Iniziazione massonica. |
Quando la massoneria ha tirato alcuno nel suo seno, se gli svelasse subito le sue dottrine e gli mostrasse distintamente il fine ultimo cui tende, il più delle volte gli cagionerebbe uno stupore e spavento tale che se ne fuggirebbe. Essa procede con maggior prudenza, Anzi tutto, l'iniziando delle loggie si trova là al primo entrarvi, in un'atmosfera che non può respirare a lungo senza che l'anima sua ne resti avvelenata. "Le loggie - dice Piccolo Tigre - parlano del continuo dei pericoli del fanatismo, del bene della eguaglianza sociale e dei grandi principii della libertà religiosa. Fra un banchetto e l'altro fulminano i loro anatemi contro l'intolleranza e la persecuzione. Vi è più che non ci occorra per fare degli adepti. Un uomo imbevuto di queste belle cose è già con un piede nella nostra soglia; non resta che inscriverlo al reggimento ... Si indovinano le sue tendenze, le sue affezioni, le sue passioni; quando è maturo per noi, lo si dirige alla società segreta di cui la framassoneria è l'anticamera".
In questa guisa si ammaestrano quelli che si sono lasciati spingere nell'anticamera. Si osservano, si studiano le loro inclinazioni; e quelli che sono giudicati degni di andar più oltre, vengono reggimentati nelle retro-loggie. Per questo dal 1820 al 1848, sopra la framassoneria eravi il Carbonarismo; sopra le Loggie, le Vendite; e nel Carbonarismo stesso, vi erano, sopra le Vendite particolari, le Vendite centrali, e sopra le Vendite centrali, l'Alta Vendita. Oggidì questa organizzazione, già sì sapiente, deve essere ancor più perfezionata.
Ben più dei discorsi che gli aspiranti ascoltano nelle loggie, sono le iniziazioni che loro infondono lo spirito della massoneria. Di più, esse permettono ai capi di scegliere quelli che son degni di penetrare più addentro nel segreto della setta.
Fin dai primi passi che essi fanno nell'associazione, si dice loro che essa ha un segreto per render felice l'umanità e procurare il sommo bene dei suoi membri e che essi non possono giungere alla cognizione di questo segreto se non per mezzo di successive iniziazioni. Queste iniziazioni si fanno per mezzo di scene simboliche sapientemente graduate. In una comunicazione confidenziale indirizzata, il 1° marzo 1902, dal Grande Collegio dei Riti, supremo consiglio del Grand'Oriente di Francia, ai Consigli Filosofici e ai Capitoli della Federazione, è detto:
"I nostri simboli rappresentano a prima vista dei metodi di educazione filosofica, e in pari tempo dei segni di riunione. Sotto forme materiali, simboleggiano un certo numero di verità morali accettate da tutti i nostri adepti, e che è bene di ricordar loro continuamente, rivolgendosi insieme al loro buon senso e alla loro ragione ...
"Le officine superiori devono essere, in qualche modo come le scuole normali dell'Ordine: scuole che devono consacrarsi innanzi tutto allo studio della scienza massonica. I loro membri andranno in seguito a portare nelle loggie quello che là avranno imparato. Essi lo faranno con discernimento e prudenza".(1)
In ogni iniziazione i candidati sono attentamente osservati. Vi ha di quelli che si arrestano alle apparenze esteriori, che non cercano di rendersi conto del loro significato e di penetrarne il mistero; costoro sono lasciati nella loro semplicità e formano la prima classe della società, alla quale non cessano di rendere tuttavia importanti servigi.
Quelli che hanno intelligenza di penetrar oltre il velo dei simboli, e fanno conoscere che il loro spirito si apre alle idee massoniche, sono invitati a salire a gradi maggiori.
"Le cerimonie sono simboliche - diceva il F... Régnier in una seduta comune delle loggie tenuta a Lione il 3 maggio 1882 - praticate da massoni intelligenti; il loro significato porta i suoi frutti". E nel discorso di chiusura all'assemblea del 1883 del Grand'Oriente di Francia, il F... Blaton aggiungeva: "La framassoneria, nel suo simbolismo perfezionato da una lunga tradizione, e che può a suo piacere ammodernarsi ancora senza offendere il suo Ordine, possiede l'antidoto salutare e il contravveleno del simbolismo religioso".
Henri François Joseph de Régnier |
Questi simboli sono ad un tempo luce e tenebre; sono concepiti in tal modo che illuminano gli uni ed accecano gli altri. Gerbet, che fu poi vescovo di Perpignano, pubblicò nel 1832, nel Mémorial catholique, i documenti di un capo di società segrete, sequestrati dopo la sua morte, egli dice, "da un alto personaggio". Dopo aver spiegato che cosa significhi libertà ed uguaglianza nel senso massonico, egli scrive: "È questa tutta la forza della nostra dottrina. Ma persuadiamoci bene che non possiamo mai esporla ad un tratto in piena luce né in termini così formali ad ogni aspirante. Uno spirito indipendente potrebbe trarne delle conseguenze troppo funeste agli intenti che essa copre. Quindi, appena gli abbiamo fatto intendere queste due parole sacre: Libertà, Eguaglianza, dobbiamo subito saper prevenire od almeno sospendere il corso de' suoi pensieri; ne saranno salvaguardia e rimedio sicuro i nostri emblemi e i nostri geroglifici, adoperati a tempo per distrarre altrove l'attenzione dell'aspirante colla varietà dei soggetti che gli si presentano; espediente ammirabile e frutto della raffinata politica del nostro celebre autore (fondatore), la cui conoscenza del cuore umano è dimostrata dall'averci preparato con ogni astuzia immaginabile la coppa incantatrice e misteriosa che noi dobbiamo presentare e far passare incessantemente nell'anima di ogni fratello, avvolta sempre nel mistero e sotto una forma innocente che ne asconda il senso vero".
L'autore distingue poi gli spiriti penetranti, gli spiriti inquieti e gl'imbecilli. " Noi dobbiamo - egli dice - mettere ciascuna di queste classi alla portata della stessa dottrina, ma non comunicarla ad ognuno nel momento stesso e nella stessa maniera. I primi non tardano molto a conoscere il senso vero: i secondi non devono esser condotti a quest'alta conoscenza che a gradi e per mezzo di emblemi che loro si propongono a decifrare. Dai terzi non si esige altro che tengano dietro ad occhi chiusi e senza riserva, pur tenendoli vincolati colla paura, se mai violassero il sacro giuramento".
Queste regole di condotta sono religiosamente osservate. Dopo ciascuna iniziazione, si accorda all'iniziato una dilazione di quindici giorni per preparar la spiegazione che egli deve dare del grado ricevuto, per scoprire il senso della cerimonia di cui fu l'eroe. Comunque egli risponda, è trattato sempre con garbo e gli si fanno elogi, senza fargli conoscere ciò che si pensi della sua spiegazione. Se nulla ha compreso, lo si lascia dove è, a meno che non sia di quelli che danno fondate speranze. In tal caso lo si sottomette a nuove prove sotto il pretesto che gli si voglia conferire nuovi gradi, che gli renderanno un po' per volta più trasparente il velo che copre il mistero.
Queste prove variarono col tempo, secondo le obbedienze e i fini più immediati che si proponevano i capi. Ce lo fa sapere il F... Blaton.
Ed ecco, oggidì, in che consiste, fra molte altre, la prova fondamentale:
Si conduce il massone iniziando dinanzi ad una bara; non basta, ve lo si adagia dentro. Qui gli si fa capire che è morto, morto davvero, anzi già putrefatto, al punto che le carni si staccano dalle ossa. E, perché non lo dimentichi più, gli si dà come parola d'ordine, che dovrà ripetere tutta la sua vita ogni volta che entrerà in una loggia, la voce ebraica Macbénac, che significa: La carne si stacca dalle ossa. In un altro rito gli si dà la parola Mahabone o Moabon: figlio della putrefazione.
All'entrare nella loggia, egli farà ogni volta alcuni passi in forma bizzarra, come se dovesse scavalcare un feretro. È questa l'iniziazione del grado di maestro, l'unica che crei il vero massone.
Quando i testimoni hanno dichiarato che il nuovo maestro è morto davvero, che è in putrefazione, che la sua carne lascia le ossa nel feretro simbolico, il Presidente della loggia ne lo fa uscire. È dichiarato allora risorto, l'apparato funebre della loggia è sostituito da una luce gioconda, e si dice al nuovo maestro che è, in persona, il maestro Hiram risuscitato. Questo Hiram rappresenta presso i framassoni l'architetto del tempio di Salomone. Questo tempio simbolico - nel suo ultimo significato, quello che non si rivela mai pubblicamente - è la ricostituzione del popolo ebreo in nazione, ma in nazione divenuta signora dell'universo.
Ora questo tempio di Salomone non sarà costruito, la Chiesa non cederà ad esso il posto, il Dio dei cristiani non sarà vinto che ad una condizione, ed è che il mondo tutto, e tutto intiero, discenda esso pure nella bara simbolica d'Hiram per ricevervi una nuova vita, dopo la morte assoluta, la dissoluzione definitiva di tutto ciò che vediamo oggi esistente e vivo.
Il senso sociale dell'iniziazione è dunque il seppellimento del mondo cristiano e la risurrezione del mondo ebreo. E come mezzo per raggiungere questo fine, unico mezzo, rivelatoci dall'iniziazione stessa come suo più immediato e più trasparente insegnamento: la distruzione di tutto l'ordine di cose basato sui principii del cristianesimo.
Il senso personale è che l'iniziato posto nella bara è morto davvero come cristiano, come cittadino di quel mondo in cui il Cristo è conosciuto e adorato. Nessun atomo di carne che si leghi ancora alla vita secondo l'ordine di Dio, del Dio dei cristiani, resta più in lui. Noi sappiamo di Dio che egli è la via, la verità e la vita. In questo senso si dice che l'iniziato ha perduto la vita, così realmente come la
vita animale ha abbandonato un cadavere la cui carne si va dissolvendo. Il nome ebreo che gli si dà nel rialzarlo e nel festeggiare la sua risurrezione rivela il mondo nuovo di cui è divenuto cittadino, e la civiltà nuova al cui trionfo deve dedicarsi.
Chi comprende queste cose è destinato alle retro-loggie di cui il numero, la costituzione e la missione assegnata a ciascuno variano secondo le circostanze, la marcia della Rivoluzione, il progresso raggiunto nella costruzione del Tempio.
Così composte le retro-loggie, speciali emissari portano loro, a tempo opportuno, le direzioni e gli ordini di un Comitato centrale e superiore, nel mentre che mettano in stabili rapporti tutti i Grandi Orienti. Questi emissari sono quasi tutti ebrei. E la ragione si è che il popolo ebreo si presta meglio d'ogni altro, per la sua organizzazione nazionale, a compiere facilmente quest'ufficio. Esso conta infatti dovunque dei fattori, come li chiama il Kabal, agenti del governo occulto degli Israeliti, che da un polo all'altro del mondo intervengono nelle vendite e negli acquisti, nei processi dei loro correligionari, perorano gl'interessi della razza presso le pubbliche amministrazioni, assecondano o paralizzano i progetti governativi, ecc. Essi riescono a meraviglia i migliori commessi-viaggiatori della Framassoneria e della Rivoluzione. I documenti dell'Alta Vendita ci fanno vedere Piccolo Tigre a Parigi, a Londra, a Vienna, a Berlino; qui sotto la veste di gentiluomo, là di banchiere, altrove di negoziante, di agente di cambio e perfino di piccolo mercante girovago, dovunque come commesso-viaggiatore ed ispiratore di odio contro Colui che i suoi antenati crocifissero.
Bakounine fa questo ritratto del massone veramente iniziato ed ammesso nelle società più segrete: "Il rivoluzionario è un uomo consacrato. Egli non ha interessi personali, non sentimenti ed affari propri, non ha preferenze, né beni e nemmeno un nome. Tutto l'assorbe un unico ed esclusivo interesse, un pensiero unico, una sola passione: la Rivoluzione. Non solamente i suoi discorsi, i suoi atti, ma il fondo stesso del suo essere non ha più nulla che fare coll'ordine pubblico, né con tutto il mondo civile. Freddo con se stesso, deve esserlo altresì cogli altri. Tutti i sentimenti d'amicizia, d'amore, di gratitudine devono essere in lui soffocati dalla passione unica e calma dell'opera rivoluzionaria. Notte e giorno egli deve esser preoccupato da un pensiero unico, da un unico scopo: la distruzione implacabile. E per compiere quest'opera freddamente, senza tregua, egli deve esser pronto a perire ed a sgozzare di sua propria mano chiunque si opponga a' suoi disegni".
Note :
(1) Questa circolare è stata pubblicata, per intero, dal Bidegain nel suo libro, pp. 142-152.