diverse usanze e riti hanno caratterizzato i festeggiamenti della notte di Natale alla Corte pontificia, tutti solenni ed edificanti, fiore di quella civiltà cristiana che aveva il suo centro in Roma. Ne vedremo qualche aspetto, e qualche sviluppo nel corso dei secoli.
Da sempre ovviamente la sera della Vigilia cominciava con il canto solenne dei Primi Vespri, che si teneva in Basilica o a volte nella Cappella Sistina (nella Cappella Paolina quando il Papa stava al Quirinale). In attesa della cena, restando i Cardinali nel Palazzo per assistere a Mattutino, vi era usanza di intrattenerli con una cantata in onore di Gesù Bambino, eseguita dai cantori pontifici con tutti gli strumenti nella sala Borgia, cui seguiva una cena in presenza dello stesso Pontefice a spese della Camera Apostolica. Vi si offrivano vino, e vari cibi e confetterie, e il Papa partecipava in cappa di velluto di seta cremisi e ermellino, quella stessa che avrebbe indossato per il Mattutino, e i Cardinali in cappe scarlatte. Il Papa era poi servito a tavola dai sovrani presenti o dai nobili di più alto rango, dal Maestro di Casa e dai Cardinali preceduti dai mazzieri. Burcardo ricorda che quattro portate erano servite: pasticcerie leggere e frutta candita, mandorle, noci, grani di finocchio, pesche e pere; quattro volte si serviva da bere: tre coppe di vino tagliato con acqua e una coppa di vino misto a miele, cannella e zenzero (hypocras).  All’epoca di Gregorio XIII, verso il 1573, l’uso del banchetto con la cantata fu interrotto perché considerato troppo dispendioso; riprese verso la metà del XVII secolo, fino al 1749. A quest’epoca i Cardinali vi assistevano in mozzetta e ferraiolone, nell’appartamento di Raffaello o nella galleria di Gregorio XIII. Il Papa non assisteva più alla cena, ma solamente benediva le mense, ne osservava l’apparato sempre magnifico, e si ritirava poi a cenare solo. L’origine di tale banchetto ovviamente è molto antica, e nel Medioevo, prima della Cattività avignonese, si teneva (stando agli Ordines romani) in Santa Maria Maggiore, dove il Papa celebrava le funzioni della notte di Natale. Il Cardinale Vescovo di Albano ne sosteneva le spese, mandando alla curia duo optima busta porcorum. Il Papa somministrava di propria mano a ciascuno una tazza di vino, compresi i giovani cantori della Schola.
Prima del Mattutino, il Papa compiva un altro rito a lui proprio, la benedizione dello stocco e del berrettone. Lo stocco è uno spadone finemente lavorato, e il berrettone un cappello ducale di velluto rosso, che il Papa soleva donare a un qualche Principe cristiano che si fosse distinto nella difesa della Chiesa. La più antica testimonianza di tale benedizione risale al XIV secolo, anche se già prima il Papa usava benedire delle spade per i Principi cristiani. L’ultimo stocco con il suo berrettone fu donato da Pio IX al generale Kanzler nel 1877. Lo stocco, con il berrettone posato sulla punta, era sostenuto da un Chierico di Camera mentre il Papa ammoniva con un’allocuzione rituale che quella spada indicava il supremo gladio temporale dato da Dio al Papa con l’Incarnazione del Cristo, che avrebbe dominato su tutta la terra, esattamente come la cappa rossa del Pontefice si stendeva a terra da ogni lato. Nella benedizione il Papa invocava Dio per la difesa della Santa Chiesa Romana e della respublica christiana. Poi consegnava le due insegne al Principe rivestito di cotta e di piviale aperto sulla spalla (non sul petto, come poteva fare solo l’Imperatore, ad imitazione dei Vescovi). Se il destinatario non era presente, il dono si faceva inviare.
Si ordinava allora la processione per andare a cantare il Mattutino in Cappella (nel Medioevo, prima della Cattività avignonese, si cantava in Santa Maria Maggiore). L’altare della Cappella era ornato con un arazzo raffigurante il Presepio, e dal paliotto bianco. Il trono del Papa era ricoperto di seta di lama d’argento con ricami d’oro. A lato dell’altare stavano due grandi candelabri dorati, e presso i banchi dei Cardinali stavano delle torce accese su grandi candelieri. Dodici bussolanti in vesti e cappe rosse sostenevano altrettante torce.
Il Papa faceva il suo ingresso preceduto dal Chierico di Camera con il berrettone sostenuto sulla punta dello stocco, e dalla croce pontificia. Incominciava allora il Mattutino, intonato dal Papa, in canto piano. Tre Cardinali Diaconi, dopo aver chiesto la benedizione al Papa, cantavano le prime tre lezioni, del profeta Isaia, ma senza titolo perché Dio non parla ormai tramite i profeti ma tramite suo Figlio, come dice l’Epistola di san Paolo che si legge alla Messa di Natale.  La quinta lezione era cantata dal nobile che aveva ricevuto il berrettone e lo stocco, se era presente. Egli era preceduto dal Chierico di Camera con le insegne benedette (che stavano posate sull’altare). Il nobile indossava la cotta, il piviale sulla spalla, cingeva la spada e indossava il berrettone. Toltosi il cappello e fatta vibrare virilmente la spada, chiedeva genuflesso la benedizione al Papa e poi cantava la lezione al leggio nel mezzo del coro. Alla fine, si recava a baciare i piedi del Papa.
La settima lezione, che è l’omelia del Vangelo della Prima Messa di Natale, quello che inizia con le parole “Exiit edictum a Caesare Augusto”, era cantata dall’Imperatore, qualora fosse stato presente. Egli indossava la cotta e il piviale al modo dei Vescovi, e accompagnato da due Cardinali Diaconi, faceva riverenza al Papa, vibrava la spada, la riponeva, e al leggio chiedeva inchinato la benedizione al Pontefice. Terminato il canto andava anch’egli a baciare il piede del Papa. Così fece ad esempio Federico III nel 1468, essendo presente a Roma per il Natale.
La nona e ultima lezione invece era cantata dal Papa in persona, che chiedeva la benedizione direttamente a Dio (Iube, Domine, benedicere), assistito dagli accoliti, dai Vescovi assistenti con la candela, e da un Cardinale Prete.
La Messa della notte che segue nel Medioevo era cantata dal Papa in persona a Santa Maria Maggiore ad praesepium; egli stesso cantava poi la seconda Messa a Sant’Anastasia e la terza a San Pietro o di nuovo a Santa Maria Maggiore. Dopo il ritorno da Avignone invece era cantata dal Cardinale Camerlengo di Santa Romana Chiesa nella Cappella di Palazzo, subito dopo il Mattutino, mentre il Papa indossato il mantum bianco assisteva al trono. Alla Messa tutti genuflettevano al canto delle parole Et incarnatus est del Credo. All’offertorio i cantori intonavano il mottetto Quem vidistis pastores del Vittoria. Il Papa usciva al termine della Messa sempre preceduto dal Chierico con lo stocco e il berrettone, lasciando i cantori a intonare le Lodi.
In tempi a noi ancor più vicini, Pio IX andava a celebrare la Messa della notte di Natale a Santa Maria Maggiore. Era una Messa letta, e anticipata per terminare in tempo per tornare al Quirinale a prendere una refezione entro mezzanotte, in modo da poter mangiare qualcosa prima che scoccasse il digiuno eucaristico per il giorno seguente.
Così la Santa Chiesa Romana festeggiava, fino a prima della caduta del potere temporale, la Santa Notte dell’Incarnazione del Verbo. Il mattino vi era la stazione dell’Aurora a Sant’Anastasia, e la grande Messa celebrata personalmente dal Papa in Basilica. Che questi santi riti così descritti ci possano edificare e mostrare il vero volto della Sposa di Cristo, per non cadere mai nella tentazione di confonderla con quanto ci viene presentato dal modernismo.
 

mercoledì 21 dicembre 2016

COMO (E DINTORNI)

Fonte: Regno-Lombardo-Veneto-Königreich-Lombardo-Venetien



Partendo da Milano si giungeva a Como tramite due possibili strade.
La prima prevedeva l'utilizzo del servizio di messaggerie postali che collegavano Milano e Como con cambio a Barlassina (MB). Il tragitto prevedeva l'uscita da Milano attraverso Porta Comasina (quella che oggi è nota come Porta garibaldi) per giungere poi ad Affori (allora non parte di Milano) e proseguire seguendo la linea di quella che oggi è la strada provinciale Milano-Meda-Lentate per poi continuare per i comuni di Fino, Vertemate, Casnate e Bernate giungendo infine a Camerlata (allora non parte del comune di Como).
L'altra alternativa era la strada ferrata Milano-Monza-Como, seconda ferrovia per antichità costruita in Italia e nell'Impero d'Austria, inaugurata nel 1840. Il capolinea milanese era la stazione di Milano Porta Nuova, appena fuori dalla città, ma collegato con Piazza Duomo attraverso il servizio omnibus cittadino al prezzo fisso di 30 centesimi di lira austriaca. La linea attraversava diversi centri abitati su cui, per ragioni di lunghezza, non ci soffermeremo. I paesi attraversati erano Sesto San Giovanni che, proprio grazie a questa linea si sviluppò considerevolmente, Desio, Seregno (all'epoca paesi di 5000 abitanti, in particolare da Seregno partivano tutte le linee di diligenza per la Brianza, Erba e Vallassina), Camnago, Cucciago (all'epoca abitato da appena 900 persone) e Camerlata, piccolo borgo (oggi parte di Como) da cui partiva la Diligenza postale del San Gottardo prima che nel 1871 si inaugurò il tratto ferroviario Camerlata-Como-Chiasso (CH).
Piccolo spazio va dedicato sicuramente a un'altra città attraversata dalla ferrovia, Monza. In particolare a Monza la ferrovia attraversava già allora parte della città sottoterra, particolare sicuramente degno di nota se considerata la tecnologia ferroviaria a disposizione all'epoca.
Monza era abitata allora da 22mila persone ed era una importante città per dal punto di vista simbolico, soprattutto perché era il luogo in cui si conservava il simbolo del Regno Lombardo-Veneto, la Corona Ferrea. A Monza vi era la Villa Reale, risalente al governo di Maria Teresa d'Austria, e l'annesso parco cintato che nei primissimi anni di vita del Regno Lombardo-Veneto venne aperto al pubblico espressamente dal Viceré Ranieri per offrire un luogo di svago alla cittadinanza.
COMO
Come già detto, non vi era una stazione ferroviaria proprio a Como, ma il capolinea era nel villaggio vicino di Camerlata. Tuttavia la città era comunque ben collegata alla stazione. Fuori città vi erano due alberghi chiamati La Corona e Il Monte di Brianza, mentre dentro città vi erano L'Angelo e L'Italia, entrambi affacciati sul porto che all'epoca formava una vera e propria insenatura. Como contava 20mila abitanti e coerentemente con la sua storia di città di confine anche allora era un centro abitato di grande importanza, nonostante le modeste dimensioni.
Oltre agli edifici religiosi quali il Duomo e la chiesa di San Fedele e quelli storici come l'antico edificio comunale, Como ospitava una biblioteca comunale, un Ginnasio, diverse scuole elementari, un collegio, due conservatori di musica, un convento, un ospedale, un istituto per orfani di entrambi i sessi, diversi asili infantili e infine tutte le istituzioni commerciali, giudiziarie e municipali per l'amministrazione provinciale e comunale. Non solo, a Como si trovava un altro ginnasio, noto all'epoca come Liceo, in cui si apprendeva religione, filosofia, metafisica, retorica, grammatica, geometria e fisica in cui divenne direttore e insegnò anche Alessandro Volta, per questa ragione il Liceo tutt'ora presente è intitolato proprio al fisico comasco.
L'origine di questo liceo si deve alle riforme teresiane e giuseppine di fine Settecento quando, abolita la Compagnia di Gesù, il collegio in mano all'ordine religioso venne posto sotto autorità dello stato e trasformato in Real Ginnasio di Como.
Diversi erano poi i villaggi e cittadine della provincia comasca (che al tempo inglobava anche quelle di Varese e Lecco). Queste ultime due all'epoca erano due centri abitati da circa 9-10mila persone, in particolare Varese nel 1816 venne elevata da Francesco I d'Austria al rango di città. Nell'estrema parte ovest della provincia comasca vi era inoltre la delicata frontiera con il Piemonte che era separato dal fiume Ticino e dal Lago Maggiore. Diverse erano le dogane e i porti dove le navi militari pattugliavano la frontiera.
Verso Lecco diversi erano i centri abitati importanti dal punto di vista economico e turistico soprattutto perché, così come i paesini del Lario, la Brianza comasca era sede di diversi ville e abitazioni di benestanti famiglie milanesi. In direzione Lecco si arrivava al grosso borgo di Erba, si segnalavano poi altri centri minori verso Monza quali Merate, Cernusco Lombardone e molti altri.
Per quanto riguarda la parte di provincia che si affacciava sul Lago di Como molto ci sarebbe da dire sulle diverse ville e residenze nobiliari, ma all'epoca i molti paesini (quasi tutti piccoli centri di pescatori) non avevano nulla di rimarchevole. Nonostante ciò la navigazione del lago era possibile dal 1826 con battelli a vapore (i primi si chiamavano Lario e Plinio) da quando a Milano nacque la Società Privilegiata fondata dal duca Carlo Visconti di Modrone e soprattutto dal 1843, anno in cui entrò in concorrenza la Società Lariana con sede a Como e che nel corso degli anni venne preferita dai cittadini locali rispetto alla società milanese.
Si possono citare tra i tanti Varenna e Bellagio poiché in questi due borghi (posti rispettivamente a nord e al centro del Lago di Como) fece tappa l'Imperatore Ferdinando d'Austria nel 1838 durante il suo viaggio per essere incoronato Re del Lombardo-Veneto nel Duomo di Milano.
PROSSIMA CITTA': Brescia (per Bergamo e dintorni)

venerdì 16 dicembre 2016

Ritornare alla militanza cattolica: la cavalleria






Una forma di bellezza chiamata eroismo

Vademecum pliniano
365 Pensieri e Massime

Dicembre 2016  [ III ]

15 - Giovedì
Lo spirito di cavalleria è, prima di tutto un modo di essere, una mentalità. Esso è fatto di logica, di coerenza e di forza d’animo che conferiscono all’uomo un’idea precisa della sua dignità in quanto uomo e in quanto cattolico. Una dignità che gli attribuisce una determinata posizione nella scala dei valori umani, che egli deve fare rispettare.

16 - Venerdì
Lo spirito di cavalleria è uno spirito elevato che ha sempre presente l’ordine gerarchico. E, siccome al vertice di quest’ordine c’è Dio, più che la sua personale dignità, il cavaliere rispetta e difende i diritti di Dio.

17 - Sabato
L’ordine che il cavaliere rispetta e difende, prima di tutto, è quello cattolico. Il cavaliere pratica la religione non solo con tutta la naturalità, ma con una certa nota di fierezza e di sfida propria del combattente. Guai a chi osa burlarsi della sua religiosità!

18 - Domenica
È proprio dello spirito di cavalleria amare l'ordine gerarchico, e amarlo in modo combattivo. Il cavaliere non tollera nessuna forma di violazione di quest'ordine, ed è disposto a intervenire anche con la forza per ristabilirlo. Questo va detto, ovviamente, secondo le regole del buon senso. Il cavaliere è abitualmente serio, mai giocoso. È gentile ma non scherza e, soprattutto, con lui non si scherza. Le persone devono capire che si farà rispettare.
19 - Lunedì
L’amor a Dio del cavaliere proviene da una nozione molto limpida della Sua infinità, della Sua gloria, della Sua grandezza, del Suo splendore, della Sua bontà e misericordia. Proprio perché il cavaliere possiede questa nozione in alto grado egli mostra, nei confronti di Dio, un devoto e profondo rispetto. Ciò rivela una grande profondità di anima. Poiché, per arrivare a questa nozione e a questo rispetto, serve molta profondità spirituale.

20 - Martedì
Profondità non vuol dire necessariamente intelligenza. Il cavaliere non è necessariamente un intellettuale. Egli è molto logico, molto coerente e molto forte. Non ha paura di tirare tutte le conseguenze delle sue idee, per sé e per la società, costi quel che costi.
Perciò il cavaliere ama la sublimità. Egli contempla tutte le cose nel loro aspetto più elevato. Perciò ama le cose serie, elevate, nobili e non quelle banali e senza importanza. Per esempio, di fronte al campanile di una chiesa egli vi cercherà il significato sublime; davanti ad un’armatura medievale cercherà i suoi aspetti più elevati. Il cavaliere è naturalmente volto all’adorazione.
21 - Mercoledì
Noi siamo membri della Chiesa militante. Lo spirito militante della Chiesa è intimamente unito alla condizione di guerriero, il quale raggiunge il suo apice nello spirito di crociata. Come possiamo definire questo spirito?
Il crociato aveva una nozione chiarissima del valore mistico e metafisico della crociata. Egli si lanciava con impeto nella lotta per la riconquista del Santo Sepolcro di Nostro Signore Gesù Cristo perché ne comprendeva tutto il suo significato.

(Senza revisione dell'autore)

Approfondimento su antidarwinismo, disegno intelligente e creazionismo

mondo


Fonte: http://www.radiospada.org/

Riprendiamo quest’intervista del dott. Fabio Vomiero, informatore scientifico nel campo della microbiologia, a Fabrizio Fratus. Inizialmente le domande erano rivolte solo a Fabrizio Fratus in quattro punti proposti da Fabio Vomiero, a seguire abbiamo messo le risposte non solo di Fratus ma anche quelle di Pennetta e Bertolini per riproporre il confronto originale e per completezza. [RS]

di Fratus/Pennetta/Bertolini

  1. La teoria dell’evoluzione non ha prove.
In realtà di prove ce ne sono parecchie, dai fenomeni di adattamento, spesso imperfetti, al dimorfismo sessuale (cervo, pavone), alla convergenza evolutiva, agli organi vestigiali, all’anatomia comparata con i casi di omologia, in cui per esempio la pinna di balena, il braccio di uomo, la zampa di cane, l’ala di uccello sono costituite dalle stesse ossa, alla biogeografia (marsupiali solo in Australia), agli interessanti stadi evolutivi nel campo dell’embriologia. Oltre naturalmente ai dati derivanti dalla paleontologia e dai recenti studi di genetica evolutiva. L’evoluzione pertanto è una teoria scientifica, ma è anche un fatto. Ricordo peraltro, per chi dubita dei fossili, che il processo di fossilizzazione è molto raro in natura (il processo normale è la decomposizione), per cui è ovvio che i fossili di cui disponiamo rappresenteranno soltanto un’infinitesima parte degli organismi effettivamente vissuti sulla Terra.
Risposta Pennetta: 
l’evoluzione degli attuali viventi da antenati comuni è l’ipotesi più ragionevole che possiamo fare, quella che non è invece soddisfacente è la spiegazione neo-darwiniana di come ciò sia avvenuto. Quindi riassumendo, evoluzione sì, neo-darwinismo no.
Risposta Fratus:
Lo studio della biogeografia cerca di ricostruire la storia delle specie e del popolamento del territorio in cui vivono; la disciplina fornisce molti esempi di “evoluzione” ma in realtà, poi, verificando, si tratta sempre e solamente di “microevoluzione” (esempio dei vermi: planaria alpina, planaria gonocephala e Polycelis cornuta – Junker e scherer, op. cit. 2007, p. 213). Per la logica evoluzionista sono esempi di evoluzione, in realtà non è così in quanto è solamente una variazione interna alla specie limitata da regole ben precise interne al codice genetico. Nulla dimostra evoluzione da una specie a un’altra se non un’interpretazione dettata da una specifica visione di idee. L’esperimento Lenski è una dimostrazione di quanto non esista niente al di fuori dell’informazione del codice genetico. Il susseguirsi di diverse specie nelle diverse epoche geologiche è una interpretazione dettata dalla visione dominante del momento, le stesse epoche geologiche sono una “convenzione” e non un fatto scientifico e Stenone potrebbe ancora dirci molto. Per gli organi vestigiali va detto che nessuno scienziato serio li cita in quanto hanno funzioni ben specifiche. Dai miei studi non risulta nessun aumento di complessità da una specie a un’altra in relazione al tempo; ciò comporta che il concetto di evoluzione delle specie è fuorviante.
Risposta Bertolini:
Organi vestigiali: L’idea di organi vestigiali ormai è un’argomento datato. Non esistono gli organi vestigiali come le più di 100 organi dell’uomo che ora sappiamo avere TUTTI una funzione. Nel 1999 è stato scoperto una funzione anche per l’ultimo organo considerato vestigiale nell’uomo.
Omologia: Molti esempi di omologia sono meglio spiegate dal punto di vista di un progetto intelligente. Inoltre, crescenti conoscenze delle fondamenti genetiche e molecolari della vita rivelano molti importanti eccezioni e contraddizioni alla teoria. Come risultato l’omologia, come prova dell’evoluzione, si può considerare confutata. Gli evoluzionisti hanno cercato di spiegare i molti esempi che sono eccezioni, definendo quelli che sono simili per discendenza da un antenato comune, omologia, mentre quelli che sono simili solo per funzione, sono chiamate analoghe. Gli arti anteriori dell’uomo, delle balene, degli uccelli e dei cavalli sarebbero omologhe, mentre le ali degli uccelli e degli insetti sarebbero analoghe. Però la struttura dello scheletro dell’ala di un uccello sarebbe omologa a quella di un pipistrello, per discendenza da un antenato rettilio comune, ma sarebbero contemporaneamente analoghe per la modifica di funzione per il volo (piume per gli uccelli e membrana della pelle per il pipistrello). Così quando una similitudine di disegno sostiene l’evoluzione diventa un’omologia e viene accettata come una prova dell’evoluzione, mentre quando non sostiene l’evoluzione le stesse similitudini diventano analoghe e cosi può ora sostenere l’evoluzione. L’esistenza di strutture analoghe viene spiegato con un’evoluzione convergente attraverso un’evoluzione indipendente di strutture simili grazie a pressione ambientali simili. Tuttavia, ancora una volta ci sono delle serie obiezioni alla proposta evoluzionista. L’embriologia ha dimostrato un importante problema per organi o strutture identiche o molto simili in differenti animali che non si sono sviluppate dalla stessa struttura o gruppo di cellule embrionali? Non è insolito trovare strutture fondamentali come il tratto digestivo (tubo digerente) che si forma da tessuti embrionici differenti in diversi animali. Per esempio negli squali questo si forma dal tetto della cavità digestiva embrionica. Nelle rane si forma dal tetto ed il fondo, invece in uccelli e rettili dalla parte inferiore del disco embrionico o il blastoderma. Anche il classico esempio del arte anteriore vertebrato (a cui si riferisce Darwin e che viene citato in centinaia di libri di testo come prova dell’evoluzione) ora si è dimostrato errato come esempio di omologia. Questo perché lo sviluppo degli arti anteriori in parti del corpo differenti in specie differenti, ma con struttura simile, non può essere spiegata dall’evoluzione. Gli arti anteriori di un tritone si sviluppano dai segmenti del torso da 2 a 5, in una lucertola da 6 a 9, e nell’uomo i segmenti si sviluppano da 13 a 18 (de Beer, S.G., Homology, An Unsolved Problem, Oxford University Press, London, p. 13, 1971). Il Dr. Michael Denton ha concluso che questa prova dimostra che gli arti anteriori non si sono sviluppati omologamente. Nuovamente la spiegazione più logica e coerente è quella di un progettista che nel suo disegno ha usato la stessa soluzione per diverse specie che devono tutte vivere nello stesso ambiente. La ruota della biciclette, della moto e della macchina condividono lo stesso ottimo disegno che è considerato il più efficace. Perché reinventare la ruota?
Biogeografia (marsupiali solo in Australia): Marsupiali vivono anche in Sud America (Allaby, M., Dromiciopsia; in: A Dictionary of Zoology, Oxford University Press, Oxford, 1999; encyclopedia.com.) e sembrerebbe che fossili di marsupiali sono stati trovati su ogni continente. I fossili di marsupiali del Tardo Cretaceo (supposto 85 – 65 milioni di anni fa) si trovano esclusivamente in Eurasia e Nord America.
Stadi evolutivi nel campo dell’embriologia: Questo sarebbe forse un riferimento agli Embrioni di Haeckel. Da decenni “La teoria della ricapitolazione è defunta”, Stephen J. Gould, Natural History, 89:144, Aprile 1980. “Questo è uno dei peggiori casi di frode scientifica”, M. Richardson, The Times (London), p. 14, 11 Agosto 1997.
L’evoluzione pertanto è una teoria scientifica, ma è anche un fatto: E’ un fatto per chi sceglie di credere nell’evoluzione come ideologia. Per chi invece arriva a conclusioni fondati sulla vera scienza e dati empirici deve concludere che l’evoluzione è solo in ipotesi, perché non rispetti nemmeno i criteri di una teoria scientifica: osservabile, testabile, ripetibile.
I fossili di cui disponiamo rappresenteranno soltanto un’infinitesima parte degli organismi effettivamente vissuti: Secondo Darwin: “…171Perché, se le specie sono discendenti da altre specie attraverso graduazioni impercettibilmente sottili, non vediamo ovunque innumerevoli forme di transizione?… Invece quello che vediamo sono delle specie ben distinte… 280Allora, perché ogni formazione geologica non è piena di anelli intermedi? La geologia sicuramente non rivela nessuna di tali catene organiche finemente graduate; questa, forse, è la più ovvia e grave obiezione che si possa sollevare contro la mia teoria.” “Sulle origini delle specie”, 1859, London:  John Murray, 1° edizione, pp. 171, 280. Dott. Colin Patterson, Senior Paleontologo, Museo Britanico di Storia Naturale: “Concordo pienamente con i Suoi commenti riguardo la mancanza di illustrazioni chiare di forme di transizione nel mio libro. Se fossi stato a conoscenza di una qualsiasi forma, fossile o vivente, li avrei sicuramente inclusi… Lo dico apertamente – non esiste alcun fossile per il quale uno possa difendere la posizione in maniera inattaccabile.” L.Sunderland, Darwin’s Enigma, Master Books, Arkansas, USA, pp. 101–102, 1998
  1. La teoria prevede un concetto di “finalità”, dal meno al più evoluto.
Nel fenomeno dell’evoluzione non c’è nessuna finalità o intenzionalità, non c’è un progresso verso la perfezione. C’è semplicemente una variabilità genetica naturale “casuale” e su questa variabilità interviene la selezione naturale “favorendo”, localmente, un vantaggioso successo riproduttivo degli individui che portano le traduzioni fenotipiche di mutazioni geniche favorevoli, più adatte all’ambiente. E’ generalmente un processo lento e progressivo (piccoli cambiamenti), anche se non sempre e non necessariamente.
Risposta Pennetta:
Jacques Monod ricorda nel suo “Il caso e la necessità” che nella scienza sperimentale vige il postulato di oggettività che afferma: “…il rifiuto sistematico a considerare la possibilità di pervenire ad una conoscenza vera mediante qualsiasi interpretazione dei fenomeni in termini di cause finali, cioè di progetto”. Si tratta di “rifiuto” di ipotizzare cause finali, mai di dimostrazione, quindi il finalismo potrebbe anche esserci ma la scienza semplicemente non se ne occupa. Affermare una mancanza di finalità nell’evoluzione è antiscientifico in quanto si compie l’errore di attribuire alla scienza la capacità di esprimersi sull’esistenza o meno di un finalismo.
Risposta Fratus:
Quanto posto nella domanda a mio avviso va in contrasto con la logica dei sostenitori di C. Darwin, proprio il concetto di “evoluzione” implica una finalità e cioè un miglioramento che nella logica neodarwinista è una maggiore complessità delle specie derivate da quelle precedenti. Nel testo “l’uccelosauro” vengono riportati esempi specifici di specie e della loro varietà nel contesto territoriale in cui vivono, demoliscono il concetto di evoluzione. Le specie hanno specifiche caratteristiche per il territorio in cui vivono e non è possibile una loro “evoluzione” da altre specie tramite selezione naturale. E’ dimostrato che in tutte le specie sono già presenti le informazioni genetiche per vivere in determinati territori, nel caso in cui la specie si trovasse in ambienti diversi si estinguerebbero.
Risposta Bertolini:
Perché molti evoluzionisti come Richard Dawkins sostengono che l’evoluzione ha solo l’apparenza del disegno: “la biologia è lo studio di cose complicate che hanno l’apparenza di essere state progettate per uno scopo.” Dawkins, R., The Blind Watchmaker, W.W. Norton & Company, New York, p. 1, 1986. L’evoluzionista non crede per niente nella totale casualità.

  1. La teoria di Darwin fu imposta per ragioni politiche, per giustificare il colonialismo.
Questo non è argomento scientifico, per cui ognuno può argomentare secondo il proprio background.
Risposta Pennetta:
Questo è un argomento storico e come tale va studiato, negare la possibilità di farlo significa negare che la Storia possa essere una disciplina con pari dignità di altre. Certamente i suoi metodi sono specifici, ma a pensarci bene anche l’evoluzione è una disciplina storica e ciascuno potrebbe interpretarla secondo il proprio background. La nascita del darwinismo sociale di H. Spencer prima del darwinismo scientifico è una prova più che certa del fatto che la teoria fu molto supportata per motivi politici.
Risposta Fratus
Quanto da me affermato è un fatto storico facilmente dimostrabile e fino a prova contraria la storia è una scienza sociale che applica metodologie specifiche per l’indagine e il suo studio.
Risposta Bertolini:
Non sono d’accordo che la teoria dell’evoluzione esista solo per motivi politici. La situazione è molto più complessa.

  1. Sostenere la teoria dell’evoluzione equivale a un atto di fede e quindi la teoria stessa è un’ideologia.
Abbiamo visto come l’evoluzione invece sia un fatto scientifico per cui risulta strano sentire dire “io credo” alla teoria dell’evoluzione, sarebbe come dire che in fisica uno dica “io credo” alla relatività, in genere non si “crede” alle teorie scientifiche, semmai si cerca di lavorare per confermarle e approfondirle oppure confutarle, quindi la scienza vera, se fatta bene, non è mai una fede e nemmeno un’ideologia.
Risposta Pennetta:
La teoria dell’evoluzione non è paragonabile alla teoria della relatività o simili in quanto si tratta di qualcosa che è avvenuto storicamente, come detto sopra è la spiegazione più ragionevole delle documentazioni fossili e di altre caratteristiche dei viventi. In poche parole è ragionevole ma bisogna pur crederci.
Ben diverso è il discorso per quanto riguarda la teoria darwiniana che basandosi sull’origine casuale dei nuovi caratteri (non dimostrabile per lo stesso postulato di oggettività) e scontrandosi contro un’altissima improbabilità statistica richiede, per essere accettata, proprio un atto di fede e quindi è assimilabile ad una religione atea che possiamo chiamare ideologia.
Risposta Fratus:
Come specificato sopra non esiste fatto scientifico tanto che come teoria non è falsificabile, diviene quindi automatico comprendere l’assunto per cui il neodarwinismo è un atto di fede da parte di coloro che credono la scienza come strumento per comprendere “ il tutto”. La verità è che la scienza è uno strumento con cui possiamo comprendere alcuni fatti, osservarli e studiarli ma su molti argomenti non può dare risposte e nel caso delle nostre origini come delle ragioni per cui viviamo ed esistiamo non ha spiegazioni. Credere in un qualcosa autogeneratosi (la vita) e autosviluppatosi (evoluzione della specie dal meno complesso al più complesso) senza avere prove riproducibili in laboratorio o osservabili in natura cosa sarebbe se non un atto di fede?
Risposta Bertolini:
Quando la scienza ha dimostrato l’impossibilità della abiogenesis (Pasteur, Hoyle, ecc) e una continua ad insistere che la vita è nata tramite la abiogenesi, allora non se lo può chiamare scienza, ma una fede cieca, cioè una religione: “L‘evoluzione viene promossa dai sui praticanti come una cosa che va oltre la mera scienza. L’evoluzione viene promulgata come un’ideologia, una religione secolare, un’alternative completa alla cristianità, con significato e moralità. Sono un convinto evoluzionisti e ex-cristiano, ma devo ammettere l’evoluzione è una religione. Questo era vero all’inizio e lo è ancora vero oggi.” Michael Ruse

  1. Il creazionismo (vedi libro di Antony Flew) è sostenibile a livello scientifico.
Io ho letto il libro, molto interessante peraltro, ma il problema del creazionismo è principalmente questo: non ci fa fare molti passi avanti. Nel libro, inoltre, l’argomento a mio avviso è trattato in modo naturalmente più filosofico che scientifico e i timidi tentativi di riferirsi a qualche approccio di tipo scientifico appaiono sostanzialmente insoddisfacenti. E poi, perché se ci sono cose che la scienza non riesce a spiegare (come ad esempio l’origine della vita), allora automaticamente quelle stesse cose debbono essere spiegate soltanto da un intervento Intelligente? Ricordiamoci che c’è sempre anche una terza via che è quella dell’ignoranza. La scienza molto spesso purtroppo è consapevolmente e dichiaratamente ignorante, nonostante le utopistiche aspettative della gente.
Risposta Pennetta:
Accolgo pienamente la terza via, quella dell’ignoranza: ancora non sappiamo come la vita sia comparsa e si sia evoluta.
Risposta Fratus:
Nel testo di M. Georgiev “Charles Darwin oltre le colonne d’Ercole” vi è un capitolo specifico dal titolo: il creazionismo sostenibile: i limiti della ragione.
Come anche sopra se la domanda d’origine della questione è errata la risposta dovrà stabilire questioni differenti. Antony Flew non era creazionista e non ha scritto un libro sul creazionismo. Il testo del più famoso ateo del ‘900 convertitosi al teismo nel 2004 è un libro in cui spiega perché la ragione prima e la scienza poi, lo conducono a concepire l’esistenza di Dio. Nulla ha a che fare con il creazionismo. I creazionisti sono scienziati (sempre in aumento) che credono nella Bibbia e nella Genesi. Tra di loro possiamo trovare genetisti come J. Sanford o biologi come W. Weitz, e J. Wells, Biochimici come J. Sarfati o fisici A Roth e via discorrendo.
Risposta Bertolini:
Non dimentichiamo i grandi scienziati creazionisti come Pascal, Newton, Linnaeus, Faraday, Joule, Mendel, Pasteur, ecc.
Quindi, in conclusione, si può dire che la teoria sintetica dell’evoluzione, che è la moderna e ovvia rivisitazione della teoria di Darwin, non è una teoria molto dettagliata, ma è invece una descrizione a grandi linee, uno scenario, uno strumento in cui noi inquadriamo tutta una serie di dati biologici. Non è né perfetta, né completamente soddisfacente, quindi è normale che ci sia un dibattito in corso, però nei suoi tratti fondamentali è una teoria che ancora funziona e Darwin oggi ne sarebbe certamente orgoglioso.

Conclusioni Pennetta:
La teoria neo-darwiniana è molto dettagliata nello spiegare fenomeni microevolutivi ma è del tutto incapace di spiegare la macroevoluzione. Si tratta di una teoria che, contrariamente a quanto creduto, è di nessuna utilità nella medicina e nello sviluppo di altre discipline. Non fornisce un quadro dei fenomeni biologici ma solo una narrazione degli stessi, una sorta di mitologia adatta ai nostri tempi. Sul fatto che Darwin sarebbe orgoglioso non possiamo esprimerci.

Conclusioni Fratus:
La teoria neo sintetica dell’evoluzione è un problema della scienza, non contribuisce a nulla se non a speculazioni ideologiche sulla nostra esistenza. Lo stesso già citato Georgiev fa notare come la vita dell’uomo non ha avuto nessun tipo di vantaggio dall’interpretazione darwiniana e ancora più specificatamente il medico Giovanni lo Presti, al suo 5° libro sull’argomento, ha dimostrato come nella medicina, usando le logiche darwiniste, si contribuirebbe a fare morire le persone. Nessuno può sostenere che lo studio della biologia evoluzionista ha contribuito a vantaggi in qualche campo della vita.

Conclusioni Bertolini:
Per ampliare la risposta di Fratus: “In realtà, negli ultimi 100 anni, quasi tutta la biologia si è avanzata indipendentemente dall’evoluzione, eccetto la biologia evolutiva stessa. La biologia molecolare, la biochimica, la fisiologia non hanno a fatti considerato l’evoluzione.”, Dr Marc Kirschner, presidente fondatore del Reparto dei Sistemi Biologici, Harvard Medical School, The Boston Globe, 23 Ottobre 2005. “…la maggior parte [dei biologi]conduce il suo lavoro tranquillamente senza fare particolare riferimento alle idee evolutive. L’evoluzione sembrerebbe l’indispensabile idea unificante, e nello stesso tempo un’idea perfettamente inutile.”, A. Wilkins, Introduzione (edizione sui processi evolutivi), BioEssays vol. 22 no.12, p. 1051, Dicembre 2000.

martedì 13 dicembre 2016

Video conferenza: La meraviglia cosmica

Rimini, 3/12/2016, presentazione del libro di Mauro Stenico: “La meraviglia cosmica” (organizzata dal Centro Studi Federici):


Video conferenza: La Massoneria

Bologna, 3/12/2016, conferenza di don Francesco Ricossa: “La Massoneria” (organizzata da “Virtute e Canoscenza”):


giovedì 8 dicembre 2016

8 dicembre: Buona Festa dell'Immacolata Concezione



Consacrazione da parte di S.M.C. Don Carlo III dei Regni di Spagna all'Immacolata Concezione.





L'8 dicembre. Festa dell'Immacolata Concezione, Patrona Maggiore delle Spagne, del Requeté e della Gioventù Carlista.




mercoledì 7 dicembre 2016

L'inizio della Katastrophe

Fonte: -La Prima Guerra Mondiale-


La Katastrophe ebbe inizio alla fine di maggio del 1903: mentre un generale prendeva il comando della guarnigione militare, alle ore 2 della notte, 5 gruppi di ...assassini giudiati dal "colonnello Apis" (Dragutin Dimitrijević) capo della congiura, penetrarono nei giardini del palazzo reale grazie a dei complici.
Entrati nel palazzo, furono spente le luci e nel buio, fuorno uccisi alla cieca alcuni servitori e dignitari di Corte fedeli al Re.
No avendo trovato la coppia reale nella loro stanza, i cospirati vagarono lungamente alla loro ricerca, fino a quando un dignitario minacciato di morte per rivelare nascondigli o passaggi segreti, parlò allo scadere dell'ultimatum.
Gli assassini tornarono nella stanza reale e trovarono la coppia reale nascosta in un vano dietro ad uno specchio. La Regina fu uccisa immediatamente da una salva di proiettili, il Re oppose resistenza.
Le fonti dell'epoca più favorevoli, scrisero che si aggrappava alla balaustra del balcone ancora in vita, quando un ufficiale congiurato gli tagliò le dita delle mani a colpi di sciabola. Le fonti più sfavorevoli, scrissero che i corpi furono fatti a pezzi e gettati dal balcone, forse per rassicurare i congiurati, che il delitto era stato commesso.
Il colonnello Apis rivase ferito da tre colpi di pistola, probabilmente da fuoco amico durante le sparatorie al buio, ma si ristabilì rapidamente grazie alla sua "forte tempra".
Particolarmente impressionata fu l'opinione pubblica britannica, già allarmata da alcuni viaggiatori inglesi che avevano narrato di usi "barbari e feroci" in Serbia. Tutti i giornali intitolarono la notizia con "brutal murder", una fonte scrisse "episodio di barbarie degno delle cronache medievali".
Il Governo britannico ruppe le relazioni dipolomatiche con la Serbia e non riconobbe il successivo monarca, per diversi anni.
Eliminato il Re Alessandro Obrenovič, pacifista ed alleato dell'Impero asburgico, salì al trono Pietro Karađorđević, bellicoso e fedele alleato delle fazioni panlaviste più estremiste alla Corte degli Zar.
Ebbero inizio gli 11 anni di terrorismo internazionale, la fondazione dei "komitagi" serbi, ossia le bande di milizie irregolari, le guerre balcaniche ed infine, l'omicidio di Sarajevo.

lunedì 5 dicembre 2016

MILANO E DINTORNI

Fonte: Regno Lombardo Veneto / Königreich Lombardo Venetien


MILANO, in quanto città chiave dell'intero Regno Lombardo-Veneto, era ricca di luoghi e infrastrutture strategiche (a dispetto dell'estensione allora incredibilmente inferiore rispetto a quella attuale).

ALL'INGRESSO DELLA CITTÀ
"Ogni forestiero arrivando alle porte della città deve consegnare il proprio passaporto pel quale gli viene rilasciata una ricevuta coll'ingiunzione di presentarsi entro 24 ore alla Direzione Generale di Polizia (Contrada Santa Margherita). Nei convogli delle Strade Ferrate un ufficiale di Polizia è incaricato di ritirare i passaporti e rimettere la ricevuta. Se il forestiere intende trattenersi a Milano più di tre giorni necessita che ne ottenga la carta di soggiorno per la quale si paga una tassa di 6 lire austriache."
ALBERGHI:
-Albergo Delle Ville: Corso Francesco (oggi Corso Vittorio Emanuele).
-Albergo Reale: Situato in Contrada dei Tre Re (poi Tre Alberghi), dove fino agli anni '30 del 1900 vi era il quartiere del Bottonuto (in zona dell'attuale Piazza Diaz).
-Albergo Reichmann: Corso di Porta Romana.
-Albergo Della Gran Bretagna: Corsia della Palla (forse l'attuale Via della Palla, in zona Piazza Missori).
TRATTORIE
Canetta: Contrada San Giuseppe, vicino al Teatro Alla Scala.
Il Rebecchino: Situato nell'ormai scomparso Rione del Rebecchino, nei perimetri di Piazza Duomo.
La Cervetta: Idem
L'Aquila: Contrada Santa Margherita (probabilmente l'attuale Via Santa Margherita).
Il Popolo: Situato in Vicolo del Popolo (vicino alla Pescheria Vecchia, zona di Piazza Mercanti).
Il Gallo: Piazza dei Mercanti.
CAFÈ PRINCIPALI
Cova: Contrada San Giuseppe, vicino al Teatro Alla Scala
L'Europa: Corso Francesco (oggi Corso Vittorio Emanuele).
San Carlo: Idem
Martini: Idem
L'Accademia: Contrada Santa Margherita (probabilmente l'attuale Via Santa Margherita)
Biffi: Situato a fianco del Duomo di Milano.
EDIFICI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
-I.R Palazzo di Corte: Più noto oggi come Palazzo Reale.
-I.R Villa: Si intende Villa Belgioioso, già residenza di Radetzky.
-Palazzo Marino: Era allora la sede degli uffici e dei magazzini della I.R. Dogana e della Cassa centrale.
-Palazzo di Governo: Attuale Palazzo Diotti, in Corso Monforte.
-Palazzo dell'Arcivescovato: Situato presso il Duomo di Milano.
-Palazzo della Contabilità: Allora situato nei pressi del Ponte di Sant'Andrea (ormai sparito e collocabile nell'omonima via).
-Palazzo del Monte del Regno Lombardo-Veneto: Probabilmente il più noto Monte di Santa Teresa, via Montenapoleone.
-Palazzo del Comando militare: Situato in Via Brera, si affacciava sull'orto botanico tutt'ora presente.
-Casa di Correzione: Luogo in cui i carcerati venivano impiegati per lavori manuali situata nell'attuale zona di Porta Nuova.
-Zecca:Idem
-Palazzo dei tribunali:Situato in Contrada de' Clerici .
-Posta delle lettere:Non solo sede degli uffici postali, ma anche degli uffici delle Diligenze del Governo, era situato in Contrada dei Rastrelli nelle immediate vicinanze del Duomo di Milano.
CASERME
-Caserma del Castello: L'attuale Castello Sforzesco.
-Caserma San Francesco: Situata nelle vicinanze della Basilica di Sant'Ambrogio.
STABILIMENTI DI BENEFICENZA
-Palazzo di Brera: Quella che oggi è nota col nome di Pinacoteca di Brera ospitava allora decine di istituzioni relative alle belle arti, alla letteratura e alle scienze .
-Biblioteca Ambrosiana: Luogo di reputazione europea nato con la donazione della biblioteca personale di Federigo Borromeo. All'epoca si contavano già 120.000 libri stampati.
-Museo civico: Fondato nel 1838, oggi è noto come Museo Civico di Storia Naturale.
-Conservatorio di Musica: Situato nell'omonima via, si tratta dell'attuale Conservatorio G. Verdi.
-Scuola di Veterinaria: Istituzione di epoca napoleonica contava una parte di posti gratuiti e una parte a pagamento.
-Scuola dei sordo-muti: Istituzione che accoglieva un massimo di 30 maschi e 30 femmine affetti da tale disabilità provando a specializzarli in un mestiere adatto alla loro condizione.
OSPEDALI (OSPITALI)
-Ospedale Maggiore: Con un reddito di 60 milioni di lire austriache e con un massimo di 2600 posti letto, l'Ospedale Maggiore di Milano era uno dei più ricchi d'Europa.
-Ospedale Militare:Situato vicino alla Basilica di Sant'Ambrogio.
-Ospedale Fate Bene Fratelli:Struttura prettamente maschile era posto lungo il naviglio di Porta Nuova e contava 90 posti letto.
-Ospedale Fate Bene Sorelle:Struttura prettamente femminile era posta in Contrada Sant'Angelo.
OSPIZI
-Ospizio degli orfani: Capace di accogliere 270 orfani, offriva loro una istruzione elementare e una formazione per un mestiere scelto dagli stessi orfani.
-Ospizio delle orfane: Ospitava orfane offrendo loro una piccola dote per quando avessero raggiunto l'età per sposarsi.
-Ospizio dei Trivulzi: Struttura mista, ospitava tutte le persone bisognose con più di 70 anni. A Milano è noto anche con il nome di “Baggina”.
-Lazzaretto: Posto appena fuori Porta Orientale (oggi Porta Venezia), ospitava 290 famiglie artigiane.
-Gli Asili d'infanzia: Introdotti nel 1836, se ne contavano già diversi dopo pochi anni.
-Pia Istituzione di Patronato: Fondato nel 1845 e ingrandito nel 1854, ospitava i liberati dal carcere offrendo loro lavoro.
-Pio Istituto di Soccorso: Struttura che offriva a un costo di 20 lire austriache (una tantum) e 12 lire ogni anno una rendita alle vedove e ai figli di medici e chirurghi infortunati o deceduti.
-Pio Istituto Tipografico: Permetteva una rendita ai disoccupati e ai malati cronici.
-Pio Istituto Filarmonico: Provvedeva a sostentare con una pensione i malati indigenti degli ascritti all'Istituto nonché alle vedove e ai figli di questi, a cui l'Istituto provvedeva a fornire loro una istruzione basilare.
-Pio Istituto dei ciechi: Istituto per i nati e residenti a Milano, fondato nel 1840 con classi miste istruiva i bambini non vedenti tra i 7 e i 15 anni di età a leggere, scrivere, far di conto e a suonare uno strumento.
-Luoghi Pii Elemosinieri: Struttura che riuniva i 39 luoghi omonimi precedentemente sparsi per la città, offriva diversi servizi di assistenza facendo conto su risorse pari a 50 milioni di lire austriache.
TEATRI
-I.R Teatro Alla Scala
-I.R Teatro della Canobbiana: A fianco dell'Albergo Reichmann, progettato da Piermarini. Descritto come un Teatro Alla Scala in scala minore.
-Teatro Re: Piccola, ma elegante, struttura posta in una contrada ormai sparita posto in prossimità dell'attuale Via Silvio Pellico. Adatto sia per l'opera che per la commedia.
-Teatro Carcano: Tutt'ora presente, è posto in Corso di Porta Romana
-Teatro di San Radegonda: Idoneo per opere e commedie, era posto in prossimità del Duomo, fondato dall'Imperatore Giuseppe II.
-Teatro Filo-Drammatico: Progettato da Piermarini e Pollack è tutt'ora esistente (nonostante la facciata non sia quella originale). Posto nell'omonima via. Teatro a ingresso gratuito in cui si esercitavano gli attori dilettanti.
-Teatro Lentasio:Posto in Corso di Porta Romana
-Teatro Filando: Teatro di fantocci posto in Contrada San Martino
-L'anfiteatro dell'Arena: L'attuale Arena Civica intitolata oggi a Gianni Brera
-Bagno di Diana: Prima piscina pubblica (di lusso) in Italia, fondato nel 1842 appena fuori Porta Orientale (oggi Porta Venezia).
TRASPORTI CITTADINI:
-Flacres: Carrozza a due cavalli. Singola corsa 1.77 lire austriache.
-Broughams: Carrozza a un solo cavallo equiparabile a un moderno taxi. Singola corsa 1 lira austriaca.
-Omnibus:Carrozza trainata da più cavalli equiparabile a un moderno bus urbano. Tariffa fissa per qualsiasi durata e percorrenza di 30 centesimi di lira austriaca.
“Milano contiene tutto ciò che può contribuire agli agi della vita, e quanto può favorire l'istruzione, incoraggiare le lettere, le scienze e le arti. Il suo clima è ordinariamente sano, benché alquanto umido: la temperatura media è di 10 gradi del termometro di Réaumur (circa 12 gradi Celsius).”
PROSSIMA CITTÀ : Pavia (e dintorni)

La statua di Francesco Giuseppe nel salone delle Poste centrali triestine




Il salone delle Poste centrali triestine, dove, sulla balconata del primo piano,c'era la statua di Francesco Giuseppe.
Nel 1898, per celebrare il cinquantenario del regno dell'imperatore Francesco Giuseppe I, la luogotenenza propose di erigere una statua in onore del sovrano.
Venne così realizzata una statua alta ben due metri e quaranta, in pregiato marmo di Laas (Lasa in italiano), proveniente dalle cave della Val Venosta, ad opera dello scultore Johannes Benk (27.07.1844 - 12.03.1914 Vienna).
La statua venne distrutta dai tricoloruti negli ultimi mesi del 1918,assieme a molti dei busti e ritratti imperiali, le aquile bicipiti e altri segni della civile mitteleuropa,presenti in città.


Fonte: Vota Franz Josef

domenica 4 dicembre 2016

PAVIA E DINTORNI



Per arrivare a Pavia partendo da Milano si consigliava di uscire da Porta Ticinese (al tempo praticamente il confine esterno della città) per i...ncamminarsi lungo la strada, tutt'ora esistente, che costeggiava il Naviglio Pavese. Dopo 15 miglia di viaggio si raggiungeva il centro abitato di Binasco (all'epoca abitato da appena 1500 persone) che nulla aveva di rimarchevole tranne il Castello Visconteo tutt'ora presente. Abbandonato Binasco e proseguendo lungo la via del Naviglio Pavese si giungeva alla Torre del Mangano e alla famosa Certosa di Pavia, complesso monumentale di epoca viscontea adibito per secoli a monastero.
Proseguendo per altre 5 miglia si giungeva a Pavia, capoluogo dell'omonima provincia.
Pavia all'epoca contava appena 25 mila abitanti, ma le modeste dimensioni non la rendevano comunque una località poco interessante e funzionale.
Nella città vi erano due albergi chiamati La Lombardia e La Croce Bianca e come luoghi indicati ai turisti vi erano le diverse chiese come quella in stile gotica di Santa Maria del Carmine o quella di Canepanova.
Tra le istituzioni del governo presenti a Pavia vi erano il Tribunale di prima istanza, la Camera di Commercio e l'Intendenza della Guardia di Finanza.
Come strutture per la cittadinanza si poteva contare sulla Scuola comunale di Disegno posta nello stesso luogo della Pinacoteca Malaspina la quale tuttavia non si trovava nel Castello Visconteo della città, come ai giorni nostri, bensì nell'omonimo Palazzo Malaspina.
Vi si trovavano poi importanti collegi come quello Borromeo e quello Ghisleri, di gestione statale, tre teatri, due ospizi per gli orfani, una Casa d'Industria per assistenza ai malati, un Monte di Pietà, diversi asili di infanzia e rifugi per le figlie “derelitte” e “pentite”.
Nonostante tutte queste istituzioni di servizio sociale uno degli edifici che può di tutti a Pavia è degno di nota è l'Università (già presentata nelle notificazioni del governo come il "centro di istruzione nazionale" della Lombardia Austriaca).
La fondazione dell'Università secondo alcuni è da attribuire a Carlo Magno, tuttavia è riportata una fondazione non anteriore alla metà del 1300. L'Università era, come già ricordato, uno dei centri della massima istruzione lombarda. Frequentata da circa un migliaio di studenti, la sua storia si intreccia profondamente con lo spirito riformatore e illuminista della Lombardia austriaca di tardo Settecento. I lavori di ammodernamento e estensione delle aule sono legati alle politiche di Maria Teresa d'Austria e di Giuseppe II il quale coerentemente con la sua politica di statalizzazione di molti enti religiosi soppresse diverse strutture clericali in zona per ampliare la struttura universitaria commissionando i lavori al milanese Piermarini e al viennese Pollack. A loro si deve la facciata dell'Università nonché il Cortile Volta. Da non dimenticare, inoltre, la realizzazione delle aule Volta e Scarpa le quali fecero rivivere l'intero polo universitario e che testimoniano la presenza come professori universitari del fisico comasco Alessandro Volta e di Antonio Scarpa, figura di spicco degli studi di anatomia che si era proposto di fare proprio di Pavia il polo cardine di tutta Europa nella sua disciplina.

PROSSIMA CITTA': Como (e dintorni)

martedì 29 novembre 2016

La perfidia massonica contro il Presepe



-di Davide Consonni- Fonte: http://www.radiospada.org/

Il 16 novembre, il Grande Oriente di Francia (GOdF), obbedienza massonica pubblicamente più anticattolica d’Europa, ha avuto l’ardire di contestare ferocemente il Consiglio di Stato francese (incarnazione della sulfurea tirannide giacobina) reo di aver autorizzato la presenza di Presepi in luoghi pubblici. Si badi bene che i consiglieri della più alta corte amministrativa di Francia han fornito delle motivazioni, a favore dell’autorizzazione, da far impallidire gli autori di letteratura distopica, da Bradbury, passando per Huxley e Orwell, fino ad approdare al mondialista Wells. Il Consiglio di Stato ha letteralmente motivato quanto segue: A causa della molteplicità dei significati attribuiti al presepe, i quali hanno un carattere religioso, ma anche carattere di decorazioni secolari installati per la celebrazione di fine anno , il Consiglio di Stato ritiene che la loro installazione temporanea su iniziativa di un’istituzione pubblica, in un luogo pubblico , è legale se ha carattere culturale, artistico o festivo, ma è illegale se esprime il riconoscimento di un culto o di preferenza religiosa. Agghiacciante ma per la perfida setta non è sufficiente. Per il Grande Oriente di Francia, questa decisione del Consiglio di Stato: mina il principio costituzionale di laicità in tutte le sue componenti: la neutralità degli enti pubblici nei confronti delle religioni, la libertà di coscienza e pari diritti dei cittadini di fronte alla legge. […] Questa decisione conduce ad evitare l’applicazione della legge del 1905, in particolare gli articoli 2 e 28. Consentendo una maggiore interferenza della religione nella sfera pubblica, questa decisione contribuisce a confessionalizzare la società, questo denunciamo in contrasto con la libertà di coscienza. Riconoscendo il primato delle presunte tradizioni cristiane della Francia sulla legge repubblicana, mina il principio di uguaglianza, come definito dall’articolo 1 ° della Costituzione ( “senza distinzione di origine, razza o la religione “) e porta in sé i germi di attestazioni d’identità pericolosi per la coesione nazionale. Il Grande Oriente di Francia condanna fermamente l’ambiguità semantica incoraggiata dalla decisione, vale a dire la trasformazione di un evento di culto oggettivamente in evento di festa culturale”.
La perfidia guidaico massonica s’incarna perfettamente nell’accozzaglia di bile velenosa vomitata in quest’occasione. Contro la Sacra Famiglia si scaglia da secoli la potenza infernale delle logge di mezzo mondo, nel 2017 cadrà il tricentenario della fondazione della perfida setta, 300 penosissimi anni di lotta contro la Santa Eucarestia. Dal Vaticano, invece e oramai, son troppi i decenni da cui l’Apostolica Voce non si scaglia contro queste nefandezze tutte moderne che ammorbano e scandalizzano quel che rimane della societas christiana.
 

lunedì 28 novembre 2016

Il fiumano Sigismondo Benigni



Sigismondo Benigni, fiumano nato il 15 gennaio 1855, morto a Graz il 13 ottobre 1922

Cavaiere di Muldemberg con il titolo di "Graf", promosso tenente nel 1873 dopo aver frequentato l'accademia militare tecnica, fece parte del "Genio".

Ebbe una encomiabile carriera militare terminata con il congedo nel 1911, con il grado di Feldmarschall-Leutnant; aveva fatto parte dello Stato Maggiore....

Richiamto in servizio all'età di 60 anni nel gennaio del 1915, comandò la "Brigata Benigni" ed il "Corpo Benigni" in Galizia, del quale faceva parte anche il 97 esimo Reggimento KuK.

Per i brillanti risultati conseguiti fu più volte decorato e promosso a Feldzeugmeister, dal luglio del 1918 fu comandante militare di Cracovia. I suoi discendenti vivono ancora a Graz ed in altre parti dell'Austria.



domenica 27 novembre 2016

Conferenza: Sulla deserta coltrice accanto a lui posò: il neoghibellinismo di Napoleone Bonaparte




Registrazione  della  411° conferenza di formazione militante
a cura della Comunità Antagonista Padana
dell’Università Cattolica del Sacro Cuore:
parla Mattia Spaggiari, introdotto da Piergiorgio Seveso,
La conferenza è stata tenuta il 4 novembre 2016
Buon Ascolto!


giovedì 24 novembre 2016

Pola: primo intervento cardiochirurgico



Fonte: Vota Franz Josef



"Il muratore di San Giorgio di Nogaro Luigi Cazetti di 46 anni, si è procurato una profonda ferita toracica con un coltello da tasca, in stato di ubriachezza. Trasportato all'ospedale, è stato operato d'urgenza perché il cuore era seriamente danneggiato.
L'operazione ha impegnato il dr. Craglietto assistito dai dr. Franzoni e Burnaba che hanno chiuso la ferita con sei punti. L'intervento sembra essere riuscito poiché il paziente è stato... dichiarato fuori pericolo.
Questo è il primo intervento cardio chirurgico effettuato a Pola, altri due sono già stati eseguiti a Trieste, nell'ultimo era stato operato un ladro che appena dimesso, era stato nuovamente arrestato dalla polizia perchè sorpreso a rubare."
Naturalmente, non c'erano tiket e la sanità era gratuita anche per gli immigrati stagionali.

lunedì 21 novembre 2016

100° anniversario della scomparsa dell'Imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria




Il 21 novembre 1916 moriva Francesco Giuseppe I d'Austria, Imperatore d'Austria, Re Apostolico d'Ungheria, Re di Boemia, Re del Regno Lombardo-Veneto, Re di Dalmazia, Croazia e Slavonia,
Re di Galizia e Lodomiria, Arciduca d'Austria, Gran Principe di Transilvania, Conte di Gorizia e di Gradisca, Signore di Trieste, Duca di Salisburgo, Principe di Trento e Bressanone.

Nato nel Castello di Schönbrunn (Vienna) il 18 agosto 1830, figlio maggiore dell'Arciduca Francesco Carlo d'Asburgo-Lorena (figlio minore dell'Imperatore Francesco I d'Austria), e di sua moglie Sofia di Wittelsbach, Principessa di Baviera, si spense nello stesso luogo 86 anni dopo. Regnò per 68 anni, durante i quali venne messo duramente alla prova dalle avversità politiche di un Europa sovvertita dalla Rivoluzione e da drammi famigliari.





Redazione A.L.T.A.

sabato 19 novembre 2016

NON DIMENTICHERÒ MAI QUELLA SCENA!



Il 21 novembre 1916 moriva Francesco Giuseppe,
imperatore dell'Austria-Ungheria.
Qualche settimana dopo, l'istitutrice tedesca portò al cinema il piccolo Plinio
– che allora aveva otto anni di età –
a vedere il documentario sui solenni funerali a Vienna.
Ecco alcuni suoi commenti.

La mia istitutrice proveniva dalla nobiltà tedesca e conosceva, quindi, alla perfezione il protocollo della Casa d'Austria. Ricordo che, a sottovoce e in tedesco, mi spiegava passo per passo lo svolgersi della cerimonia. Io rimanevo estasiato, tale era la mia ammirazione per l'Austria.
Ricordo Carlo, il nuovo imperatore, mentre camminava molto serio. Al suo fianco, con un atteggiamento ieratico, degnissimo, l'imperatrice Zita, che era molto bella. Il lutto era imponente e Lei coperta di nero dalla testa ai piedi. In mezzo si vedeva un piccolo bambino, tenuto per mano. Aveva lunghi capelli biondi e ricci, molto ben pettinati. Domandai alla mia istitutrice: Chi è lui? Mi rispose: È l'arciduca Otto, erede al trono d'Austria.

Non dimenticherò mai quella scena! Rimasi elettrizzato di ammirazione per l'arciduca Otto. Egli è rimasto nella mia memoria come un principe da favola, un bambino che concentrava in se stesso tutto il passato della Casa d'Austria, tutte le tradizioni e tutte le speranze. L'imperatore e l'imperatrice erano attorniati da personaggi che mi sembravano, anche loro, usciti da una favola: era la nobiltà imperiale!
Tutto era accompagnato da un cerimoniale militare, ma molto diverso da quello tedesco, più prossimo al Medioevo. La maniera in cui i militari sfilavano e, di tanto in tanto, si salutavano e stavano sugli attenti gli uni verso gli altri, illustrava un misto di dignità ieratica, di vivacità giovanile e di senso storico, come se provenissero da altri tempi.
Ebbi l'impressione che si fossero unite in un insieme - una tradizione secolare, una forza militare ed una eleganza da passo di danza - per ispirargli ogni mossa ed atteggiamento, in un alto rispetto di se stessi e nella consapevolezza di possedere una missione speciale al cospetto di Dio.
Intanto, quello che ammirai in quel corteo fu, soprattutto, la maestà, contenendo in sé l'alleanza fra la nota aristocratica e monarchica, la nota sacrale e cattolica, nonché la nota militare. Tre aspetti che coesistevano magnificamente e che mi lasciavano incantato.



Plinio Corrêa de Oliveira

Fonte: http://www.pliniocorreadeoliveira.it/

giovedì 17 novembre 2016

Il Codice Penale Carlista e il crimine di Lesa Patria .



No, non è una legge della tirannide nazionalista che tutto agglomera e tutto distrugge, cancellando identità e tradizione, ma una saggia legge emanata da S.M.C. Carlo VII di Spagna nel 1875:

ART. 135. La temptativa per destruir la independència o integritat de l’Estat serà castigada amb la pena de mort.

ART. 137. L’espanyol que prengués les armes contra la seva pàtria sota banderes enemigues serà castigat amb la pena de cadena temporal en el seu grau màxim a la de mort.


ART. 138. S’imposarà també la pena de cadena temporal en el seu grau màxim a la de mort:
1r A que facilités a l’enemic l’entrada al Regne, el progrés de les seves armes o la presa d’una plaça, lloc militar, vaixell de l’Estat o magatzems de boca o guerra del mateix. (…)


Codi Penal de Don Carlos VII, per la Gràcia de Déu Rei d’Espanya. Impremta Reial de Tolosa, 1875. Secretaria d’Estat i Despatx de Gràcia i Justícia de SMC.

Fonte: https://somatemps.me/


Di Redazione A.L.T.A.

lunedì 14 novembre 2016

Francesco Giuseppe I d'Austria ed il rispetto per le lingue locali




Franz pretendeva che i suoi sudditi sloveni di Gorizia gli parlassero nella propria lingua madre durante una visita nel Litorale. Ricordiamo che da bambino frequentò Gorizia, in visita al suo precettore e che viveva nella sua casa di Sempeter pri Gorici.
Da altre fonti sappiamo che usava questo metodo anche con i dignitari sloveni, indizio che comprendeva anche i termini più difficili. Faceva lo stesso con i croati, mentre con i ceki sapeva anche conversare.
Che provino ora i goriziani, a parlare in sloveno a Mattarella ed alla Serracchiani.


Fonte: Vota Franz Josef