martedì 18 giugno 2013

Juan O'Donojú: il "Vicerè" che vendette la Nuova Spagna ai rivoluzionari.


Le sue origini



Juan O'Donojú y O'Ryan .

Juan O'Donojú y O'Ryan (Siviglia, 1762 – Città del Messico, 8 ottobre 1821) , di origini irlandesi, si arruolò giovanissimo nell'esercito spagnolo nel quale ebbe una buona carriera e nel quale fu iniziato alla massoneria, arrivò ad ottenere il grado di tenente generale per dubbi meriti di battaglia.
Fu nominato Ministro della Guerra dalle Corti di Cadice e al ritorno di Ferdinando VII di Spagna per il suo impegno nella guerra contro la Francia napoleonica, della quale però incarnava gli ideali rivoluzionari,  venne nominato aiutante in campo del Re.
Era convinto liberale, così quando nel 1820 venne ristabilita la Costituzione bonapartista del 1812 gli venne offerta la Capitaneria Generale dell'Andalusia, dove dimostrò le sue grandi capacità per lo svolgimento di incarichi militari soprattutto nell'usare metodiche repressive verso coloro che si opponevano al regime liberale (soprattutto il popolo) .




 Il "colpo di grazia" in Nuova Spagna



Agustín de Iturbide
Nel 1821 il governo liberale spagnolo lo nominò capitano generale della Nuova Spagna e anche se non venne nominato ufficialmente Viceré della Nuova Spagna gli furono concessi tutti i privilegi che spettavano a questa carica. Arrivò  a Veracruz il 3 agosto del 1821dove prestò giuramento e ricevette gli onori come Viceré: egli arrivò già istruito della situazione in cui la Nuova Spagna versava, e non a caso la setta scelse lui come mandatario del colpo di grazia.  Apprese subito che quasi tutta la Nuova Spagna non stava con Agustín de Iturbide e per questo serviva una "spinta diplomatica".
Egli sapeva anche  che le corti , le quali erano composte da membri della setta , avevano deciso di concedere ai possedimenti spagnoli d'oltremare una  libertà d'azione sufficiente a mettere in crisi l'ordine del governo legittimo (Piano de Iguala), anche se ufficialmente non smettevano di rientrare sotto il governo della Corona spagnola sia politicamente che amministrativamente.
A Veracruz emise un proclama diretto al "popolo" della Nuova Spagna, nel quale manifestava i suoi principi liberali che aveva acquisito nelle logge massoniche; il suo arrivo fu celebrato da tutti i massoni del Messico.
Scrisse una lettera al frammassone Agustín de Iturbide portata dal tenente colonnello Manuel Gual e dal capitano Pedro Pablo Vélez (entrambi massoni), invitandolo ad una conferenza in un luogo a sua scelta.



Antonio López de Santa Anna.
Accettata la proposta, venne scelta la città di Córdoba de Veracruz per la riunione. O'Donoju arrivò in un cocchio accompagnato dal colonnello Antonio López de Santa Ana, il giorno seguente si arrivò alle trattative con Iturbide, nel quale firmarono i trattati che portano il nome della città. Fu accettato con alcune apposite modifiche il Piano de Iguala, avendo la quasi certezza che nessun membro della Casa di Borbone avrebbe calpestato i legittimi diritti del Re di Spagna  accettando una Corona per "grazia della Rivoluzione" , e soprattutto nessun settario a capo della Rivoluzione voleva un sovrano Cattolico e proveniente da una dinastia così odiata per la sua cattolicità:  a quel punto era certo che la corona finisse proprio tra le mani di Iturbide.
Vicente Guerrero.
I capi spagnoli ancora fedeli non accettarono il contenuto del Trattato di Córdoba, destituendo l'autorità di O'Donojú e occupando militarmente le piazze di Città del Messico e Veracruz, la fortezza di san Carlo de Perote a Puebla e il castello di san Diego di Acapulco.
Bloccate le piazze si arresero, tranne a Veracruz. Il colonnello Antonio López de Santa Ana con le truppe attaccò il brigadiere García Davilla che con la sua guarnigione si era stabilito nel forte di San Juan de Ulua nel porto di Veracruz. Il generale don Francisco Novella si trovava praticamente assediato nella capitale dall'esercito delle tre garanzie al comando dei generali Vicente Guerrero e Nicolas Bravo.
Il settario O'Donojú  esigeva che fosse riconosciuta la sua autorità visto che il generale Novella non aveva alcun incarico legale, e che aveva destituito il governo con una ribellione.





L'Indipendenza del Messico ,  governo rivoluzionario e la morte di O'Donojú




File:José Joaquín de Herrera.jpg
José Joaquín de Herrera.
Il 13 settembre si svolse una riunione, vicino alla Villa de Guadalupe, tra Iturbide, O'Donojú e Novella dove decisero l'immediata sospensione delle ostilità. Il 15 settembre Novella riconobbe O'Donoju come viceré e capitano generale della Nuova Spagna e dispose che le truppe spagnole abbandonassero la capitale messicana.
Quando le truppe spagnole si allontanarono, il settario brigadiere don José Joaquín de Herrera occupò il Castello di Chapultepec con la colonna dei granatieri e il giorno seguente il generale Vicente Filisola con 4.000 uomini entrò a Città del Messico.
Le truppe accampate in diversi luoghi fecero la loro entrata nella capitale del Messico formando una colonna capitanata da Agustín de Iturbide. Era giovedì 27 settembre 1821.
L'esercito Rivoluzionario era formato da 7.616 fanti, 7.755 cavallieri e 763 artiglieri con 68 cannoni, il cui 85% era composto da mercenari provenienti in gran parte  dagli Stati Uniti. Il giorno seguente venne installata una giunta provvisoria governativa composta da 34 persone, la quale dopo aver decretato l'Atto d'Indipendenza dell'Impero Messicano, nominò una reggenza composta da Agustín de Iturbide come presidente,  Juan O'Donojú come primo reggente, e Manuel de la Barcena, José Isidro Yánez e Manuel Velázquez de León rispettivamente come secondo, terzo e quarto reggente. Così si consumava l'indipendenza del Messico che avrebbe portato quella terra a patimenti continui che perdurano ad oggi.
Juan O'Donojú, aveva 59 anni, soffriva di una malattia polmonare quando l'8 ottobre 1821 morì a Città del Messico, dove  venne sepolto , per volere del governo rivoluzionario da egli stesso appoggiato e favorito,   con tutti gli onori dei Viceré della Nuova Spagna, come se fosse stato degno di tale trattamento,  nella Cattedrale di Città del Messico.


File:Viceroyalty of New Spain 1819 (without Philippines).png
Estensione territoriale della Nuova Spagna nel 1819.


Conclusioni:

Juan O'Donojú  seppe recitare molto bene la sua parte. Egli non fece altro che far passare un atto Rivoluzionario ed illegittimo per legale dando il colpo di grazia al governo legittimo della Nuova Spagna: lui, Vicerè , che, in teoria e rispettando la figura di tale carica,  avrebbe dovuto opporsi a tale scempio.



Fonte:

Wikipedia.

www.reginamundi.it

Scritto da:

Redazione A.L.T.A.