venerdì 9 novembre 2012

Un sonetto cattolico per la caduta dell’Austria (novembre 1918)

 
Mentre anche molti religiosi, in un clima di entusiasmo nazionalistico che fa presagire fragili concordati, inneggiano alla vittoria italiana nella prima guerra mondiale, il gesuita padre Alfonso Maria Casoli si inchina reverente davanti alle spoglie in dissoluzione del Sacro Romano Impero. Il sonetto è semplice, ben scritto e con un chiusa di folgorante attualità.
 
Mole vetusta, che di brando armati
E di croce segnati ersero gli avi,
Per securare i popoli adunati
Sotto l’arbitrio delle sante chiavi,

Se fur gli aspetti tuoi cangiati,
Colpa di tempi e di nipoti ignavi,
Pur de’famosi secoli passati,
La memoria e il vestigio anco serbavi.

Or tutta giaci ed è ruina mesta
quel che già fosti e intorno vi folleggia
Europa e chiama i popoli a far festa.
 
E ancora la svergognata non s’avvede
Ch’essa e i popoli suoi son greggia
D’un mercatante americano al piede.
 
Padre Alfonso Maria Casoli SJ
 
GENNAIO 1919

(testo raccolto a cura di Piergiorgio Seveso)