venerdì 23 novembre 2012

Male ereditario della Rivoluzione Francese: La Monarchia Costituzionale (2° Parte).

Napoleone I , un "monarca" costituzionale molto poco limitato.
 

Ripetiamolo ancora una volta: Monarchia Costituzionale non è sinonimo di Monarchia limitata. Sono due cose distinte. Possono esistere Monarchie Costituzionali nelle quali il Re è un'autocrate con molto poteri, e Monarchie non Costituzionali dove il potere del Re viene limitato in molti modi . La Monarchia Spagnola , ad esempio, al principio dell'età moderna possedeva un carattere più autoritario di quanto non fosse in epoca Medievale ma sempre severamente limitata: Filippo II di Spagna, signore di due mondi, passo la sua vita viaggiando per le Cortes dei suoi molti Regni per chiedere finanziamenti per le sue camoagne, e non sempre con esito positivo. L'eterna insistenza nel presentare la Monarchia Costituzionale come una Monarchia limitata, inclusa come l'unica possibile, risponde, semplicemente, all'antica arte di fingere di avere il "Gatto nel sacco". Propaganda Politica.




Piuttosto, l'aggettivo "limitata" e "costituzionale" puntano a due diverse funzioni o caratteristiche della Monarchia che possono essere concettualmente separate, ma che insieme definiscono: 1) Il potere del Re e 2) La legittimità dalla quale deriva la sua posizione.


Potere
 
 Il Governo effettivo è il comando di uno. In passato abbiamo menzionato alcune considerazioni sulla natura della società umana. Riportiamo , per il momento, le prime due:
 
1) L'uomo , come essere sociale che è, tende ad associarsi con altri uomini per realizzare fini che da solo non può conseguire. Questo processo inizia con la famiglia , e da li le associazioni crescono in dimensione e complessità.
 
2) Arrivati ad un certo punto la società organizzata necessita di una certa autorità che , proporzionalmente e di conseguenza con il piano di ogni particolare associazione (Un tribunale arbitrale non necessita di potere di vita o di morte sopra le parti in disputa per compiere la sua funzione) risolve i conflitti che si verificano quando gli esseri umani convivono con altre persone. Questa autorità va a svolgere, nel momento in cui cresce il processo associativo, dal padre di famiglia allo Stato.
 
Il Re occupa questa posizione di autorità per le associazioni "Comunità Politiche", come il padre di famiglia lo occupa  nell'associazione "famiglia". Se deve compiere la funzione di guida della comunità evidentemente necessita del potere necessario per eseguire questo fine. Se è davvero sufficiente una figura simbolica per gli atti ufficiali, come spesso avviene nelle Monarchie Costituzionali, perchè non erigere un Totem e collocarlo dietro una vetrina? Tuttavia , questo potere non deve essere tirannico. Infatti, se diventa così danneggia la sua funzione. E qui entra in gioco il Principio di Sussidiarietà , dato per scontato nell'Ancien Regime e negato nel Nuovo: se il processo di associazione umano costruisce associazioni maggiori a partire dalle minori , esse esisteranno per diritto proprio , non per delegazione del potere centrale. Il Re , per tanto, non ha diritto di immischiarsi in sfere che non li competono. Per contropartita , nella sfera di sua competenza, detiene un potere assoluto. Questo significa che è illimitato? Chiaramente no: il principio di sussidiarietà , incarnato in diverse varianti a seconda del luogo e del tempo (per esempio , i Fueros) , è un ferreo limite estrinseco ( Come dice Vazquez De Mella "I limiti (del Potere) sono esterni, come lo sono tutti i limiti; dove l'indipendenza inizia, terminano i limiti di una cosa" ) . Però dentro i suoi limiti deve mantenersi integro , non artificialmente diviso in tre "poteri". Il Re deve esserlo in assoluto. Questo è il senso che questa parola possedeva nell'Ancien Regime, e che la Rivoluzione ha voluto equipararne il significato a quello di tirannia(1). Il primo Re Costituzionale del XIX Secolo venne posto antecedentemente al "potere esecutivo", degenerando doppiamente la funzione Regia: primo , abbndonando la sua funzione legislativa, triturando ciò che deve mantenersi integro ; secondo, cooperando in quanto "esecutivo" alla distruzione dei corpi intermedi che il Parlamento liberale soppresse in forza della virtù della sua auto-concessa sovranità, invadendo ciò che deve mantenersi separato.
 
La Spagna nel XIX secolo: la confisca dei beni ecclesiastici arricchisce la nuova borghesia, le terre demaniali diventano proprietà privata e gli agricoltori  proletari.
 
 
 
Forse qualcuno crederà che sia ingiustificato che il sistema di separazione dei "Tre Poteri" è artificiale , e crede che ciò ai nostri giorni abbia dimostrato di essere una alternativa valida a questa  concezione del potere assoluto. Questo è descritto nei testi di Diritto Costituzionale: I sistemi partitocratici che abbondano dimostrano che la realtà è differente. Ciò che è certo è che ovunque ci sia un sistema efficace , i "Tre Poteri" annulleranno la loro separazione dietro le apparenze.  C'è sempre qualcuno che comanda , che dirige, anche dove c'è l'anarchia. La Monarchia possiede il vantaggio di essere ingrado di identificare la testa sulla quale è posata la Corona.
 
 
Legittimazione
 
 
Qual'è l'esatta posizione che occupa il Re, e in virtù di chi e di che cosa è legittimato ad occuparla? Queste domande hanno trovato risposte diverse nel corso della storia, ma hanno un'interesse che  va oltre quello storico. Dietro di loro si trova un dilemma costante di grande importanza pratica: il Re ha il diritto di governare, o dipende dalla volontà degli altri ? Nonostante la varietà di esperienza storica , la questione è stata risolta con una risposta sorprendentemente uniforme.
 
 
Per tutto il Medioevo, mentre si  forgiava il tipo di monarchia che sopravviverà alla fine del regime cosiddetto "vecchio", appaiono diverse concezioni circa la posizione del Re. Da un lato i più Cesarirsti, che divennero popolari quando il diritto Romano  Giustiniano si diffuse in Occidente, così attrattivo per quei Re che volevano convertire una comunità di stile tribale eredi dell'autocrazia e della forza bruta degli imperatori romani. D'altra parte, coloro che danno più importanza al regno, le sue leggi e le  sue istituzioni. La dottrina cristiana ha sempre inteso che tutto il potere viene da Dio (2), ma il Regno che ruolo ricopre in questa traslazione? Padre Francisco Suarez, teologo spagnolo del XVI secolo, considerava la comunità  politica come un intermediario necessario tra Dio e il re per la cessione del diritto di regnare poichè il Re diventa così mendiatore  della legge umana. La verità è che nella pratica hanno sempre  condiviso certi aspetti patrimonialisti e certe presenze istituzionali del Regno che si attenua , in una miscela che varia in proporzioni a seconda del luogo e del tempo. E 'davvero difficile immaginare che possa accadere diversamente, perché le costituzioni antiche non erano , a differenza delle moderne,  costruzioni ideate da un paio di legislatori, ma il prodotto di secoli di esperienza. In costante evoluzione, non rivoluzione, permette che entrambi gli aspetti (l'indipendenza del re e il lavoro di moderatore del regno), entrambi essenziali per il buon governo, si cristallizzino nella giusta proporzione in ogni momento. Le leggi di successione della monarchia spagnola, per esempio, potrebbero essere modificate solo se il Re e le Cortes  convengono  ad esso, come è accaduto nel 1713. Il Re non poteva capricciosamente scegliere come proprio successore il cortigiano preferito, nè le Cortes negare la successione al figlio del Re per ottenere concessioni politiche. Con la maggiore o minore presenza che il Regno ha avuto in diversi sistemi Monarchici storici , l'aspetto patrimonialistico della posizione del  Re  sempre si è creduto inseparabile dal significato di Monarchia. Anche nelle monarchie elettive, una volta eletto, il re era il re. Manteneva il suo diritto a Governare. Alcune ragioni oggettive, come la tirannia, potevano giustificare la sua deposizione, senza dubbio, ma non vi era un organo superiore che potesse detronizzarlo liberamente, o  cambiare retroattivamente  le leggi di successione o di elezione che lo avevano portato sul Trono. Può questo essere altrimenti senza contraddire il significato della monarchia? Continuiamo con le seguenti due considerazioni sulla natura delle società:
 
 
3)  L'autorità è ordinata al bene della società che dirige, in modo che la società non esiste a beneficio dell'autorità, ma l'autorità per il bene della società.
 
 
4) Mentre l'autorità (in astratto) è finalísticamente subordinata alla società (in astratto), che riproduce l'autorità (in un momento specifico) deve essere indipendente da quella forma di società (in un determinato momento). In caso contrario, sarebbe  sufficiente che l'autorità prenda una decisione  legittima ma sfavorevole  ad una  parte della società perchè , citando il corrispettivo di cui sopra (3 °),  la non osservanza della risoluzione,  renderebbe inutile l'esistenza stessa dell'autorità ".
 
 
La monarchia non può dipendere da altri istituti superiori se deve svolgere il suo ruolo di autorità politica sulla comunità. La sua posizione dovrebbe essere la supremazia di superiorità gerarchica su tutte le istituzioni politiche del suo Regno. E 'la chiave di volta: solo essa  lo può completare però non può pretendere di occupare gli stipiti che lo precedono logicamente e cronologicamente. Di conseguenza, nessun'altra istituzione può essere al di sopra della monarchia, ne questa di obbedire ad altra autorità temporale. Altrimenti, come ci si può aspettare che svolga il suo ruolo di coordinamento e direzione, di governo efficace, in modo imparziale ed equo?
 
 
 
 
Ferdinando VII giura nel 1820 sulla Costituzione di Cadice , quando l'esercito mandato a sedare le rivolte nelle Americhe si ribella prima di partire a Cabezas de San Juan.
 
 
 
Le Costituzioni , con le loro accettazioni del principio della sovranità popolare, sovvertono il secondo aspetto della monarchia rendendo la legittimità del re dipendente dal parlamento, diventando  così esso  il vero "re". Questo nuovo monarca dalle molte teste,  mantenendo un re nominale come "figura simbolica", converte l'antica supremazia Reale nella moderna sovranità parlamentare: un potere illimitato nella teoria, tirannico nella  pratica . Inoltre, mettendo fine alla supremazia del re, legittimando la sua esistenza nella "decisione costituzionale", finendo anche per distruggere il loro potere di governo:  perché dovrebbe delegare  un altro se è nelle loro mani? Le antiche Monarchie che accettarono la sovranità popolare nel XIX e XX Secolo, inizialmente conservando ampi poteri, rinunciando alla loro autonomia e per tanto hanno finito degenerando in figure vuote di potere e significato. Possiamo con assoluta precisione chiamarle Repubbliche Coronate.
 
  Continua...
 
Fonte:
 
 
 
Scritto e tradotto da:
 
Redazione A.L.T.A.