La tendenza di tanti nostri contemporanei, figli della Rivoluzione, ad amare senza restrizioni il
presente, adorare il futuro, e votare incondizionatamente il passato al disprezzo e all'odio, suscita
verso la Contro-Rivoluzione un insieme di incomprensioni che è necessario far cessare. Soprattutto,
sembra a molti che il carattere tradizionalista e conservatore di quest'ultima ne faccia una nemica
naturale del progresso umano.
1. La Contro-Rivoluzione è tradizionalista
A. Ragione
La Contro-Rivoluzione, come abbiamo visto, è uno sforzo che si sviluppa in funzione di una
Rivoluzione. Questa si rivolta costantemente contro tutta una eredità di istituzioni, di dottrine, di
costumi, di modi di vedere, sentire e pensare cristiani che abbiamo ricevuto dai nostri antenati, e
che ancora non sono totalmente estinti. La Contro-Rivoluzione difende, dunque, le tradizioni
cristiane.
B. Il lucignolo che ancora fumiga
La Rivoluzione attacca la civiltà cristiana più o meno come un certo albero della foresta brasiliana,
il fico selvatico (urostigma olearia), che, crescendo sul tronco di un altro, lo avviluppa
completamente e lo uccide. La Rivoluzione, nelle sue correnti "moderate" e di velocità lenta, ha
circondato la civiltà cristiana per avvolgerla da ogni parte e ucciderla. Siamo in un periodo in cui
questo strano fenomeno di distruzione non è ancora giunto al suo termine. Siamo, cioè, in una
situazione ibrida, in cui quelli che potremmo quasi chiamare resti mortali della civiltà cristiana,
aggiunti al profumo e all'azione remota di molte tradizioni estinte soltanto di recente, ma che
conservano ancora una certa vitalità nella memoria degli uomini, coesistono con numerose
istituzioni e costumi rivoluzionari.
Di fronte a questa lotta tra una splendida tradizione cristiana in cui ancora palpita la vita, e
un'azione rivoluzionaria ispirata da quella smania di novità a cui si riferiva Leone XIII nelle parole
iniziali dell'enciclica Rerum novarum, è naturale che il vero contro-rivoluzionario sia il difensore
nato del tesoro delle buone tradizioni, perché esse sono i valori del passato cristiano ancora esistenti
e che si tratta precisamente di salvare. In questo senso, il contro-rivoluzionario agisce come Nostro
Signore, che non è venuto a spegnere il lucignolo che ancora fumiga, né a spezzare la canna
incrinata . Perciò egli deve cercare di salvare amorevolmente tutte queste tradizioni cristiane.
Un'azione contro-rivoluzionaria è, essenzialmente, un'azione tradizionalista.
C. Falso tradizionalismo
Lo spirito tradizionalista della Contro-Rivoluzione non ha nulla in comune con un tradizionalismo
falso e gretto che conserva certi riti, stili o costumi soltanto per amore alle forme antiche e senza
alcuna stima per la dottrina che li ha generati. Questo non è tradizionalismo sano e vivo, ma
piuttosto archeologismo.
2. La Contro-Rivoluzione è conservatrice
La Contro-Rivoluzione è conservatrice? In un certo senso, sì, e profondamente. In un altro senso,
no, pure profondamente.
Se, del presente, si tratta di conservare qualcosa che è buono e merita di vivere, la Contro-
Rivoluzione è conservatrice.
Ma se si tratta di perpetuare la situazione ibrida in cui ci troviamo, di arrestare il processo
rivoluzionario in questa tappa, restando immobili come delle statue di sale, ai margini del cammino
della storia e del tempo, avvinghiati a quanto vi è di buono e a quanto vi è di cattivo nel nostro
secolo, cercando così una coesistenza perpetua e armonica del bene e del male, la Contro-
Rivoluzione non è né può essere conservatrice.
3. La Contro-Rivoluzione è condizione essenziale del vero progresso
La Contro-Rivoluzione è progressista? Sì, se il progresso è autentico. No, se è la marcia verso la
realizzazione dell'utopia rivoluzionaria.
Nel suo aspetto materiale, il progresso vero consiste nella retta utilizzazione delle forze della natura,
secondo la legge di Dio e al servizio dell'uomo. Perciò, la Contro-Rivoluzione non viene a patti con
il tecnicismo ipertrofico di oggi, con l'adorazione delle novità, della velocità e delle macchine, né
con la deplorevole tendenza a organizzare more mechanico la società umana. Questi sono eccessi
che Pio XII ha condannato con profondità e precisione .
E il progresso materiale di un popolo non è l'elemento principale del progresso cristianamente
inteso. Questo consiste, soprattutto, nel pieno sviluppo di tutte le sue potenze dell'anima, e
nell'ascesa degli uomini verso la perfezione morale. Una concezione contro-rivoluzionaria del
progresso pone l'accento, quindi, sulla preminenza dei suoi aspetti spirituali sugli aspetti materiali.
Di conseguenza, è proprio della Contro-Rivoluzione promuovere, fra gli individui e le moltitudini,
un apprezzamento per tutto quanto riguarda la vera religione, la vera filosofia, la vera arte e la vera
letteratura, molto superiore a quello riservato al bene del corpo e allo sfruttamento della materia.
Infine, per definire la differenza tra il concetto rivoluzionario e quello contro-rivoluzionario di
progresso, è necessario notare che quest'ultimo tiene conto del fatto che questo mondo sarà sempre
una valle di lacrime e un luogo di passaggio verso il cielo, mentre per il primo il progresso deve fare
della terra un paradiso, nel quale l'uomo viva felice, senza pensare all'eternità.
Dalla nozione stessa di retto progresso, si può vedere che questo è l'opposto del processo della
Rivoluzione.
La Contro-Rivoluzione è dunque condizione essenziale perché sia protetto lo sviluppo normale del
vero progresso, e sconfitta l'utopia rivoluzionaria, che del progresso ha soltanto le ingannevoli
apparenze.
Di Redazione A.L.T.A.