Il 6 Novembre 1836 a Gorizia moriva di Colera all'età di 79 anni Carlo Filippo di Borbone-Francia, Conte d'Artois, più notoriamente conosciuto con il nome di Carlo X, Re di Francia e Navarra. Costretto all'esilio dall'Agosto 1830 in seguito al colpo di Stato liberal-settario che ebbe come complice interessato il cugino Luigi Filippo di Borbone-Orleans che usurpò il Trono divenendo "Luigi Filippo I Re dei Francesi", dopo aver passato un periodo di tempo nel Castello di Holy Rood , e successivamente a Praga, scelse di stabilirsi nella tranquilla Gorizia . Quando arrivo nella sua nuova dimora il vecchio Re era malato di Colera e poco tempo dopo il suo trasferimento morì circondato dalla piccola Corte, dal figlio maggiore Luigi Antonio (Luigi XIX), dalla nuora e nipote , in quanto figlia del fratello Luigi XVI e moglie del figlio Luigi Antonio, Maria Teresa Carlotta , dai nipoti Enrico (Enrico V) e Luisa Maria ( futura Duchessa Reggente di Parma) figli del defunto figlio secondo genito Carlo Ferdinando Duca di Berry e di Maria Carolina di Borbone delle Due Sicilie.
Oggi , a 176 anni dalla sua scomparsa, noi dell'Associazione legittimista Trono e Altare, vogliamo raccontarvi la sua storia , dalla nascita lungo tutto l'arco della sua vita. Dalla spensierata gioventù da amante libertino passata a Versailles alla terribile catastrofe Rivoluzionaria alla quale seguì il suo primo esilio tra guerra e amore fino a giungere al ritorno in Patria e all'ascesa al Trono terminando con il suo secondo ed ultimo esilio.
I primi anni del Conte d'Artois ( 1757-1789)
Carlo Filippo di Borbone Francia nacque a Versailles il 9 Ottobre 1757 . Era il quinto figlio maschio di Luigi Ferdinando di Borbone Francia , Delfino di Francia e unico figlio maschio di Luigi XV, e di Maria Giuseppina di Sassonia, e dunque fratello di coloro che diverranno Re di Francia con il nome di Luigi XVI e Luigi XVIII. Alla nascita acquisì il titolo , con il quale verra identificato generalmente , di Conte d'Artois. In origine egli non era destinato al Trono, tuttavia , Carlo Filippo, ricevette un'ottima educazione a Versailles dove risiedeva con il resto della famiglia Reale.
Molto diverso dai fratelli , Luigi Augusto e Luigi Stanislao Saverio, era un bambino vivace che presto si interessò all'arte militare e alla vita di corte. All'età di cinque anni lo si vedeva spesso in compagnia del nonno , Re Luigi XV, al quale somigliava molto. In compagnia dell'augusto Sovrano egli si trovava a passare momenti spensierati tra una lezione e l'altra.
La Francia degli anni '60 del 700 era in una delicata situazione: la propaganda settaria cominciava a fare i suoi danni ed il Re , seppur saggio e capace di grandi cose, cadeva troppo spesso nelle tentazioni carnali che lo portavano a circondarsi di "eminenze grige" e ingannatrici.
Ed è in questo clima di fermento che il giovane Carlo Filippo all'età di 8 anni perse il padre il quale morì di Tubercolosi a Fontainebleau il 20 Dicembre 1765 , all'età di 36 anni: Luigi Ferdinando
Luigi Ferdinando di Borbone Francia ( 1758)
Maria Giuseppina Carolina di Sassonia
Molto diverso dai fratelli , Luigi Augusto e Luigi Stanislao Saverio, era un bambino vivace che presto si interessò all'arte militare e alla vita di corte. All'età di cinque anni lo si vedeva spesso in compagnia del nonno , Re Luigi XV, al quale somigliava molto. In compagnia dell'augusto Sovrano egli si trovava a passare momenti spensierati tra una lezione e l'altra.
La Francia degli anni '60 del 700 era in una delicata situazione: la propaganda settaria cominciava a fare i suoi danni ed il Re , seppur saggio e capace di grandi cose, cadeva troppo spesso nelle tentazioni carnali che lo portavano a circondarsi di "eminenze grige" e ingannatrici.
Luigi XV
Ed è in questo clima di fermento che il giovane Carlo Filippo all'età di 8 anni perse il padre il quale morì di Tubercolosi a Fontainebleau il 20 Dicembre 1765 , all'età di 36 anni: Luigi Ferdinando
era un uomo istruito, coltivava e amava la musica, preferiva il piacere della conversazione a quello della caccia, delle danze e degli spettacoli. Con un acuto senso di moralità, rivolto in maggior parte verso sua moglie Maria Giuseppina, era un fervente sostenitore dei gesuiti, come del resto erano cattolicissime sia sua madre che sua sorella, e fu portato a venerare il Sacro Cuore sulla buona scia di queste. Egli appariva agli occhi della sorella come l'ideale del Principe cristiano, in netto contrasto con suo padre Luigi XV, che compromise la sua moralità dopo il 1740.
Tenuto lontano dagli affari di governo di suo padre, il delfino Luigi era a capo del Partito dei Devoti, da cui sperava di poter ottenere potere nella successione al Trono.
Purtroppo morì prematuramente mentre suo padre era ancora in vita, e così non divenne mai Re di Francia. Perdere il padre per Carlo , come per i suoi fratelli, fu un duro colpo .
Dipinto raffigurante la morte di Luigi Ferdinando nel 1765
Morto prematuramente il padre , Carlo Filippo continuò i suoi studi con qualche "eccezione": Il nonno , Luigi XV , nel pieno dell'euforia per l'illuminismo volteriano , cercava di imprimere questa filosofia anche nei nipoti. Tale filosofia attecchi particolarmente in Luigi Saverio (futuro Luigi XVIII) e le conseguenze si presenteranno in futuro. Carlo, invece , prediligeva la caccia e la vita mondana tanto che a soli 15 anni era già un conoscitore delle arti del libertinaggio.
Dopo che, il fratello Luigi Augusto si sposò il 16 maggio 1770 con l'Arciduchessa d'Austria Maria Antonietta, e il fratello Luigi Saverio di soli due anni più vecchio convolava a nozze nel 1771 con Maria Giuseppina di Savoia, il 16 novembre 1773 , Carlo Filippo sposò, per volere del Re e della madre, Maria Teresa di Savoia, figlia di Vittorio Amedeo III di Savoia ,Re di Sardegna, e sorella della moglie del fratello Luigi Saverio , della quale però, inizialmente , non sembrò affatto compiaciuto: il Conte d'Artois avrebbe voluto sposare la principessa di Condé, senza contare che in quegli anni era affettuosamente legato alla cognata Maria Antonietta, mentre Maria Teresa era una delle figure più silenziose e meno in vista della corte di Versailles. Da poco sedicenne, il Conte d'Artois , non mostrava il men che minimo interesse a divenire un marito devoto. Appena sposati i due a mala pena si frequentavano per un paio d'ore e quasi non si rivolgevano la parola. Lei era infastidita dall'atteggiamento del giovane e affascinante marito che sfruttava ogni occasione per divincolarsi dai doveri cognugali e corteggiare qualche dama di Corte o la figlia del guardiacaccia. Più cresceva e più il giovane Carlo si dimostrava simile al nonno Luigi XV.
Il Conte d'Artois nel 1773
Maria Teresa di Savoia, ritratto di Jean-Baptiste-André Gautier Dagoty (1775).
Il 10 Maggio 1774 si spegneva a Versailles il Re , Luigi XV . Già il 4 Maggio aveva scoperto che il vaiolo che lo affliggeva era arrivato ad un punto inarrestabile. Aveva congedato la du Barry, sua ultima favorita, facendole lasciare la reggia e salutato tutti i membri della corte a lui più vicini. Dopo cinquantanove anni di regno, Luigi XV morì pentendosi dei suoi peccati carnali che tanto avevano danneggiato la sua immagine e anche le sue scelte politiche. Venne tumulato nella basilica di Saint-Denis, assieme ai corpi dei suoi antenati.
Alla morte di Luigi XV successe al Trono di Francia il fratello maggiore di Carlo, il ventenne Luigi-Augusto con il nome di Luigi XVI. La salita al Trono del mite Luigi XVI non infastidì per nulla il giovane libertino Carlo che si mostrava rispettoso del ruolo del fratello maggiore, ma Luigi Saverio , fratello nel "mezzo" tra i due, mostro un vivo dissenso per la successione. Corpulento e di carattere pessimo, affiliato alla setta e ammiratore del Voltaire, egli trasudava veleno nei confronti del fratello Luigi Augusto , che giudicava un debosciato inadatto a ricoprire il ruolo di Re di Francia . E per ridicolizzarlo pubblicamente faceva annunciare di aver goduto ben quattro volte durante la sua prima notte di matrimonio. Questa presunta "potentia" sarà temporanea dato che la grave obesità li comprometterà anche le "prestazioni fisiche".
Luigi XVI
Luigi Stanislao Saverio nel 1771
Il 18 Giugno 1774 il Conte d'Artois insieme alla moglie e al resto della famiglia Reale si sottopose all'inoculazione del Vaiolo per vaccinarsi così come da molto tempo era consuetudine delle famiglie Reali d'Europa. La scelta venne criticata aspramente da una parte del Clero che non concepiva il fatto che una stirpe di Re Taumaturgi si sottoponesse a tale trattamento.
Intanto il Conte d'Artois , lontano dall'odio fraterno che non tangeva i suoi pensieri, diveniva padre del primo figlio avuto dalla consorte. Nacque un maschio , negli appartamenti a Versailles destinati alla coppia, il 6 agosto 1775. Il primogenito venne battezzato con il nome di Luigi Antonio , duca d'Angoulême , al quale seguì la nascita di una bambina , Sofia, nata nel 1776 e morta a soli 7 anni nel 1783, Carlo Ferdinando nato nel 1778 e in fine Maria Teresa nata e morta nel 1783.
La nascita del primo figlio sembrò rafforzare il rapporto tra Carlo e la moglie Maria Teresa ma l'indole da giovane impenitente continuava a caratterizzare il giovane Conte d'Artois. Versailles non era esattamente un luogo privo di tentazioni per Carlo e le amanti si susseguivano fino a che non incronciò la sua vita con quella di una giovane dama di Corte , il suo nome era Marie Louise d’Esparbès de Lussan. Marie Louise d’Esparbès de Lussan , per matrimonio Viscontessa e poi Contessa de Pollastron, era nata a Bardigues il 19 Ottobre 1764. Di sette anni più giovane di Carlo , era la dama di Palazzo della Regina Maria Antonietta . I due si incontrarono la prima volta quando la Contessa aveva appena compiuto 16 anni , nel 1780. Carlo, che sembrava maturare a vista d'occhio per diretta conseguenza del suo sempre più vivo interessamento per gli affari di Stato e per la paternità da poco acquisita, si invaghì della Contessa e intrecciò un legame con lei destinato a rafforzarsi sempre di più.
Madame de Pollastron
Tra una scappatella e l'altra, il fermento creato dai settari sovversivi nella Francia della seconda metà del XVIII Secolo diventava sempre più evidente: la situazione delle casse dello Stato veniva in continuazione minata da consiglieri corrotti e ministri doppio giochisti. L'entrata in guerra contro l'Inghilterra al fianco delle 13 Colonie Americane contribuì a minare le risorse del Paese. Ogni consiglio che il fratello e Re di Francia Luigi XVI accoglieva si ritorceva contro di lui e contro tutta la Corte di Versailles. Volantini sovversivi che denunciavano presunti sprechi della Famiglia Reale avevano come "capro espiatorio" proprio il Conte d'Artois accusato di sperperare il denaro pubblico per festini e orge . E fu proprio il Conte d'Artois a ricevere le prime minacce da parte di delinquenti al soldo della setta. Nel 1788 i cancelli di Versailles venivano scavalcati da un gruppo di sgherri che intrufolatisi nei giardini puntarono dritto verso gli appartamenti del Conte minacciando la sua vita e quella della sua famiglia.
Il 5 Maggio 1789 a Versailles si riunivano gli Stati Generali. L'apertura dei lavori era fissata nella Salle des Menus-Plaisirs, dove i monarchi e i ministri prendevano posto al centro di un palco: ai lati sedevano i Prelati e gli Aristocratici e di fronte i Borghesi del Terzo Stato. Cominciati i lavori il Terzo Stato , composto per lo più da adepti della setta e sovversivi di indole, entrava in attrito con gli altri ordini. Tra questi facinorosi c'era il futuro "creatore" del Terrore , l'avvocato Maximilien-François-Marie-Isidore de Robespierre.
Auguste Couder: Versailles, 5 maggio 1789, apertura degli Stati Generali
Maximilien-François-Marie-Isidore de Robespierre
Il 4 Giugno , nel Castello di Meudon , moriva il nipote del Conte d'Artois, il figlio del Re Luigi XVI , il Delfino di Francia Luigi Giuseppe. A questo punto il Re ordinò il lutto e la pausa dalla riunione degli Stati Generali. La Borghesia Settaria sfruttò l'occasione per mettere in atto il piano sovversivo: rifiutarono l'ordine del Re e si riunirono nella Salle du Jeu de Paume, giurando di non separarsi fino a che al giorno in cui la Francia non avesse avuto una Costituzione a proprio uso e consumo. In quell'occasione l'abate Sieyès , traditore di dubbia moralità, introduceva la celebre mozione che proclamava la nascita dell'Assemblea Nazionale. La nefasta Rivoluzione era cominciata.
Il fatto sovversivo di iniziativa Borghese-settaria scuoteva la Corona. Il Conte d'Artois e il Principe di Conti chiedevano il licenziamento del ministro delle finanze Necker che era in combutta con i principali responsabili dei disordini , e suggerivano al Sovrano di far affluire a Parigi l'esercito stanziato sul Reno per sciogliere l'assemblea dei ribelli finché si era in tempo per sedare la tempesta sul nascere.
I consigli non vennero accolti dal Re e la situazione intanto si faceva sempre più critica. Minacciato e per la sua incolumità, Carlo Filippo lasciò la Francia il 16 Luglio 1789 , due giorni dopo la presa della Bastiglia. Con lui partirono altri membri della Corte : La moglie , i figli e la sua amante favorita , la Contessa de Pollastron.
Presa della Bastiglia
In Francia rimase l'odioso ed ambizioso fratello Luigi Saverio che , al pari del cugino traditore Luigi Filippo d'Orlean , aspirava al Trono: Arrivò addirittura a pianificare un finto rapimento per spingere il Re ad abdicare e salire sul Trono di Francia con il nome di Luigi XVII. Lasciò la Francia solo nel 1791 , quando si accorse che il "vento" non soffiava a suo favore.
Esilio, amore e guerra (1789-1814)
Lasciata la Francia , il Conte d'Artois iniziò a viaggiare per tutta Europa in cerca di aiuti militari combattendo in prima linea nell'Esercito degli "Emigrè" comandato dal Principe di Condè . Dall'estero intrattenne una fitta corrispondenza epistolare, sia con il fratello Luigi XVI che con la cognata Maria Antonietta. Il Re preferiva ignorarlo, ma la Regina si scambiava con lui messaggi cifrati. In verità neanche Lei voleva trattare con lui perchè cosciente della possibilità di essere intercettata , ma la passività del marito e l'offensiva dei Rivoluzionari contro la monarchia la spinse ad agire. Cionostante il Conte non riuscì a trovare molti aiuti per la fuga di Varennes che finì in malo modo. Venne a saper qualche tempo dopo che il fratello venne brutalmente incarcerato e poi Ghigliottinato nella pubblica piazza.
Gli fu proposto di sbarcare in Francia per capeggiare l'Esercito Cattolico e
Reale che combatteva il dispotismo Repubblicano nella Vandea e in altri
dipartimenti , ma egli rinunciò all'offerta preferendo attendere che gli eserciti coalizzati in una guerra regolare sconfiggessero la tirannica Repubblica.
Dopo la notizia dell'esecuzione barbara del fratello Luigi XVI, le sconfitte della prima Coalizione anti francese, e l'istaurarsi di Napoleone Bonaparte , si trasferì prima a Coblenza e in fine in Scozia con i figli e l'inseparabile amante, Contessa de Pollastron, nel Castello di Holy Rood. La moglie rimase a Graz dove morì nel 1805. La bella dama di Versailles aveva seguito il suo Principe nell'emigrazione fedele e devota. Il loro amore era stato un'amore appassionato e romanzesco , un preannunzio , come scrive Guido Artom, dell'età romantica e dei drammi wertheriani in un'epoca in cui dalla politica all'architettura , alla poesia trionfava il neoclassicismo.
Come tutti i grandi amori romantici, anche il loro finì tragicamente con la morte prematura della Contessa, il 27 Marzo 1804 all'età di 39 anni, la quale , prima di spirare , aveva fatto giurare all'amante , su un Crocefisso, di redimersi dai suoi peccati e di condurre una vita religiosa e morigerata . Fedele a questo giuramento , il Conte d'Artois si era dedicato anima e corpo al riscatto della Francia ripromettendosi di ricondurre quel popolo traviato alla fede e al rispetto dell'autorità legittima , consacrata da Dio, e di cancellare con il pugno di ferro ogni traccia peccaminosa lasciata dalla Rivoluzione.
Il tempo passava nell'esilio d'oltre Manica e la Sesta Coalizione sconfiggeva Napoleone sui campi di battaglia di Lipsia. Il Conte d'Artois rientrò a Parigi nel 1814 dopo 25 anni d'esilio e li prese temporaneamente le redini dello Stato in vece del fratello maggiore Luigi Stanislao Saverio divenuto Luigi XVIII Re di Francia e Navarra.
Entrata a Parigi del Conte d'Artois
Il nuovo Delfino di Francia (1814-1824)
Alla morte di Luigi XVII, figlio del Re Luigi XVI, l' 8 giugno 1795 , Luigi Stanislao Saverio assunse il titolo da lui tanto ambito di Re di Francia con il nome di Luigi XVIII . Il 2 maggio 1814, con la caduta di Napoleone, poté ascendere al Trono, dopo che il fratello Carlo aveva mantenuto un Governo provisorio come Luogotenente Generale del Regno . Alla sua entrata in Parigi, vestito secondo la moda settecentesca, con la tipica parrucca, fu accolto da salve di cannone, dalle campane battenti a festa e dalla folla che si riversò in strada per accoglierlo con gioia stanca del Bonaparte e dei lunghi anni di guerra. Nonostante i suoi 59 anni, il suo aspetto era deforme e la sua camminata era resa difficoltosa dalla gotta tanto che per muoversi necessitava dell'uso di stampelle e più avanti della carrozzina.
Luigi XVIII
Già dai primi momenti del Regno di Luigi XVIII i due fratelli si trovarono in netto disaccordo , specie politicamente . Con la fuga di Napoleone dall'Elba e il suo successivo sbarco in territorio Francese , Luigi XVIII si fece convincere facilmente dai suoi ministri e decise di abbandonare Parigi contro la volontà del fratello Carlo che voleva rimanere fiducioso nella lealtà di buona parte delle truppe Regie . Rispettoso dell'autorità Reale anche se contrariato , Carlo seguì il fratello a Gand e li vi rimase fino alla sconfitta definitiva di Napoleone a Waterloo, il 18 giugno 1815 , dopodiché rientrò nuovamente a Parigi con il fratello. Luigi XVIII poté riprendere il suo posto di monarca. Scettico, voltariano, impastato di cultura classica, Luigi XVIII , benché infermo , gravemente in sovrappeso e gottoso, rimaneva certamente il più macchiavellico della famiglia Reale. Appena salito sul Trono egli aveva subito avviato una Politica di "riconciliazione" senza dare ascolto a chi , come il fratello Carlo, premeva per agire con cautela senza compromessi con chi aveva gettato la Francia nel caos. Luigi XVIII nonostante non frequentasse più da molti anni la loggia ne era comunque influenzato. Egli sapeva che i liberal-settari erano un pericolo, un pericolo che poteva essere usato a suo vantaggio comportandosi in modo accomodante con le stesse persone che 22 anni prima avevano incarcerato e ghigliottinato il fratello maggiore, Luigi XVI, quel fratello che in gioventù cercò sempre di screditare e al quale volle usurpare il trono nel pieno della Rivoluzione. Perdono i cugini Orlean , gli stessi Orlean che avevano partecipato attivamente alla Rivoluzione e che avevano mandato a morte il cugino e Re di Francia. Contro le rivendicazioni del legittimismo intransigente sostenute da Carlo , che manifestava il suo temperamento reazionario, e del duca di Blacas, concesse, nel 1814, una 'Carta costituzionale', ispirata, sia pur con limiti, a motivi liberali e, nel 1816, sciolse la reazionaria cosiddetta Camera introvabile, l'unica frangia del Governo che si adoperava per una Restaurazione reale. Cercò di rafforzare il movimento monarchico con le garanzie della libertà, in particolare dopo il così detto "Terrore bianco" (1815). Tutto ciò servì solo a minare l'istituzione Monarchica aprendo le porte del Governo a liberal-settari e sovversivi. Il Conte d'Artois si tenne ufficialmente lontano dalla politica filo liberale del fratello , pur divenendo segretamente il capo del partito ultra-realista con i due figli Luigi Antonio, di 40 anni , e Carlo Ferdinando , di 37 anni .
Luigi Antonio di Borbone
Carlo Ferdinando di Borbone
Alla salita al Trono di Luigi XVIII, Carlo Filippo divenne Delfino di Francia e come tale ereditò come appannaggio il territorio del Delfinato che era collocato a sud-est della Francia ed includeva i territori degli odierni dipartimenti d'Isère, Drôme, e Alte Alpi.
Il Conte d'Artois , divenuto erede più prossimo al Trono di Francia, era il padre dell'unico Borbone di Francia in grado di assicurare un'erede al Trono e una continuità della dinastia, Carlo Ferdinando , Duca di Berry. Il figlio primogenito , Luigi Antonio , Duca d'Angoulême , sposato con la cugina Maria Teresa Carlotta, figlia di Luigi XVI, dal 1799, era ormai ovvio che non avrebbe mai dato alla luce nessun erede: la Contessa d'Angoulême era severa ed introversa , sconvolta nel profondo dalle violenze subite durante la prigionia nella Torre del Tempio e dedita alla preghiera e alla fede Cattolica. Il Duca d'Angoulême , invece, era completamente asessuato , senza nessuna predilezione per le donne, ed era anch'egli molto religioso e devoto.
Carlo Ferdinando, invece, era l'immagine del padre da giovane. Amante inpenitente , durante l'esilio seminò figli in ogn i città in cui soggiornò. Nel 1816, Carlo Ferdinando, sposò nella Cattedrale di Notre-Dame a Parigi, la Principessa Maria Carolina di Borbone-Due Sicilie (1798 – 1870), figlia primogenita del futuro Re delle Due Sicilie Francesco I (1777 – 1830) e di Maria Clementina d'Asburgo-Lorena (1777 – 1801). Dal 1816 al 1820 , ebbero tre figlie femmine, una sola delle quali sopravvisse, la Principessa Luisa, futura moglie del Duca di Parma Carlo III di Borbone Parma.
Stemma dei Delfini di Francia
Il Conte d'Artois , divenuto erede più prossimo al Trono di Francia, era il padre dell'unico Borbone di Francia in grado di assicurare un'erede al Trono e una continuità della dinastia, Carlo Ferdinando , Duca di Berry. Il figlio primogenito , Luigi Antonio , Duca d'Angoulême , sposato con la cugina Maria Teresa Carlotta, figlia di Luigi XVI, dal 1799, era ormai ovvio che non avrebbe mai dato alla luce nessun erede: la Contessa d'Angoulême era severa ed introversa , sconvolta nel profondo dalle violenze subite durante la prigionia nella Torre del Tempio e dedita alla preghiera e alla fede Cattolica. Il Duca d'Angoulême , invece, era completamente asessuato , senza nessuna predilezione per le donne, ed era anch'egli molto religioso e devoto.
Maria Teresa Carlotta di Borbone Francia
Carlo Ferdinando, invece, era l'immagine del padre da giovane. Amante inpenitente , durante l'esilio seminò figli in ogn i città in cui soggiornò. Nel 1816, Carlo Ferdinando, sposò nella Cattedrale di Notre-Dame a Parigi, la Principessa Maria Carolina di Borbone-Due Sicilie (1798 – 1870), figlia primogenita del futuro Re delle Due Sicilie Francesco I (1777 – 1830) e di Maria Clementina d'Asburgo-Lorena (1777 – 1801). Dal 1816 al 1820 , ebbero tre figlie femmine, una sola delle quali sopravvisse, la Principessa Luisa, futura moglie del Duca di Parma Carlo III di Borbone Parma.
Maria Carolina Ferdinanda Luisa di Borbone Due Sicilie
Domenica 13 febbraio 1820 il Duca di Berry , erede diretto al trono di Francia, aveva appena riaccompagnato a casa la moglie, che aveva preferito rincasare prima della fine dello spettacolo e si accingeva a tornare al suo palco a teatro, quando fu pugnalato a morte. Intento dell’assassino, il sellaio Louis Pierre Louvel, un bonapartista fanatico, era quello di riportare Napoleone al potere, privando il trono di Francia della legittima successione, attraverso l’uccisione dell’ultimo Borbone in grado di
generare un erede maschio al Trono, così da estinguere la linea Reale. L’assassino colpì il Duca da destra: il colpo molto violento e profondo, trafisse nella parte anteriore il polmone e l’atrio destro del cuore. Il Duca ebbe comunque la forza di strapparsi da solo il pugnale dal petto, che intanto si gonfiava di sangue. Trasferito in una sala dell’amministrazione del teatro, il Duca fu raggiunto dai familiari e da Guillaume Dupuytren, il quale tentò di arrestare l’emorragia e di facilitare la
circolazione sanguigna. Ma i medici reali accorsi non poterono che constatare la propria impotenza.
Il Duca di Berry si spense dopo sette ore di agonia e di sofferenze, alle 6 del mattino del giorno seguente. Louvel fu condannato a morte e ghigliottinato. Prima di morire , alla presenza del fratello maggiore, della cognata , e del padre, parlando con la moglie fece intendere di essere a conoscienza dell'ennesima gravidanza di Maria Carolina. A quel punto si sperò in un vero miracolo, forse la dinastia era salva e il Conte d'Artois era il primo a sperarci.
La Duchessa di Berry era infatti incinta ed il 29 settembre seguente Maria Carolina di Borbone, Principessa delle Due Sicilie, giovane vedova del Duca di Berry, mise al mondo Enrico Deodato di Borbone Francia . “Il figlio del miracolo”, secondo l’espressione coniata da Alphonse de Lamartin, celebrato dai poeti e presto battezzato con grande pompa nell’acqua del fiume Giordano, recata appositamente dalla Terra Santa da François-René de Chateaubriand.
generare un erede maschio al Trono, così da estinguere la linea Reale. L’assassino colpì il Duca da destra: il colpo molto violento e profondo, trafisse nella parte anteriore il polmone e l’atrio destro del cuore. Il Duca ebbe comunque la forza di strapparsi da solo il pugnale dal petto, che intanto si gonfiava di sangue. Trasferito in una sala dell’amministrazione del teatro, il Duca fu raggiunto dai familiari e da Guillaume Dupuytren, il quale tentò di arrestare l’emorragia e di facilitare la
circolazione sanguigna. Ma i medici reali accorsi non poterono che constatare la propria impotenza.
Il Duca di Berry si spense dopo sette ore di agonia e di sofferenze, alle 6 del mattino del giorno seguente. Louvel fu condannato a morte e ghigliottinato. Prima di morire , alla presenza del fratello maggiore, della cognata , e del padre, parlando con la moglie fece intendere di essere a conoscienza dell'ennesima gravidanza di Maria Carolina. A quel punto si sperò in un vero miracolo, forse la dinastia era salva e il Conte d'Artois era il primo a sperarci.
L'assassinio del Duca di Berry
La lenta agonia del Duca di Berry
La Duchessa di Berry era infatti incinta ed il 29 settembre seguente Maria Carolina di Borbone, Principessa delle Due Sicilie, giovane vedova del Duca di Berry, mise al mondo Enrico Deodato di Borbone Francia . “Il figlio del miracolo”, secondo l’espressione coniata da Alphonse de Lamartin, celebrato dai poeti e presto battezzato con grande pompa nell’acqua del fiume Giordano, recata appositamente dalla Terra Santa da François-René de Chateaubriand.
La famiglia Reale poteva finalmente riprendere fiato dato che un erede al Trono ormai era un fatto concreto. Intanto il Conte d'Artois , appoggiato anche dalla Duchessa d'Angoulême , continuava ad essere ostile alla politica del fratello. Di soli due anni più giovane del Sovrano Regnante, che era già sulla settantina, il Conte, conservava ancora l'aspetto e il vigore del valoroso soldato che era stato in gioventù, anche se molto più maturo nei comportamenti e nella morale. Il Conte d'Artois, con il partito degli Ultras, cercava di ricondurre il fratello sulla retta via dell'istituzione Monarchica Francese. In caso contrario , sarebbe stato sufficiente la morte del Sovrano , che viste le sue condizioni non doveva essere troppo lontana, per permettere l'ascesa al Trono del Conte d'Artois di idee volte alla Restaurazione reale e anti-liberale.
Luigi XVIII , nonostante il palese fallimento della sua politica filo-liberale,dimostrata particolarmente dall'assassino del nipote , Duca di Berry, paralizzato nella sua carrozzella da infermo, sembrava deciso a non cambiare politica, evitando di parlarne con i famigliari. Anzi, ordinò che al solito pranzo delle cinque e tre quarti fossero banditi gli argomenti di carattere politico per non turbare il rito della mensa.
Il vecchio Re, il 16 Settebre 1824, immobilizzato nella sua poltrona a rotelle , con la parrucca incipriata, la sua cultura classica, la sua tolleranza "illuminata" e i suoi ghettoni di velluto granato stringati fino alle ginocchia, si era spento lentamente ucciso dalla cancrena. Benchè lucido fino alla fine , non aveva lasciato testamenti spirituali e sen'era andato senza preoccuparsi minimamente del futuro del Regno. Era conscio che il fratello, Conte d'Artois, non avrebbe mai seguito la sua politica basata sul compromesso. Si dice che prima di esalare l'ultimo respiro disse, baciando il capo del piccolo nipote Enrico, "povero piccino, possa tu essere più felici di noi.".
Il vecchio Re, il 16 Settebre 1824, immobilizzato nella sua poltrona a rotelle , con la parrucca incipriata, la sua cultura classica, la sua tolleranza "illuminata" e i suoi ghettoni di velluto granato stringati fino alle ginocchia, si era spento lentamente ucciso dalla cancrena. Benchè lucido fino alla fine , non aveva lasciato testamenti spirituali e sen'era andato senza preoccuparsi minimamente del futuro del Regno. Era conscio che il fratello, Conte d'Artois, non avrebbe mai seguito la sua politica basata sul compromesso. Si dice che prima di esalare l'ultimo respiro disse, baciando il capo del piccolo nipote Enrico, "povero piccino, possa tu essere più felici di noi.".
Carlo X , Re di Francia e Navarra (1824-1830)
Contrariamente alle previsioni del fratello , l'alba del nuovo Regno apparve radiosa. Il Conte d'Artois, diventato Re Carlo X, fece il suo ingresso trionfale a Parigi in sella a uno splendido Cavallo bianco e stretto nella bella uniforme di Colonnello d'onore del Reggimento Carabinieri.
A sessantasette anni era ancora agile e piacente e ai parigini, abbituati alle vissioni senili del vecchio Re in carrozzella , quel nuovo Sovrano ritto in sella come un giovane cavalliere piacque subito.La sua figura d'altronde ancora conservava l'impronta di quell'antico fascino che a suo tempo l'aveva fatto furoreggiare fra le belle dame di Versailles. La sua distinzione , il suo atteggiamento cordiale e persino quel suo grazioso gesto di saluto con la mano ( che gli sarà coppiato da Lord Brummell) , gli conquistò la simpatia anche di molti militanti dell'opposizione. A rendere ancora più accattivante la sua immagine contribuirono i giornali popolari. Furono esaltate le sue qualità di "vero cavaliere francese" , i suoi gusti semplici , la sua passione per la caccia e , naturalmente, venne rievocato il suo grande amore per la fragila Contessa de Pollastron , morta di Tisi al tempo dell'esilio. Questa storia appassionata , che aveva trasformato l'antico libertino in un amante devoto e votato completamente a Dio dopo la morte della sua amata, era adatta all'incipiente sensibilità romantica che avrebbe caratterizzato il Secolo. Le donne si commuovevano leggendola e i giovani si intenerivano per il romanzo del loro nuovo Re, fedele a un unico amore come un paladino della Chanson de geste.
Carlo X in divisa da Colonnello d'onore del Reggimento Carabinieri.
A sessantasette anni era ancora agile e piacente e ai parigini, abbituati alle vissioni senili del vecchio Re in carrozzella , quel nuovo Sovrano ritto in sella come un giovane cavalliere piacque subito.La sua figura d'altronde ancora conservava l'impronta di quell'antico fascino che a suo tempo l'aveva fatto furoreggiare fra le belle dame di Versailles. La sua distinzione , il suo atteggiamento cordiale e persino quel suo grazioso gesto di saluto con la mano ( che gli sarà coppiato da Lord Brummell) , gli conquistò la simpatia anche di molti militanti dell'opposizione. A rendere ancora più accattivante la sua immagine contribuirono i giornali popolari. Furono esaltate le sue qualità di "vero cavaliere francese" , i suoi gusti semplici , la sua passione per la caccia e , naturalmente, venne rievocato il suo grande amore per la fragila Contessa de Pollastron , morta di Tisi al tempo dell'esilio. Questa storia appassionata , che aveva trasformato l'antico libertino in un amante devoto e votato completamente a Dio dopo la morte della sua amata, era adatta all'incipiente sensibilità romantica che avrebbe caratterizzato il Secolo. Le donne si commuovevano leggendola e i giovani si intenerivano per il romanzo del loro nuovo Re, fedele a un unico amore come un paladino della Chanson de geste.
Il 28 Maggio 1825, a differenza del fratello Luigi XVIII (1814- 1824), che non volle essere consacrato a Reims, Carlo X (1824- 1830) fedele ai propri convincimenti realisti, decise di rinnovare l’antica liturgia. Così venne unto e incoronato more antiquo con il Crisma della Santa Ampolla.
Come un tempo, gli scrofolosi si presentarono al sovrano per essere toccati, ma questi rifiutò, limitandosi a far loro una generosa elemosina:
“Molte persone erano d’avviso di sopprimere questa cerimonia per togliere un pretesto alle derisioni dell’incredulità, e si diede ordine di rimandare gli scrofolosi. Essi si lamentarono,
il Re inviò una somma di denaro da distribuir loro. Essi dissero che non era affatto ciò che volevano. L’abate Desgenettes, allora Parroco della parrocchia delle Missioni Estere, più tardi Parroco di Nôtre-Dame de la Victoire, che era alloggiato a Saint-Marcoul, vedendo la loro desolazione, si recò a perorare la loro causa, e il re annunziò la sua visita per il 31 maggio all’ospizio. I malati furono visitati dal sig. Noël, medico dell’ospizio, e dal sig. Dupuytren, primo chirurgo del re, a fine di non presentare che i malati veramente colpiti da scrofole. Rimasero cento trenta. Essi furono presentati successivamente al Re dai dottori Alibert e Thévent de Saint-Blaise. Il Re li toccò pronunciando la
formula tradizionale. Il primo guarito fu un fanciullo di cinque anni e mezzo, Giovanni Battista Comus; egli aveva quattro piaghe; la seconda fu una giovine sedicenne, Marie-Clarisse Fancherm; essa aveva una piaga scrofolosa alla guancia fin dall’età di cinque anni. La terza, Susanna Grévisseaux, di undici anni. Essa presentava delle piaghe e dei tumori scrofolosi. La quarta, Maria Elisabetta Colin, di nove anni, aveva molte piaghe. La quinta, Maria Anna Mathieu, d’anni cinque aveva un tumore scrofoloso e una piaga nel collo. Si stese processo verbale di queste guarigioni e si aspettò cinque mesi prima di chiuderlo e di pubblicarlo, per assicurarsi che il tempo le confermasse”.
Nonostante il felice esito della mano sovrana, lo spirito incredulo del tempo prevalse. Carlo X non rinnovò più il rito venerando.
L'Incoronazione di Carlo X
Carlo X in un ritratto ufficiale con le insegne Reali
Come un tempo, gli scrofolosi si presentarono al sovrano per essere toccati, ma questi rifiutò, limitandosi a far loro una generosa elemosina:
“Molte persone erano d’avviso di sopprimere questa cerimonia per togliere un pretesto alle derisioni dell’incredulità, e si diede ordine di rimandare gli scrofolosi. Essi si lamentarono,
il Re inviò una somma di denaro da distribuir loro. Essi dissero che non era affatto ciò che volevano. L’abate Desgenettes, allora Parroco della parrocchia delle Missioni Estere, più tardi Parroco di Nôtre-Dame de la Victoire, che era alloggiato a Saint-Marcoul, vedendo la loro desolazione, si recò a perorare la loro causa, e il re annunziò la sua visita per il 31 maggio all’ospizio. I malati furono visitati dal sig. Noël, medico dell’ospizio, e dal sig. Dupuytren, primo chirurgo del re, a fine di non presentare che i malati veramente colpiti da scrofole. Rimasero cento trenta. Essi furono presentati successivamente al Re dai dottori Alibert e Thévent de Saint-Blaise. Il Re li toccò pronunciando la
formula tradizionale. Il primo guarito fu un fanciullo di cinque anni e mezzo, Giovanni Battista Comus; egli aveva quattro piaghe; la seconda fu una giovine sedicenne, Marie-Clarisse Fancherm; essa aveva una piaga scrofolosa alla guancia fin dall’età di cinque anni. La terza, Susanna Grévisseaux, di undici anni. Essa presentava delle piaghe e dei tumori scrofolosi. La quarta, Maria Elisabetta Colin, di nove anni, aveva molte piaghe. La quinta, Maria Anna Mathieu, d’anni cinque aveva un tumore scrofoloso e una piaga nel collo. Si stese processo verbale di queste guarigioni e si aspettò cinque mesi prima di chiuderlo e di pubblicarlo, per assicurarsi che il tempo le confermasse”.
Nonostante il felice esito della mano sovrana, lo spirito incredulo del tempo prevalse. Carlo X non rinnovò più il rito venerando.
Anche la situazione economica era favorevole al nuovo Regno. La Francia era ricca in tutti i campi. "Molti popoli d'Europa dovranno attendere forse parecchi secoli prima di raggiungere il grado di felicità che godé la Francia sotto il regno di Carlo X" scriveva Stendhal, Rivoluzionario della prima ora. La libera concorrenza favoriva i commerci , la nascente industria offriva nuovi posti di lavoro , la libertà di Stampa garantita dalla "Carta" di Luigi XVIII , rappresentava l'unico probblema alla morale del Regno. Anche la scienza a passi da gigante . In soli cinque giorni il telegrafo ottico trasmetteva a da Roma a Parigi la notizia dell'elezione di Pio VIII.
2o Franchi d'Oro con l'effige di Carlo X
Fedele al suo romantico giuramento , Carlo X, iniziò senza indugi la sua politica a una realizzare una Restaurazione reale. Con grande classe così commentava le proteste di quei parlamentari avidi di potere , " Quelli mi hanno preso per il Re d'Inghilterra !", e scelse i suoi ministri tra gli unici affidabili, gli Ultras. Oltre ai veri probblemi Sociali , si preoccupava di restituire alla vita di Corte il fasto di un tempo. Ritornò il formalismo Religioso e ritornarono trionfanti i Gesuiti che erano stati messi al bando nel passato regime. In breve , la Corte di Francia riconquistò lo splendore del passato e la possibilità di brillarci tornò ad essere il sogno di tutti i Principi d'Europa.
Carlo X modificò anche il protocollo le cui norme erao state "attenuate" dal predecessore. La lista dei dignitari distribuiti nei vari servizi Reali ( la Cappella , la camera da letto, la scuderia, la caccia e il guardaroba) riempiva quattordici pagine dell'almanacco Reale; i "Cento Svizzere", dall'elmo d'orato custodiscono il grande scalone , le anticamere , i giardini e le prevosterie. Alle cerimonie il Re "non si mostrava che superbamente vestito". Al ballo in onore del Re delle Due Sicilie , racconta Manilo Lupinacci , "sul suo petto , sul colletto, sui paramani, file di diamanti sostituivano gli alamari bianchi; il suo cappello era ornato da un cordone di diamanti trattenuto dal famoso Règent che ne formava il nodo".
A quelle feste favolose il Re non si divertiva . Cattolico praticante, si manteneva austero e riservato come chi assolve un doveroso impegno. Il suo unico e grande divertimento era la caccia. Benchè avanti con gli anni, era un cacciatore infaticabile e vi dedicava ogni momento libero. "il n'est bon qu'à chasser", diranno di lui i liberali quando capiranno che non sarebbe sceso a patti con loro e per denigrarlo. Anche nelle partite di Caccia , il Sovrano pretendeva l'assoluto rispetto del cerimoniale : livree, uniformi, precedenze, non che i tradizionali rituali davanti alla selvaggina abbattuta . Il Re di Francia che non salutava nessuno per primo, tranne il Santissimo, si levava rispettosamente il cappello davanti al cervo che aveva manifestato una prode difesa prima di essere ucciso.
Carlo X
Col nuovo Regno erano cambiate anche le gerarchie di Corte. Tutti i membri della famiglia Reale avevano fatto un passo avanti: il Duca d'Angoulème era diventato Monsignore il Delfino , sua moglie Madama la Delfina e Maria Carolina , come prima delle Principesse Reali , aveva ereditato il titolo di Madame Royale. Il piccolo nipote, Enrico, aveva salito un'altro dei gradini che l'avrebbero condotto al Trono.
Carlo X continuava senza esitazione la sua politica reazionaria nei confronti dei liberali. Nel 1826 stabilì con un decreto Reale il pagamento di un'indennità a tutti i Nobile e a tutte le famiglie che avevano subito danni dalla Rivoluzione o che erano stati costretti a emigrare all'estero per sfuggire al Terrore. Per questo risarcimento , definito "il prezzo del sangue", fu stanziata una somma enorme per l'epoca : un miliardo di Franchi. Il denaro fu equamente distribuito fra le famiglie dell'Aristocrazia storica , mentre ai nobili di investitura napoleonica ovviamente non ricevettero nulla. Alcune somme furono versate ad ex girondini e foglianti che erano stati vittime del Terrore. Il settario Marchese della Fayette, il traditore e fondatore della Guardia Nazionale Repubblicana che, in un secondo tempo , era stato costretto ad emigrare, ricevette un indennizzo di un milione di Franchi.
L'iniziativa del Re risultò, come è ovvio, assai mal tollerata dalla Borghesia e dai nobili d'investitura napoleonica. La stampa liberal-settaria , godendo ancora della massima libertà di distribuir menzogne, criticò aspramente il suo operato e "il miliardo degli emigrati" diventò argomento di furiose polemiche tra i sovversivi parigini.
Malgrado gli imbarazzi che la setta creava al suo Governo, il popolo si sentiva felice e si godeva il benessere appena conquistato , senza pensare minimamente a rivoltarsi contro l'artefice di quel benessere. Non accadde nulla di preoccupante tranne i soliti incidenti suscitati dai facinorosi da caffè che la polozia puntualmente segnalava. Ma il temporale settario si stava addensando. Una mattina di Domenica le legioni della Guardia Nazionale stavano compiendo le solite esercitazioni al Campo di Marta. La Guardia Nazionale era un corpo ausiliario, composto da Borghesi, che solo la Domenica indossavano , più per pavoneggiarsi che per altro, la bella uniforme azzurra dai risvolti argentati. Ad un certo momento apparve il Re a cavallo , seguito dai Marescialli Soult e Oudinot, due ex Ufficiali napoleonici passati prima dei Cento Giorni al servizio della dinastia legittima. Vedendo il Sovrano , i primi battaglioni presentarono le armi gridando "Viva il Re!" , ma poi la disciplina cominciò ad allentarsi e delle teste calde di ovvie tendenze liberali tra i ranghi levarono grida non proprio ortodesse: "Viva la Carta!", "Abbasso i Ministri!", e l'odioso grido di "abbasso i Gesuiti!".
I Gesuiti erano sempre stati odiati dai liberal-settari . Il Cattolico Sovrano aveva saggiamente favorito il ritorno in Francia della Compagnia di Gesù : si diceva che egli stesso si fosse affiliato alla Compagnia e che recitasse la Messa ogni mattina nel suo appartamento .
Mentre l'ispezione del Sovrano proseguiva , ad un tratto un giovane ufficiale della Guardia si parò davanti al suo cavallo:
"Viva la Carta!" gridò. E subito aggiunse con tono provocatorio : "Vostra Maestà considera questo grido un'oltraggio?".
"Arrestate immediatamente quest'uomo", ordinò il Re senza perdere la calma. Poi, rivolto alla truppa, soggiunse : "Io sono qui per ricevere omaggi, non delle lezioni".
Le sue parole severe impressionarono i soldati che ricominciarono ad acclamarlo , zittendo le teste calde, e tutto finì lì.
Un'esperienza analoga capitò alle Duchesse d'Angoulême e di Berry che sempre passando in carrozza per il Campo di Marte le solite teste calde Borghesi della Guardia Nazionale si erano permesse di lanciare contro di loro le medesime grida insultanti, con l'aggiunta di "abbasso le Gesuitesse!". La Duchessa d'Angoulème era la più sconvolta e non riusciva a trattenere le lacrime di rabbia. Quelle frasi sacrileghe le risuonavano ancora nelle orecchie. Pareva di essere tornati alle giornate dell'89 , ai tempi della Guardia Nazionale di La Fayette . Tutti convennero a Corte che la Corona prendesse seri provvedimenti contro chi osava risollevare le vecchie bandiere dell'anticlericalismo.
Quella stessa sera , durante un concerto , il Re annunciò di aver firmato lo scioglimento della Guardia Nazionale. Gli Ultras presenti applaudirono soddisfatti dalla prontezza del Sovrano, commentando "Era ora!", La Guardia Nazionale era il simbolo e l'orgoglio di quel Terzo Stato , la Borghesia parigina, che per primo aveva complottato durante la Rivoluzione e che al ritorno del Conte d'Artois dall'esilio , come da copione scritto in loggia, lo acclamò. La Borghesia parigina non avrebbe sopportato un simile affronto e la setta che la manovrava avrebbe sfruttato la situazione. Ci si aspettava di essere svegliati dalle fucilate ,a così non fu: il milite-borghese della Guardia non si lamentò più di tanto . Unico segno di protesta era rappresentato da alcune divise appese ai lampioni con su scritto "Divisa da vendere, fucile da conservare", ma non si rese neppure necessario aumentare il servizio di pattuglia per le strade. A Corte, quella sera, tutti applaudirono giubilanti. "Il Re può tutto!" , gridò un cortigiano , e Carlo X accolse l'elogio con un sorriso garbato.
Pochi mesi dopo si svolsero le nuove elezioni e il partito del Governo diretto dal Conte de Villèle viene sopraffatto . L'opposizione si era vendicata. Si stava intanto facendo avanti una nuova generazione di oppositori. Nati troppo tardi per ricordare la Bastiglia o Waterloo, questi giovani impregniati di liberalismo sostituirono i vecchi slogan Rivoluzionari con temi fomentati dal più fanatico anticlericalismo Borghese attaccando i Gesuiti e i Preti, considerati da questi giovani sovversivi il "grande spauracchio del Secolo".
Sfruttando la libertà di stampa , nacquero nuovi giornali riempiti di parole d'odio e falsità verso presunti intrighi e complotti di quella che chiamavano "la Congregazione". Quello più combattivo era il "National" le cui bocche della menzogna erano rappresentate da due giovani presunti storici provenienti dalla Provenza con tutte le loro ambizioni. Si cvhiamavano Francois Mignet e Adolphe Thiers, soprannominati "i gemelli". Erano molto diversi in realtà , Francois era un bel venticinquenne mentre Thiers era un nanerottolo peloso che era però in grado di scrivere articoli incendiari con una buona dose di omissioni e falsità.
Marie Joseph Louis Adolphe Thiers
Sono gli articoli di Thiers che , accuratamente usati dalla setta, accendevano le discussioni nei salotti Borghesi . Thiers sapeva che i Borghesi non erano come i loro predecessori dell'89 , e che non volevano sentir parlare di "santa ghigliottina" e di Terrore. Di conseguenza , lo scaltro giornalista, offre ai suoi lettori pane per i loro denti disegnando nuovi e più tranquilli scenari . Come , per esempio , evocando con sottile perfidia il dramma degli Stuart e spiegando che l'Inghilterra era riuscita ad assicurarsi le "sue libertà" esiliando costoro e collocando sul Trono il parente più prossimo del Sovrano deposto. Inutile aggiungere che a Thiere non servì neppure aggiungere il nome del parente più prossimo disponibile in Francia: il pensiero dei suoi lettori corse subito al figlio del regicida , quel Duca d'Orleans che aveva iscritto i figli alla scuola pubblica come un semplice Borghese, che non si dava tante "arie", che , come vizio di famiglia, frequentava i liberali ed era affiliato alla setta . Questi articoli avevano proprio la funzione di "pubblicizzare" ciò che la setta aveva deciso così da plasmare quell'opinione pubblica Borghese che ancora doveva essere convinta. Thiers e Luigi Filippo erano già alleati in quel periodo.
Carlo X incarico il figlio Luigi Antonio di congedare il ministro de Villèl . Al suo posto venne nominato Ministro Martignac , Visconte e avvocato . Egli doveva fungere da mediatore anche se Carlo X lo appoggiò non fu mai fiducioso di ciò : egli lo aveva appoggiato conscio che la sua bocciatura avrebbe dimostrato che con quel Parlamento non si poteva garantire la governabilità. Tuttavia, la scelta di questo ministro fin troppo liberale indignò molti Ultras e fra questi la Duchessa di Berry: "Sire" , gli disse , "oggi Vostra Maestà discende il primo gradino del Trono".
Jean Baptiste Guillaume Marie Anne Séraphin Joseph, Conte di Villèle
Il Governo Martignac era sull'orlo della crisi . Il Visconte/avvocato che doveva fare da mediatore tra Aristocrazia e Borghesia finì per inimicarsi entrambe le fazioni . Egli aveva sacrificato la Compagnia di Gesù sull'altare dell'unità nazionale . Aveva contribuito all'indipendenza Greca dal domigno Turco, ma non era comunque riuscito a farsi una maggioranza sicura alla Camera. La sinistra reclamava nuove concessioni , e la destra sosteneva che ne erano state concesse fin troppe.
Carlo X fremeva. Aveva compiuto un lungo viaggio nelle regioni dell'Est e aveva constatato che il popolo , contadini , agricoltori e operai, era dalla sua parte . "In Alsazia" , diceva, "non gridavano "Viva la Carta!" , ma "Viva il Re!" . Quando la Camera votò contro il Governo, il Re accolse positivamente la notizia.
"Con quella Camera non c'è niente da fare" commentò. "Occorre riprendere in mano le briglie del Governo".
Quando il "Moniteur" annunciò che il Re aveva affidato il compito di costituire il nuovo governo al Principe di Polignac nei salotti Borghesi e nei circoli liberal-settari si gridò allo "scandalo". Si conosceva bene l'indole del Polignach ed essi sapevano benissimo che sarebbe stato un forte oppositore al loro operato.
Il Principe Jules de Polignac (1829)
Con Polignac entrarono a far parte del governo i più noti esponenti degli Ultras, come per esempio il Conte de La Bourdonnaye che aveva compilato nel '15 la famosa lista degli epurati .
L'unica novità al grande fermento generato dagli avvenimenti di Politica interna fu la spedizione militare per la conquista dell'Algeria. Il comando dell'impresa venne affidato al Generale Bourmont il quale aveva garantito al suo Re che la vittoria lo avrebbe coperto di nuova gloria facendo dimenticare i dissidi interni.
In tanto , Carlo X continuava la lotta contro la prepotenza della Camera. A chi li citava l'esempio Inglese dove i ministri venivano eletti dai deputati , lui rispondeva seccato: "Preferisco fare il taglia legna piuttosto che imitare mio cugino di Londra". "Quelli" , diceva il Re rivolto all'opposizione, "hanno sempre il loro Napoleone sulla bocca , ma lui sì che sapeva come trattarli!". Si rammaricava anche che la Restaurazione non avesse seguito il suggerimento di porre il Re legittimo sul Trono dell'Imperatore.
Intanto la tensione cresceva. La stampa liberal-settaria seminava discordia e la vittoriosa Campagna militare di Algeri non sembrava eccitare gli animi. In alcuni Dipartimenti divampavano "misteriosi" incendi che distruggevano i raccolti e seminavano panico e tensione.
Carlo X era circondato da tante insidie che gli tornava impossibile evitarle tutte; non aveva che la scelta degli errori. Gli si strappavano provvedimenti che facevano sanguinare il suo cuore di figlio primogenito della Chiesa, quale voleva essere non di nome, ma di fatto. Tutte le franchigie della Charta venivano impiegate per demolire il Trono. Egli cedette sopra qualche punto finendo col dire: "Mi confermo nella convinzione che ebbi in tutta la vita: ogni concessione fatta ai liberali torna inutile". Avrebbe potuto dire "funesta".
Durante una festa al Palais Royal alla quale era presente Re Francesco I delle Due Sicilie, padre della Duchessa di Berry , si scatenò un tumulto. Un gruppo di sgherri mercenari superò i cordoni delle guardie e penetrò all'interno appiccando il fuoco ad una pila di seggiole . Carlo X non sembrò turbato e con cortesia squisita si prodigò per tranquillizzare i presenti. Re Francesco I , terrorizzato, era fuggito in gran fretta. Era la fine di Giugno del 1830.
Il 25 luglio 1830, appoggiandosi lealmente all'articolo 14 della Charta, Carlo X firmò dei decreti (ordinaze di Saint-Cloud) che non erano contrari né al testo, né allo spirito di questo atto. Essi regolavano la libertà della stampa, tendendo a reprimere gli abusi più stridenti. Anziché essere accettati come un beneficio, diventarono il segnale della Rivoluzione che la setta preparava di lunga tempo, d'accordo con colui che da essa aveva scelto per trarne profitto.
Parigi , 26 Luglio 1830, Domenica. Dopo la Messa quotidiana nella Cappella del Castello di Saint-Cloud, dove la Corte si era trasferita per la stagione estiva , il Re e i suoi famigliari si riunirono in giardino per la petit dèjeuner. Mancava solo la Duchessa d'Angoulèm, che era a passare le acque a Vichy. Carlo X aveva già indossato la tenuta da cacciatore per la consueta partita venatoria.
Quella mattina del 26 Luglio , Carlo X appariva nervoso con la sua divisa elegante ma con il viso che confessava il suo stato d'animo.
"Avete già letto il Moniteur?" , chiese con tono distratto.
"No , Sire", rispose la Cortigiana Madame de Gontaut , "E' sempre così noioso!".
"Oggi non vi annoierà", ribattè il Re . "Anzi, non mancherà di stupirvi ". Il Re continuo , "Ci troverete le quattro ordinanze che ho firmato ieri". Carlo X si riferiva alle famose Ordinanze di Saint-Cloud che , come detto prima, non calpestavano la Charta. Nonostante ciò i liberal-settari non si fecero sfuggire l'occhasione di infarcire il tutto con malsana propaganda facinorosa.
Carlo X , dopo aver dato la notizia ai famigliari e alla Corte , e dopo aver salutato i due nipoti Luisa Maria, ormai adolescente, ed Enrico , di quasi 10 anni, disse, "Non dovete preoccuparvi . Godetevi questa bella giornata . Vedete? Io sono tranquillo e me ne vado a caccia a Rambouillet. Ci vedremo stasera. Tutto andrà bene". Mentre il Sovrano diceva ciò dal suo viso traspariva tutta l'ansia della situazione.
Il "Moniteur" uscì tardi la mattina del 26 Luglio 1830. Le strade di Parigi, arroventate dal sole di Luglio , erano semideserte. Per antica consuetudine i parigini trascorrevano le Domeniche d'estate nei parchi o nelle campagne. Le strade della capitale francese nel 1830 non erano diverse da quelle del 1789: strade strette , tetti spioventi, abbaini simili a feritoie, pavimentazione stradale in alcuni punti sconnessa con selci facili da svellere. Ogni cento passi si incontrava un portone di una Scuderia : sarebbe stato un gioco facile per i sovversivi tirare fuori un paio di carrozze per costruire una barricata e poi rafforzarla con materassi e grossi mobili gettati dai balconi. Nessuna misura preventiva era stata ordinata dal Ministro Polignac . In giro non si vedevano pattuglie . Neppure le abitazioni dei più noti sovversivi erano sotto sorveglianza. Le cose però si stavano muovendo lentamente in quella Domenica 26 Luglio: i primi a cominciare l'attività sovversiva furono i deputati subito giunti a Parigi per protestare contro la possibilità che il loro strapotere fosse moderato. Nel frattempo Carlo X tornò a Saint-Cloud dopo il tramonto . Li corse incontro Maria Carolina sventolando il "Moniteur" , e dicendo, "Finalmente ! Finalmente! Eccovi Re sul serio ! Mio figlio vi dovrà la sua Corona!"
Nella notte tra il 26 e 27 Luglio Parigi cominciò a muoversi. Le vendite Carbonare e le logge massoniche entrarono in piena attività e il giorno seguente cominciarono a verificarsi vari incidenti. I primi a diventare violenti furono i proprietari delle tipografie chiuse , ed a essi si aggiunsero gli studenti cresciuti a pane e liberalismo del Quartiere Latino, molti ex Ufficiali napoleonici e la solita manodopera Rivoluzionaria composta da delinquenti e perdigiorno. Gruppetti di sovversivi appositamente istruiti dalla setta si disperdevano per la città creando qua e la disordini: incominciarono a demolire gli Stemmi Reali e ad assalire le Carrozze blasonate che erano fatte segno di fitte sassaiole. Dalle logge arrivavano ordini agli affiliati e ai loro manutengoli. Uomini con la Medaglia della Legione all'occhiello entravano nelle Botteghe degli armaioli e acquistavano tutto quello che trovavano, fucili da caccia , sciabole o pistole. Il primo morto cadde in Rue Feydeau , la prima barricata sorde in Rue Duc de Bordeaux .
Le truppe a Parigi erano insufficienti per mantenere l'ordine. Se durante tutta la giornata del 27 "le truppe avevano galleggiato sull'insurrezione", il 28 vi erano gruppi di facinorosi in armi in tutta la città, le barricate si contavano a decine, il Palazzo di città veniva perduto e riconquistato . Le poche truppe erano stanche , con le munizioni esaurite e con l'impossibilità di ricevere il rancio , il quale mancava da 24 ore.
Lo stesso giorno si fece vivo il Generale Marmont , comandante della Guarnigione di Parigi. Affidare a lui il comando delle truppe fu un grande errore. Quel soldato che aveva già tradito Napoleone , dal quale aveva ricevuto anche il titolo di Duca di Ragusa, era impopolare sia fra gli Ultras che fra gli insorti. Gestì male le truppe a sua disposizione mandandole ad incastrarsi nei vicoli stretti di Parigi .
Carlo X lo rimproverò severamente, "Avete trentamila uomini , forse non vi bastano ?". Il Maresciallo ribattè che non era vero , e in effetti a Parigi non vi erano trentamila soldati ma appena 9.000 dato che molti reparti erano stati trasferiti nelle provincie. Nonostante gli uomini fossero stati 9.000 potevano essere meglio dislocati per tentare di soffocare quell'incendio appiccato dai soliti sgherri sovversivi.
Carlo X rimase stranamente calmo , l'unica a manifestare la voglia di entrare a Parigi e soffocare la rivolta sovversiva era Maria Carolina.
Agli Ufficiali costava fatica mantenere l'ordine e la disciplina . I soldati erano stanchi , affamati e scoraggiati. Sarebbe bastata la presenza del Sovrano alle Tuileries per rafforzare il morale delle truppe.
Madame de Gontaut, che non aveva dimenticato gli orrori della Rivoluzione , esasperata di vedere il Sovrano tranquillamente seduto al tavolo impegnato in una partita di Whist, si ritirò nelle sue stanze dove teneva un grosso cannocchiale della Marina con il quale poteva vedere tutto il secondo piano della Rue de Rivoli, dove da ogni casa si gettavano pianoforti, mobili e cassettoni. Con lei si aggiunse anche Maria Carolina. Fu proprio Maria Carolina che da quel cannocchiale puntato sulle due torri di Notre-Dame vide il funesto spettacolo della bandiera tricolore sventolare sospinta dal vento della sera. Era il funesto simbolo della Rivoluzione che da 15 anni era stato messo al bando.
Carlo X nonostante ciò rimase calmo e invito Maria Carolina a fare altrettanto. Nel frattempo l'infido Marmont ordinò alle sue truppe di caricare un gruppo di dimostranti che pur limitandosi a gridare "abbasso Polignac" o "Viva la Charta" , mostravano rispetto per il Re. Questo atto ingiustificato fece precipitare ulteriormente la situazione . La Rivoluzione infiammava Parigi risvegliando vecchi brutti ricordi.
Mentre la framassonica Rivoluzione divampava, fu proprio un framassone che vi diede l'ultima mano. Nel momento decisivo, mentre Carlo X veniva raggiunto dalle truppe fedeli , potendo così facilmente reprimere la rivolta e rientrare da padrone nella capitale, fu il Maresciallo Maison che colla più odiosa violazione del giuramento militare compì l'opera della Rivoluzione. Così come Luigi Blanc ne dà le prove che escludono ogni dubbio.
La sera del 29 Luglio 1830, terza delle giornate che l'angiografia orleanista chiamerà "gloriose", giunsero dal Re i Ministri e i Marescialli dandoli il punto della situazione. La Guardia Reale era stata decimata , i "Cento Svizzeri" massacrati o sbandati, la città era in mano ai sovversivi che avevano occupato anche le Tuileries.
Una parte dei soldati era stata corrotta ed era passata con i Rivoluzionari . Il Re che ripugnava l'idea di spargere altro sangue disse, "Eccomi dunque nella posizione in cui era il mio povero fratello nel 1792".
Poche ore prima , a Parigi, l'emissario della setta, il vecchio Talleyrand, invischiato negli intrighi di quei giorni , aveva interrotto la stesura delle sue memorie per ordinare al suo segretario di aggiungere la seguente nota: "Oggi, 29 Luglio 1830, a mezzogiorno e cinque, il ramo principale dei Borbone ha cessato di regnare".
Il "National" presentava un manifesto scritto da Thiers in accordo con Luigi Filippo di Borbone Orlean , che diceva:
« Carlo X non può rientrare a Parigi: egli ha fatto scorrere il sangue del popolo.
La repubblica ci esporrebbe a terribili divisioni e ci inimicherebbe Europa.
Il duca d’Orléans è un principe devoto alla causa della Rivoluzione.
Il duca d’Orléans non si è mai battuto contro di noi.
Il duca d'Orléans ha portato in alto il tricolore.
Il duca d'Orléans soltanto può portarlo ancora: non ne vogliamo un altro.
Il duca d’Orléans si è pronunciato; accetta la Costituzione come l'abbiamo sempre voluta.
È il popolo francese che terrà la sua corona. »
Tradito come il fratello dai parenti Orleans, Carlo X aveva al suo finco un nutrito esercito fedele composto da più di 12.000 uomini ai quali si erano aggiunti i Cadetti di Saint Cyr. Schierati nel giardino a Rambouillet , Carlo X li passò in rassegna tenendo per mano il Duca di Bordeaux , Enrico, in uniforme da Granatiere:
"Vegliate" , dice loro, "su questa infanzia preziosa. Questo fanciullo un giorno sarà il vostro Re e saprà ricordarsi della vostra lealtà" .
"Un giorno sarà vostro Re" , aveva detto Carlo X ai soldati , ma quel giorno arrivò poche ore dopo. Da Parigi giunse la notizia che il Governo aveva nominato Luigi Filippo luogotenente del Regno in attesa di "farlo re" e Carlo, fiducioso di poter giocare ancora d'astuzia, tenta l'ultimo espediente per salvare la Corona. Poiche li si assicura che Luigi Filippo , pur avendo accettato la nomina, non aveva intenzioni usurpatrici, decise seduta stante di abdicare a favore del piccolo Enrico e di nominare lo stesso Duca d'Orleans luogotenente del Regno . Carlo X firmò l'atto d'abdicazione imponendo al figlio Luigi Antonio di fare lo stesso. Nel tempo tra l'abdicazione di Carlo X e quella di Luigi Antonio quest'ultimo divenne Re di Francia con il nome di Luigi XIX, dopodichè il nuovo re divenne Enrici con il nome di Enrico V. Era la sera del 2 Agosto 1830.
Carlo X , intanto , scriveva al cugino Orleans:
" Caro Cugino, sono molto preoccupato dalle sofferenze che potrebbero colpire il mio popolo e per questo devo cercare un modo per prevenirle. Così ho deciso di abdicare in favore di mio nipote, il duca di Bordeaux. Il delfino, che condivide i miei sentimenti, concede i suoi diritti in favore di suo nipote. Avrete, in veste di luogotenente generale del regno, ad annunciare l'ascesa di Enrico V alla Corona. Anche voi adotterete tutte le misure relative alle forme di impostazione del nuovo governo durante la minore età del nuovo re ... Voi comunicherete le mie intenzioni al corpo diplomatico e mi farete sapere al più presto l'atto con il quale mio nipote verrà riconosciuto col nome di Enrico V. "
Nonostante le volontà di Carlo X fossero chiare il complotto Orleanista non si fermò . Gli stessi Orleanisti affrettarono i tempi affinche le numerose truppe fedeli alla legittima dinastia non si radunassero così da ribalatre la situazione a favore di una Contro-Rivoluzione.Una volta Riarmata la Guardia Nazionale , composta dai soliti Borghesi, le ordinarono di marciare su Rambouillet . Il numero dei soldati della Rivoluzione era assai inferiore rispetto alle truppe Regie armate di 40 Cannoni . Il traditore e framassone Maresciallo Maison disse al Re che i soldati Rivoluzionari era da sessanta a ottantamila . Mentì spudoratamente. Sapeva benissimo che non erano più di 15.000.
Il Sovrano , nonostante le insistenze di Maria Carolina, decide di dare ascolto al traditore e diede l'ordine di ritirarsi verso Maintenon.
Successivamente, il 9 Agosto 1830, in una Camera mezza deserta, veniva "votato come re dei Francesi" , con 40 deputati su 400, Luigi Filippo.
Il Corteo Reale si diresse verso Cherbourg , sulla Manica, dove Carlo X decise di imbarcarsi per l'Inghilterra. A Dreux Carlo X decide di congedare la Truppa: il congedo del Re dalle sue truppe fedeli fu toccante ; rullo di tamburi , secchi ordini militari, bandiere che si ammainavano e Ufficiali che spezzavano con rabbia la loro sciabola. Carlo X assistette alla scena da cavallo , dignitoso come sempre. La marcia riprese , con la sola scorta della Guardia Reale , e le scene di devozione del popolo verso il vecchio Re si susseguirono lungo tutta la strada.
A Valognes, Carlo X trascorse la sua ultima notte in patria . Il mattino seguente le Guardie Reali si congedano da lui tra squilli di trombe, sciabole sguainate, lacrime, e giuramente supremi. Il Comandante porse lo stendardo al Re e egli, a Cavallo, lo prese commosso in consegna esprimendo la speranza che un giorno sarà restituito ai suoi fedeli.
Il 64° Reggimento di linea era schierato sul molo di Cherbourg per rendere gli onori a Carlo X. Per evitare di attraversare la Manica con l'odiata bandiera tricolore noleggiò unìimbarcazione battente bandiera Americana, il Veliero Charles-Carrol comandato da un Capitano Francese. Salita la famiglia Reale a bordo , il Veliero salpò verso l'Inghilterra tra la commozione delle persone presenti sul molo.
"Avete già letto il Moniteur?" , chiese con tono distratto.
"No , Sire", rispose la Cortigiana Madame de Gontaut , "E' sempre così noioso!".
"Oggi non vi annoierà", ribattè il Re . "Anzi, non mancherà di stupirvi ". Il Re continuo , "Ci troverete le quattro ordinanze che ho firmato ieri". Carlo X si riferiva alle famose Ordinanze di Saint-Cloud che , come detto prima, non calpestavano la Charta. Nonostante ciò i liberal-settari non si fecero sfuggire l'occhasione di infarcire il tutto con malsana propaganda facinorosa.
Carlo X , dopo aver dato la notizia ai famigliari e alla Corte , e dopo aver salutato i due nipoti Luisa Maria, ormai adolescente, ed Enrico , di quasi 10 anni, disse, "Non dovete preoccuparvi . Godetevi questa bella giornata . Vedete? Io sono tranquillo e me ne vado a caccia a Rambouillet. Ci vedremo stasera. Tutto andrà bene". Mentre il Sovrano diceva ciò dal suo viso traspariva tutta l'ansia della situazione.
Il "Moniteur" uscì tardi la mattina del 26 Luglio 1830. Le strade di Parigi, arroventate dal sole di Luglio , erano semideserte. Per antica consuetudine i parigini trascorrevano le Domeniche d'estate nei parchi o nelle campagne. Le strade della capitale francese nel 1830 non erano diverse da quelle del 1789: strade strette , tetti spioventi, abbaini simili a feritoie, pavimentazione stradale in alcuni punti sconnessa con selci facili da svellere. Ogni cento passi si incontrava un portone di una Scuderia : sarebbe stato un gioco facile per i sovversivi tirare fuori un paio di carrozze per costruire una barricata e poi rafforzarla con materassi e grossi mobili gettati dai balconi. Nessuna misura preventiva era stata ordinata dal Ministro Polignac . In giro non si vedevano pattuglie . Neppure le abitazioni dei più noti sovversivi erano sotto sorveglianza. Le cose però si stavano muovendo lentamente in quella Domenica 26 Luglio: i primi a cominciare l'attività sovversiva furono i deputati subito giunti a Parigi per protestare contro la possibilità che il loro strapotere fosse moderato. Nel frattempo Carlo X tornò a Saint-Cloud dopo il tramonto . Li corse incontro Maria Carolina sventolando il "Moniteur" , e dicendo, "Finalmente ! Finalmente! Eccovi Re sul serio ! Mio figlio vi dovrà la sua Corona!"
Nella notte tra il 26 e 27 Luglio Parigi cominciò a muoversi. Le vendite Carbonare e le logge massoniche entrarono in piena attività e il giorno seguente cominciarono a verificarsi vari incidenti. I primi a diventare violenti furono i proprietari delle tipografie chiuse , ed a essi si aggiunsero gli studenti cresciuti a pane e liberalismo del Quartiere Latino, molti ex Ufficiali napoleonici e la solita manodopera Rivoluzionaria composta da delinquenti e perdigiorno. Gruppetti di sovversivi appositamente istruiti dalla setta si disperdevano per la città creando qua e la disordini: incominciarono a demolire gli Stemmi Reali e ad assalire le Carrozze blasonate che erano fatte segno di fitte sassaiole. Dalle logge arrivavano ordini agli affiliati e ai loro manutengoli. Uomini con la Medaglia della Legione all'occhiello entravano nelle Botteghe degli armaioli e acquistavano tutto quello che trovavano, fucili da caccia , sciabole o pistole. Il primo morto cadde in Rue Feydeau , la prima barricata sorde in Rue Duc de Bordeaux .
Combattimento ingaggiato dai sovversivi davanti all'Hôtel de Ville, di Jean-Victor Schnetz
Le truppe a Parigi erano insufficienti per mantenere l'ordine. Se durante tutta la giornata del 27 "le truppe avevano galleggiato sull'insurrezione", il 28 vi erano gruppi di facinorosi in armi in tutta la città, le barricate si contavano a decine, il Palazzo di città veniva perduto e riconquistato . Le poche truppe erano stanche , con le munizioni esaurite e con l'impossibilità di ricevere il rancio , il quale mancava da 24 ore.
Lo stesso giorno si fece vivo il Generale Marmont , comandante della Guarnigione di Parigi. Affidare a lui il comando delle truppe fu un grande errore. Quel soldato che aveva già tradito Napoleone , dal quale aveva ricevuto anche il titolo di Duca di Ragusa, era impopolare sia fra gli Ultras che fra gli insorti. Gestì male le truppe a sua disposizione mandandole ad incastrarsi nei vicoli stretti di Parigi .
Carlo X lo rimproverò severamente, "Avete trentamila uomini , forse non vi bastano ?". Il Maresciallo ribattè che non era vero , e in effetti a Parigi non vi erano trentamila soldati ma appena 9.000 dato che molti reparti erano stati trasferiti nelle provincie. Nonostante gli uomini fossero stati 9.000 potevano essere meglio dislocati per tentare di soffocare quell'incendio appiccato dai soliti sgherri sovversivi.
Carlo X rimase stranamente calmo , l'unica a manifestare la voglia di entrare a Parigi e soffocare la rivolta sovversiva era Maria Carolina.
Agli Ufficiali costava fatica mantenere l'ordine e la disciplina . I soldati erano stanchi , affamati e scoraggiati. Sarebbe bastata la presenza del Sovrano alle Tuileries per rafforzare il morale delle truppe.
Madame de Gontaut, che non aveva dimenticato gli orrori della Rivoluzione , esasperata di vedere il Sovrano tranquillamente seduto al tavolo impegnato in una partita di Whist, si ritirò nelle sue stanze dove teneva un grosso cannocchiale della Marina con il quale poteva vedere tutto il secondo piano della Rue de Rivoli, dove da ogni casa si gettavano pianoforti, mobili e cassettoni. Con lei si aggiunse anche Maria Carolina. Fu proprio Maria Carolina che da quel cannocchiale puntato sulle due torri di Notre-Dame vide il funesto spettacolo della bandiera tricolore sventolare sospinta dal vento della sera. Era il funesto simbolo della Rivoluzione che da 15 anni era stato messo al bando.
Carlo X nonostante ciò rimase calmo e invito Maria Carolina a fare altrettanto. Nel frattempo l'infido Marmont ordinò alle sue truppe di caricare un gruppo di dimostranti che pur limitandosi a gridare "abbasso Polignac" o "Viva la Charta" , mostravano rispetto per il Re. Questo atto ingiustificato fece precipitare ulteriormente la situazione . La Rivoluzione infiammava Parigi risvegliando vecchi brutti ricordi.
Il Maresciallo Marmont, Duca di Ragusa
Mentre la framassonica Rivoluzione divampava, fu proprio un framassone che vi diede l'ultima mano. Nel momento decisivo, mentre Carlo X veniva raggiunto dalle truppe fedeli , potendo così facilmente reprimere la rivolta e rientrare da padrone nella capitale, fu il Maresciallo Maison che colla più odiosa violazione del giuramento militare compì l'opera della Rivoluzione. Così come Luigi Blanc ne dà le prove che escludono ogni dubbio.
La sera del 29 Luglio 1830, terza delle giornate che l'angiografia orleanista chiamerà "gloriose", giunsero dal Re i Ministri e i Marescialli dandoli il punto della situazione. La Guardia Reale era stata decimata , i "Cento Svizzeri" massacrati o sbandati, la città era in mano ai sovversivi che avevano occupato anche le Tuileries.
Il massacro dei "Cento Svizzeri" da parte dei Rivoluzionari davanti il Palazzo delle Tuileries
Una parte dei soldati era stata corrotta ed era passata con i Rivoluzionari . Il Re che ripugnava l'idea di spargere altro sangue disse, "Eccomi dunque nella posizione in cui era il mio povero fratello nel 1792".
Poche ore prima , a Parigi, l'emissario della setta, il vecchio Talleyrand, invischiato negli intrighi di quei giorni , aveva interrotto la stesura delle sue memorie per ordinare al suo segretario di aggiungere la seguente nota: "Oggi, 29 Luglio 1830, a mezzogiorno e cinque, il ramo principale dei Borbone ha cessato di regnare".
Il "National" presentava un manifesto scritto da Thiers in accordo con Luigi Filippo di Borbone Orlean , che diceva:
« Carlo X non può rientrare a Parigi: egli ha fatto scorrere il sangue del popolo.
La repubblica ci esporrebbe a terribili divisioni e ci inimicherebbe Europa.
Il duca d’Orléans è un principe devoto alla causa della Rivoluzione.
Il duca d’Orléans non si è mai battuto contro di noi.
Il duca d'Orléans ha portato in alto il tricolore.
Il duca d'Orléans soltanto può portarlo ancora: non ne vogliamo un altro.
Il duca d’Orléans si è pronunciato; accetta la Costituzione come l'abbiamo sempre voluta.
È il popolo francese che terrà la sua corona. »
Tradito come il fratello dai parenti Orleans, Carlo X aveva al suo finco un nutrito esercito fedele composto da più di 12.000 uomini ai quali si erano aggiunti i Cadetti di Saint Cyr. Schierati nel giardino a Rambouillet , Carlo X li passò in rassegna tenendo per mano il Duca di Bordeaux , Enrico, in uniforme da Granatiere:
"Vegliate" , dice loro, "su questa infanzia preziosa. Questo fanciullo un giorno sarà il vostro Re e saprà ricordarsi della vostra lealtà" .
Il piccolo Enrico mentre passa in rassegna le truppe in compagnia del nonno Carlo X
"Un giorno sarà vostro Re" , aveva detto Carlo X ai soldati , ma quel giorno arrivò poche ore dopo. Da Parigi giunse la notizia che il Governo aveva nominato Luigi Filippo luogotenente del Regno in attesa di "farlo re" e Carlo, fiducioso di poter giocare ancora d'astuzia, tenta l'ultimo espediente per salvare la Corona. Poiche li si assicura che Luigi Filippo , pur avendo accettato la nomina, non aveva intenzioni usurpatrici, decise seduta stante di abdicare a favore del piccolo Enrico e di nominare lo stesso Duca d'Orleans luogotenente del Regno . Carlo X firmò l'atto d'abdicazione imponendo al figlio Luigi Antonio di fare lo stesso. Nel tempo tra l'abdicazione di Carlo X e quella di Luigi Antonio quest'ultimo divenne Re di Francia con il nome di Luigi XIX, dopodichè il nuovo re divenne Enrici con il nome di Enrico V. Era la sera del 2 Agosto 1830.
Carlo X , intanto , scriveva al cugino Orleans:
" Caro Cugino, sono molto preoccupato dalle sofferenze che potrebbero colpire il mio popolo e per questo devo cercare un modo per prevenirle. Così ho deciso di abdicare in favore di mio nipote, il duca di Bordeaux. Il delfino, che condivide i miei sentimenti, concede i suoi diritti in favore di suo nipote. Avrete, in veste di luogotenente generale del regno, ad annunciare l'ascesa di Enrico V alla Corona. Anche voi adotterete tutte le misure relative alle forme di impostazione del nuovo governo durante la minore età del nuovo re ... Voi comunicherete le mie intenzioni al corpo diplomatico e mi farete sapere al più presto l'atto con il quale mio nipote verrà riconosciuto col nome di Enrico V. "
Nonostante le volontà di Carlo X fossero chiare il complotto Orleanista non si fermò . Gli stessi Orleanisti affrettarono i tempi affinche le numerose truppe fedeli alla legittima dinastia non si radunassero così da ribalatre la situazione a favore di una Contro-Rivoluzione.Una volta Riarmata la Guardia Nazionale , composta dai soliti Borghesi, le ordinarono di marciare su Rambouillet . Il numero dei soldati della Rivoluzione era assai inferiore rispetto alle truppe Regie armate di 40 Cannoni . Il traditore e framassone Maresciallo Maison disse al Re che i soldati Rivoluzionari era da sessanta a ottantamila . Mentì spudoratamente. Sapeva benissimo che non erano più di 15.000.
Il Sovrano , nonostante le insistenze di Maria Carolina, decide di dare ascolto al traditore e diede l'ordine di ritirarsi verso Maintenon.
Successivamente, il 9 Agosto 1830, in una Camera mezza deserta, veniva "votato come re dei Francesi" , con 40 deputati su 400, Luigi Filippo.
Luigi Filippo Borbone-Orléans
Il Corteo Reale si diresse verso Cherbourg , sulla Manica, dove Carlo X decise di imbarcarsi per l'Inghilterra. A Dreux Carlo X decide di congedare la Truppa: il congedo del Re dalle sue truppe fedeli fu toccante ; rullo di tamburi , secchi ordini militari, bandiere che si ammainavano e Ufficiali che spezzavano con rabbia la loro sciabola. Carlo X assistette alla scena da cavallo , dignitoso come sempre. La marcia riprese , con la sola scorta della Guardia Reale , e le scene di devozione del popolo verso il vecchio Re si susseguirono lungo tutta la strada.
A Valognes, Carlo X trascorse la sua ultima notte in patria . Il mattino seguente le Guardie Reali si congedano da lui tra squilli di trombe, sciabole sguainate, lacrime, e giuramente supremi. Il Comandante porse lo stendardo al Re e egli, a Cavallo, lo prese commosso in consegna esprimendo la speranza che un giorno sarà restituito ai suoi fedeli.
Il 64° Reggimento di linea era schierato sul molo di Cherbourg per rendere gli onori a Carlo X. Per evitare di attraversare la Manica con l'odiata bandiera tricolore noleggiò unìimbarcazione battente bandiera Americana, il Veliero Charles-Carrol comandato da un Capitano Francese. Salita la famiglia Reale a bordo , il Veliero salpò verso l'Inghilterra tra la commozione delle persone presenti sul molo.
Partenza, 16 Agosto 1830, a Cherbourg, di Carlo X e la famiglia Reale.
Esilio e morte (1830-1836)
La famiglia Reale trovò alloggio in un Castello della Contea di Dorset messo a loro disposizione dal Cardinale Weld e Carlo X aveva ordinato la distribuzione degli alloggi ai famigliari al seguito.
Chiuso in quel Castello, con i nipoti e i famigliari al seguito, alternava le sue passeggiate con gli scontri che l'intrepida Maria Carolina innescava.
Carlo X aveva lasciato la Francia praticamente con le tasche vuote e poteva disporre soltanto delle sue rendite personali che non erano cospique. Carlo X era quindi in ristrettezze finanziarie. Per giunta , si erano fatti misteriosamente vivi i creditori che quarant'anni prima avevano sovvenzionato l'Esercito degli Emigrati. Gli antichi creditori stanziavano davanti al Castello di Weld minacciando di ricorrere alla magistratura Britannica che non sarebbe stata insensibile alle loro richieste.
Giorgio IV , che fino a quel momento si era totalmente disinteressato del "cugino" francese, aveva offerto a Carlo X il suo Castello di Holy Rood, così come era successo tanti anni prima in un'analoga circostanza. Il Castello di Holy Rood , a Edimburgo, godeva infatti di un singolare privilegio: Coloro che vi abitavano erano al riparo da ogni azione giudiziaria per debiti o insolvenze. Là , ai tempi dell'emigrazione, il giovane Conte d'Artois si era stabilito, là ritornava il vecchio Carlo X .
Carlo X si trasferì a Hly Rood sul finire del 1830. Carlo X si commosse nel rivedere i luoghi in cui aveva vissuto giorni felici in compagnia dell'amata Madame de Pollastron . Attraversando le sale e i corridoi appoggiato al braccio di qualche cortigiano evocava episodi della sua lontana giovinezza che un'oggetto, un mobile o un quadro riportavano prepotentemente alla sua memoria.
"Ebbene , mio caro Blacas", diceva al Duca di Blacas, vecchio cortigiano che Luigi XVIII aveva allontanato , "Eccoci ancora qui, Ma bisogna rassegnarci . E' Dio che lo ha voluto". In quel Castello dove Madame de Pollastron era morta di Tisi , evocando il fantasma sbiadito del più grande amore della sua vita , il vecchio Re ricordava soprattutto il giuramento di essere tutto di Dio che aveva pronunciato al capezzale dell'amata , poi si ritirava nelle sue stanze a sgranare il Rosario.
L'immobilismo di Carlo X infastidiva Maria Carolina che non accettava il rifiuto del vecchio Re per l'azione. Era la madre di un giovane Re di 10 anni , e come tale voleva che il figlio avesse il Trono che li spettava di diritto.
Carlo X però era fiducioso in un'intervento di quella Santa Alleanza che , come sancito nel 1815, doveva garantire l'ordine nell'Europa Restaurata. Purtroppo il Cancelliere Metternich, vero direttore della Santa Alleanza, non volle farla intervenire perchè temeva che , se l'Esercito Russo avesse ristabilito l'ordine legittimo in Francia si sarebbe creata una forte alleanza franco-russa deleteria per l'Impero Austriaco. Così il Metternich preferì tollerare un Governo illegittimo in Francia piuttosto che un'alleanza che avrebbe causato probabili inconvenienti all'Impero.
Maria Carolina, figura ribelle della Corte francese in esilio, decise di agire e di organizzare una spedizione in Francia volta a fomentare i focolai Contro-Rivoluzionari che infiammavano qua e là il Regno di Luigi Filippo. Nonostante la severa contrarietà di Carlo X , Maria Carolina partì con i suoi fedelissimi: l'avventura finì purtroppo in malo modo e Madame Royal , dopo essere stata tradita, venne arrestata ed imprigionata. Come se non bastasse, Maria Carolina era incinta e la cosa destò scandalo tra il partito legittimista e la figura dell'intrepida eroina della Vandea venne oscurata.
Intanto l'educazione dei figli della Duchessa di Berry , Luisa e Enrico, veniva affidata alla Duchessa d' Angoulême e ai Gesuiti , oltre che alla sua. Dopo lo scandalo di Maria Carolina , Carlo X decise di tenere lontani i figli dalla madre che non considerava più un membro della famiglia Reale di Francia.
Dal Castello di Holy Rood , Carlo X si trasferì a Praga , ospite dell'Imperatore Francesco I , dove soggiorno per qualche tempo . Infine, scelse come sua località di riposo la tranquilla campagna di Gorizia . Quando si trasferì li , ospite nel Palazzo della famiglia Coronini, era malato di Colera, malattia che però non aveva contratto in quella città, e nel giro di poco tempo si spense , all'età di 79 anni , circondato dal 16enne Enrico V , dalla sorella di quest'ultimo , Luisa Maria, dalla Duchessa d' Angoulême , dal figlio Luigi Antonio, e da una piccola Corte devota.
Castello di Kromberk, che è il castello di Kronberg da cui i Coronini
goriziani presero il titolo di Coronini-Kronberg. Palazzo dove venne ospitato Carlo X , e che fu la sua ultima residenza, dalla famiglia Coronini.
Ritratto raffigurante la morte di Carlo
X di Borbone-Francia avvenuta nel palazzo Coronini.
Venne sepolto per sua volontà, nella cripta del monastero francescano di Castagnavizza, su una vicina collina a Gorizia, dove lo raggiunsero gli altri , e ultimi, membri della famiglia Reale di Francia.
Tomba di Carlo X nella cripta del monastero francescano di Castagnavizza
Carlo X, nonostante il suo immobilismo durante l'esilio, rappresentò l'ultrarealismo intransigente ed è tuttora preso a modello dall'ala oltranzista dei vari movimenti monarchici francesi, tra cui l'Action Francaise e il Movimento del Visconte De Villiers. Il pensiero politico di questo grande sovrano si delinea in un'opposizione assoluta al costituzionalismo di matrice britannica/liberale. Egli infatti riteneva , e a ragione, privo di senso il concetto di un Re "che regna ma non governa" e disse più volte che piuttosto che fare "il sovrano all'inglese, dedito esclusivamente ai ricevimenti e ai bei vestiti" avrebbe preferito di gran lunga l'abdicazione e l'esilio. Il Re, a suo avviso, non doveva essere un mero simbolo come solitamente avviene nelle monarchie costituzionali, bensì il perno decisionale cui convogliano i quattro poteri fondamentali dello Stato (governo, parlamento, magistratura, esercito).
Fonti:
Wikipedia
La Signora della Vandea- un'Italiana alla conquista del Trono di Francia (Arrigo Petacco)
Luigi XVI - L'ultimo sole di Versailles (Antonio Spinosa)
La framassoneria sotto la Ristaurazione ( "Il probblema dell'ora presente" di Mons. Delasuss)
Scritto da:
Redazione A.L.T.A.