domenica 25 novembre 2012

Lettera del primo ministro napoletano Calà Ulloa del governo del Re Francesco II di Borbone Due Sicilie in esilio a Roma al card.Wiseman


Francesco II


A Sua Eminenza il Cardinal Wiseman a Londra.

Eminenza,
Il re Vittorio Emmanuele ha preteso innanzi al mondo, che esso era stato chiamato dai Napolitani a prendere la corona di Francesco II, suo parente. Ma qual corpo dello Stato, quali comizi, avevano espresso questo voto? Dieci o dodici individui inviati da Garibaldi in pericolo , si costituirono mandatari del popolo; e tra questi vi erano , alcuni generosi ed alcuni funzionari che dolorosamente erano divenuti celebri pel loro recente tradimento. I comizi di Napoli non si erano ancor tenuti in quella che i Piemontesi invasero il Regno. Nella proclamazione d' Ancona del 9 Ottobre , redatta, come dicesi, dal ministro Farini, si affissarono i voti delle popolazioni , ed i doveri verso gl' Italiani, assumendo l'incarico di portarsi a rigenerare il Regno di Napoli , ed a moralizzare i suoi abitanti, (1) la qual cosa era lo stesso che aggiungere l' ironia alla violazione di tutti i dritti. Questo era , dopo l'invasione degli Stati Pontifici, una seconda confisca per mezzo della forza, una perdita di dritto per parte della giustiza. La marcia che , s'intraprendeva aveva per iscopo sostenere ed ajutare Garibaldi con le sue orde; e quella complicità con le medesime, che fino a quel punto si era nascosta, ed officialmentc smentita, in questo momento con sfrontatez

.(1) Se moralizzare deve intendersi proteggere il vizio, e rigenerare scannare, tutti a man franca, il governo di Torino ha adempito alla promessa fatta , in Ancona, al regno di Napoli.

za di nuovo genere si veniva a confessare, stimando esser giunto il tempo a dover gittare la maschera. (\)
La pretesa di moralizare il popolo napolitano era un Gero insulto , ed una amara ironia all' indirizzo di popolazioni della più bella, e della più ricca contrada dell'Italia; e questa pretenzione, erano i Piemontesi che l' affigevano!
Benchè l'antipatia tra i due popoli non fosse allora tale , quale è divenuta di poi, i Napolitani, latta eccezione di un partito, non riguardavano i Piemontesi come loro compatriotti. In fatti i .Piemontesi hanno una fisonomia tutta sua , un dialetto proprio , particolarità morali ed intelletuali, ed una differenza di educazione che non può spiegarsi. Possedevano uiia riputaziozione di buoni soldati, ma si consideravano, nel Mezzo giorno, come non appartenenti al medesimo ramo della gran famiglia italiana. Essi non avevano che debolmente accresciuto il patrimonio nelle arti della pace , ed occupavano un posto modestissimo nei fasti di una gloriosa letteratura. I Napolitani, che si contradistinguono per la loro vivacità , per l'ingegno , per l' eloquenza e che superbiscono di aver superati tanti altri popoli nelle scienze morali, e nelle riforme civili, non videro in quel famoso manifesto anconitano che una imbecillità, una solenne insolenza.
Il nostro popolo, naturalmente buono, è irascibile & facilmente si esaspera nel vedersi disprezzato. Il sangue di tutti gli umini di cuore bolle alla lettura di quel proclama d' Ancona. Questo governo andava esso ad elaborare la restaurazione dei dogmi immutabili e
(1) Col tempo, quante rivelazioni non si son falle le quali han data luce alle cose che sembravano oscure! Cavour confessò che aveva spedito Garibaldi in Sicilia; Farini confessò che i fucili erano del governo ài Torino. Garibaldi confessò l'appoggio inglese nello sbarco a Marsala e nel passaggio al continente, e tutti poi insieme han detto, che senza il tradimento Francesco II non usciva da Napoli. dei principi della morale., senza la quale ogni società è inferma, ed ogni autorità combattuta ed incerta? Andava esso a mettere un freno alla dissolutezza dei costumi, a raffermare i sentimenti religiosi, ad accordare la sua protezione alle arti , alle lettere ed alle scienze? Che non doveva fare se vuol giudicarsi dalle sue promesse? Le anime semplici, provarono più sorpresa che fiducia, però si lusingarono di vedere la loro bella patria, in breve tempo , meritare tutte le benedizioni del cielo e tutti gli applausi della terra.

Si era già sperimentata la civilizazione che trascina al suo seguito la rivoluzione. Garibaldi aveva già fatto conoscere quale rispetto egli aveva per la legge e per la morale. Con uno dei suoi decreti, aveva concesso una penzione, da gravare sullo Stato, ad una figlia adultera di Pesacane morto nella folle spedizione del 1856. (1) Con un altro decreto aveva dichiarata sacra la memoria di Agesilao Milano, e concesse una penzione alla madre ed alle sorelle di quel regicida ; e nello stesso tempo, un certo Ayala era andato alla testa della guardia nazionale, a deporre una corona di sempreviva sulla tomba dell' assassino.
Il governo sardo, non appena subbentrò al posto di Garibaldi, autorizzò tutte le orgie del pensiero e tutte le depravazioni della intelligenza, di cui la stampa si rendeva l' organo giornaliero. Permise la rappresentazione di drammi osceni, nei quali i Cardinali, il Papa, i Martiri ed i Santi erano messi in iscena. Si tollero la mostra delle più luride ed ignobili pitture, la vendita di abominevoli libelli e di libri i più inzozzati
d immoralità, e la prostituzinne la più svergognata (2)
(1) Nel 2. Luglio corrente si ergeva in Salerno a questo amatore della patria, all' uso piemontese, il monumento, ad istigazione dei deputali G. Nicotera, G. Slatina ed Alfieri d' Evandro; e Domenico Mauro ne faceva il discorso d'inaugurazione» Povera Italia! ilgoverno di Torino ti spoglia di danaro e ti disonora con tali monumenti!
(2) Il governo della moralizazione ha falta ancht Questo è il lavoro delle streghe del vostro Shakespeare: radunare veleni e serpi per giungere ai fini dell'ambizione ed al colmo dell' ignominia. Trecento zitelle della classe popolare furono cacciate dall' Albergo dei poveri, grandioso stabilimento fondato sotto il governo di Carlo HI, ove più di 3,000 poveri ed orfani apprendevano un mestiere a spese dello Stato. Queste infelici gittate tutte in un istante sul lastrico, senza mezzi di esistenza , l'indomani , quasi che tutte divennero preda del vizio. I direttori fecero eseguire i ritratti in fotografia delle più avvenenti , alle quali si era permesso di restare nello stabilimento e quei ritratti furono mandati a Torino! Il governo non ricordava che quando si lascia al vizio rialzare la testa, avvenimenti funestissimi si prepararono; e più d' ogni altro quando non si giova dei grandi principi, che formano il fondamento d* una società?

E poi si tollerava tutto questo al momento stesso, in cui si obolivano i conventi , si distruggevano gli stabilimenti di letterature e di scienze nel Regno , e si lasciavano rovinare gli stabilimenti di beneficenza! Gli antichi direttori di questi stabilimenti, presi dalla nobiltà , esercitavano gratuitamente le loro funzioni: se ne nominarono dei nuovi, assegnandosi loro dei pingui stipendi. Però non si tardò a verificarsi per questi asili una diminuzione di rendita di 200,000 franchi , ed il loro stato presente è per ogni lato deplorabile, sicchè quei poveri disgraziati che si lasciano tuttavia rinchiusi nelV Albergo dei poveri sono coverti di cenci, inquietati dagl' insetti, senza letti, senza coverte , ed il cibo che si dà loro, in nutrimento, è scarsissimo. Perchè mai il governo avrebbe più premura per i poveri che per i carcerati. (1)

tessere la storia della prostituzione per alimentarla , ed ogni libito ha falto lecito in sua legge.
(i) Si vegga a pagina 141 ove si é parlato dei carcerati. fine prima parte

Fonte:

Istituto di ricerca storica delle Due Sicilie