S.E.R. Monsignor Giuseppe Valerga (1813-1872), Patriarca Latino di Gerusalemme
[...]I fatti hanno un'eloquenza propria, più sana dal momento che è lontana dalle intemperanze smodate dell'animo e dai rispetti verso le persone.
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Ascoltiamo la storia che parla; questa maestra di verità fornirà risposte antiche ma non meno valide alle nuove, o meglio rinnovate, o ancor più correttamente ripetute obiezioni. E da quello che avvenne ai tempi del monotelismo, si capirà ancor meglio come bisognerà comportarsi col gallicanesimo. [...]A entrambe le controversie, ovvero del monotelismo e del gallicanesimo, diede origine quell'infausta prurigine di quei regnanti che non hanno timore a porre le proprie mani profane sull'Arca di Dio e a manomettere le cose di fede a proprio libito o a mutarle secondo i propri interessi.
Non ci fermeremo su cose note: di là abbiamo un piissimo imperatore (Eraclio) e qui un re cristianissimo (Luigi XIV).
Da tali progenitori chi non si meraviglierebbe che sia sortito una tale malconsigliata gemmazione di falsi dogmi?
Eppure questo fu comune ad entrambe le controversie: Eraclio volle direttamente e formalmente che si insegnasse il monotelismo, Luigi il gallicanesimo. E allora il Patriarca Sergio ritenne di doversi adeguare al piissimo imperatore e il clero gallicano al cristianissimo Re, al punto tale da emettere un formale dichiarazione per questo "dogma" rispettivamente imperiale e reale.
[...] Di grazia, cosa abbiamo letto, reverendissimi padri, cosa abbiamo udito tanto eloquentemente quanto pateticamente proferire da questo ambone, per implorar il nostro silenzio sull'infallibilità pontificia, che da Sergio non sia stato messo in campo all'epoca della controversia monotelitica?
Si chiede al Sommo pontefice Pio riguardo la causa gallicana, ciò che si chiedeva a Papa Onorio nelle causa sulle operazioni di Cristo.
Si chiede la medesima cosa, con il medesimo scopo, coi medesimi motivi, con le stesse paure, con lo stesso paventar pericoli.[...]
Cosa avrebbero fatto, se fossero vissuti ai tempi del Patriarca Sergio, coloro che oggi ci chiedono di eliminare la questione dell'infallibilità? Forse si sarebbero adeguati alle prudentissime ragioni di Sergio? Forse avrebbero consigliato a Papa Onorio il silenzio? Questo fece Onorio e fu biasimato per questo da tutta la Chiesa ma quello che fece Onorio, non lo farà Pio IX, nè lo faranno i padri del Concilio Vaticano. Ma vediamo se sia diversa la ragione e la natura del Monotelismo e del Gallicanesimo da un punto di vista intrinseco.
Il Monotelismo vedeva il divino e invisibile capo della Chiesa, Nostro Signore, e diceva di ammettere in lui, secondo il Concilio di Calcedonia, due nature integre e perfette, tuttavia diminuiva l'integrità della natura umana in Cristo, togliendogli la volontà e le proprie operazioni. Il Gallicanesimo guarda il capo visibile della Chiesa, il vicario di Cristo, il Sommo Pontefice, cui i padri del concilio di Lione e di Firenze avevano riconosciuto la pienezza del sommo primato e il principato sopra tutta la Chiesa ovvero la potestà, affidata da Cristo, di pascere ovvero di insegnare, reggere e governare. Ma diminuisce questa pienezza di potestà e in ciò che le è sostanziale e mentre la chiama piena, ne nega la pienezza.[...]
E' duplice la potestà del Papa, una di regime, l'altra di magistero, nessuno lo ignora: ognuna ha un oggetto proprio e tende ai suoi fini, ognuna nel suo ordine è asserita come piena[...] e questo nessun nega.
Ma in che modo e quando entrambe le potestà possono essere definite piene? Quando ognuna possegga il necessario per raggiungere il suo scopo e per conseguire l'effetto cui è ordinata.[...] Chi nega l'infallibilità al Capo e Maestro della Chiesa universale, contro la definizione di Lione e di Firenze, diminuisce in lui la pienezza di podestà, come contro la fede di Calcedonia i monoteliti diminuivano la pienezza e l'integrità della natura umana in Cristo.
[...] Si escluda quindi dal Corpo Mistico il gallicanesimo come il Monotelismo fu escluso da Cristo e la dottrina cattolica rimanga salda e forte, mantenendo ogni cosa nel suo buon ordine.[...]
Non ci fermeremo su cose note: di là abbiamo un piissimo imperatore (Eraclio) e qui un re cristianissimo (Luigi XIV).
Da tali progenitori chi non si meraviglierebbe che sia sortito una tale malconsigliata gemmazione di falsi dogmi?
Eppure questo fu comune ad entrambe le controversie: Eraclio volle direttamente e formalmente che si insegnasse il monotelismo, Luigi il gallicanesimo. E allora il Patriarca Sergio ritenne di doversi adeguare al piissimo imperatore e il clero gallicano al cristianissimo Re, al punto tale da emettere un formale dichiarazione per questo "dogma" rispettivamente imperiale e reale.
[...] Di grazia, cosa abbiamo letto, reverendissimi padri, cosa abbiamo udito tanto eloquentemente quanto pateticamente proferire da questo ambone, per implorar il nostro silenzio sull'infallibilità pontificia, che da Sergio non sia stato messo in campo all'epoca della controversia monotelitica?
Si chiede al Sommo pontefice Pio riguardo la causa gallicana, ciò che si chiedeva a Papa Onorio nelle causa sulle operazioni di Cristo.
Si chiede la medesima cosa, con il medesimo scopo, coi medesimi motivi, con le stesse paure, con lo stesso paventar pericoli.[...]
Cosa avrebbero fatto, se fossero vissuti ai tempi del Patriarca Sergio, coloro che oggi ci chiedono di eliminare la questione dell'infallibilità? Forse si sarebbero adeguati alle prudentissime ragioni di Sergio? Forse avrebbero consigliato a Papa Onorio il silenzio? Questo fece Onorio e fu biasimato per questo da tutta la Chiesa ma quello che fece Onorio, non lo farà Pio IX, nè lo faranno i padri del Concilio Vaticano. Ma vediamo se sia diversa la ragione e la natura del Monotelismo e del Gallicanesimo da un punto di vista intrinseco.
Il Monotelismo vedeva il divino e invisibile capo della Chiesa, Nostro Signore, e diceva di ammettere in lui, secondo il Concilio di Calcedonia, due nature integre e perfette, tuttavia diminuiva l'integrità della natura umana in Cristo, togliendogli la volontà e le proprie operazioni. Il Gallicanesimo guarda il capo visibile della Chiesa, il vicario di Cristo, il Sommo Pontefice, cui i padri del concilio di Lione e di Firenze avevano riconosciuto la pienezza del sommo primato e il principato sopra tutta la Chiesa ovvero la potestà, affidata da Cristo, di pascere ovvero di insegnare, reggere e governare. Ma diminuisce questa pienezza di potestà e in ciò che le è sostanziale e mentre la chiama piena, ne nega la pienezza.[...]
E' duplice la potestà del Papa, una di regime, l'altra di magistero, nessuno lo ignora: ognuna ha un oggetto proprio e tende ai suoi fini, ognuna nel suo ordine è asserita come piena[...] e questo nessun nega.
Ma in che modo e quando entrambe le potestà possono essere definite piene? Quando ognuna possegga il necessario per raggiungere il suo scopo e per conseguire l'effetto cui è ordinata.[...] Chi nega l'infallibilità al Capo e Maestro della Chiesa universale, contro la definizione di Lione e di Firenze, diminuisce in lui la pienezza di podestà, come contro la fede di Calcedonia i monoteliti diminuivano la pienezza e l'integrità della natura umana in Cristo.
[...] Si escluda quindi dal Corpo Mistico il gallicanesimo come il Monotelismo fu escluso da Cristo e la dottrina cattolica rimanga salda e forte, mantenendo ogni cosa nel suo buon ordine.[...]