mercoledì 26 giugno 2013

La Monarchia e le sue degenerazioni (Monarchia Assoluta e liberale) - (Parte 2°).





(Per accedere alla prima parte: http://associazione-legittimista-italica.blogspot.it/2013/06/la-monarchia-e-le-sue-degenerazioni.html).


III
 
I Borbone e l'Assolutismo in Francia.
 
 
 
 
 
 
L'ascesa di Enrico IV .
 

 
Enrico IV di Borbone
Enrico IV di Francia.
Enrico di Borbone nacque nella notte tra il 12 e il 13 dicembre 1553 a Pau, all'epoca capitale del Viscontado di Béarn,  situato in Aquitania. Era figlio di Antonio di Borbone, Duca di Vendôme e di Giovanna III Regina di Navarra. La madre Giovanna, convertitasi al Calvinismo decise di educare il figlio secondo i precetti di questa eresia religione. Tutto ciò influenzò fortemente la personalità di Enrico e le sue future scelte politiche.
Nel 1572, alla morte della madre,  ereditò la Corona di Navarra , divenendo Enrico III di Navarra. Quando il Re di Francia  Enrico III, ultimo membro del ramo dei Valois-Angoulême rimasto privo di eredi, per individuare il legittimo pretendente alla Corona di Francia secondo la legge salica si dovette risalire a Luigi IX, il Santo. Attraverso il figlio cadetto di quest'ultimo, Roberto di Clermont si discese fino ad Enrico III di Navarra che, divenendo Re di Francia, assunse il nome Enrico IV. Egli fu il primo Re di Francia della Dinastia dei Borbone.
Enrico, che era ugonotto e che era stato educato in questo senso dalla convinta calvinista della madre e che  aveva allevato il figlio in questa eresia,  dopo la "Notte di San Bartolomeo" (24 agosto 1572) abiurò l'eresia e riabbracciò  la fede Cattolica. Quattro anni dopo tuttavia (1576) egli rinnegò l'abiura, tornando all'eresia protestante.
Quando giunse l'occasione di salire sul Trono di Francia,  Enrico , che non poteva diventare Re di Francia rimanendo un eretico , si convertì nuovamente al Cattolicesimo il 25 luglio 1593, scelta suggeritagli dal Granduca di Toscana Ferdinando I de' Medici. Enrico , al momento della sua scelta di conversione , è famoso per aver detto una frase che , ahimè, rispecchia l'opportunismo più bieco: "Parigi val bene una messa" .
Enrico in realtà rimase ugonotto fino alla fine. Egli pose fine alle Guerre di religione iniziate diversi anni prima (1562) tra cattolici ed eretici  ugonotti con un compromesso : nell'aprile 1598 emise il cosiddetto Editto di Nantes con il quale, a certe condizioni e con certi limiti anche territoriali, veniva concessa la libertà di culto in tutto il territorio francese, ed i protestanti poterono infiltrarsi indisturbati in ogni istituzione del Regno minandola.
 
Il Duca di Sully verso il 1630.
In politica Enrico IV si affidò al suo ministro Massimiliano di Béthune, Duca di Sully, un ugonotto anticattolico  il quale  riuscì si a realizzare l'opera di ricostruzione interna in una Francia stremata da più di trent'anni di guerre civili ma ad un prezzo che la Francia avrebbe pagato nel tempo .
 
Nel 1604 introdusse la tassa detta paulette pagando la quale il funzionario acquistava, oltre agli emolumenti che gli sarebbero derivati dalla sua attività, anche la possibilità di trasmettere in eredità il suo ufficio. Rinasceva in questo modo una nobiltà di approfittatori , come aveva fatto Filippo il Bello, la noblesse de robe (nobiltà di toga), un corpo di funzionari borghesi  distinto e contrapposto all'antica nobiltà feudale, la noblesse d'epée (nobiltà di spada), la quale si vedeva nuovamente sottrarre potere e prestigio soprattutto a livello locale. In questa prospettiva, la monarchia poteva disporre, per i suoi progetti assolutistici, della fedeltà di questo nuovo ceto contro le spinte contro-assolutistiche dell'antica nobiltà: infatti, l'obiettivo che la monarchia si proponeva era esattamente quello di dissociare a livello locale gli obblighi verso l'aristocrazia feudale e la loro funzione primaria di "Corpi intermedi dello Stato". Così facendo , oltre a distruggere antiche e sagge consuetudini, siccome il denaro guadagnato non veniva più investito ma finiva in terreni e titoli, si assistette ad una graduale frenata dello sviluppo economico del paese.
L'assassinio di Enrico IV.
Raggiunta una certa stabilità interna, Enrico IV nuovamente si occupò di politica estera secondo un programma anti-spagnolo : prese accordi con gli Olandesi (protestanti), con Venezia, con Carlo Emanuele I di Savoia (Trattato di Bruzolo del 25 aprile 1610) e con Principi calvinisti tedeschi. Il progetto era ormai pronto quando nel 1610 un esasperato  cattolico, di nome François Ravaillac, accecato  dalle teorie del legittimo tirannicidio, uccise Enrico IV, mandando a monte il disegno pro-protestante del Re.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il Regno di Luigi XIII
 
 

Luigi XIII di Borbone
Luigi XIII di Francia.
 
Nato nel Castello di Fontainebleau, Luigi fu il primo figlio di Enrico IV e di Maria de' Medici. Ascese al Trono all'età di nove anni dopo l'assassinio del padre. La madre diventò reggente per il figlio minorenne finché questi non compì i sedici anni e le subentrò nel governo.
 
 
 
 
 La reggenza e gli inizi al governo :
 
La politica della Reggente, ispirata da Concino Concini, e in linea con quella del marito, fu fieramente avversata dalla nobiltà, specialmente dai Condé che si sollevarono in armi fra il 1614 ed il 1616.
L'assassinio, del quale si incolpa come mandante il mite e casto Luigi XIII, di Concino Concini (24 aprile 1617), che aveva avuto una grande influenza nella politica di Maria, tolse effettivamente alla Regina Madre la sua posizione di potere. Da allora, per circa quattro anni, il governo fu nelle mani del favorito del nuovo e Cattolico  Re, Carlo, Duca di Luynes. Dopo una guerra contro la madre durata un paio di anni, Luigi si riconciliò con lei nel 1621. Nel 1624 iniziò la collaborazione con Armand-Jean du Plessis, il Cardinale Richelieu, il quale metteva gli interessi dello stato al di sopra della Chiesa stessa , che durò fino alla morte di quest'ultimo (1642). Pur pretendendo , come legittimo che sia, che ogni decisione fosse sottoposta alla sua approvazione, Luigi XIII lasciò di fatto il governo al brillante ed energico Cardinale che giocò un ruolo prevalente nell'amministrazione del suo Regno e cambiò decisamente il destino della Francia per i venticinque anni successivi, identificando con sé la politica francese di quel periodo. Richelieu ebbe due scopi preminenti in politica interna ed uno in quella estera: in politica interna, ridurre l'influenza ugonotta sulla monarchia e ridimensionare fortemente l'influenza della nobiltà francese sottomettendola al potere Regale; in politica estera, lottare contro l'Impero degli Asburgo (Sacro Romano Impero).




La lotta contro l'eresia ugonotta:


Cardinal Richelieu (Champaigne).jpg
Il Cardinale Richelieu.
Già con la pace di Montpellier (1622), a conclusione di una rivolta appiccata dagli eretici protestanti, i privilegi dei protestanti emergenti dall'Editto di Nantes furono decisamente e saggiamente  ridimensionati. Richelieu continuò poi a perseguire la sua politica attaccando le roccaforti protestanti ed in particolare quella di La Rochelle, la cui posizione sull'Atlantico (era allora il primo porto francese sull'oceano) consentiva ad essi di ricevere armi e viveri dalla flotta inglese. Dopo 14 mesi di assedio, spesso curato personalmente dal Cardinale (fu sua l'idea dello sbarramento che avrebbe impedito l'attracco alle navi inglesi), La Rochelle cadde (ottobre 1628), segnandone il declino commerciale, e la pace di Alès (1629), pur confermando agli ugonotti la libertà di culto, tolse loro il sostegno militare delle piazzeforti.









La lotta contro gli Asburgo e contro la nobiltà interna :

Sistemata la questione del potere protestante, la Francia di Luigi XIII e del Richelieu si rivolse , con gravissimo errore , contro Il Sacro Romano Impero  ed il pretesto fu la successione del Duca di Mantova, rimasto privo di eredi maschi, per la quale Richelieu prese le parti del Duca di Nevers. Ne conseguì l'invasione del Ducato di Savoia, alla quale partecipò lo stesso Re Luigi, con la quale Carlo Emanuele fu costretto (pace di Susa, 11 marzo 1629) a schierarsi con la Francia contro l'Impero. La Francia entrò poi nella Guerra dei trent'anni al fianco degli eretici che, dopo un inizio incerto, consentì alla Corona francese di incorporare nel Regno l'Artois ed il Rossiglione. Nel frattempo furono fronteggiate vittoriosamente le rivolte della nobiltà quali la cospirazione di Chalais del 1626, la ribellione del Montmorency del 1632 e quella del fratello del Re, Gastone d'Orleans, nel 1642.





 Lo sviluppo della potenza francese :

File:LouisXIII.jpg
Luigi XIII di Francia
 (tra il e il
Come risultato dell'opera di Richelieu e della sua raison d'Etat, Luigi XIII diventò uno dei primi esempi europei di monarca assoluto. Sotto Luigi XIII gli Asburgo furono costretti alla difensiva, fu costruita una potente flotta, la nobiltà francese fu fermamente tenuta sotto l'autorità del Re ed i privilegi speciali garantiti dal padre agli eretici Ugonotti furono decisamente ridotti. Furono compiute numerose opere fra le quali la modernizzazione del porto di Le Havre. Il Re fece anche tutto il possibile per cambiare la tendenza dei promettenti artisti francesi a studiare ed a lavorare in Italia. Luigi commissionò ai grandi artisti Nicolas Poussin e Philippe de Champaigne la decorazione del Palazzo del Lussemburgo. Nel 1629 fu varato il Codice Michau e nel 1635 Luigi, su ispirazione del Richelieu, creò l'Accademia di Francia. In politica coloniale Luigi XIII organizzò lo sviluppo e l'amministrazione della Nuova Francia, espanse gli insediamenti del Quebec occidentale lungo il fiume San Lorenzo dalla città di Québec a Montréal, in Africa e nelle Antille. Nel 1640 intervenne in Catalogna con l'esercito, il cui sostegno fu sollecitato dai promotori della rivolta colà esplosa fatta esplodere  contro il Regno di Spagna, il che portò all'annessione alla Francia della città di Perpignano (1642) e della regione del Rossiglione (1652).
Luigi XIII di Borbone, detto il Giusto , morì a Saint-Germain-en-Laye il 14 maggio 1643, all'età di 42 anni, e lasciò il Trono di Francia al figlio primogenito Luigi Deodato di soli 5 anni che divenne Luigi XIV di Francia.  
 

 
 
 
 
Luigi XIV e la Monarchia Assoluta
 
 
 
 
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Luigi XIV di Francia (1648).
 
 
 
Luigi XIV di Francia (Saint-Germain-en-Laye, 5 settembre 1638 – Versailles, 1º settembre 1715) , il ‘Re Sole’, è diventato la figura del monarca assoluto per antonomasia e, durante il suo Regno, la Francia divenne la maggiore potenza europea.
La Francia fu il paese dove il modello assolutistico si realizzò più ampiamente ed in maniera integrale, con l’operato di Richelieu e Mazzarino prima e, dal 1661, di Luigi XIV. Con Luigi XIV il paese più esteso e a quell’epoca più popolato d'Europa si avviò verso le forme più avanzate dell'assolutismo, offrendo un modello agli altri sovrani.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
L'assolutismo integrale:
 

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Giulio Mazarino.
Durante la prima fase del Regno di Luigi XIV, quando il Re bambino non governava, Mazzarino condusse con successo la guerra contro gli Asburgo e uscì vittorioso dalle rivolte dell'alta magistratura e della grande nobiltà: la cosiddetta ‘Fronda’, il movimento politico che aveva cercato di arrestare la politica assolutistica e l'estendersi dell'autorità regia. Nel 1661, alla morte del ministro, Luigi XIV assunse effettivamente il potere, ereditando dunque una posizione di grandissima forza sia rispetto ai nemici esterni sia rispetto ai rivali interni della monarchia.
Il programma assolutistico di Luigi XIV è sintetizzabile nella famosa frase a lui attribuita “lo stato sono io”. Per attuarlo e imporre alla Francia l'uniformità amministrativa, legislativa e religiosa, nonché il controllo dell'economia e della cultura, Luigi XIV allontanò il vecchio personale politico e si circondò di una squadra di ministri da lui presieduta,tra i quali Jean-Baptiste Colbert e François-Michel Le Tellier, agendo così in diversi settori.
Accrebbe il corpo dei funzionari alle sue dirette dipendenze e i loro compiti di controllo. In particolare, ampliò le funzioni degli intendenti: ne accrebbe il potere sull'amministrazione della giustizia nelle province, sull'ordine pubblico, sull'amministrazione finanziaria.
Promosse una politica economica di espansione mercantile, navale e coloniale, di lavori pubblici (il Canal du Midi) e di fondazione di manifatture statali (la fabbrica di cristalli di Saint-Gobain o quelle di arazzi di Beauvais).
Combatte  la minoranza ugonotta e revocò l'editto di Nantes (1685), costringendo gli eretici  protestanti  a emigrare. Inoltre, riprese la tradizione gallicana, appoggiandone le tendenze autonomistiche.
Perseguì una politica estera espansionistica e bellicista estendendo le frontiere, alla ricerca del prestigio e della grandeur politica e militare.
Una malattia si sviluppo dentro di lui, una malattia della mente , e dove prospera la malattia seguono brutte cose.
 
 
 
 
La politica dell'apparenza:
 

 
Luigi XIV di Francia (1661).
Luigi XIV praticò una deliberata politica dell'immagine e della propaganda e mise al proprio servizio scrittori, poeti, artisti utilizzando il mecenatismo culturale, la repressione (censura sulla stampa), il controllo (concessione di privilegi e monopoli agli editori), la promozione diretta di attività che esaltassero la Corona. Statue, dipinti, arazzi, medaglie, poesie, opere letterarie e musicali celebrarono sistematicamente il Re vittorioso e magnifico, ormai definito il Re Sole per lo splendore di cui si circondava.
Il risultato maggiore fu la costruzione dell'imponente reggia di Versailles, nei dintorni di Parigi, dove Luigi XIV si trasferì dal 1682. Versailles divenne nel contempo la residenza del Re e della famiglia reale; la residenza di centinaia di nobili che avevano il privilegio di un appartamento nella reggia e potevano in questo modo frequentare la corte, essere vicini al Re con tutti i vantaggi che ne derivavano; la sede di gran parte dei ministeri, dove si svolgeva l'attività di governo; il cuore culturale della Francia.
Costruendo Versailles, Luigi XIV perseguì il progetto politico di ‘addomesticare’ la più antica nobiltà del sangue ovvero di tenerla sotto controllo e sorvegliarla nella splendida cornice della dispendiosa vita di corte e, soprattutto, di allontanarla dalle proprie terre, dove aveva ancora la sua posizione tradizionale.
Nel 1683 , quando il bisogno di coesione tra le potenze cattoliche era fondamentale in un clima di pericolo mussulmano rappresentato dalle armate ottomane che assediavano Vienna, Luigi XIV , troppo preso da se stesso e dal suo prestigio, in conflitto con il Sacro Romano Impero , si alleo con il turco piuttosto che correre in aiuto della Cristianità.  
 
 
 
 
Santa Margherita Maria Alacoque, il Sacro Cuore di Gesù e la negazione del Re Sole:
 
 
Antonio Ciseri, La "Vision del Cuore di Gesù di Margherita Maria Alacoque", (1888). Firenze, Chiesa del Sacro Cuore.
Antonio Ciseri, La "Vision del Cuore di Gesù di
Margherita Maria Alacoque", (1888). Firenze,
Chiesa del Sacro Cuore.
Nel 1689,  Santa Margherita Maria Alacoque , ricevette da Gesù una rivelazione , con il compito di trasmetterla al Re francese. Margherita Maria scrisse che Gesù le aveva detto, riferendosi al Re: “Fa sapere al figlio primogenito del mio Sacro Cuore che, come la sua nascita temporale fu ottenuta grazie alla devozione ai meriti della mia santa Infanzia, così la sua nascita alla grazia e alla gloria eterna berrà ottenuta mediante la consacrazione che egli farà di se stesso al mio adorabile Cuore, che vuole trionfare sul suo e, mediante questo, sui cuori dei grandi della terra”. Continuava Nostro Signore Gesù Cristo: “Il Sacro Cuore desidera entrare con pompa e magnificenza nei palazzi dei principi e dei Re, per esservi oggi onorato tanto quanto venne oltraggiato, umiliato e disprezzato durante la sua Passione. Egli desidera di vedere i grandi della terra tanto abbassati e umiliati ai suoi piedi, quanto allora venne annichilito”.
Va notato che la consacrazione non doveva restare confinata nel suo aspetto privato, ma doveva  ridonare nella vita pubblica del Regno di Francia. Aggiungeva infatti il messaggio a Luigi XIV: “Il Sacro Cuore vuole regnare nella sua reggia, essere raffigurato sui suoi stendardi e inciso sulle sue armi, per renderle vittoriose su tutti i suoi nemici, abbattendo ai suoi piedi le teste orgogliose e superbe, per farlo trionfare su tutti i nemici della Chiesa”.
Margherita Maria così descriveva agli omaggi religiosi che il Re doveva compiere: “Volendo riparare le amarezze e le angosce sofferte, fra le umiliazioni e gli oltraggi della sua Passione, dal Cuore adorabile del suo Figlio nei palazzi dei potenti della terra, l’Eterno Padre vuole stabilire il suo impero nella Corte del nostro gran sovrano, servendosi di lui per eseguire un gran progetto, da realizzare in questo modo: far costruire un tempio nel quale venga esposto un quadro raffigurante il Cuore divino, affinché Esso possa ricevervi la consacrazione e gli omaggi del Re e di tutta la Corte”.
Luigi XIV di Francia (1684).
“Gesù ha scelto lui [il Re] come suo fedele amico, per ottenere dalla Santa Sede Apostolica l’autorizzazione della Messa in suo onore, con tutti i privilegi che devono accompagnare la diffusione di questa devozione. In questo modo, Egli vuole dispensare i tesori delle sue grazie di santificazione e di salvezza, cospargendo di benedizioni tutte le imprese del Re, rivolgendone a sua gloria e rendendone vittoriose le armi”. Non sappiamo se Luigi XIV ricevette effettivamente questa richiesta. Quello che è certo, è che questa richiesta del Sacro Cuore non venne esaudita.
E le conseguenze di questa inadempienza furono tragiche. Gli anni che seguirono la mancata corrispondenza di Luigi XIV alle richieste del Sacro Cuore segnarono l’inizio della decadenza del Regno, con l’arrivo di umiliazioni e sconfitte.
Dopo la sua morte, quella Francia che avrebbe dovuto diventare promotrice della riscossa cristiana, cedette alla crescente influenza del razionalismo e del libertinismo, che la indebolirono spiritualmente e moralmente.
Ma anche l’intero continente entrò in un lungo periodo di crisi, indicato dagli storici come  inizio della decadenza europea, e che sfociò nella tragedia della Rivoluzione Francese che cercò di cancellare ogni traccia cristiana dalla civiltà francese.
 
 

 
La morte di Luigi XIV e la successione:
 
 
 
Luigi XIV di Francia
Luigi XIV di Francia (1701).
I problemi legati alla successione ed il cattivo stato di salute intristirono gli anni finali del suo Regno. Nel 1711 era morto suo figlio il Gran Delfino; oltretutto, l'anno seguente ci fu un focolaio di vaiolo di cui morirono Luigi, Duca di Borgogna (figlio del Gran Delfino) assieme alla moglie Maria Adelaide di Savoia e al loro figlio maggiore, il Duca di Bretagna. Rimaneva, unico Principe di sangue reale erede legittimo di Luigi XIV, il figlio minore del Duca di Borgogna, Luigi, Duca d'Angiò, divenuto poi Re come Luigi XV.
Degli altri due figli del Gran Delfino, uno, Re di Spagna con il nome di Filippo V di Spagna, portatore dell'assolutismo nel Regno di Spagna,  dovette rinunciare alla successione al Trono di Francia in forza della Guerra di successione spagnola, (Trattato di Utrecht del 1713) e l'altro, Carlo, morì anch'egli prima di Luigi XIV. Il Re decise allora di estendere il diritto di successione a due dei sette figli avuti dalla Montespan, Luigi Augusto di Borbone, Duca del Maine (1670-1736), e Luigi Alessandro, Conte di Tolosa (1678-1737), anche per impedire che salisse al Trono suo nipote, l'arrivista  Filippo II d'Orléans (che comunque ebbe la reggenza per il piccolo Luigi XV).
Luigi XIV morì di cancrena ad una gamba, derivante dalla gotta contratta nell'ultimo periodo della sua vita, pochi giorni prima del suo settantasettesimo compleanno e dopo 72 anni 3 mesi e 18 giorni di Regno. Gli successe il pronipote Luigi, Duca d'Angiò con il nome di Luigi XV; poiché aveva solo cinque anni, fu posto sotto la reggenza (fino alla maggiore età nel 1723), del Duca Filippo II d'Orléans, nipote e genero del defunto Re Sole.
Pare che, alla notizia della sua morte, quella parte della Francia che durante il suo Regno venne umiliata (Parte della Nobiltà e borghesia) esultò e festeggiò, accendendo dei fuochi di gioia; si diche il suo feretro, trasportato a Saint Denis, fu oltraggiato da sputi e fango lanciato da alcuni facinorosi tra la folla: il suo Regno era stato caratterizzato non solo da successi e prestigio ma anche , e purtroppo, da errori i quali non permisero a tutti di poterlo rimpiangere. Il suo corpo fu sepolto nella Basilica di Saint Denis, dove, durante la Rivoluzione i resti vennero barbaramente dispersi dagli sgherri  rivoluzionari.




Continua...


Fonte:

Wikipedia.
www.viveleroy.fr
http://www.miliziadisanmichelearcangelo.org/


Scritto da:

Presidente e fondatore dell'A.L.T.A. Amedeo Bellizzi.