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Francesco V di Modena. |
La Codificazione Estense è stato un processo di riforma ed armonizzazione dell'intera legislazione del Ducato di Modena e Reggio svolto fra il 1849 ed il 1852 da un'apposita commissione.
Con un decreto del 6 agosto 1849 il Duca di Modena, Francesco V d'Asburgo-Este, istituisce, sotto la supervisione del Ministro di Grazia e Giustizia, Rinaldo Scozia, una commissione composta da cinque membri incaricata di aggiornare le leggi. Ad essa venne affidato l’incarico di riformare il sistema Estense delle leggi civili, criminali e delle relative procedure, per renderlo “conforme ai bisogni dei tempi e in armonia con quelli degli Stati limitrofi”, prendendo “per base del proprio lavoro uno dei codici italiani e specialmente quello del Ducato di Parma, vigente nei distretti del ducato che di recente furono aggregati ai nostri domini”.
La commissione :
I membri della commissione furono: Vincenzo Palmieri, Consigliere prima e Presidente poi del Supremo Consiglio di Giustizia, al quale è affidata la presidenza; Alfonso Toschi, Presidente del Tribunale di Giustizia in Modena e professore universitario, Romualdo Manini consigliere del Supremo Consiglio; Luigi Battiliani, dottore in legge e poi giudice del Tribunale di Prima Istanza in Modena e Filippo Cocchi, professore. Dopo il compimento e la pubblicazione dei Codice Civile e di Procedura Civile, morì nel 1853 il Toschi, il quale venne sostituito da Bartolomeo Veratti, professore universitario.
Promulgazione :
Il Codice civile estense venne promulgato con decreto il 25 ottobre 1851 ed entrò in vigore il primo febbraio 1852, mentre quello di Procedura Civile il 14 giugno 1852 ed entrò in vigore il 1º novembre 1852. Più lenti furono i lavori degli altri due codici, quello Criminale e di Procedura Criminale, entrambi i codici furono promulgati con un unico decreto il 14 dicembre 1855, per entrare in vigore il 1º maggio 1856, formando cosi un unico corpo di leggi: Il Codice Criminale e di Procedura Criminale per gli Stati Estensi.
Il Codice di Procedura Criminale per gli Stati Estensi 1855 :
Il Codice di Procedura Criminale per gli Stati Estensi del 1855 si componeva di 543 articoli suddivisi in tre libri, preceduti da un Titolo preliminare di 23 articoli e chiusi da due disposizioni transitorie.
Il Libro Primo, composto da 188 articoli, è intitolato “Del processo” e contenente le norme relative alla competenza dei giudici, all’instaurazione del processo criminale e alla fase istruttoria.
Il Libro Secondo, composto da 247 articoli, è intitolato “Del giudizio” e contenente le norme relative alla messa in stato d’accusa, al dibattimento, al giudizio, alle “appellazioni”, alla revisione, alla contumacia, alle spese e all’esecuzione delle sentenze.
Il Libro Terzo, composto da 85 articoli, è intitolato “Di alcune procedure particolari” e contenente norme relative a vari aspetti particolari del processo come la falsità, il conflitto di giurisdizione, la ricusazione dei giudici, il modo di procedere in caso di fuga dei detenuti e in caso di distruzione o sottrazione di carte processuali.
Ogni libro venne ripartito al suo interno in Titoli, alcuni di essi suddivisi poi in Capi e il Capo VI del Titolo III del Libro Primo, che disciplina gli atti d’istruzione, è l’unico che a sua volta fu suddiviso in otto sezioni.
Tale codice doveva essere modellato, per espressa previsione del decreto istitutivo della commissione, su quello parmense del 1820, tenendo presenti in via secondaria anche i codici degli altri Stati. Sia la commissione, sia lo stesso Duca non si basarono solo sul codice parmense, ma furono tenuti in primaria, e a volte esclusiva, considerazione anche gli altri codici di procedura penale, come quello piemontese del 1847, quello delle Due Sicilie del 1819 e, in particolare, il Codice di Procedura Penale per il Regno Italico del 1807, più noto come Codice Romagnosi, nonché la procedura toscana, francese e quella Imperiale . Un carattere proprio del Codice fu quello di non esaurire la disciplina della materia penalprocessuale nel Ducato Estense, ma di inserirla , sebbene come fonte primaria, in un sistema articolato e complesso, caratterizzato da fonti tra loro concorrenti: il Regolamento di Polizia del 1854 e la legislazione speciale per specifici e particolari delitti.
Valore storico :
La Codificazione Estense, anche con riferimento ai singoli codici, non ebbe un grande eco in un'Europa infetta dalla Rivoluzione , né suscitò particolari entusiasmi nei vari studi storico-giuridici improntati più sul liberalismo che sulla buona politica, al punto che i commentatori, esponenti del bieco pensiero liberal-settario, si limitarono spesso a pochi e sintetici accenni a carattere prevalentemente negativo, in particolare, e non è un caso che codesti criminali dell'intelletto lo fecero , riguardo al Codice Criminale. Scritti vari raccolti da S. Vinciguerra, Padova, 2002, evidenziano come la Codificazione Estense presenti punti di rilievo meritevoli di una maggiore attenzione e considerazione.
La Codificazione Estense , in tutte le sue parti, fu una grande opera giuridica fortemente voluta da un grande ed ammirevole sovrano quale fu Francesco V di Modena. Le menzogne disseminate dai critici liberali si scontrano contro il muro della verità, verità accessibile a tutti coloro i quali avranno l'immensa fortuna di esaminare il testo nella sua interezza.
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Fonte:
Scritto da:
Redazione A.L.T.A.