mercoledì 5 giugno 2013

Ancora sulla successione nella Casa Reale di Borbone-Due Sicilie.




In risposta a coloro che ancora insistono sulla questione di successione legittima nella Real Casa di Borbone-Due Sicilie dalla quale , oltre al titolo di Capo della Real Casa delle Due Sicilie, con carica di Gran Maestro dell'Ordine Costantiniano, deriva il diritto di pretesa sul Trono del Regno delle Due Sicilie (sotto occupazione da 153 anni).
A questo proposito riporto dal sito del S.M.O.C. di S.G. (www.ordinecostantiniano.it) alcune notizie storiche e alcuni chiarimenti in merito alla nota vicenda con il "cosidetto" ramo spagnolo:

"Il Capo della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie, come spiegato nella voce dedicata al governo dell'Ordine Costantiniano, è anche il titolare del Gran Magistero dell'Ordine stesso.
Morto senza eredi nel 1894 Francesco II, l'ultimo Re delle Due Sicilie, la carica di Capo della Real Casa - e quindi di Gran Maestro dell'Ordine Costantiniano, e degli altri ordini dinastici - passò prima a suo fratello Alfonso, Conte di Caserta (1894-1934), quindi al figlio di questi Ferdinando Pio (1934-1960); essendo però anch'egli senza eredi maschi, la carica passò a suo fratello Ranieri (1960-1966), quindi a suo figlio Ferdinando, Duca di Castro, attuale Capo della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie e Gran Maestro del Sacro Militare Ordine Costantiniano.
Da qualche tempo è però sorta una questione - in realtà si tratta di una falsa e inesistente questione, come ora dimostreremo tanto semplicemente quanto incofutabilmente - fra il ramo dei Borbone legittimamente titolare del Gran Magistero dell'Ordine - vale a dire appunto il ramo dei Borbone delle Due Sicilie - e un Principe della Casa Reale di Spagna, che vanterebbe non meglio precisate pretese sulla titolarità della Casa di Borbone delle Due Sicilie, e quindi sull'Ordine Costantiniano. La questione, come detto, è in realtà ormai pacificamente risolta: siccome però la tendenziosa propaganda portata avanti da tale principe potrebbe confondere le idee dei non esperti in materia e trarre in inganno, scendiamo velocemente nel particolare allo scopo di fornire chiara ed inequivocabile spiegazione della verità dei fatti.


 I TERMINI DELLA QUESTIONE E L'ATTO DI CANNES

Come detto, non esistendo dubbi sulla titolarità della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie riguardo il Gran Magistero del Sacro Militare Ordine Costantiniano, la situazione è assolutamente piana e chiara fino all'anno 1960. Infatti, essendo morto nel 1894 senza eredi maschi l'ultimo Re delle Due Sicilie, Francesco II, il titolo di Capo della Real Casa - e quindi di Gran Maestro dell'Ordine - passò sicuramente a suo fratello Alfonso, conte di Caserta (1841-1938).Alfonso ebbe dodici figli. Il suo primogenito, Ferdinando Pio, dal 1934 all'anno della morte, 1960, fu a tutti gli effetti Capo della Real Casa e Gran Maestro dell'Ordine. Ebbe cinque figli, di cui solo un maschio che morì ragazzo nel 1914. A tal punto, la titolarità della Real Casa e dell'Ordine sarebbe dovuta passare naturalmente al secondo figlio di Alfonso, Carlo Maria (1870-1949). Ma così non fu, e legittimamente.E qui nasce la questione, di facile risoluzione, sia storicamente che giuridicamente. Accadde infatti qualcosa di fondamentale importanza che spiega tutta la vicenda.Come è noto, nel 1861 i Borbone delle Due Sicilie persero il Regno. Al contrario, il ramo spagnolo dei Borbone aveva rafforzato la Corona di Spagna con Alfonso XII assicurando poi la successione con la nascita postuma di Alfonso XIII il 17 maggio 1886. Il Conte di Caserta (fratello di Francesco II e suo erede, come abbiamo visto), ritiratosi a Cannes e desideroso di ristabilire i rapporti con la Casa Reale di Spagna, chiese che i propri figli Ferdinando Pio e Carlo venissero educati a Madrid ed entrassero a far parte del corpo degli ufficiali dell'esercito spagnolo. In tale contesto si accordò il matrimonio tra l'Infanta Maria de las Mercedes, Principessa delle Asturie, con Carlo di Borbone, figlio secondogenito di Alfonso Conte di Caserta. Il matrimonio venne celebrato il 14 febbraio 1901, frutto di quest'unione sarà Alfonso di Borbone, nato il 30 novembre 1901.
Il problema però è che Carlo di Borbone, per poter sposare l'Infanta di Spagna (e nutrire pertanto speranze per il Trono di Madrid), avrebbe dovuto rinunciare pienamente e definitivamente a tutti i suoi diritti sul Regno delle Due Sicilie (e quindi sul Sacro Militare Ordine Costantiniano) per sé e per tutti i suoi discendenti, nonché a tutte le proprietà materiali connesse. E ciò puntualmente è avvenuto, ed in forma solenne, sia dal punto di vista storico che giuridico, mediante l'Atto di Cannes del 14 dicembre 1900, con il quale il Principe Carlo, alla presenza di molti testimoni e anche dei suoi fratelli Ferdinando Pio e Ranieri, compare «avanti di Noi D. Alfonso di Borbone Conte di Caserta (…) Capo della Real Casa e Dinastia delle Due Sicilie» e dichiara che «dovendo Egli passare a Nozze con Sua Altezza Reale la Infanta Donna Maria Mercedes, Principessa delle Asturie, ed assumendo per tal matrimoniola nazionalità e la qualità di Principe Spagnuolo, intende rinunziare, come col presente atto solennemente rinunzia per sé e pei Suoi Eredi e Successori, ad ogni diritto e ragione alla eventuale successione alla Corona delle Due Sicilie ed a tutti i Beni della Real Casa trovantisi in Italia ed altrove e ciò secondo le nostre leggi, costituzioni e consuetudini di Famiglia, ed in esecuzione della Prammatica del Re Carlo III, nostro Augusto Antenato, del 6 Ottobre 1759, alle cui prescrizioni Egli dichiara liberamente ed esplicitamente sottoscrivere ed obbedire».
Dinanzi ad un notaio e a testimoni (fra cui, come si nota dal testo dell'Atto, suo Padre Alfonso Conte di Caserta e capo della Real Casa, suo fratello maggiore Ferdinando Pio - il successore di Alfonso - e suo fratello minore Ranieri), in forma pertanto indiscutibile, Carlo di Borbone rinunciò per sempre al Regno delle Due Sicilie e a tutto quanto connesso (quindi anche al Gran Magistero del Sacro Militare Ordine Costantiniano) per sé e per i suoi eredi.

Come si evince sempre dalla lettura del testo, Carlo di Borbone fu costretto a tale rinuncia solenne proprio dalle leggi dinastiche di Casa Borbone, sempre e tutt'oggi in vigore.
Prima di esaminare velocemente tali leggi, chiudiamo il quadro storico della questione.
Nell'istante in cui Carlo di Borbone, secondogenito di Alfonso, firma l'Atto di Cannes, egli è escluso con tutti i suoi eredi diretti per sempre dal ramo delle Due Sicilie (ed infatti divenne un principe del ramo spagnolo dei Borbone), e pertanto alla morte del fratello maggiore Ferdinando Pio nel 1960, non avendo questi eredi maschi, la titolarità della Casa delle Due Sicilie (e il Gran Magistero del Sacro Militare Ordine Costantiniano) passarono senz'altro non a lui ma al fratello minore Ranieri di Borbone (1883-1973), e quindi a suo figlio Ferdinando, attuale Capo della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie e Gran Maestro dell'Ordine. Come si può notare ancor prima di scendere nel particolare storico-giuridico, l'evidenza dei fatti, la certezza giuridica e l'imprescindibile legge dinastica assicurano a Ferdinando di Borbone delle Due Sicilie - e quindi a suo figlio Carlo - la titolarità della Real Casa, di tutti i suoi beni e quindi del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.
Del resto, scrive a riguardo uno storico di fama indiscussa come il prof. Coniglio, Direttore dell'Istituto Storico-Politico della Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi "Federico II" di Napoli: "Il ramo primogenito dei Borbone di Napoli non si estinse con Francesco II, anche se questi morì privo di eredi. Continuò la dinastia il secondo figlio di Ferdinando II, Alfonso Conte di Caserta... Da Alfonso nacquero, tra gli altri, due figli, Ferdinando Pio Duca di Calabria e Ranieri Maria. Ferdinando Pio si spense nel 1960 senza eredi maschi (...) Gli successe come capo della famiglia il fratello Ranieri Maria Duca di Castro, morto nel 1973, trasmettendo il titolo al figlio Ferdinando Maria (…) che, nel 1963, ebbe a sua volta un figlio Carlo... che continua così la discendenza".


ULTERIORI CHIARIMENTI STORICI E GIURICI

Non vi possono quindi essere dubbi sul fatto che il diritto internazionale e dinastico assicurano la decadenza per Carlo di Borbone e i suoi eredi da ogni pretesa sul Regno delle Due Sicilie e i beni connessi.Ma il lettore potrebbe porsi ancora una domanda, semplice e giusta. Perché Carlo fu costretto alla rinuncia? Non avrebbe potuto sposare l'Infanta e mantenere i suoi diritti sulle Due Sicilie?Come si evince dalla lettura del testo dell'Atto di Cannes, Carlo di Borbone fu costretto alla rinuncia dei suoi diritti dinastici proprio per il fatto stesso di divenire "Principe spagnolo", e pertanto possibile erede al Trono di Madrid. Perché?
La storia e il diritto internazionale ci danno la certa risposta a tale dubbio.Scrive a riguardo un luminare della giurisprudenza di fama indiscussa come il Prof. Ettore Gallo, già membro del Consiglio Superiore della Magistratura e Presidente della Corte Costituzionale, nel suo ultimo libro scritto prima della morte: «Questo atto di rinuncia, espresso all'interno degli ordinamenti allora vigenti, ed in particolare delle leggi regolatrici dei diritti dinastici e familiari, è stato, è e sarà sempre universalmente riconosciuto poiché altro non configura che l'esplicita concretizzazione sia del Trattato di Napoli che della Prammatica di Carlo III, atti risalenti entrambi al 1759». Per capire ancor meglio le ragioni storico-dinastico-giuridiche per le quali il Capo della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie non può allo stesso tempo appartenere alla Real Casa dei Borbone di Spagna, occorre tener presente che quando nel 1759 Carlo di Borbone, fino a quel momento Re di Napoli e Sicilia dal 1734, ereditò il Trono di Madrid, egli stesso, prima di lasciare Napoli, dovette appunto abdicare dal Trono di Napoli e Sicilia in favore del figlioletto Ferdinando, e questa necessità trova spiegazione già nel Trattato di Aquisgrana del 18 ottobre 1748, quindi in una legge fondamentale di Casa Borbone-Spagna, detta "Nuovo Regolamento per la Successione di questi Regni", che proibivano a Carlo (e a tutti i suoi successori) di essere Re di entrambi i Regni.
Inoltre, proprio lasciando Napoli, Carlo firma il Trattato al cui art. 2 testualmente può ancora leggersi: «Il Regno di Spagna e delle Indie non potrà essere unito sotto lo stesso monarca a quello delle Due Sicilie, tranne nel caso - Iddio non voglia - in cui le Case Reali di Spagna e delle Due Sicilie venissero ridotte ad una sola persona: nel quale caso si troverà in detta Casa un Principe che non sia Re di Spagna né Principe delle Asturie che abbia prestato o vada a prestare giuramento, e a questi si dovrà cedere il Regno delle Due Sicilie con tutti i suoi stati, beni ed appannaggi italiani; pertanto Sua Maestà Imperiale e Reale Apostolica ed i suoi discendenti ed eredi e successori riconosceranno questo Principe e i suoi discendenti ed eredi e successori come legittimi sovrani».Seguirà a distanza di appena tre giorni anche un ulteriore documento ufficiale, la Prammatica del 6 ottobre 1759 con la quale Carlo, divenuto Re di Spagna, sancisce definitivamente l'irreversibile processo di divisione delle due Case Reali. In particolare, il Re Carlo precisa «che l'ordine di Successione da me prescritto non mai possa portare l'unione della Monarchia di Spagna colla Sovranità e Domini Italiani, in guisa che o i Maschi o le Femmine di mia Discendenza di sopra chiamati, sieno ammessi alla Sovranità Italiana, sempre che non sieno Re di Spagna o Principi di Asturias dichiarati già o per dichiararsi». Appaiono ora chiare le ragioni storiche e dinastiche che accertano l'impossibilità da parte di Carlo di Borbone, il figlio del Conte di Caserta, di mantenere la titolarità della Casa Reale delle Due Sicilie dopo il matrimonio con l'Infante di Spagna, dopo essere cioè divenuto «Principe spagnolo». Avrebbe mancato a leggi e norme secolari mai abrogate cui si era tenuto vincolato perfino il suo antenato Carlo III di Borbone, Re prima di Napoli e poi solo di Spagna proprio in virtù di tali obblighi.
Ecco spiegata la necessità dell'Atto di Cannes, della rinuncia, ed ecco spiegato le ragioni per le quali Capo della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie (e quindi Gran Maestro dell'Ordine Costantiniano) divenne legittimamente il fratello minore Ranieri, padre dell'attuale Capo della Real Casa, Ferdinando, Duca di Castro, Gran Maestro del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.

LA CERTEZZA DEL DIRITTO

Per finire, esaminiamo la questione anche da un punto di vista più specificamente giuridico, seguendo l'ineccepibile e ben difficilmente sostituibile spiegazione che ne fornisce Ettore Gallo nella sua citata opera. Anzitutto, «Nel testo dell'Atto di Cannes non si ritrovano né condizioni espresse né tacite: ed anzi il richiamo testuale alle leggi, consuetudini e costituzioni di famiglia, nonché ai solenni atti del 1759 e il riferimento al carattere eventuale della successione alla Corona delle Due Sicilie, stanno a dimostrare la piena consapevolezza del rinunziante sia delle conseguenze per sé e per i suoi discendenti, sia del carattere ipotetico di una restaurazione dinastica nelle Due Sicilie».
In piena consapevolezza, quindi, e senza condizioni di alcun genere, Carlo Maria rinunciò ai suoi diritti per sé e i suoi discendenti. Inoltre «neppure il riferirsi ad una specie di rinuncia a diritti successori futuri avrebbe avuto alcun senso poiché pacifica è stata l'accettazione delle conseguenze della rinuncia, ripetuta anche in occasione della puntuale esecuzione delle disposizioni testamentarie e delle ultime volontà del Conte di Caserta, nel 1934. Già l'art. 702 del codice delle Leggi civili del Regno delle Due Sicilie sanciva: "L'erede che rinunzia è considerato come se non fosse stato mai erede", ed il successivo art. 704 recitava: "Non si succede giammai rappresentando un erede che ha rinunziato". E tali norme trovavano pieno riscontro nella dottrina francese dell'epoca ed in quella italiana oltreché nel diritto dinastico del Regno, codificato nella Costituzione di Ferdinando II. È ben noto inoltre che Francesco II richiamò in vigore la suddetta Costituzione con l'Atto Sovrano del 1 luglio 1860».
A maggior conferma di tutto ciò, occorre aggiungere che in una lettera alla Regina Reggente di Spagna del 6 ottobre 1900 Alfonso Conte di Caserta enunciava esplicitamente le condizioni a cui si sarebbe attenuto suo figlio Carlo per contrarre matrimonio con l'Infanta di Spagna, e fra queste figurava anzitutto, come scrive Gallo «la rinuncia chiara, definitiva ed inequivocabile a qualsiasi diritto di appartenenza alla dinastia delle Due Sicilie; l'ingresso nella Real Casa di Spagna e il rango di Principi spagnoli per la sua discendenza "se trouvera déjà établi à leur naissance et par le fait même de leur naissance"». Commenta inoltre l'autore: «E l'Infante adempí pienamente gli obblighi assunti, e come si diceva prima, eseguí trent'anni dopo le puntuali disposizioni testamentarie del padre". Del resto non esiste neppure un "ramo spagnolo" della famiglia Borbone delle Due Sicilie: esiste un ramo spagnolo della Casa di Borbone: ma il ramo delle Due Sicilie non ha altre ramificazioni che quello direttamente discendente che Re Ferdinando figlio di Re Carlo III che ascendendo il 6 ottobre 1759 al Trono di Spagna, rinunciò per sempre a quello delle Due Sicilie a favore del figlio e dei suoi discendenti».
Un'altra obiezione che qualcuno ha ritenuto di avanzare concerne la circostanza che dalla rinuncia di Cannes sarebbe stata esclusa la rinuncia al magistero Costantiniano.Ricorriamo sempre all'autorità indiscussa di Ettore Gallo: «A ciò si può rispondere che, come si è visto, l'unione personale del Trono e del Gran Magistero da sempre connotava sul piano giuridico e su quello storico la discendenza della dinastia delle Due Sicilie e ciò a maggior ragione dopo il 1860, allorquando proprio il Magistero Costantiniano era rimasto l'unico esercizio concreto e reale di un potere indipendente svincolato da qualunque territorialità sovrana ed internazionalmente riconosciuto».
Del resto, fondamentale a riguardo di tutta la questione è la recente pronuncia del Consiglio di Stato italiano, che ha chiuso definitivamente ogni disputa riguardo le pretese del principe della Casa di Spagna, evidenziata con l'articolato Parere del 26 novembre 1981. In esso, fra l'altro, si legge: «Pur dopo la devoluzione al demanio statale dei suoi beni materiali, l'Ordine Costantiniano rimase, infatti, come entità cavalleresca, religiosa e militare, nel patrimonio familiare della Casa anzidetta, di cui è attualmente Capo Ferdinando, Duca di Castro».
Conclude Ettore Gallo: «Sul punto, del resto hanno avuto il modo di esprimersi le più alte istanze della giurisdizione, concludendo che proprio nell'attuale Duca di Castro e Capo della Dinastia, il Principe Ferdinando di Borbone delle Due Sicilie, riposa l'unica identità dell'unitarietà dinastica e del Gran Magistero della Milizia Costantiniana».Come si può chiaramente verificare, quindi, tanto dal punto di vista storico, che giuridico, che dinastico, la questione qui trattata è solo … una falsa questione.Capo della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie - e quindi Gran Maestro dell'Ordine Costantiniano - è stato, dopo la morte di Ferdinando Pio, il fratello minore Ranieri - a causa della rinuncia di Carlo Maria con l'Atto di Cannes - e quindi dal 1973 il figlio di Ranieri, Ferdinando Duca di Castro, e legittimo erede di questi è suo figlio Carlo, Duca di Calabria, attuale Gran Prefetto del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.


Di Redazione A.L.T.A.