Restituiremo calma a questa bellissima parte d’Italia. La purgheremo dalle bande di assassini che la infestano».
Così dice «l’ordine del giorno» che il generale Cialdini rivolge martedì 16 luglio 1861 al «Sesto Corpo d’Armata» che deve «pacificare il Mezzogiorno». «Voi sapete - scrive Cialdini - che le difficoltà non mi sgomentano e l’energia non mi manca. Alle armi dunque e con piena fiducia!».
All’atto di ricevere anche la carica di «Luogotenente del Re» a Napoli, così si rivolgerà il 19 luglio ai suoi cittadini: «Napoletani, il Governo mi manda fra di voi con l’incarico speciale di purgare il vostro bel paese dalle bande di briganti che lo percorrono. Per questo ha riunito in una mano sola, la mia, i poteri civili e militari». Parole chiare e decise.
Le appoggia con forza la stampa governativa: «Le disposizioni prese dal governo sono tali che nel corso di pochi giorni dovranno dare lezioni esemplari ai briganti. Si incomincerà da quelli in provincia di Avellino». «Il solo arrivo di Cialdini a Napoli ha già sortito risultati» assicura da Torino il quotidiano «La Gazzetta del Popolo». «I torbidi nella città all’improvviso sembrano scomparsi. Già 860 briganti hanno deposto le armi nelle mani delle autorità locali di Avellino».
La parola d’ordine è di «sostenere questo illustre guerriero ad ogni costo. Non sia mai che si possa dire al Parlamento che gli sono stati negati o lesinati tutti i mezzi necessari al successo della sua missione».