di Joseph P.
Gudel 1
Uno degli ultimi
tabù più difficili da rimuovere dalla coscienza collettiva è certamente
quello della naturale repulsione per l'omosessualità. Per questo genere di
operazione sono state adottate diverse tecniche già usate in passato per far
accettare alle masse qualcosa che esse consideravano sbagliato. Non che i
«diversi» non esistessero anche prima. La novità sta nel fatto che i gay
non devono più essere visti come persone affette da un grave disordine
psicosessuale, ma come individui che hanno un orientamento sessuale diverso, con
la stessa dignità degli eterosessuali. Ergo, essi hanno diritto a formare
una «famiglia», ad avere e ad allevare dei figli (adottandoli), ecc... Non si
devono più vergognare della loro condizione, ma essere «orgogliosi» del loro
comportamento sessuale. Per realizzare questa delicata impresa è stato affidato
ai mass media un ruolo importantissimo: non c'è ormai serial
televisivo in cui non ci siano uno o più attori o attrici che interpretano il
ruolo di gay. Lo stesso dicasi per i talk show, di cui ormai i
gay sono diventati le mascotte da coccolare e viziare. Occorre
tuttavia chiedersi: l'omosessualità è un comportamento sessuale o una
condizione?
|
l Prefazione
Quando nel 1788 venne promulgata la
Costituzione degli Stati Uniti, il mondo civilizzato si trovò di fronte ad una
novità assoluta: per la prima volta nella storia dell'era cristiana, un Paese
occidentale abitato da battezzati sancì la netta separazione tra Stato e Chiesa.
Tale separazione stabilì che la Chiesa cattolica (e tutte le varie confessioni religiose) avrebbe potuto godere
della piena libertà di culto. Allo stesso tempo, però, la Chiesa non avrebbe più
usufruito (come era stato fino ad allora) di alcun privilegio o riconoscimento
particolare, e soprattutto non avrebbe più potuto intromettersi negli affari
interni dello Stato. Nacque così il principio dello Stato «laico»,
ossia dello Stato indifferente e neutrale in materia religiosa. Non più, dunque,
una stretta collaborazione tra due poteri distinti, lo Stato e la Chiesa, in cui
lo Stato si limita a ricercare il bene comune temporale della nazione (principio
di sussidiarietà), e che allo stesso tempo riconosce alla Chiesa di perseguire
un fine superiore soprannaturale (la salvezza delle anime), ma due forze
inevitabilmente contrapposte. Lo Stato, che fino a quel tempo aveva considerato
il Vangelo, i Comandamenti di Dio e la morale naturale come la fonte
d'ispirazione delle sue leggi, sarebbe divenuto di fatto uno Stato ateo
(e troppo spesso anticristiano), che avrebbe messo la verità sullo stesso piano
dell'errore (la fede cattolica sullo stesso piano dell'eresia,
dell'agnosticismo, dell'ateismo, ecc...). Peggio ancora: svincolato dal rispetto
delle leggi immutabili stabilite dal Creatore, non solo in campo religioso ma
anche in quello naturale, lo Stato - nuovo Moloch da incensare e adorare -
avrebbe legiferato «democraticamente» (ecco la parola magica...), ossia in base
alla decisione della maggioranza dei votanti. Poco importa se la maggioranza
aderisce al falso o all'errore. La maggioranza è infallibile, non certo la Chiesa! Tale concezione, oggi universalmente
accettata, venne violentemente introdotta pochi anni dopo in Europa in nome
della libertà (massonicamente intesa) dalla Rivoluzione Francese, e rapidamente
si estese a macchia d'olio al resto del mondo. Alla dottrina sociale della
Chiesa romana, che stabilisce la Regalità sociale di Cristo (non solo sui
singoli, ma anche sulle nazioni 2), la Rivoluzione
oppose la totale indipendenza dello Stato da qualsiasi regnante che non fosse il
«popolo» stesso (la favola della cosiddetta «sovranità popolare»). Cristo non
avrebbe più regnato sulle nazioni e nei parlamenti, ma solo nei cuori dei
singoli o entro le mura delle chiese. Giacché tale nozione scristianizzante
proveniva dalle Logge massoniche, gli Stati laici - quasi sempre retti da
governi tutt'altro che neutrali (leggi anticristiani) o di ispirazione
cattolico-liberale (il cristianesimo democratico) - promulgarono leggi mutevoli
che il più delle volte assecondano i capricci dell'uomo che si vuol mettere al
posto di Dio e costruire una chimerica «nuova società». Nel XIX e XX
secolo, gli Stati laici da una parte hanno perseguitato sempre più apertamente
la Chiesa 3 e dall'altra hanno messo ai voti tutte
le norme fondamentali che avevano regolato per due millenni la vita della
società. Il secolo scorso ha visto l'introduzione in quasi tutti i vari Paesi
occidentali di una serie di legislazioni, sempre varate in nome della «libertà
dei popoli», da governi massonici, liberali o comunistoidi, il cui fine ultimo è
di estirpare dalla società occidentale e cristiana l'idea stessa di
famiglia quale l'ha voluta il Creatore e che la Chiesa cattolica ha
restaurato e inculcato con grande fatica nel corso dei secoli:
-
Legge in favore del divorzio: la famiglia non è più indissolubile 4. Essa non è più l'unico consorzio umano che sta alla base della società. Via libera alle «coppie di fatto» e alla convivenza. Niente più doveri o responsabilità, ma solo diritti. Agli sposi, uniti «finché morte non vi separi», subentrano parti intercambiabili in qualsiasi momento (il «compagno» o la «compagna»);
-
Legge in favore dell'aborto: la vita umana non è più sacra. Alla madre viene riconosciuto il «diritto» di decidere della vita della creatura che porta in grembo, che non viene più identificata come un essere umano a sé stante avente diritto alla vita, ma come una parte del corpo della madre, come una verruca o un'unghia che può essere tranquillamente tolta di mezzo a spese dello Stato;
-
Legge in favore dell'eutanasia: essa è un corollario della legge sull'aborto. Se la vita non è più sacrosanta al suo sorgere, tanto meno lo è al suo tramonto. Il vecchio è un peso inutile. La vita è tale solo in presenza di una certa «qualità» (che ne sarà dunque dei disabili o dei malati terminali? 5);
-
Legge in favore della liberalizzazione della droga: al singolo viene riconosciuto il «diritto» di alterare il proprio stato di coscienza mediante l'uso di sostanze psicotiche che di fatto danneggiano gravemente l'uso dell'intelletto e che in molti casi possono provocare la morte.
Ma a questa guerra senza esclusione di
colpi contro la famiglia si è andato ad aggiungere un importante tassello. Se
nessuna norma - anche naturale - è assoluta e certa, se tutto è relativo e
opinabile (relativismo), se si possono sopprimere gli infanti, gli anziani e (in
un futuro non lontano) anche gli handicappati, perché si deve continuare a
credere che esista una sessualità sana e una deviata? Il passo è breve. A
partire dal Sessantotto, sull'onda della cosiddetta «Rivoluzione
Sessuale», preparata oltre Oceano dalla famigerata Scuola di
Francoforte 6, si è progressivamente fatta
strada l'idea che anche gli omosessuali - presentati abilmente da una propaganda
ben orchestrata come una minoranza soggetta ad intollerabili discriminazioni -
debbano godere degli stessi diritti delle coppie eterosessuali sposate. In
questo difficile processo di «rieducazione» delle masse finalizzato a rimuovere
i tabù impressi nella mente dell'uomo comune dall'odiosa predicazione
cattolica, la Rivoluzione ha potuto avvalersi, rispetto al passato, di un grande
strumento: i mass media. In Italia, certi conduttori televisivi - come,
ad esempio, Maurizio Costanzo (il cui nome
figura nelle liste della Loggia P2) o il gay dichiarato
Alessandro Cecchi Paone - si sono auto-investiti della «missione» di
predicare alle folle il verbo degli invertiti. Non c'è ormai un solo talk
show o un varietà che non abbia come ospite fisso un omosessuale. Personaggi
come Platinette, Cristiano Malgioglio (quello di Banane al
cioccolato...), Fabio Canino e Aldo Busi sono ormai ospiti
fissi di certe trasmissioni (presentate per lo più da Maria De Filippi, moglie di
Costanzo). All'estero le cose non vanno certamente meglio. Rockstar
bisessuali come Madonna e Christina Aguilera, o apertamente
omosessuali come Elton John, Boy George, George Michael, e
tanti altri hanno fatto della propria «diversità» una bandiera da sventolare ai
quattro venti. Il mondo effimero della moda sembra addirittura divenuto il luogo
di ritrovo di questi moderni sodomiti: stilisti come Gianni Versace
(1946-1997) e Dolce e Gabbana hanno messo al
servizio della loro squallida «causa» gli enormi proventi derivanti dalla loro
professione. Sdoganati dai media, sempre più politicamente corretti e
buonisti, i gay hanno potuto uscire allo scoperto e portare avanti la
loro vergognosa «battaglia» anche nel mondo della politica. Basti pensare al
parlamentare transgender Vladimiro Guadagno (in arte
«Luxuria»), a Franco Grillini, ex presidente dell'Arcigay,
o a Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia. E la lista potrebbe
continuare all'infinito... Chi non si allinea con le idee strombazzate dalla
propaganda imperante ed esprime opinioni «politicamente scorrette» sia messo al
bando come un retrogrado, come un pericoloso omofobo (ora i malati non
sono più i gay, ma gli eterosessuali...).
Alessandro Cecchi Paone | Platinette | Cristiano Malgioglio |
Fabio Canino | Aldo Busi | Gianni Versace |
Vladimir Luxuria | Franco Grillini | Nichi Vendola |
Come ebbe a scrivere il grande
romanziere russo Fëdor Dostoevskij (1821-1881) ne
I demoni (1872), «se Dio non esiste, tutto è
lecito». Questa è la conclusione logica che conduce a quella negazione
pratica del dominio di Dio sulle collettività che è lo Stato laico. Ma questa
impresa prometeica di ribellione sistematica dell'uomo nei confronti di Dio è
destinata a fallire miseramente. L'inversione dei valori, di cui siamo
testimoni, è stata condannata fin dagli albori dell'umanità. Già parecchi secoli
prima dell'avvento di Gesù Cristo, così ammoniva il profeta Isaia il popolo
d'Israele: «Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che
cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce
e il dolce in amaro» (Is 5, 20) 7. La
nuova umanità agognata dai sovvertitori, che si vorrebbe costruire sulle macerie
della civiltà cristiana, al suo nascere emana già un fetore intollerabile.
Questa società post-cristiana, che non sopporta più nemmeno la vista del
crocifisso nelle aule scolastiche o negli ospedali, e che vorrebbe dare
cittadinanza al vizio e alla turpitudine in nome della tolleranza e del rispetto
per i gusti sessuali altrui (a quando, dunque, l'apertura alla pedofilia?), è
appena nata ed è già gravemente ammalata. Il diritto alla «ricerca della
felicità da parte dell'uomo» sancito dalla Costituzione statunitense (il
cosiddetto «sogno americano») si è rivelato totalmente fallimentare. Siamo più
ricchi e più tecnologicizzati, ma non certamente più felici. Anzi, nella misura
in cui l'uomo si è allontanato dal suo Creatore e dalle Sue leggi, l'infelicità
si è fatta strada nel cuore dell'uomo. La natura non si lascia manipolare. Sta
all'uomo decidere se continuare su questa strada rovinosa o ritornare quanto
prima al rispetto delle leggi di natura e al giogo soave dei precetti
evangelici.
Paolo Baroni |
l Introduzione
Se l'omosessualità non è uno stile di
vita né normale, né sano - come credo che dimostri questo articolo - la cosa più
caritatevole che possiamo fare è aiutare gli omosessuali a rendersi conto di
questa verità e offrire loro il nostro aiuto e incoraggiamento. Ma, nella nostra
società, milioni di persone credono che l'omosessualità sia un modo di vivere
alternativo sano e accettabile. Il dibattito sull'accettazione
dell'omosessualità nella nostra cultura è stato uno dei più offuscati da
numerosi travisamenti e imprecisioni. Tali distorsioni includono:
-
L'asserzione secondo cui il 10% di tutti gli americani sarebbe gay (in realtà, la cifra si avvicina all'1-2%);
-
Che tutti gli psichiatri e gli psicologi competenti credano che l'omosessualità sia un modo di vivere sano (nella realtà, la maggioranza di essi non è d'accordo);
-
Che gli omosessuali sarebbero nati così (mentre sempre più numerosi terapeuti non sono d'accordo) e non potrebbero cambiare il loro orientamento sessuale (affermazione confutata in numerosi casi da racconti di gay che si sono convertiti all'eterosessualità).
È compito del cristiano indicare a
queste persone che, poiché l'omosessualità è peccato, siamo tutti peccatori e ci
sono perdono e liberazione per tutti quelli che si rivolgono a Gesù Cristo.
«Le persone dovrebbero vivere e dovrebbero lasciar vivere»!; «A
ciascuno il suo. Lasciateli vivere come desiderano»; «Lasciate che i gay
godano della loro libertà»; «Qualunque cosa ti rende felice, vivi con
essa» 8. Commenti come questi si sentono
comunemente quando il tema dell'omosessualità diventa oggetto di discussione. In
questi ultimi vent'anni, il dibattito sul questa tendenza sessuale e sui diritti
degli omosessuali è cresciuto costantemente, e non potrà che continuare a farlo.
Tuttavia, nel corso di questa disputa, numerose imprecisioni, mezze verità,
errori e aperta propaganda sono stati dati in pasto al pubblico come verità
incontestate. Lo scopo di questo opuscolo è di esaminare queste affermazione e
separare i fatti dalla finzione. Prima che ognuno di noi possa dare delle
risposte intelligenti e compassionevoli, le domande devono essere chiarificate e
messe a fuoco. Credo che quando questo sarà stato fatto, il lettore imparziale
potrà essere d'accordo con l'analogia avanzata dal Dr. James D.
Mallory, psichiatra e direttore dell'Atlanta Counseling
Center: «Un medico sarebbe colpevole di negligenza se non avvertisse un
diabetico della sua condizione unicamente perché non vuole offendere i suoi
sentimenti. Lasciando che la persona continui a mangiare eccessivi carboidrati
senza un trattamento corretto, la condanna ad un peggioramento della condizione
fisica. L'atto più premuroso che un medico può fare è indicare che esiste
un'anormalità e offrire aiuto. Questo dev'essere fatto - non con spirito di
condanna - anche con l'omosessualità» 9.
l Omofobia?
L'opera Kinsey Institute New
Report on Sex definisce l'omofobia come «la paura, l'antipatia o
l'odio per gli omosessuali» 10. Il termine
«fobia» deriva da una parola greca che denota una «paura
irrazionale». Il vocabolo «omo», significa letteralmente «uguale», ma la
parola viene speso usata come una forma accorciata di «omosessuale», ossia una
persona che è sessualmente attratta da un individuo del suo stesso sesso. Così,
propriamente parlando, l'omofobia denota la paura irrazionale o l'odio per gli
omosessuali. Nondimeno, il Movimento per i Diritti dei gay (e, in maniera
diffusa, i media) appiccicano questa etichetta a chiunque si oppone alle
méte e agli obiettivi di detto Movimento, e specificamente, a chiunque si oppone
alla piena accettazione dello stile di vita omosessuale come sano e «normale».
Tuttavia, anche se esistono veramente molte persone che odiano o hanno una paura
irrazionale degli omosessuali, dire che chiunque si contrappone al modo di
vivere omosessuale o non è d'accordo con il programma politico dei diritti dei
gay è un omofobo, non è per nulla esatto. Chiaramente, questa tattica è
finalizzata a deviare l'attenzione dall'argomento all'individuo. Come vedremo
più avanti, ci sono molte persone che si oppongono all'omosessualità per motivi
psicologici, sociologici, medici e morali.
l Il 10% della
popolazione?
Forse, la
statistica più affascinante citata (continuamente data per scontata) in una
ricerca sull'omosessualità è quella secondo cui il 10% della popolazione degli
Stati Uniti sarebbe omosessuale. Se questo dato fosse reale, ciò implicherebbe
che esso riguarda probabilmente anche le altre nazioni. Dico che è
«affascinante» perché virtualmente nessuno sa (o almeno cita) la fonte di questa
statistica. Il Family Research Institute («Istituto per la Ricerca sulla
Famiglia») si chiede: «Quanti omosessuali ci sono? La rivista "USA Today"
(del 13 novembre 1991) ha scritto che ci sono 25.000.000 gay e lesbiche (vale a
dire approssimativamente il 10% della popolazione statunitense). Il "Washington
Time" (del 19 novembre 1991) ha affermato che il 10% dei maschi americani sono
omosessuali e il 5% delle donne sono lesbiche. L'American Psychological
Association ci assicura che l'omosessualità è "un orientamento costantemente
presente approssimativamente nel 10% della popolazione maschile e circa nel 5%
della popolazione femminile"» 11. Proprio
questa settimana, mentre stavo preparandomi a buttare giù questo scritto, ho
visto Teen Connection («In relazione agli adolescenti»), un programma
televisivo 12. Il tema trattato era l'«orientamento
sessuale» con un gruppo in studio formato da un ragazzo omosessuale, da un
adolescente, dalla madre del ragazzo, da una giovane lesbica e da un
«consulente» omosessuale. Durante la trasmissione, durata circa un'ora, la cifra
del 10% è stata citata almeno tre volte, adducendola come evidenza di quante
persone nella nostra società avrebbero bisogno del nostro incoraggiamento e
della nostra comprensione. Era presente anche un centralino telefonico per gli
spettatori che avevano delle domande da porre o che avevano bisogno di consigli.
Chiamai e chiesi loro da dove provenisse la cifra del 10%. La telefonista con
cui parlai non seppe rispondermi, e non lo sapeva nemmeno un altro consulente al
quale la signora si era rivolta. La verità è che questa statistica del 10%
proviene da un rapporto pubblicato più di quarant'anni fa: il famoso studio del
1948 condotto dal Dr. Alfred C. Kinsey (1894-1956) 13. L'unico problema di questo rapporto è che le
conclusioni a cui è giunto sono terribilmente imprecise a causa della
metodologia utilizzata per raccogliere un campione apparentemente
rappresentativo della popolazione americana 14.
Perché le sue scoperte sono imprecise? Per molte ragioni; innanzitutto perché
circa il 25% dei 5.300 individui che Kinsey ha studiato erano carcerati
«che a causa della stessa natura del loro isolamento, non potevano avere
rapporti eterosessuali». Inoltre, il 44% di questi detenuti aveva avuto dei
rapporti omosessuali durante la detenzione 15. Non
si trattava, dunque, di un campione rappresentativo della popolazione americana.
Ma c'erano altre notevoli anomalie nel gruppo selezionato per la ricerca. Kinsey
ammise che «diverse centinaia di prostituti maschi» facevano parte
del suo campione. Questo unico dato richiede una rivalutazione delle sue
scoperte 16. In definitiva, si trattava chiaramente
di una «deviazione spontanea». Se si cerca di selezionare un gruppo
rappresentativo su cui lavorare, non si deve solamente fare un annuncio e
accettare chiunque risponda. La ricerca ha dimostrato che il genere di persona
che risponde ad un studio così intimo, come quello che Kinsey stava portando
avanti, non è rappresentativo dell'intera popolazione. Infatti, lo psicologo
Abraham Maslow (1908-1970) fece notare questa irregolarità a Kinsey prima
che le sue scoperte venissero pubblicate, ma egli non volle ascoltarlo 17. Oltre tutto, peggiorando questa posizione precaria, le
persone che ancora oggi fanno riferimento a questo studio, datato e non
attendibile, non lo citano accuratamente. Kinsey non ha asserito che il 10%
dell'intera popolazione americana era omosessuale. Egli invece ha affermato che
il 10% dei maschi americani bianchi era stato «più o meno» omosessuale per
almeno tre anni della sua vita tra i sedici e i sessantacinque anni. La
statistica per le donne era del 5%. La percentuale attuale degli individui che
oggi pensano di essere stati esclusivamente omosessuali per tutta la loro vita è
solamente del 4% per gli uomini e del 2-3% per le donne, e questo dato è basato
su un campione presumibilmente rappresentativo della popolazione 18. Quali sono le cifre reali che oggi possiamo fornire? Un
recente studio sui maschi condotto tra il 1984 e il 1987 da David Forman,
responsabile dello staff scientifico della Radcliffe Infirmary (ad
Oxford, in Inghilterra), è giunto alla conclusione che solamente l'1,7% di un
campione studiato aveva avuto rapporti omosessuali 19.
Alfred C. Kinsey | Abraham Maslow | David Forman |
Uno studio ancora più recente, condotto
all'Università di Chicago nel 1989 - i cui risultati sono stati resi pubblici
nel 1990 nel corso di una riunione dell'American Association for the
Advancement of Science («Associazione Americana per il Progresso della
Scienza») - ha fornito un dato secondo cui «meno dell'1% è esclusivamente
omosessuale» 20. Questi risultati sono
significativi? Lo sono nella misura in cui correggono, almeno parzialmente, la
portata reale e i parametri del dibattito. Tra l'1-2% del Dr. Forman e il 10%
del Rapporto Kinsey c'è una grossa differenza. Evidentemente, la
percentuale più elevata di presunti omosessuali è quella che esercita la
maggiore influenza, ed è anche quella che il Movimento per i Diritti degli
Omosessuali può impugnare.
l L'omosessualità è una malattia o uno
stile di vita «normale»?
Una questione ancora più importante è
sapere se l'omosessualità è o meno un comportamento patologico. È una malattia?
I gruppi per i diritti degli omosessuali asseriscono continuamente che i
gay sono «normali» come gli eterosessuali, che l'omosessualità non è una
malattia o un disturbo psicologico. Ad esempio, Peri Jude Radecic, un
membro della National Gay and Lesbian Task Force («Unità Operativa
Nazionale degli Omosessuali e delle Lesbiche; NGLTF), nel corso di
Nightline, un talk-show mandato in onda dall'ABC News, ha
affermato: «L'omosessualità non è una malattia, non è un qualcosa che ha
bisogno di essere curato. Siamo persone normali, naturali e sane» 21. Inoltre, questi gruppi sostengono universalmente che
tutti gli psichiatri e gli psicologi competenti sono concordi su questo punto.
Come prova, essi menzionano sempre la declassazione dell'omosessualità
come disturbo mentale operata nel 1973 dall'American Psychiatric
Association («Associazione Psichiatrica Americana»; APA). Prima di
esaminare l'asserzione secondo cui tutti gli psichiatri e gli psicologi
competenti sarebbero d'accordo sul fatto che l'omosessualità sarebbe normale e
sana, occorre esaminare per un momento la decisione presa nel 1973
dell'American Psychiatric Association. Per ben ventitrè anni,
l'omosessualità è stata classificata da questa Associazione medica come
un disturbo psichico. Perché ad un certo punto venne deciso che essa non era
più patologica? Per questioni di spazio, non posso fare un'analisi dettagliata
della storia che condusse a questa decisione dell'American Psychiatric
Association 22. Nondimeno, è un equivoco
pensare che questo accadde solamente dopo una discussione spassionata e
accademica, e dopo aver analizzato tutti gli aspetti del problema. È importante
anche notare che il voto all'interno dell'American Psychiatric
Association fu tutt'altro che unanime. Nei tre anni che precedettero la
riunione dell'American Psychiatric Association del 1973, le riunioni
nazionali erano state ripetutamente disturbate dagli attivisti gay.
Durante la riunione del 1970, tenutasi a San Francisco (in California), alcune
sessioni vennero interrotte da grida e derisioni, rendendo così impossibile
alcuna discussione razionale o dibattito. Nel corso della riunione del 1971
dell'American Psychiatric Association a Washington, minacce e
intimidazioni impedirono qualsiasi discussione. In un'opera favorevole
all'omosessualità e al Movimento dei Diritti degli Omosessuali, Ronald
Bayer, docente di Scienze Politiche all'Università di Chicago, ha
ammesso: «Usando credenziali contraffatte, gli attivisti gay riuscirono ad
avere accesso all'area dell'esposizione e, incontrando una mostra di marketing
sulle tecniche di condizionamento avversivo (ad esempio, castigando un organismo
ogni volta che dà una particolare risposta) per il trattamento degli
omosessuali, ne chiesero la rimozione. L'espositore subì delle minacce, e gli fu
detto che se non avesse smantellato il suo stand, lo avrebbero demolito loro.
Dopo frenetiche consultazioni dietro le quinte, onde evitare episodi di
violenza, la direzione della
convention decise di sbaraccare lo stand» 23.
Queste tattiche vennero attuate in modo identico durante la riunione nazionale
dell'American Psychiatric Association tenutasi nel 1972. Fu contro questo
ambiente che alla fine gli amministratori dell'Associazione presero la loro
controversa decisione del 1973. Quando venne indetto un referendum su
questo argomento tra i 25.000 membri dell'American Psychiatric
Association, solamente un quarto di essi fece pervenire la propria scheda.
Il conteggio finale stabilì che il 58% dei votanti era favorevole alla rimozione
dell'omosessualità dall'elenco dei disturbi mentali. Quattro anni più tardi, il
Dr. Charles W. Socarides (1922-2005) - che partecipò alle riunioni
in questione in qualità di esperto nell'area dell'omosessualità, con oltre
vent'anni di esperienza - descrisse l'atmosfera politica che portò al voto del
1973. Egli scrisse che in quell'occasione «gruppi di omosessuali militanti
continuarono ad attaccare qualunque psichiatra o psicanalista che osava
presentare le sue scoperte nell'ambito della psicopatologia dell'omosessualità
nel corso di assemblee nazionali o locali di psichiatri o durante dibattiti
pubblici» 24. Altrove, Socarides affermò che la
decisione degli amministratori dell'American Psychiatric Association fu
«la beffa medica del secolo» 25. Il
dibattito era concluso? Era vero che la maggioranza degli psichiatri
«competenti» condivideva la decisione dell'American Psychiatric
Association? Nel 1977, venne effettuato un sondaggio fra 10.000 membri di
questa Associazione presi a caso, in cui si chiedeva la loro opinione su questo
argomento. In un articolo intitolato Sick Again? («Ancora ammalato»?), la
rivista Time riportò i risultati dell'indagine: «Di quelli che hanno
risposto, il 69% è convinto che "solitamente l'omosessualità è un adattamento
patologico, opposto ad una variazione normale", il 18% non è d’accordo e il 13%
è incerto. Similmente, una percentuale di considerevoli dimensioni ha affermato
che gli omosessuali sono generalmente meno felici degli eterosessuali (73%) e
meno capaci di relazioni mature (60%). Il 70% degli interpellati ha poi asserito
che i problemi degli omosessuali hanno più a che fare con i proprî conflitti
interiori che con la stigmatizzazione attuata dalla società in
generale» 26. Ma oggi che ne è rimasto di tale
dibattito? Questo problema è stato appianato da un'opinione medica condivisa e
dalla ricerca? A questo riguardo, il Dr. Stanton L. Jones, docente
di Psicologia all'Università di Wheaton, ha affermato che su questo tema, tra i
professionisti c'è un'«opinione discordante». Scrive Jones: «Io non
considererei l'omosessualità come una psicopatologia nello stesso senso della
schizofrenia o dei disturbi fobici. Ma essa non può essere nemmeno considerata
come una normale "variante dello stile di vita", così come si potrebbe dire
dell'introversione o dell'estroversione» 27.
Ronald Bayer | Charles W. Socarides | Stanton L. Jones |
Si può discutere se l'omosessualità sia
o meno un disturbo patologico, ma è chiaro che la decisione presa nel 1973
dall'American Psychiatric Association non può essere citata come un
consenso medico secondo cui l'omosessualità sarebbe una condizione «normale».
Più avanti, esaminerò nel dettaglio l'asserzione secondo cui l'omosessualità
costituirebbe uno stile di vita salutare.
l Nato gay?
Forse, il mito più pericoloso diffuso ai
nostri giorni dal Movimento per i Diritti degli Omosessuali è che la scienza
moderna avrebbe provato che l'omosessualità sarebbe innata e immutabile. Ovvero,
che gli omosessuali sarebbero nati gay, esattamente come si può nascere
mancini o con gli occhi azzurri. La conseguenza, chiaramente, è che se si nasce
così, l'omosessualità non può essere considerata immorale o innaturale;
l'omosessuale starebbe unicamente seguendo i suoi geni. Tuttavia, come membro
del Congresso, William Dennemeyer ha dichiarato: «Se l'omosessualità è
una perversione di qualcosa che è naturale, i gay devono considerare la loro
condotta sotto una luce completamente diversa e devono giustificarla in termini
meno gratificanti» 28. Raccogliere tutte le
scoperte riguardanti la genesi dell'omosessualità supera i limiti di questo
scritto. Ciò nonostante, le evidenze scientifiche sulle sue origini vengono
abitualmente classificate sia in termini di cause biologiche (vale a dire di
cause genetiche/ormonali) che di fattori ambientali (ovvero di ragioni
psicologiche, volitive e così via).
- Cause biologiche
La più recente ricerca che suggerisce
che l'omosessualità potrebbe essere causata da fattori biologici è uscita allo
scoperto nel 1991, con la pubblicazione di alcune scoperte preliminari del Dr.
Simon LeVay, un neuro-scienziato del Salk Institute for Biological
Studies di San Diego. La sua ricerca è consistita nello studio del cervello
di quarantun cadaveri, inclusi quelli di diciannove maschi omosessuali. Egli ha
notato che «una piccola area ritenuta responsabile del controllo
dell'attività sessuale (l'ipotalamo) era meno della metà negli uomini gay che in
quelli eterosessuali» 29. Questo studio venne
accolto da molti come «un'evidenza inconfutabile» che proverebbe che gli
omosessuali sarebbero nati tali, affermazione che la comunità omosessuale
proclama da molti anni. Nondimeno, un articolo intitolato «Instead of
Resolving the Debate» («Invece di risolvere il dibattito»), apparso sulla
rivista Newsweek, suggerisce che «questi studi anziché dare una
risposta definitiva hanno intensificato le polemiche. Alcuni scienziati hanno
confessato di non essere per nulla sorpresi per il fatto che LeVay ha
riscontrato alcune differenze a livello cerebrale. "Chiaramente, esso
(l'orientamento sessuale) ha sede nel cervello", ha affermato lo psicologo
John William Money, della John Hopkins University, detto anche il
"preside" dei sessuologi americani. "La vera domanda è: quando c'è arrivato? In
età prenatale, neonatale, durante l'infanzia o nella pubertà? Non lo
sappiamo"» 30. Altri problemi inerenti le
scoperte di Simon LeVay includono:
-
Tutti i diciannove uomini omosessuali erano morti di AIDS, un fattore che molti ricercatori credono possa spiegare queste diversità o causare tali differenze;
-
Non si poteva in alcun modo stabilire l'excursus sessuale degli uomini «eterosessuali»;
-
Non era assolutamente possibile determinare se gli ipotalami più piccoli fossero la causa o il risultato dell'omosessualità;
-
Il Dr. LeVay, egli stesso omosessuale, ha ammesso che il suo studio non è stato uno sforzo scientifico spassionato 31.
Simon LeVay | John William Money |
- Fattori ambientali
Probabilmente, ci sono altrettanti - se
non di più - psichiatri e psicologi che credono che l'omosessualità sia causata
da vari fattori ambientali. La maggior parte di essi indica che le cause poste
alla radice dell'omosessualità siano psicologiche, e non biologiche. Ma queste
persone, a differenza dei loro colleghi di opinione contraria, non vengono quasi
mai citate dai media. Si tratta forse di una deviazione a favore degli
omosessuali operata dai mezzi di comunicazione? Inoltre, essi non vengono mai
virtualmente ammessi dalla comunità omosessuale, perché la maggior parte dei
gay vuole credere che è nata già così, senza alcuna alternativa
(consapevole o subliminale). In ogni caso, molti dei più noti e rispettati
ricercatori e terapeuti del mondo negano che l'omosessualità sia determinata da
fattori biologici. Ad esempio, i
terapisti che aiutano quegli omosessuali che si sentono infelici a causa della
loro condizione, possono citare una miriade di casi che dimostra che le
esperienze negative avute nella prima infanzia sono l'unico fattore comune
reperibile in quasi tutti i loro pazienti. Il fattore vitale ravvisato in questi
casi è che queste persone sono state allevate in un ambiente familiare
scarsamente affettivo, senza mai conoscere né amore né accettazione da parte
della loro madre o del loro padre, o da entrambe le parti. Secondo questi studi,
la reazione del bambino di fronte a questo rifiuto e a questa mancanza di cure
viene formulata in età molto precoce, solitamente prima dei cinque anni. Le
seguenti citazioni illustrano queste scoperte. William Howell Masters
(1915-2001; co-direttore del Masters and Johnson Institute), Virginia
Eshleman Johnson, e Robert C. Kolodny hanno affermato
categoricamente nella loro opera del 1982 Human Sexuality («La sessualità
umana»): «Oggi, la teoria genetica dell'omosessualità viene generalmente
scartata» 32. Robert Kronemeyer, nel suo
libro Overcoming Homosexuality scrive: «Tranne rare eccezioni,
l'omosessualità non è né ereditaria, né il risultato di una disfunzione
ghiandolare o di una combinazione di geni o cromosomi. Gli omosessuali
diventano tali, non nascono "così". Credo fermamente che
l'omosessualità sia una risposta indotta dalle prime esperienze dolorose, e che
può essere superata. A quegli omosessuali che sono infelici a causa della loro
vita e cercano una terapia efficace, voglio dire che il loro problema è
"curabile"» 33. John P. De Cecco,
docente alla San Francisco State University e direttore del Journal of
Homosexuality (venticinque volumi), ha espresso la stessa opinione in un
articolo pubblicato nel 1989 sulla rivista USA Today. Scrive John
DeCecco: «L'idea secondo cui le persone nascerebbero predisposte ad
un determinato comportamento sessuale è completamente assurda.
L'omosessualità è un comportamento, non una condizione, un
qualcosa che le persone possono cambiare e cambiano, allo stesso modo in cui
talvolta cambiano certi gusti o tratti della personalità» 34. Una cosa è certa: non è per nulla un fatto scientifico
stabilito e accettato in campo medico che l'omosessualità sia solamente - o
addirittura primariamente - causata da fattori biologici. Questo ci porta dritti
alla domanda sottostante: le persone che sono omosessuali possono
cambiare?
William Howell Masters | V. Eshleman Johnson | John P. De Cecco |
l Cambiare è
impossibile?
La questione se qualcuno dovrebbe
desiderare di cambiare il proprio orientamento sessuale verrà trattata in modo
stringato. Ma prima di considerare l'eventuale volontà di mutare, dobbiamo
accertarci se questo cambiamento è possibile. Dico che è importante indagare
perché un gran numero di individui che si è occupato dei problemi degli
omosessuali nega che esista questa possibilità. I membri del Movimento dei
Diritti degli Omosessuali, così come numerosi ricercatori, psicoterapeuti e via dicendo, condannano ogni tentativo di
correggere l'orientamento o la preferenza sessuale dei gay. Rick
Notch, un omosessuale che ad un certo punto ha dichiarato di essere divenuto
un ex gay, ha affermato durante una puntata del Geraldo Show:
«L'unica scelta che abbiamo è di imparare ad accettarci e di trovare un modo
di vivere una vita responsabile e morale» 35.
Similmente, il Dr. Richard Isay, uno psichiatra che dirige il Comitato
dell'American Psychiatric Association su problemi dei gay ha
asserito: «L'orientamento centrale di un gay non può essere
cambiato» 36. Ma anche un esame frettoloso
delle testimonianze disponibili e dei casi studiati dimostra
semplicemente che ciò non è vero. Innanzi tutto, corrisponde al vero che
tutti gli altri psichiatri e psicologi sono d'accordo con l'asserzione secondo
cui non è possibile cambiare? Niente affatto! Infatti, la maggior parte di essi
crede che sia possibile cambiare. William H. Masters e Virginia E. Johnson, non
certo omofobi, scrivono nella loro opera Homosexuality in Perspective
(«L'omosessualità in prospettiva»): «La messa a disposizione di un supporto
terapeutico per quegli uomini o per quelle donne orientate verso l'omosessualità
che desiderano convertirsi o regredire all'eterosessualità è parte integrante
della pratica psicoterapeutica da decenni» 37.
Parimenti, nel Kinsey Institute New Report on Sex (1990), troviamo
l'affermazione secondo cui «l'orientamento sessuale, sia eterosessuale che
omosessuale, non può essere cambiato senza difficoltà da alcun tipo di
intervento» 38. Così, se da una parte non è facile
cambiare l'orientamento sessuale di qualcuno, nondimeno è possibile, il che
dimostra infondata l'opinione secondo cui l'omosessualità sarebbe innata e
immutabile. Questo fatto è stato confermato da un servizio mandato in onda dal
programma 20/20, dell'emittente ABC, che raccontava l'esperienza
del Dr. Joseph Nicolosi. Quest’ultimo è uno psicologo e psicoterapeuta
che ormai da anni aiuta gli omosessuali a convertirsi all'eterosessualità
39. Più sopra ho già accennato al libro del Dr. Robert
Kronemeyer.
Rick Notch | Richard Isay | Joseph Nicolosi |
Il lettore interessato troverà in questa
opera otto storie di casi autentici di persone che hanno cercato di liberarsi
dalla schiavitù dell'omosessualità e si sono convertite all'eterosessualità
40. Un altro settore in cui vediamo i frutti delle vite
cambiate è quello dell'apostolato cristiano, che si è esteso a quegli
omosessuali che desiderano essere aiutati. I limiti di spazio non mi permettono
di entrare nei particolari. Coloro che sono interessati ad approfondire queste
tematiche possono trovare le referenze nelle note a piè pagina. Ma è vero che
certe vite sono realmente cambiate?
- C'è il caso di Darlene Bogle, una donna che
«ha lottato contro il lesbismo» per diciassette anni 41. Essa fu cresciuta in un ambiente in cui subì abusi
sessuali da parte di diversi uomini e ragazzi (la prima volta all'età di tre
anni). I suoi genitori divorziarono quando essa aveva solamente cinque anni. Il
suo nuovo patrigno abusò di lei, verbalmente e spesso anche fisicamente. Secondo
le sue stesse parole, essa è cresciuta in «una casa in cui mancava qualsiasi
cura o educazione, priva di modelli di comportamento positivi e di
amore» 42. Oggi, attraverso la grazia e la
misericordia di Dio, essa si è completamente liberata dal suo precedente stile
di vita, e attualmente è consigliere al Paraklete Ministries di Hayward,
in California.
- C'è il
caso di Frank Worthen, un uomo che
ha praticato l'omosessualità per venticinque anni. Nel 1973, egli è ritornato a
Gesù Cristo, che lo affrancato da quel modo di vivere. Da allora, egli è rimasto
libero, senza mai più ricadere nel suo vecchio comportamento. Oggi, Frank e sua
moglie Anita sono missionari nelle Filippine con Exodus
International 43.
- C'è il
caso di Andrew Comiskey, un ex omosessuale che oggi è felicemente
sposato con Annette ed è il direttore di Desert Stream Ministries 44.
- C'è il
caso di Joanne Highley, una donna schiava del lesbismo dai tredici ai
ventitré anni, che ora è libera da quello stile di vita da oltre trentacinque.
Essa si è sposata e vive tutt'ora con il marito; è madre e nonna, e con suo
marito è co-direttore di L.I.F.E. Ministries, a New York 45.
Darlene Bogle | Andrew Comiskey | Joanne Highley |
Sono realmente cambiate le vite di
queste persone che erano esclusivamente omosessuali e sono diventate
eterosessuali? Sì. Ci sono state persone che sono ricadute nel loro stile di
vita precedente? Anche in questo caso, la risposta è sì, e bisogna aspettarselo.
Come per chi si avvicina agli Alcolisti Anonimi, la strada raramente è
facile e comporta un impegno tremendo da parte dell'individuo che cerca il
ricupero o la guarigione. A volta essi inciampano e non si rialzano più. Qualche
volta inciampano, si rialzano e continuano nel processo di ricupero.
Occasionalmente, alcuni soggetti sono guariti immediatamente e non sono mai più
tornati sui loro passi. Resta il fatto che ci sono molti ex omosessuali ed ex
lesbiche che sono stati trasformato dalla grazia di Gesù Cristo.
l Un modo di vivere
sano?
Come abbiamo detto, i membri del
Movimento per i Diritti degli Omosessuali asseriscono continuamente di essere
individui normali e sani. Abbiamo già discusso circa la «normalità»
dell'omosessualità. La questione se questo sia o meno uno stile di vita sano
verrà trattata in due punti: la promiscuità e le pratiche sessuali.
- La
promiscuità
Se si è d’accordo con chi pensa che la
promiscuità sessuale non sia salutare, da un punto di vista emotivo o fisico,
l'omosessualità - così come viene abitualmente praticata - dev'essere definita
estremamente poco salubre. Homosexualities, una pubblicazione ufficiale
dell'Institute for Sex Research, fondato da Alfred Kinsey, Alan Bell
(1932-2002), e Martin Weinberg, ha riportato che solo il 10% degli
omosessuali maschi potrebbero essere definito «relativamente monogamo» o
«relativamente meno promiscuo». Ulteriori scoperte hanno dimostrato che
il 60% degli omosessuali maschi ha, nel corso della sua vita,
più duecentocinquanta partner sessuali, e il 28% degli omosessuali
maschi ha, durante la sua esistenza, oltre mille partner
sessuali. Un altro fatto sorprendente è che il 79% di essi ha ammesso che
più della metà dei loro partner sessuali sono stati degli estranei
46. Solamente alcuni anni dopo la pubblicazione di
questo rapporto, il Dr. William H.
Foege, direttore dei Centers for Disease Control («Centri
di Controllo della Malattia») ha affermato: «La vittima media dell'AIDS ha
avuto negli ultimi dodici mesi sessanta partner sessuali diversi» 47. Al contrario, «il maschio eterosessuale medio ha -
in tutta la sua vita - da cinque a nove partner sessuali diversi» 48. Che dire delle relazioni lesbiche? Le donne omosessuali
sono meno promiscue dei gay? Premesso che sono state effettuate meno
ricerche sulle lesbiche, i dati dimostrano che esse sono molto più monogame
degli uomini omosessuali. Tuttavia, le loro relazioni non sono molto
stabili. Yvonne Zipter, una lesbica che scrive sulla rivista
gay di Chicago Windy City Times, in un articolo intitolato «The
Disposable Lesbian Relationship» («La relazione lesbica usa e getta»), ha
scritto che «la relazione lesbica durevole è un'entità
immaginaria» 49.
Alan Bell | Martin Weinberg | Yvonne Zipter |
- Pratiche
sessuali
Un secondo punto che non può essere
evitato in una discussione sugli aspetti igienici dell'omosessualità è quello
delle pratiche sessuali dei gay. Sono salutari? L'enorme preponderanza
dell'evidenza medica è ancora una volta clamorosamente negativa. Numerose fonti
mediche documentano l'aberrazione fisica delle pratiche sessuali dei
gay. Le seguenti informazioni provengono da un articolo intitolato
«Medical Perspective of the Homosexual Issue» («Prospettiva medica del
problema omosessuale»). Esso è stato scritto dal Dr. Bernard J.
Klamecki, proctologo (uno specialista dei problemi al retto) da oltre
trent'anni. In questo articolo, il Dr. Klamecki afferma che quando iniziò la sua
pratica medica nel 1960, solamente l'1% dei suoi pazienti era omosessuale. Nel
1988, il numero dei pazienti omosessuali era aumentato fino al 25%, la maggior
parte dei quali proveniva da una clinica gay gratuita locale. Le
informazioni che seguono provengono da questo specialista, una persona conosciuta e
rispettata dalla comunità omosessuale, un medico molto professionale che ha cura
e compassione per tutti i suoi pazienti e che consacra gran parte del suo tempo
al loro servizio: «Conosco molto bene la patologia medica e chirurgica
collegata direttamente alle pratiche sessuali tipiche degli omosessuali attivi,
e in particolar modo ai rapporti anali (la sodomia) e ai rapporti orali (la
fellatio) [...]. Le pratiche sessuali specifiche degli omosessuali
possono colpire il cavo orale, i polmoni, il pene, la prostata, la vescica, la
zona perianale (al di fuori dello sfintere anale), il retto, il colon, la
vagina, l'utero, l'area pelvica, il cervello, la pelle, il sangue, il sistema
immunitario e gli altri sistemi del corpo [...]. Se nessuna delle
suindicate pratiche è unicamente omosessuale, nondimeno esse sono tipiche di
questa tendenza [...]. La più comune è il rapporto anale [...].
Oggetti estranei vengono spesso utilizzati per produrre una sensazione erotica
diversa o istigare un'attività sessuale più violenta (il sadomasochismo). Gli
oggetti che ho rimosso dal retto o dalla parte finale dell'intestino includevano
pannocchie di mais, lampadine, vibratori, bottiglie di soda, e vari bastoni di
legno. Il "fisting" consiste nell'inserire il pugno chiuso nel retto, talvolta
fino al gomito, e produce varie sensazioni sessualmente eccitanti, collegando
fortemente l'erotismo al dolore [...]. Il rapporto orale praticato nella
zona perianale serve per eccitare, per stimolare o come preliminare sessuale.
Inutile dire che diversi tipi di batteri possono contaminare e infettare la
bocca. Un'altra pratica sessuale è il "water sport", che consiste nell'urinare
nella bocca o nel retto per eccitarsi sessualmente. Un danno materiale al retto
può verificarsi a causa di alcune di queste pratiche [...]. Quando il
retto è il destinatario di un pene o di un oggetto estraneo, siamo in presenza
di un'attività contro-natura. A causa di questa attività, certe lesioni del
tessuto (lacerazioni), la creazione di piaghe (le ulcere), l'insorgere di
vescichette (gli ascessi), e di altre infezioni possono interessare la pelle dei
tessuti circostanti [...]. La persistente attività sessuale anale-rettale
può condurre a varie lesioni pre-cancerose, come il morbo di Bowen o il sarcoma
di Kaposi. Ogni qualvolta i tessuti subiscono un grave trauma, o vengono
lacerati o irritati, diventano vulnerabili alle infezioni batteriche»
50. Il Dott. Klamecki continua trattando le varie
malattie batteriche e virali che incontra regolarmente con i suoi pazienti
omosessuali, la più importante delle quali è l'AIDS 51. Per di più, egli asserisce, che oltre l'86% dei maschi
omosessuali usa vari farmaci per migliorare e aumentare la propria stimolazione
sessuale 52. Dunque, lo stile di vita omosessuale è
sano? Le informazioni che abbiamo presentato scalfiscono appena la superficie
che mostra la natura patologica di queste pratiche sessuali. In realtà, si
potrebbero aggiungere altri «effetti collaterali». Ad esempio,
l'omosessuale è tre volte più suicida dell'eterosessuale;
studi recenti hanno inoltre dimostrato che la durata presunta della vita del
gay, maschio o femmina, non infettato da AIDS, è
approssimativamente di trentatre anni più corta di quella
dell'eterosessuale, e così via 53. Credo
che qualsiasi lettore imparziale ammetterà che l'omosessualità non è uno stile
di vita né sano, né naturale.
l Il compito del
cristiano
Prima di concludere, vorrei chiarire che
se da una parte credo che l'omosessualità sia anatomicamente aberrante,
psicologicamente deviante, e moralmente inaccettabile, dall'altra va anche detto
che siamo tutti peccatori. La fede ci insegna che noi tutti abbiamo voltato le
spalle a Dio e abbiamo fatto a modo nostro. Se non fosse per la grazia e la
misericordia di Dio, ognuno di noi vivrebbe ancora nel proprio piccolo mondo di
peccato, solo e indifeso. La buona novella, tuttavia, è che Dio ci è venuto
incontro, si è incarnato sposando la nostra umanità, è morto ed è risuscitato
per noi, affinché possiamo essere liberi dalla schiavitù del peccato. Per
chiunque lotta contro la schiavitù dell'omosessualità o vuole liberarsi dal
giogo di qualsiasi altro peccato, la libertà è disponibile sulla croce del
Calvario. Il nostro compito come cristiani è di portare amorosamente a tutte le
persone il Vangelo di Gesù Cristo.
Per accelerare il processo
di cambiamento di mentalità delle masse, ancora troppo legate ad una visione
retriva della famiglia, Hollywood ha sfornato diversi serial televisivi i
cui personaggi sono gay o lesbiche. è il caso, ad esempio, di Will
& Grace, una commedia mandata in onda in Italia dal 2003 al 2006.
|
APPENDICE
RAGGIRATI DAGLI ATTIVISTI OMOSESSUALI 54
RAGGIRATI DAGLI ATTIVISTI OMOSESSUALI 54
Ha scritto Gilbert Keith Chesterton
(1874-1936): «Gli uomini non differiscono molto sulle cose che chiamano
"mali"; essi differiscono enormemente sui mali che definiscono "scusabili"».
Un esame della società attuale sembra avvallare la saggia osservazione di questo
critico sociale. Un recente sondaggio condotto nel 2004 dalla
Gallup Organization ha rivelato che il 91% degli americani pensa che la
poligamia sia sbagliata. La stessa indagine, condotta nel maggio dello stesso
anno, ha inoltre svelato che il 54% delle persone consultate crede che il
comportamento omosessuale sia moralmente inaccettabile. Mentre la condotta
omosessuale è ancora disapprovata dalla maggioranza, essa è ormai stata
accettata negli Stati Uniti. Una ricerca condotta nel 1970 aveva rivelato che
l'84% degli americani credeva che l'omosessualità fosse una «corruzione
sociale». Una caduta del 30% in poco più di tre decenni è significativa, e forse
anche rivoluzionaria. Mentre in questi ultimi anni, il comportamento omosessuale
ha fatto grandi passi verso l'accettazione sociale, la poligamia resta ancora un
tabù. Forse, grazie al crescente permissivismo verso tutte le attitudini
sessuali, la pratica di avere più partner matrimoniali potrebbe essere
rivalutata. Ma ciò non è avvenuto. Com'è potuto accadere che l'omosessualità,
ritenuta solo trent'anni fa aberrante dalla schiacciante maggioranza degli
americani, sia stata accettata, mentre la poligamia è ancora inavvicinabile? Per
farla breve, molte persone in America si sono lasciate abbindolare. L'odierno
Movimento per i Diritti degli Omosessuali è nato circa nel 1970. Dal quel
momento, gli attivisti gay hanno agito di concerto per plasmare
l'opinione pubblica a riguardo del loro stile di vita. A giudicare dal
summenzionato sondaggio Gallup, essi hanno avuto successo. Una delle
strategie degli attivisti omosessuali è stata quella di convincere la società in
generale che il loro comportamento è un'inclinazione naturale e non una scelta.
Quindi, essi hanno iniziato a proclamare ai quattro venti che l'omosessualità è
una condizione che è stata determinata geneticamente. Anche se non esiste un
solo studio definitivo che colleghi il comportamento omosessuale alla biologia,
gli attivisti sono riusciti a convincere la maggior parte della gente che il
loro comportamento sarebbe radicato nella genetica. Per trent'anni, come un
disco rotto, i difensori dell'omosessualità hanno dichiarato che l'attrazione
tra persone dello stesso sesso è di origine biologica. Ai nostri giorni, molte
persone in America accettano questa asserzione senza batter ciglio. Alla fine,
una bugia ripetuta ad alta voce e per lungo tempo verrà accettata da
alcuni come la
verità. Oltre a ciò, i media sono stati complici nel tentativo di
alterare la percezione del grande pubblico a riguardo dell'omosessualità. Nel
1987, il New York Times, «il giornale più influente
d'America», venne sopraffatto dalla pressione degli attivisti, cambiò la sua
politica editoriale e iniziò ad utilizzare la parola «gay» per riferirsi
ad ogni cosa inerente gli omosessuali. Anche se il cambiamento fu sottile, fu
anche di grande effetto. «Omosessuale» è un termine preciso che denota una
pratica. «Gay» è una parola più morbida che suggerisce un'attitudine. Nei
media, l'omosessualità non venne più definita in termini di pratica
sessuale, ma piuttosto come un approccio positivo e progressivo alla vita. Come
abbiamo già avuto occasione di dire, una menzogna ripetuta molte volte e ad alta
voce può diventare la verità. Mentre gli attivisti riuscivano a persuadere i
media a presentare l’omosessualità in una luce più positiva, nello stesso
tempo denigravano coloro che osavano suggerire che lo stile di vita gay
non era affatto un bel modo di vivere. Per gli attivisti, il dibattito sul
problema dell'omosessualità non era opzionale. Chiunque entrava in contrasto con
un membro del Movimento per i Diritti degli Omosessuali veniva marchiato come
omofobo e bigotto intollerante. Le persone che dichiaravano che l'omosessualità
è un male morale venivano paragonate ad Adolf Hitler. Gli attivisti omosessuali
hanno offeso gli oppositori con calunnie e affronti tali per così tanto tempo
che oggi molti americani credono che opporsi all'omosessualità sia in qualche
modo immorale. Alla lunga, anche le distorsioni - come le bugie - se ripetute ad
alta voce possono essere accettate da molti come la verità. E mentre gli
attivisti omosessuali erano indaffarati a rimodellare la percezione pubblica del
loro stile di vita, non è sorto nessun movimento per l'accettazione della
poligamia. Dunque, anche se entrambi questi comportamenti sono aberranti, uno è
stato accettato, mentre l'altro è rimasto un tabù. Alle persone che sono
state ingannate dagli attivisti omosessuali e a quelli che si battono in loro
favore, permettetemi nuovamente di citare Chesterton: «Le convinzioni
erronee non cessano di essere fallaci solamente perché diventano alla
moda». Giustificare una pratica che è moralmente cattiva non la
trasforma magicamente in un diritto morale.
Pubblicità per una marca
americana di vestiario realizzata dal famoso fotografo trasgressivo Oliviero
Toscani che che ha per tema la bisessualità,
l'omosessualità e l'adozione di bambini da parte di coppie
gay.
|
Note
1 Traduzione
dall'originale inglese Homosexuality: Fact and Fiction («Omosessualità:
realtà e finzione»), a cura di Paolo
Baroni. Articolo apparso sulla rivista Christian Research Journal
(Estate 1992, pag. 30 e ss.). Scritto reperibile alla pagina
web
2 La dottrina della
Regalità Sociale di Gesù Cristo, sempre professata e creduta dalla Chiesa
cattolica, è stata solennemente riaffermata da Papa Pio XI (1857-1939)
nell'Enciclica Quas primas, dell'11 dicembre 1925. In questo documento,
il Sommo Pontefice denuncia i pericoli derivanti dalla «peste del
laicismo» e ribadisce il diritto di Gesù Cristo di regnare anche nelle leggi
degli Stati. Il Concilio Vaticano II (1962-1965), ha accantonato tale
insegnamento con la Dichiarazione Dignitatis humanæ (del 7 dicembre
1965), che sancisce il diritto della persona umana alla libertà religiosa. E
così, i massoni e i perfidi nemici della Chiesa l'hanno - per ora - avuta vinta:
per la società laica (e purtroppo anche per molti cattolici), Gesù Cristo non è
più Re dei re e Signore dei signori (Ap 19, 16).
3 Ad esempio, alla fine
dell'Ottocento, durante il «glorioso» Risorgimento, i vari governi liberali e
massonici, allo scopo di strappare alla Chiesa cattolica l'educazione dei
giovani, hanno condotto una guerra brutale contro gli ordini religiosi
incaricati di tale compito.
4 L'indissolubilità del
matrimonio è un requisito indispensabile per la stabilità della famiglia e per
l'educazione della prole. La cronaca quotidiana dimostra quanto devastanti siano
gli effetti sulla psiche e sulla personalità dei figli determinati dal divorzio
dei genitori.
5 Paradossalmente, la
nostra società, che si vuole democratica e anti-fascista, si sta macchiando
degli stessi orribili delitti per cui certi gerarchi nazisti furono condannati
al Processo di Norimberga per crimini contro l'umanità (aborto eugenetico e
soppressione dei disabili e dei malati mentali).
6 Scuola di pensiero
voluta da Stalin (1879-1953) e fondata nel 1923 nella città tedesca. Di essa
fecero parte i vari «profeti» e preparatori del Sessantotto, tra cui Herbert
Marcuse (1898-1979). Parlando dei fini di tale Scuola, ebbe a dire Willy
Munzenberg, uno dei suoi portavoce: «Corromperemo così tanto l’Occidente che
puzzerà» (cfr. R. De Toledano,
L'école de Francfort, pag. 26).
7 Sia l'Antico che il
Nuovo Testamento contengono esplicite condanne dell'omosessualità: «Non
avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa
abominevole [...]. Se uno ha con un uomo relazioni sessuali come si hanno
con una donna, tutti e due hanno commesso una cosa abominevole; dovranno essere
messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro» (Lv 18, 22;
20,13).
8 Affermazioni di alcuni
spettatori durante una puntata del Geraldo Show, intitolata Can Gays
and Lesbians Go Straight? («I gay e le lesbiche possono vivere
normalmente»?), mandata in onda l'11 giugno 1991.
9 Cfr. J. D. Mallory, «Homosexuality: Part III. A
Psychiatrist’s View» («Omosessualità: Parte III. Una visione psichiatrica»),
in Christian Life, ottobre 1977, pag. 28.
10 Cfr. J. M. Reinisch, The Kinsey Institute New
Report on Sex («Il nuovo rapporto sul sesso dell'Istituto Kinsey»), St.
Martin's Press, New York 1990, pag. 147. L'Autore è direttore del Kinsey
Institute.
11 Cfr. Family
Research Report, del 6 febbraio 1989, Family Research, Institute, Washington
D.C., pag. 1.
12 Trasmissione mandata
in onda dall'emittente Wisconsin Public Television, il 19 maggio
1992.
13 Cfr. A. C. Kinsey, Sexual Behavior in the Human
Male («Il comportamento sessuale nel maschio umano»), Saunders Company,
Philadelphia 1948.
14 Vedi A. Maslow-J. M. Sakoda, «Volunteer Error in the
Kinsey Study» («Errore volontario nello studio di Kinsey»), in Journal of
Abnormal and Social Psychology, nº 47, aprile 1952, pagg. 259-262. Le cifre
gonfiate sono state utilizzate anche dai sostenitori dell'aborto per convincere
l'opinione pubblica circa la necessità di introdurre una legge
permissiva.
15 Cfr. «The Ten
Percent Solution, Part II» («La soluzione del 10%, parte 2ª»), in
Peninsula, ottobre-novembre 1991, nº 3, pag. 7; vedi anche J. A. Reisman-E. W. Eichol, Kinsey, Sex and
Fraud («Kinsey, il sesso e la truffa»), Huntington House Publishers,
Lafayette 1990, pag. 23.
16 Cfr. A. C. Kinsey, op. cit., pag.
216.
17 Cfr. A. Maslow-J. M. Sakoda, art. cit., pagg.
259-262.
18 Cfr. J. M. Reinisch, op. cit., pag.
140.
19 Cfr. J. A. Reisman-E. W. Eichol, op. cit.,
pag. 194.
20 Ibid., pag.
195.
21 Cfr. Nightline,
ABC News, del 30 agosto 1991.
22 Per coloro che sono
interessati alla storia che portò alla rimozione nel 1973 da parte dell'American
Psychiatric Association dell'omosessualità dal loro Diagnostic and
Statistical Manual of Psychiatric Disorders («Manuale diagnostico e
statistico dei disturbi psichiatrici»), rimandiamo a R. Bayer, Homosexuality and American
Psychiatry: The Politics of Diagnosis («Omosessualità e psichiatria
americana: le politiche della diagnosi»), Basic Books, New York 1981, pagg.
101-154; W. Dannemeyer, Shadow
in the Land («Ombra sulla terra»), Ignatius Press, San Francisco 1989, pagg.
24-39.
23 Cfr. R. Bayer, op. cit., pagg.
105-106.
24 Cfr. C. W. Socarides, Beyond Sexual Freedom
(«Dietro la libertà sessuale»), Quadrangle Books, New York 1977, pag. 87. Prima
del voto del 1973, il Dr. Socarides guidò un'équipe dell'American
Psychiatric Association che studiava l'omosessualità e che pubblicò un
rapporto in cui si dichiarava all'unanimità che l'omosessualità è un disturbo a
carico dello sviluppo psicosessuale. Questo rapporto, considerato politicamente
scorretto, venne archiviato, per essere poi pubblicato nel 1974 unicamente come
il rapporto di un «gruppo di studio».
25 Cfr. C. W. Socarides-R. Kronenmeyer, Overcoming Homosexuality
(«Omosessualità vincente»), Macmillan Publishing Co., New York 1980, pag.
5.
26 Cfr. «Sick Again?
Psychiatrists Vote on Gays», in Time, del 20 febbraio 1978, pag.
102.
27 Cfr. S. L. Jones, Homosexuality According to
Science («L'omosessualità secondo la scienza»); cit. in I. Yamamoto, The Crisis of
Homosexuality («La crisi dell’omosessualità»), Victor Books, Wheaton 1990,
pag. 10.
28 Cfr. W. Dannemeyer, op. cit., pagg.
40-41.
29 Cfr. C. Crabb, «Are Some Men Born to Be
Homosexual»? («Certi uomini sono nati per essere omosessuali»?), in U.S.
News & World Report, nº 9 settembre 1991, pag. 58.
30 Cfr. D. Gelman, «Born or Bred»? («Nato o
cresciuto»?), in Newsweek, del 24 febbraio 1992, pag. 48.
31 Ammissione del Dr.
Simon LeVay nel corso del Phil Donahue Show, nella puntata che aveva per
tema «Genetically Gay: Born Gay or Become Gay»? («Geneticalmente gay:
nato gay o diventato gay»?), mandato in onda il 3 gennaio 1992.
32 Cfr. W. H. Masters-V. E. Brown-R. Kolodny, Human
Sexuality, Little, Brown and Company, Boston 1982, pag. 319.
33 Cfr. C. W. Socarides-R. Kronenmeyer, op.
cit., pag. 7.
34 Cfr. K. Painter, «A Biological Theory for
Sexual Preference» («Una teoria biologica per le preferenza sessuale»), in
USA Today, del 1º gennaio 1989, pag. 4D. Vedi anche A. P. Bell, Sexual Preference
(«Preferenza sessuale»), University Press, Bloomington 1981), pag. 221.
Questi Autori non credono che la biologia possa determinare una preferenza
sessuale, e non ritengono nemmeno che i genitori possano in qualche modo
provocarla. Invece, essi sono convinti del fatto che ci sia una relazione
causale in quei bambini che hanno problemi precoci di «identità sessuale» e
diventano omosessuali.
35 Così Rick Notch
durante il Geraldo Show, andato in onda l'11 giugno 1991.
36 Così Richard Isay nel
corso della trasmissione 20/20, mandata in onda dall'ABC News, il
24 aprile 1992.
37 Cfr. W. H. Masters-V. E. Johnson, Homosexuality
in Perspective, Brown and Company, Boston 1979, pag. 333. Dopo un studio
durato dieci anni sull'omosessualità, gli Autori hanno scoperto che quelli che
desideravano la «conversione» all'eterosessualità hanno avuto una percentuale di
fallimento solamente del 21% (pag. 396). Tuttavia, anche rettificando la
percentuale di fallimento di conversione, si giunge ad un 45%.
38 Cfr. J. M. Reinisch, op. cit., pag.
143.
39 Cfr. 20/20,
ABC News, del 24 aprile 1992.
40 Cfr. CC. W. Socarides-R. Kronenmeyer, op.
cit., pagg. 141-167.
41 Cfr. D. Bogle, «Healing from Lesbianism»
(«Guarire dal lesbismo»); cit. in I. Yamamoto, op. cit., pag.
15.
42 lbid., pag.
17.
43 Cfr. B. Davies, «The Exodus Story: The Growth
of Ex-gay Ministry» («La storia dell’esodo: la crescita del ministero di un
ex gay»), cit. in I. Yamamoto,
op. cit., pagg. 47-59. Vedi anche K. Philpott, The Gay Theology («La
teologia gay»), Logos International, Plainfield 1977, pagg. 20-37.
44 Cfr. A. Comiskey, Pursuing Sexual Wholeness:
How Jesus Heals the Homosexual («Alla ricerca dell’integrità sessuale: come
Gesù guarisce l'omosessuale»), Creation House, Lake Mary 1989.
45 J. Highley, L.I.F.E. Ministries,
P.O. Box 353, New York, NY 10185.
46 Cfr. A. P. Bell-M. S. Weinberg,
Homosexualities («Le omosessualità»), Simon and Schuster, New York 1978,
pag. 308.
47 Cfr. W. Isaacson, «Hunting for the Hidden
Killers» («La caccia agli assassini nascosti»), in Time, del 4 luglio
1983, pag. 51.
48 Cfr. C. W. Socarides-R. Kronenmeyer, op.
cit., pag. 32.
49 Cfr. Y. Zipter, «The Disposable Lesbian
Relationship», in Windy City Times, del 25 dicembre 1986, pag.
18.
50 Cfr. B. J. Klamecki, «Medical Perspective of the
Homosexual Issue», cit. in I. Yamamoto, op. cit., pagg.
116-117. Oltre a ciò, l'assiduità nei rapporti anali provoca nei gay
incontinenza fecale.
51 La cifra più
ricorrente è che il 70% degli americani colpiti dall'AIDS è composto da
maschi omosessuali o bisessuali.
52 Ibid., pagg.
123, 119.
53 Cfr. P. Cameron-W. L. Playfair-S. Wellum,
«The Homosexual Lifespan» («La durata media della vita omosessuale»), in
Family Research Institute, del 14 febbraio 1992.
54 Articolo di Kelly Boggs, reperibile alla pagina
web
Fonte:
Centro Culturale San Giorgio