“Critica alla psicoanalisi” (Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe, Roma 2011) dello studioso don Ennio Innocenti.
La lettura è consigliata soprattutto ai cattolici che hanno nutrito dubbi su questa sedicente “scienza”, ma anche a persone non credenti o comunque diffidenti per istinto verso il mestiere dello “strizzacervelli”. Intanto psichiatrìa e psicologìa sono messe subito al riparo dalla critica che investe la psicoanalisi di Freud e Jung, in quanto è solo nei confronti di questa che si leva il sospetto dell’autore, che vi intravede una tenebrosa religione con venature magiche avanzante sotto i panni della scienza medica. Consigliata la lettura di questo mattoncino (oltre 300 pagine), anche ai ‘fieri-laici-illuminati-illuministi’, che dovrebbero avere in odio ogni apodittico e oscuro sistema di idee basato su assiomi indimostrabili che si autoconfermano in modo tautologico. Talvolta, per beffa del destino, capita proprio agli atei razionalisti di credere involontariamente alla Kabbala, che l’autore dimostra essera stata una delle fonti principali della costruzione freudiana.
Mai ero arrivato, prima di aver letto questo libro, a considerare le suggestioni ciarlatanesche delle tante vannemarchi credibili tanto quanto quelle freudiane e junghiane anche se un sospetto già lo nutrivo da quando Evola, non da cattolico, parlò di “infezione psicanalitica”, riguardo la tendenza della stessa ad uccidere la dimensione libera, diurna, cosciente, solare e “apollinea” della persona per sprofondarla nella schiavitù di quella ctonia, tellurica, infera, mossa da esigenze solo istintuali o succuba di archetipi latenti nell’inconscio collettivo (eufemistica descrizione dei demoni?). Lo spiritismo, l’antroposofìa e l’occultismo praticati dalla società Golden Dawn (che oggi malgrado i meriti sociali riecheggia in Grecia col partito Alba Dorata) e da quella Teosofica di Elena Blavatsky furono elementi fondamentali per la formazione di Carl Gustav Jung che ad Ascona, lembo svizzero del Lago Maggiore si ritrovava con diversi personaggi a studiare l’esoterismo, l’alchimìa cinese e a praticare “sedute” particolari con libertine, annoiate e ricchissime donne disposte a seguire i percorsi suggestivi junghiani pagando profumatamente.
Giuseppe Vattuone afferma che Freud, “contrariamente alla regola costante della scienza medica – da lui praticata all’università – che procede dall’anatomia fisiologica ecc. dell’uomo sano detto normale, per capire la malattia dello stesso corpo – inizia la sua osservazione dai malati mentali. … Il medico (non il filosofo, non il teologo) Freud, paradossalmente, ignota che per intraprendere lo studio dei fenomeni patologici della psiche, avrebbe dovuto dimostrare l’anatomia, la fisiologia ecc. della cosiddetta psiche normale, al fine di riconoscerne e curarne la malattia”.
Il freudismo viene sottoposto ad una “contro-analisi” in rapporto alle categorìe della scienza, della medicina, della logica, della filosofìa, evidenziandone i tratti incompatibili con le esigenze della giustizia penale. Lo stesso Sigmund Freud viene raccontato attraverso i suoi rapporti familiari, religiosi, professionali, sentimentali e ovviamente sessuali (omo ed etero…), mettendo in luce anche l’ambiguità deontologica dell’uso/abuso della cocaina somministrata alle pazienti e dell’ accettazione felice di poter avere rapporti sessuali con le pazienti senza “compromettere” quelli “professionali”.
Rileva acutamente Piero Vassallo riguardo alla infatuazione psicoanalitica di un certo cattolicesimo progressista: “Chiuse le porte della ragione, le finestre spalancate dall’ostinazione neomodernista lasciano, purtroppo, avanzare la voce babelica e sgangherata del freudismo in quelle parrocchie, che sono ancora stordite e sbalordite dalle sfavillanti luci del balletto Excelsior… Antagonista allucinato e calunniatore di Mosé, Freud incarna la figura del messia nichilista, che si affaccia all’orizzonte dell’estenuata modernità per annunciare la fine della qualunque speranza… Partendo dall’ipotesi che esista uno stato di natura anteriore a quello civile, si può sostenere che tra individuo e società ci sia un conflitto e che la società sia repressiva del vitalismo umano… L’opera di don Innocenti è anzi tutto intesa a dimostrare, l’inconsistenza scientifica della psicoanalisi per poi risalire alle torbide fonti esoteriche del pensiero freudiano. A sostegno della sua tesi, don Innocenti cita le testimonianze di illustri scienziati, quali Luigi Gedda, Giuseppe Maria, Giuseppe Vattuone, Michele Malatesta, Giuseppe Grasso, Giuseppe Sermonti.”.
A leggere l’ecclesiologìa di Anselm Grun infatti, o la sua “rilettura” della Bibbia in chiave psicanalitica si rimane allibiti, anche se il capolavoro sincretistico col cattolicesimo sembra frutto di quel Leonardo Ancona che dava per certa la nevrosi allucinatoria dei santi (nella sua opera su Santa Maddalena), giustificando le teorìe per cui in fin dei conti e brutalizzando il discorso “sono tutti mezzi matti”. Sarà poi lo “spirito santo” che in un afflato di generosità, andrà a “ratificare” quella follìa dandole dignità soprannaturale. Quell’istinto irrefrenabile che senza libertà ha prodotto atti o pensieri, verrà così “sublimato” dall’Alto essendo l’uomo irreparabilmente determinato dall’inconscio. Ecco, siamo ormai ad una concezione della Grazia e del libero arbitrio quasi completamente protestantizzati. Dobbiamo a questa deriva la considerazione della impossibilità psicologica a prestare il consenso matrimoniale, che ha influito in modo decisivo a parere di chi scrive, per introdurre il Divorzio “cattolico” col timbro rotale. Infatti la possibilità di annullare un matrimonio valido è molto più praticata e consentita rispetto al passato.
Pietro Ferrari
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