giovedì 1 novembre 2012

LA FRAMASSONERIA SOTTO L'ASSEMBLEA NAZIONALE (Estratto da "Il probblema dell'ora presente" Vol. I di Mons. Delasuss )

I brani che verranno presentati in questa serie di pubblicazioni, frutto del genio Contro-Rivoluzionario di Mons. Delasuss espresso nel suo celebre scritto "Il probblema dell'ora presente", descriveranno minuziosamente ciò che successe durante le fasi cruciali dell'opera Rivoluzionaria che diede inizio alla seconda Rivoluzione , quella Politica. Consiglio perciò un'attenta lettura del testo.

Attenzione:

Alcuni degli scritti esposti è già comparso in questo sito. La loro ripubblicazione è avvenuta in maniera restaurata e arricchita.
I due Tomi componenti il lavoro di Mons. Delasuss( "Il probblema dell'ora presente") sono scaricabili anche attraverso questo sito.
 
La diabolica Comune di Parigi (1871) in una rara fotografia dell’epoca. Barricata.
 
Giammai reazione più forte e più manifesta uscì dalle viscere della nazione, come quella del 1871.
Gambetta che avea in mano il potere fece il possibile e l'impossibile, dapprima per ritardare le
elezioni, poi per rendersele favorevoli. Ecco alcuni dispacci molto significativi:
Gambetta a Jules Favre. - Io insisto più che mai a considerare le elezioni generali come funeste alla
Repubblica. Io mi rifiuto di accettarle e di darvi corso.
Delegazione di Tours a Parigi. - Gli elettori sarebbero probabilmente reazionari. Ciò è pieno di
pericoli, Gambetta al Prefetto della Rochelle. - È necessaria un'assemblea repubblicana. Fate tutto quello che prescriveranno le elezioni.
Challemel-Lacour (Rhône). - L'Assemblea sarà malvagia, se nominata senza pressione repubblicana, ecc., ecc.
 
 
 
 
Malgrado questa pressione, l'Assemblea nazionale fu cattolica e partigiana della monarchia. Si sa
ciò ch'essa fece.
Giammai più crudele disinganno succedette ad una sì grande speranza. Il paese vide, senza rimpianto cadere, il 4 settembre 1870, un regime che per la terza volta avea compromesso la sua esistenza. Ma nelle elezioni dell'8 febbraio 1871, manifestò la sua poca fiducia nella Repubblica che era stata proclamata senza di lui. Mandò a Bordeaux per comporre l'Assemblea nazionale una considerevole maggioranza di deputati ben noti pei loro sentimenti cattolici e realisti.
Il primo atto dell'Assemblea nazionale fu di chieder preghiere in tutte le chiese "per supplicare Iddio
di calmare le nostre discordie civili e di mettere un termine ai nostri mali". Tre soli deputati si opposero a questa proposta. Quindi dichiarò di utilità pubblica "la costruzione d'un tempio sul colle
di Montmartre, conforme alla domanda fatta dall'Arcivescovo di Parigi", vale a dire per essere dedicato al Sacro Cuore come ex-voto di espiazione, di preghiera e di speranza. Essa volea rialzare
il paese umiliato ed abbandonato, e ne dimandava i mezzi a Dio, obbedendo in ciò al suo mandato e
a' suoi propri sentimenti.
Si deve rifare l'esercito. La legge che lo riorganizza prescrive che ogni domenica e ogni festa sarà
lasciato ai soldati un tempo sufficiente per adempiere i loro doveri religiosi. I cappellani d'armata
sono ristabiliti e non più vincolati ai reggimenti, ma, ciò che è meglio, alle guarnigioni e ai campi.
Dopo l'armata, l'insegnamento. Il Consiglio superiore della pubblica istruzione è riformato. La
Chiesa ottiene il suo posto nella persona dei vescovi. Poco dopo si dichiara libero l'insegnamento
superiore, e si ricostituiscono le Università cattoliche.
Poi vengono le Commissioni amministrative degli Stabilimenti di carità: ospizi, ospedali, uffici di
beneficenza sono riorganizzati; il parroco è chiamato a sedere a fianco del sindaco.
La libertà del bene non è più ostacolata. Non solamente si ricostituisce la società di S. Vincenzo de'
Paoli, ma si fondano nella città circoli d'operai, si moltiplicano nelle campagne i patronati e
l'istruzione religiosa prepara dovunque generazioni cristiane.
Come mai sì nobile slancio potè essere arrestato, e poi converso in senso opposto? Molti membri
dell'Assemblea nazionale non erano fatti per gl'intrighi del parlamentarismo, e si lasciarono
abbindolare da chi pensava di condurli là dove andar non voleano. Molti eziandio aveano la mente
ingombra di mezze verità del cattolicismo liberale, sovente più funeste, al dire di Pio IX, che gli
errori manifesti. Thiers che, da giovane avea giurato sul crocifisso di odiare la monarchia,(1) e che,
da vecchio, avea ambito di governare la Francia e regnare sopra di essa, s'impadronì ben presto
della direzione dell'Assemblea nazionale.
 
 
File:Adolphe Thiers by Disdéri, Paris-crop.jpg
Marie Joseph Louis Adolphe Thiers (Marsiglia, 15 aprile 1797Saint-Germain-en-Laye, 3 settembre 1877)
 
 

Era mestieri fin da principio scongiurare il pericolo d'una ristaurazione monarchica nella persona
del conte di Chambord; questo principe, così cristiano e francese, era in pari tempo così fermo nel
suo programma di governo che non v'era speranza che rinnovasse il fallo commesso da Luigi
XVIII. Tutte le forze della Rivoluzione, tutti i suoi partiti diversi, cominciando dal liberale cattolico,
lavorarono non per un accordo positivo, ma ciascuno per proprio conto, ed a modo suo, per
escluderlo dal trono de' suoi padri.
 
 
 
Ritratto maschile - Henri d'Artois conte di Chambord
Enrico V di Borbone-Francia, conosciuto anche come Conte di Chambord (Parigi, 29 settembre 1820Lanzenkirchen, 24 agosto 1883).
 
 
Fu in primo luogo la Comune, protetta da Bismarck, abilmente sfruttata, nelle prime ore, dal Thiers, e sostenuta dalla framassoneria. Essa volle con un sol colpo e colla violenza, alla foggia del 93, ciò che si fa oggigiorno in una maniera più sicura e più durevole in nome della legge. Il 26 aprile 1871, cinquantacinque loggie, più di diecimila framassoni, condotti dai loro dignitari, vestiti delle loro insegne, si recarono in processione sugli spalti delle mura per piantarvi le loro bandiere e al palazzo municipale per salutare il potere rivoluzionario. Il F... Tiriforque avea detto ai comunardi: "La Comune è la più grande rivoluzione che sia mai stato dato al mondo di contemplare", e ne adduceva la ragione che essa era "il nuovo tempio di Salomone", vale a dire la realizzazione del concetto massonico dell'organizzazione sociale. Quel membro della Comune che fu incaricato di rispondergli disse: "Noi sappiamo che lo scopo della vostra associazione è identico a quello della Comune, la rigenerazione sociale". In ciascuna delle nostre rivoluzioni, si fanno udire le medesime parole, col medesimo scopo da raggiungere e verso il quale non si cessa di camminare, per vie ora dirette, ora indirette, cioè: l'annientamento della civiltà cristiana a profitto d'una civiltà opposta. Lo ripeteva brutalmente agli ostaggi Raoul Rigault: "Sono 1800 anni che ciò dura: bisogna che finisca".
Vinta la Comune, alla violenza successe l'intrigo. Thiers si diè a tutt'uomo e subito a disgregare la
maggioranza realista dell'Assemblea, a sollevare ogni sorta di diffidenze tra le persone che tutto
dovea conciliare ed unire.
Intanto il popolo, vedendo che gli uomini gli venivano meno, inalzava la voce a Dio. Si
moltiplicavano i pellegrinaggi ai santuari di S. Michele e della Salette, di Paray-le-Monial e di
Lourdes; per tutte le vie risuonava questo grido al Sacro Cuore: "Salvate Roma e la Francia!" Il 24
maggio 1873, l'Assemblea nazionale riprese possesso di se stessa; ma il paese non era più quello di
due anni prima quando gemeva sotto la mano vendicatrice di Dio. La propaganda rivoluzionaria,
ripresa da Thiers e da' suoi agenti, faceva di giorno in giorno progressi nelle elezioni parziali; e
d'altronde, i cattolici aveano provocato Enrico V a dichiarazioni di cui si servirono per allontanarlo
definitivamente dal trono.(2)
Dal canto suo, Bismarck, grande dignitario massone, non dissimulò punto, come lo provarono i
dibattiti del processo del conte d'Arnim, suo ex-ambasciatore a Parigi, la sua viva opposizione alla
dinastia tradizionale. Egli è certo che nel 1872, le società segrete si concertarono in tutta l'Europa
per impedire l'avvenimento di Enrico V. Quindici giorni dopo la sua morte, il 9 settembre 1883,
molti framassoni si riunirono alla loggia degli Ospitalieri di Saint-Ouen, e il F... Cuénot vi bevette
"alla salute della morte di Enrico V". Questo brindisi fu coperto di applausi e di risa. Subito dopo, il
medesimo Cuénot bevette alla salute di Bismarck.
 
 
 
File:Bundesarchiv Bild 183-R68588, Otto von Bismarck.jpg
Otto Eduard Leopold von Bismarck-Schönhausen (Schönhausen, 1º aprile 1815Friedrichsruh, 30 luglio 1898)
 
 

Il 28 ottobre 1873, Mons. Dupanloup avea scritto ad un ministro protestante, il de Pressensé: "È mia
profonda convinzione che i mali della Francia, se fallisce ciò che si prepara,(3) faranno stupire il
mondo; noi cadremo di sventura in sventura fino all'abisso. La maledizione dell'avvenire e della
storia peserà su coloro che potendo rimettere. il paese su basi secolari nella stabilità, nella libertà e
nell'onore, avranno intralciato quest'opera e precipitata questa sventurata Francia, nel momento
stesso che con uno sforzo supremo stava per salvarsi, sul pendio fatale in cui è trascinata, da quasi
un secolo, di catastrofe in catastrofe. Quale tristezza e qual rimorso per certuni costretti a dire: Vi fu
un giorno, un'ora in cui si sarebbe potuto salvare la Francia, in cui il nostro concorso sarebbe stato
decisivo, e noi non abbiamo voluto darlo!"(4)
Sappiamo bene di quali persone Mons. Dupanloup intendeva parlare co' suoi rimproveri, su chi
volea far cadere la terribile responsabilità di aver rifiutato il proprio concorso alla salvezza della
Francia, e di essersi così meritate le maledizioni dell'avvenire; ma noi dubitiamo che la storia si
associ al pensiero che ha ispirato questi rimproveri e si mostri d'accordo col prelato. Checchè ne sia,
la profezia doveva avverarsi; noi fummo fin da quel momento lanciati sul pendio fatale e corriamo
verso l'abisso.
L'Assemblea nazionale fece delle buone e belle cose, ma non era dessa che le doveva fare, perché
non poteva assicurarne né la difesa né la durata. Ad essa unicamente spettava il dovere di
ricostituire l'autorità, di lasciar venire l'augusto suo rappresentante a riprendere il suo posto alla
nostra testa. Essa non lo fece perché molti de' suoi membri erano più o meno bacati di modernismo, vale a dire imbevuti delle idee moderne, dei principii dell'89.
 
 
File:Assembée Bordeaux mars 1871.jpg
L'Assemblea Nazionale riunita a Bordeaux
 

"L'essenza del modernismo - dice Charles Perrin - è la pretesa di eliminare Dio dalla vita sociale.
L'uomo, secondo l'idea moderna, essendo Dio a se stesso, signore e sovrano del mondo, fa d'uopo
che nella società tutto si faccia da lui e con la sola autorità della legge ch'ei detta. Questo è il
modernismo assoluto che è in contraddizione radicale coll'ordine sociale fondato dalla Chiesa,
secondo il quale la vita pubblica e la vita privata miravano al medesimo. fine, e dove tutto si faceva
direttamente o indirettamente in vista di Dio e sotto la suprema autorità del potere istituito da Dio
per reggere l'ordine spirituale.
"Vi è un modernismo temperato che non fa apertamente guerra a Dio, e che, in qualche guisa, viene
a patti con lui. Senza negarlo né combatterlo, gli assegna, ponendolo nel diritto comune, il posto che
può occupare in mezzo agli uomini. Con questa tattica, pur conservando le apparenze d'un certo
rispetto, pone Dio sotto il dominio e la tutela dello Stato. Questo modernismo temperato e
circospetto è il liberalismo d'ogni gradazione e d'ogni tinta ". Si può dire con altrettanta verità: è il massonismo, come vedremo più tardi.
"Secondo le circostanze - continua Charles Perrin - la Rivoluzione piega da una parte o dall'altra,
ma resta sempre la stessa quanto alla sua pretesa fondamentale: la secolarizzazione della vita sociale
in tutti i suoi gradi e sotto tutte le sue forme.
"Che strana illusione! quale contraddizione singolare è quella di lusingarsi di dare al nostro tempo
qualche stabilità; pur accettando in un grado qualunque, in una maniera od in un'altra, per quanto
possa essere attenuata, l'idea di modernismo".(5)
Enrico V avea manifestato la sua ferma risoluzione di regolare tutte le questioni politiche e sociali
del tempo, non secondo il modernismo, ma secondo il cristianesimo. Egli avea così formulato il suo
sovrano pensiero: Far rientrare Dio da padrone nella società, affinché egli potesse regnare da re.
Questa frase offese i cattolici liberali; e quelli che non erano infetti di modernismo, o non lo erano
che in piccola dose, n'ebbero paura, e la paura li rese esitanti e perplessi. Davanti a queste esitazioni
la Rivoluzione pigliò ardire e finì col mettersi al suo posto.
 
  La Comune. L’incendio appiccato all’Hotel de Ville, a Parigi.
 
 
 
 

Note:

(1) Nel 1849, Michel de Bourges ricordò il fatto nel 15° banco dell'Assemblea nazionale: "Noi
giurammo, Thiers ed io, odio alla monarchia con questa circostanza assai pungente: Thiers teneva il
crocifisso quand'io giurava ed io lo teneva quando Thiers giurò odio alla monarchia". Era in una
vendita di Carbonari, se la polizia non interveniva; e se ci fosse intervenuta, era una riunione
d'amici, per festeggiare un laureato.
La Provence, giornale d'Aix, ricordò lungamente questi fatti nel suo n° del 1° dicembre 1872,
allorché Thiers era Presidente della Repubblica, e che, in questa città, molti amici sorvegliavano
diligentemente tutto ciò che si scriveva di lui. Non venne alcuna smentita.

(2) "L'Assemblea - dice Samuel Denis nella sua Histoire contemporaine, t. IV, p. 647 - era
composta in gran parte di liberali che erano per giunta cristiani ferventi e convinti". Le quali parole
nel senso dello storico non sono un biasimo, tutt'altro: questo IV volume è tutto rivolto a giustificare
questi cattolici liberali e a rigettare su Enrico V lo scacco subito dalla monarchia.

(3) Una monarchia parlamentare contrassegnata dalla bandiera tricolore.

(4) Pubblicato dal marchese de Dreux-Brézé, Notes et Souvenirs per servire alla storia del partito
realista, 1872-1883, pp. 167-168.

(5) Le Modernisme dans l'Eglise, secondo le lettere inedite di Lamennais.