giovedì 16 agosto 2012

La Monarchia Sacra Parte terza : La Monarchia Sacra e la Teologia: Il tocco reale e il rito di consacrazione

Sant'Ambrogio converte Teodosio il Grande , tela di Pierre Subleyras, 1745. il Grande



Gli autori che trattano del rito taumaturgico dei Re sottolineano spesso la sua connessione colla cerimonia dell’Unzione.
«Confesso che assistere il Re equivale [per un chierico] compiere una cosa santa; perché il re è santo; egli è l’Unto del Signore; non invano ha ricevuto il sacramento dell’unzione», affermava con forza Stefano di Blois riferendosi ad Enrico I I d’Inghilterra.
«Il Re inoltre non solo è tenuto al culto divino come uomo e come signore, ma anche come Re, perché i Re sono unti con olio consacrato, come risulta chiaro nel caso dei Re del popolo d’Israele, che venivano unti con olio santo dalle mani dei Profeti. Perciò erano anche detti Unti del Signore, per eccellenza di virtù e di grazia in unione con Dio, delle quali dovevano essere dotati. Per quest’unzione essi ottenevano un certo ossequio e un certo conferimento d’onore», insegna a sua volta San Tommaso. E si potrebbero citare altri esempi.
Il Dottore Angelico con l’espressione «per quest’unzione essi ottenevano un certo ossequio e un certo conferimento d’onore», indica con chiarezza che non è l’Unzione che costituisce il sovrano. Il monarca riceve, infatti, la sua autorità direttamente da Dio. Tale potestà preesiste all’unzione.
Il potere temporale si fonda sulla legge e l’ordine di natura, il cui autore è Dio.
L’ordine soprannaturale, disciplinato in terra dall’autorità ecclesiastica, presuppone l’ordine naturale, lo perfeziona anche, ma non lo costituisce. Dio avrebbe potuto elevare il potere temporale dello Stato dall’ordine naturale a quello soprannaturale, come è avvenuto per il matrimonio, ma non l’ha fatto.
Il Sacramento del Matrimonio (ordine soprannaturale) infatti presuppone il contratto (ordine naturale). Nel momento in cui in una monarchia ereditaria il titolare della sovranità muore, subentra il successore che, se, da un lato, riceve mediatamente e accidentalmente il potere per il fatto di appartenere a quella famiglia, dall’altro, in sé e per sé, l’ottiene formalmente, direttamente e immediatamente da Dio, senza doverlo a nessun altri che a Dio.
L’unzione in questo senso profondo conferisce al sovrano solo “un certo ossequio e un certo conferimento d’onore”.
In un’aristocrazia, in una democrazia, in una monarchia elettiva avviene la medesima cosa. Così il Papa, eletto dal Conclave, il Collegio che raccoglie l’aristocrazia della Chiesa, i Cardinali, una volta eletto non risponde ad altri che a Dio. Mediatamente e accidentalmente il Pontefice Romano (nella monarchia elettiva che regge la Chiesa cattolica) è designato dal Conclave, avendo tale organo collettivo un effettivo potere di ‘designazione’ del candidato al Papato, ma formalmente, direttamente e immediatamente l’autorità proviene al Papa da Dio. L’autorità del Conclave è limitata alla scelta del candidato al Sommo Pontificato.
Prima del diffondersi della consuetudine della consacrazione degli Imperatori e dei Re, v’erano certamente legittimi Re ed Imperatori cristiani, ben consci della propria autorità e dell’origine divina di essa.
Teodosio il Grande (379-395) che emanò l’Editto di Tessalonica (380 d.C.) con cui inizia la vicenda dell’Impero Cristiano, non venne mai unto o consacrato.
Pure il pio monarca era ben consapevole della sacertà del suo mandato e della origine divina della potestà che esercitava, come attesta la sua politica a favore della religione rivelata.
Si comprende come, ben presto, sulla scorta dell’esempio biblico, sia andata diffondendosi la prassi di ungere e consacrare i sovrani con un’apposita cerimonia. Essa va riguardata sotto un duplice aspetto: a) da un punto di vista sacramentale; b) da un punto di vista dottrinale.