in foto: Statua di Buddha posta sul tabernacolo contenente il Santissimo durante la “preghiera ecumenica”. Assisi 1986
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Ecumenismo: tema quanto mai attuale e termine molto abusato dopo il Concilio Vaticano II, che provoca entusiasmo in alcuni ed orrore in altri. Ma di cosa stiamo parlando? E perché ci sono pareri così discordanti tra gli stessi cattolici?
Prima di tutto vorrei introdurre brevemente due correnti di pensiero che devono essere conosciute per meglio approcciarsi alla comprensione del movimento ecumenico stesso; sto parlando dell’irenismo e del pancristianesimo; solo in seguito analizzerò l’origine ed il significato dell’ecumenismo, oggi divenuto prassi consolidata nella vita della Chiesa.
Irenismo
Per “irenismo”, greco “εἰρήνη”, noi dobbiamo intendere quella corrente teologica che tende alla pace universale da raggiungersi a tutti i costi, pur sacrificando la verità; il termine compare già del XVII secolo, indicando quell’orientamento dottrinale che protende ad unificare i punti comuni nelle differenti “confessioni cristiane” in vista di una totale e pacifica unione; divenne noto nel 1825 per via delle discusse posizioni di Johann Adam Möhler, il quale estendeva il concetto cattolico di tradizione come organico sviluppo del dogma attraverso la storia.
Più tardi le posizioni di Möhler determinarono un discutibile “rinnovamento cattolico” grazie anche agli scritti del cardinale J.H. Newman, ricordato dai modernisti come uno dei “padri assenti” durante il Vaticano II. Nella “teologia irenista” è evidente l’intenzione di ritrovare una “concordia piuttosto umana, formale, animata da un amore che però non è partecipato «dallo Spirito di Verità» procedente dal Padre e mandato da Cristo (Cfr. Unitatis Redintegratio, 11; Gv. XVI,12-15)” [Dizionario del Cristianesimo, E. Zoffoli, Sinopsis, 1992, pp. 269-270].
L’“irenismo” non considera la Chiesa cattolica come Maestra docente universale, bensì ritiene che tutti debbano imparare da tutti. La storia ci insegna che con personaggi del calibro di Melantone, Contarini, Erasmo, Leibniz e con lo stesso Newman il, “movimento irenista” prese piede in ambienti dapprima protestanti e poi tipici del cattolicesimo liberale, fino a confluire nel “movimento ecumenico” [Enciclopedia Treccani, v. Irenismo].
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Di “irenismo” ci parla anche Pio XII nell’enciclica Humani generis (1950) esprimendo una dura condanna e definendo i criteri del “metodo apologetico”:
“Ora queste tendenze, che più o meno deviano dalla retta strada, non possono essere ignorate o trascurate dai filosofi e dai teologi cattolici, che hanno il grave còmpito di difendere le verità divine ed umane e di farle penetrare nelle menti degli uomini. Anzi, essi devono conoscere bene queste opinioni, sia perché le malattie non si possono curare se prima non sono bene conosciute, sia perché qualche volta nelle stesse false affermazioni si nasconde un po’ di verità, sia infine, perché gli stessi errori spingono la mente nostra a investigare e a scrutare con più diligenza alcune verità sia filosofiche che teologiche.
Se i nostri cultori di filosofia e di teologia da queste dottrine, esaminate con cautela, cercassero solo di cogliere i detti frutti, non vi sarebbe motivo perché il Magistero della Chiesa avesse a interloquire. Ma, benché Noi sappiamo bene che gli insegnanti e i dotti cattolici in genere si guardano da tali errori, è noto però che non mancano nemmeno oggi, come ai tempi apostolici, coloro che, amanti più del conveniente delle novità e timorosi di essere ritenuti ignoranti delle scoperte fatte dalla scienza in quest’epoca di progresso, cercano di sottrarsi alla direzione del sacro Magistero e perciò sono nel pericolo di allontanarsi insensibilmente dalle verità Rivelate e di trarre in errore anche gli altri.
Si nota poi un altro pericolo, e tanto più grave, perché si copre maggiormente con l’apparenza della virtù. Molti, deplorando la discordia e la confusione che regna nelle menti umane, mossi da uno zelo imprudente e spinti da uno slancio e da un grande desiderio di rompere i confini con cui sono fra loro divisi i buoni e gli onesti; essi abbracciano perciò una specie di “irenismo” che, omesse le questioni che dividono gli uomini, non cerca solamente di ricacciare, con unità di forze, l’irrompente ateismo, ma anche di conciliare le opposte posizioni nel campo stesso dogmatico.
E come un tempo vi furono coloro che si domandavano se l’apologetica tradizionale della Chiesa costituisse più un ostacolo che un aiuto per guadagnare le anime a Cristo, cosi oggi non mancano coloro che osano arrivare fino al punto di proporre seriamente la questione, se la teologia e il suo metodo, come sono in uso nelle scuole con l’approvazione dell’autorità ecclesiastica, non solo debbano essere perfezionate, ma anche completamente riformate, affinché si possa propagare con più efficacia il regno di Cristo in tutto il mondo, fra gli uomini di qualsiasi cultura o di qualsiasi opinione religiosa.
Se essi non avessero altro intento che quello di rendere, con qualche innovazione, la scienza ecclesiastica e il suo metodo più adatti alle odierne condizioni e necessità, non ci sarebbe quasi motivo di temere; ma alcuni, infuocati da un imprudente “irenismo”, sembrano ritenere un ostacolo al ristabilimento dell’unità fraterna, quanto si fonda sulle leggi e sui principî stessi dati da Cristo e sulle istituzioni da Lui fondate, o quanto costituisce la difesa e il sostegno dell’integrità della fede, crollate le quali, tutto viene sì unificato, ma soltanto nella comune rovina”.
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Pancristianesimo
Con il termine “pancristianesimo” individuiamo quei movimenti religiosi di derivazione protestante che vogliono unificare la complessità delle “chiese” cristiane, tutte in una, o una in tutte, “facendo leva sulle verità dette «primarie», perché da tutte professate, e lasciando ciascuna libera di sostenere quelle «secondarie»” [Dizionario del Cristianesimo, E. Zoffoli, Sinopsis, 1992, p. 373].
Sostanzialmente i “pancristiani” vogliono ridurre il cristianesimo ad un unico comune denominatore del dogma, così snaturando la religione stessa, intaccando tremendamente la morale, il culto, la liturgia, la disciplina, ecc. La Chiesa Cattolica secondo il “pancristianesimo” non può essere depositaria della totale, vera e unica fede, nella sua globalità per mezzo del Magistero, poiché non può esistere un’unica verità trasmessa dagli Apostoli e confermata da Pietro a tutti i legittimi Successori.
Per i “pancristiani” non ha valore la celebre frase latina attribuita a san Cipriano, “Extra Ecclesiam nulla salus” o “Salus extra ecclesiam non est” [Epistola 72 a papa Stefano], espressione che è attinta alla già dottrina di Cristo. Il “pancristianesimo” rigetta anche l’articolo CXIV del Catechismo tridentino:
“Terza proprietà della Chiesa è il dirsi cattolica ossia universale, epiteto che le conviene a buon diritto perché, come attesta sant’Agostino: Da Oriente a Occidente si diffonde con lo splendore di un’unica fede (Sermo 242, 4). Essa non è, come le nazioni civili o le conventicole eretiche, ristretta nei confini di un regno o nell’ambito di una razza; ma abbraccia nel seno della sua carità tutti gli uomini: barbari o sciti, schiavi o liberi, maschi o femmine (Gal. III,28). [...] Del resto tutti i fedeli, da Adamo a oggi e da oggi alla fine del mondo, i quali professano la vera fede, appartengono alla medesima Chiesa, che è stata edificata sopra il fondamento degli Apostoli e dei Profeti. Tutti questi sono stati costituiti e fondati su quella pietra angolare che è Cristo, il quale delle due cose ne ha fatta una e ha annunciato la pace ai vicini e ai lontani (Ef. II,14-20). Si dice universale anche perché quanti vogliono conseguire la salute eterna devono aderire alla Chiesa, non diversamente da coloro che, per non perire nel diluvio, entrarono nell’arca”.
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Lapidaria fu la condanna che Pio XI inflisse al “pancristianesimo” per mezzo della Mortalium animos (1928):
“Forse in passato non è mai accaduto che il cuore delle creature umane fosse preso come oggi da un così vivo desiderio di fraternità al fine di rafforzare ed allargare i rapporti nell’interesse della società umana. [...] [Ci sono uomini che] sono soliti indire congressi, riunioni, conferenze, con largo intervento di pubblico, ai quali sono invitati promiscuamente tutti a discutere: infedeli di ogni gradazione, cristiani, e persino coloro che miseramente apostatarono da Cristo o che con ostinata pertinacia negano la divinità della sua Persona e della sua missione. Orbene, i seguaci di siffatta teoria, non soltanto sono nell’inganno e nell’errore, ma ripudiano la vera religione depravandone il concetto e svoltano passo passo verso il naturalismo e l’ateismo; donde chiaramente consegue che quanti aderiscono ai fautori di tali teorie e tentativi si allontanano del tutto dalla religione rivelata da Dio.
Ma dove, sotto l’apparenza di bene, si cela più facilmente l’inganno, è quando si tratta di promuovere l’unità fra tutti i cristiani. [...] Questi ed altri simili argomenti esaltano ed eccitano coloro che si chiamano pancristiani, i quali, anziché restringersi in piccoli e rari gruppi, sono invece cresciuti, per così dire, a schiere compatte, riunendosi in società largamente diffuse [...] E intanto si promuove l’impresa con tale operosità, da conciliarsi qua e là numerose adesioni e da cattivarsi perfino l’animo di molti cattolici con l’allettante speranza di riuscire ad un’unione che sembra rispondere ai desideri di Santa Madre Chiesa, alla quale certo nulla sta maggiormente a cuore che il richiamo e il ritorno dei figli erranti al suo grembo.
Ma sotto queste insinuanti blandizie di parole si nasconde un errore assai grave che varrebbe a scalzare totalmente i fondamenti della fede cattolica. Pertanto, poiché la coscienza del Nostro Apostolico ufficio ci impone di non permettere che il gregge del Signore venga sedotto da dannose illusioni, richiamiamo, Venerabili Fratelli, il vostro zelo contro così grave pericolo [...] Così i cattolici sapranno come giudicare e regolarsi di fronte ad iniziative intese a procurare in qualsivoglia maniera l’unione in un corpo solo di quanti si dicono cristiani.
Potrà sembrare che questi pancristiani, tutti occupati nell’unire le chiese, tendano al fine nobilissimo di fomentare la carità fra tutti i cristiani; ma come mai potrebbe la carità riuscire in danno della fede? Nessuno certamente ignora che lo stesso apostolo della carità, San Giovanni (il quale nel suo Vangelo pare abbia svelato i segreti del Cuore sacratissimo di Gesù che sempre soleva inculcare ai discepoli il nuovo comandamento: « Amatevi l’un l’altro»), ha vietato assolutamente di avere rapporti con coloro i quali non professano intera ed incorrotta la dottrina di Cristo: «Se qualcuno viene da voi e non porta questa dottrina, non ricevetelo in casa e non salutatelo nemmeno» (II Giov.,10)”.
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Ecumenismo
Appurato quello che brevemente c’è da sapere su “irenismo” e “pancristianesimo”, possiamo passare all’“ecumenismo”.
Brevi cenni: il termine “Ecumene”, anche “oikoumene”, deriva dal greco “οἰκουμένη”, participio medio passivo del verbo “οἰκέω”, “abitare”: “οἰκουμένη (γῆ)” indicava la porzione di Terra conosciuta e abitata dall’uomo, per cui l’Ecumene è “la casa dove tutti viviamo” [Wikipedia, v. Ecumene]. Nel Nuovo testamento: “απογραφεσθαι πασαν την οικουμενην” l’Impero romano in ILc. 2,1; “εδειξεν τας Βασιλειας της οικουμενης” il mondo in IILc. 4,5; “ο πλανων την οικουμενην” la signoria di Satana sul mondo in Ap. 12,9; “και κηρυχθησεται τουτο το ευαγγελιον της Βασιλειας εν ολη τη οικουμενη” il mondo degli esseri umani in IVMt. 24,14 [Pontificia Fac. Teol. Italia Mer., v. Ecumene - Ecumenismo].
“Ecumenismo è quella tendenza all’unità della Chiesa cristiana, favorita dal Protestantesimo che, frazionato in molte sètte, aspira ad una comune fede professata dalle diverse confessioni (compresa la Cattolica) secondo un pluralismo nelle forme di esperienza religiosa, che per vie differenti condurrebbero verso l’unica Chiesa del futuro” [Dizionario del Cristianesimo, E. Zoffoli, Sinopsis, 1992, p. 158] .
Oggi pare che questo “ecumenismo” si sia sviluppato in contraddizione agli insegnamenti ed alla volontà di Cristo; sembra infatti che sia discorde con la costituzione di una unica e vera Chiesa fondata da Lui, nella Quale i membri professano uguali dogmi, morale, riti e sono soggetti dell’unica Gerarchia visibile in una unica disciplina.
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Leggiamo nell’enciclica Satis Cognitum (1896) le parole di Papa Leone XIII:
“Da quanto si è detto appare dunque che Gesù Cristo istituì nella chiesa «un vivo, autentico e perenne magistero», che egli stesso rafforzò col suo potere, lo informò dello Spirito di verità e l’autenticò coi miracoli; e volle e comandò che i precetti della sua dottrina fossero ricevuti come suoi. [...]Se dunque si conosce che una verità è stata rivelata da Dio, e tuttavia non si crede, ne segue che nulla affatto si crede per fede divina. Infatti quello stesso che l’apostolo Giacomo sentenzia del delitto in materia di costumi, deve affermarsi di un’opinione erronea in materia di fede: «Chiunque avrà mancato in un punto solo, si è reso colpevole di tutti». (Gc. 2,10). [...] colui che, anche in un punto solo, non assente alle verità rivelate, ha perduto del tutto la fede, in quanto ricusa di venerare Dio come somma verità e «proprio motivo di fede»: perciò sant’Agostino dice: «In molte cose concordano con me, in alcune poche con me non concordano; ma per quelle poche cose in cui non convengono con me, a nulla approdano loro le molte in cui con me convengono». E con ragione; perché coloro che della dottrina cristiana prendono quello che a loro piace, si basano non sulla fede, ma sul proprio giudizio: e non «rendendo soggetto ogni intelletto all’obbedienza a Cristo» (IICor. 10,5) obbediscono più propriamente a loro stessi che a Dio. «Voi – diceva Agostino – che nell’evangelo credete quello che volete, e non credete quello che non volete, credete a voi stessi piuttosto che all’evangelo»”.
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Come “unificare” in una “unica chiesa” chi vive con integrismo – così come si conviene – la fede cattolica e chi è visibilmente apostata, scismatico, eretico … senza che questi abiuri e si converta?
Il 21 novembre 1964 Paolo VI emanò il decreto Unitatis redintegratio, provvedimento ultimo e figlio di precedenti circostanze e di “teologie di rinnovamento biblico”; si può dire che si arrivò alla Unitatis redintegratio poiché vari ecclesiastici innovatori come M. Portal, D. Mercier, P. Couturier, L. Beauduin, Y. Congar, Bea, Willebrands, dialogarono con numerosi Protestanti ed insieme riconobbero “un patrimonio comune e una comunione fondamentale tra la Chiesa cattolica e le altre Chiese e comunità cristiane”.
A conclusione del Concilio Vaticano II, dopo il decreto Unitatis redintegratio, furono ritirate le scomuniche del 1054 (Roma vs Costantinopoli); nel 1982 fu sottoscritto a Lima il documento comune su “Battesimo”, “Eucaristia” e “Ministero”; nel 1983 fu cambiato il CJC inserendo al can. 775 il dialogo ecumenico ed al can. 844 l’ammissione dei non credenti ai Sacramenti; nel 1993 fu la volta del Directoire pour l’application des principes et des normes sur l’oecuménisme; nel 1995 arrivò l’enciclica Ut unum sint. Il 27 ottobre 1986 si raggiunse l’apoteosi con l’“incontro ecumenico” di Assisi, presieduto da Giovanni Paolo II, in cui i rappresentanti di tutte le “religioni” pregarono insieme per la pace e per l’unità. Incontro che, sebbene sotto altra forma e con numerosi “aggiustamenti”, fu riproposto da Benedetto XVI il 27 ottobre del 2011 come “una Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo, in cammino con i fratelli cristiani delle diverse confessioni, gli esponenti delle tradizioni religiose del mondo e, idealmente, tutti gli uomini di buona volontà”.
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Adesso compariamo Pio XI in Mortalium animos, con mons. George F. Dillon in Grand Orient Freemasonry Unmasked (1950).
- Pio XI in Mortalium animos:
“[...] Vi sono però taluni che affermano e ammettono che troppo sconsigliatamente il Protestantesimo rigettò alcuni punti di fede e qualche rito del culto esterno, certamente accettabili ed utili, che la Chiesa Romana invece conserva. [...]E intanto affermano di voler ben volentieri trattare con la Chiesa Romana, ma con eguaglianza di diritti, cioè da pari a pari; e certamente se potessero così trattare, lo farebbero con l’intento di giungere a una convenzione la quale permettesse loro di conservare quelle opinioni che li tengono finora vaganti ed erranti fuori dell’unico ovile di Cristo. A tali condizioni è chiaro che la Sede Apostolica non può in nessun modo partecipare alle loro riunioni e che in nessun modo i cattolici possono aderire o prestare aiuto a siffatti tentativi; se ciò facessero, darebbero autorità ad una falsa religione cristiana, assai lontana dall’unica Chiesa di Cristo. [...] Pertanto, Venerabili Fratelli, facilmente si comprende come questa Sede Apostolica non abbia mai permesso ai suoi fedeli d’intervenire ai congressi degli acattolici; infatti non si può altrimenti favorire l’unità dei cristiani che procurando il ritorno dei dissidenti all’unica vera Chiesa di Cristo, dalla quale essi un giorno infelicemente s’allontanarono: a quella sola vera Chiesa di Cristo che a tutti certamente è manifesta e che, per volontà del suo Fondatore, deve restare sempre quale Egli stesso la istituì per la salvezza di tutti. Poiché la mistica Sposa di Cristo nel corso dei secoli non fu mai contaminata né giammai potrà contaminarsi, secondo le parole di Cipriano: «Non può adulterarsi la Sposa di Cristo: è incorrotta e pudica. Conosce una casa sola, custodisce con casto pudore la santità di un solo talamo» (De cath. Ecclesiae unitate, 6) [...] Orbene, in quest’unica Chiesa di Cristo nessuno si trova, nessuno vi resta senza riconoscere e accettare, con l’ubbidienza, la suprema autorità di Pietro e dei suoi legittimi successori. [...] Dunque alla Sede Apostolica, collocata in questa città che i Prìncipi degli Apostoli Pietro e Paolo consacrarono con il loro sangue; alla Sede « radice e matrice della Chiesa cattolica » (S. Cypr., Ep. 48 ad Cornelium, 3), ritornino i figli dissidenti, non già con l’idea e la speranza che la « Chiesa del Dio vivo, colonna e sostegno della verità » (ITm. 11,15) faccia getto dell’integrità della fede e tolleri i loro errori, ma per sottomettersi al magistero e al governo di lei. [...]Per tale obiettivo, senza dubbio importantissimo, disponiamo e vogliamo che si invochi l’intercessione della Beata Vergine Maria, Madre della divina grazia, debellatrice di tutte le eresie, aiuto dei Cristiani, affinché quanto prima ottenga il sorgere di quel desideratissimo giorno, quando gli uomini udiranno la voce del Suo divin Figlio « conservando l’unità dello Spirito nel vincolo della pace » (Ef. 4,3)”.
- Mons. George F. Dillon in Grand Orient Freemasonry Unmasked
Al capitolo 14 cita estesamente l’Istruzione Permanente dell’Alta Vendita emessa dalla Carboneria: “Il Papato ha esercitato in tutti i tempi un’azione decisiva sugli affari d’Italia.[...] il Papato trova una devozione illimitata, pronta per il martirio, e ciò con entusiasmo [...] il nostro scopo finale è quello di Voltaire e della Rivoluzione Francese: la definitiva distruzione del Cattolicesimo [...] Ora, quindi, per assicurarci un Papa nella maniera richiesta è necessario predisporre per quel Papa una generazione adeguata al regno del quale sogniamo. Lasciate da parte l’età avanzata e quella media, andate alla gioventù, e, se possibile, fino all’infanzia. In pochi anni il giovane clero avrà, per forza di cose, invaso tutte le funzioni. Essi governeranno, amministreranno, e giudicheranno. Essi formeranno il consiglio del Sovrano. Saranno chiamati a scegliere il Pontefice che regnerà; e quel Pontefice, come la maggior parte dei suoi contemporanei, sarà necessariamente imbevuto dei principii italiani ed umanitari che stiamo per mettere in circolazione. [...] Cercate il Papa del quale diamo il ritratto. Volete stabilire il regno degli eletti sul trono della prostituta di Babilonia? Fate marciare il clero sotto la vostra bandiera in modo che creda sempre di marciare sotto la bandiera delle Chiavi Apostoliche. Volete causare la sparizione delle ultime vestigia di tirannia ed oppressione? Gettate le vostre reti come Simone Bar-Jona. Gettatele nelle profondità di sacrestie, seminari e conventi [...].
L’errore nella Chiesa non può esserci, l’indefettibilità è promessa mantenuta; solo il supremo Magistero potrà un giorno dipanare questa confusione?
Carlo Di Pietro
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