giovedì 3 gennaio 2013

Eroi del legittimismo: Armand Emmanuel de Vignerot du Plessis de Richelieu

File:Armand Emmanuel Duke of Richelieu.jpgArmand Emmanuel de Vignerot du Plessis, duca di Richelieu (Parigi, 25 settembre 1766Parigi, 17 maggio 1822politico e diplomatico francese. Fu due volte primo ministro di Luigi XVIII nel corso della prima fase della Restaurazione.
Nacque a Parigi, gran nobile del regno di Luigi XVI, in quanto figlio del duca di Fronsac e nipote di uno dei favoriti di Luigi XV, il Maresciallo di Richelieu, a sua volta pro-pro-nipote del famoso cardinale di Richelieu.
Nel 1782, a quindici anni, sposò , per volere della famiglia, Rosalie de Rochechouart, una bambina di dodici anni, affetta da deformità, con la quale non ebbe mai relazioni più che formali. Tant'è che, subito dopo il matrimonio, Armand partì, accompagnato dal proprio tutore, per il Grand Tour, recandosi, fra le altre città d'Europa , a Ginevra, Firenze e Vienna.
Rientrato nel 1785, dopo tre anni di permanenza all'estero, ottenne di essere arruolato nel reggimento dei Dragoni di Maria Antonietta e, nel 1786, ottenne dal nonno l'onore di sostituirlo quale premier gentilhomme de la chambre di Luigi XVI: suo compito diretto a Versailles era assistere il Sovrano nelle giornaliere cerimonie del risveglio e del coricarsi istituite come rito da Luigi XIV. In quei brevi anni il, sia pur assai giovane, Armand si fece una fama a corte di persona austera e quasi puritana.
Sino alla morte del nonno, avvenuta nel 1788, era conosciuto come Conte di Chinon. A quel punto il padre ereditò il titolo di Duca di Richelieu, e passò ad Armand il meno prestigioso ma al tempo stesso importante titolo di Duca de Fronsac.
Nel 1789, Armand era divenuto capitano del reggimento degli Ussari Esterhazy. Ma, nel frattempo,i complotti della setta arrivarono al culmine e gli eventi precipitarono: l'8 agosto 1788 Luigi XVI annunciò la convocazione degli Stati Generali per il 5 maggio 1789. Qui convocato, il 17 giugno di quell'anno il Terzo Stato, composto da eminenti personaggi della Borghesia liberal-settaria, si auto proclamò Assemblea Nazionale, il 20 giugno si ebbe il così detto Giuramento della Pallacorda, il 9 luglio il Terzo Stato nuovamente  si riunì illegalmente come Assemblea nazionale costituente e, il 14 luglio, venne presa  d'assalto la Bastiglia per ordine della setta.
Il 5 ottobre di quell'anno, Armand era a Parigi quando cominciò la marcia degli sgherri rivoluzionari   su Versailles. Giustamente preoccupato della sicurezza della famiglia Reale, si confuse nella folla e si incamminò per prevenire i suoi signori, per poi prendere una scorciatoia nei boschi e raggiungere la Regina, che convinse a rifugiarsi negli appartamenti del Sovrano: Maria Antonietta era stata assai attaccata attraverso libelli sovversivi e  il consigli del Richelieu , probabilmente, le salvò la vita.
Su istruzione della Regina, nel 1790 lasciò Parigi per Vienna, per comunicare con il di lei fratello, Giuseppe II. Non poté, però, giungervi prima del 20 febbraio, data della morte dell'Imperatore. Assistette, invece, in Francoforte alla incoronazione del fratello, Leopoldo II, che fu Granduca di Toscana, e che poi seguì a Vienna.
La permanenza viennese gli permise di rinnovare l'amicizia con il Principe Carlo di Ligne, figlio del famoso diplomatico austriaco Carlo Giuseppe. Insieme ad un altro rifugiato francese, il Langeron, essi deliberarono di arruolarsi come volontari nell'esercito imperiale russo, impegnato nella guerra con l'Impero ottomano, iniziata nel  1787. Raggiunsero i quartieri russi del Suvorov a Bender (oggi Tighina, in Moldavia) il 21 novembre 1790. Ciò consentì loro di partecipare, un mese dopo, alla cattura di Izmail, caduta il 22 dicembre. Per il valore dimostrato, Armand venne decorato da Caterina II  la Grande con l'Ordine di San Giorgio e gratificato di una spada d'oro.
Nel 1791 morì il padre e Armand gli successe nel titolo di Duca di Richelieu. A quel punto ritornò a Parigi, per riassumere il proprio ruolo di primo gentiluomo di camera e servire il proprio Sovrano (trasferito in maniera coatta alle Tuileries sin dalla marcia su Versailles) in tempi tanto angusti. Per la delicata situazione non venne informato dei segretissimi preparativi per la fuga a Varennes, avvenuta la notte del 20 giugno 1791.
La situazione era ormai compromessa e, sentendosi ben poco utile alla causa del proprio Sovrano, nel luglio Armand ottenne, con il permesso Reale, un passaporto dalla cricca rivoluzionaria chiamata  Assemblea nazionale costituente, che gli permise di tornare a Vienna , al solo scopo di liberarsi di un personaggio potenzialmente scomodo, con un presunto incarico diplomatico.
Dopo una breve permanenza a Vienna, Armand ruppe gli indugi e si arruolò nell'esercito Realista  del Principe di Condé. Questi, già luogotenente generale, brillante comandante alla guerra dei sette anni e colonnello generale della fanteria, era stato uno dei primi ad emigrare dalla Francia dopo la presa della Bastiglia.
Dichiarato, per ovvi motivi di parte,  "traditore" dalla rivoluzionaria Assemblea nazionale, si organizzò costituendo l “armata degli emigrati francesi” nella città tedesca di Worms. Essa combatté sul Reno nel 1794-95, specie a Wissembourg, Hagenau e Bentheim. Sinché a seguito del Trattato di Campoformio, del 17 ottobre 1797, che segnò la fine della guerra della prima coalizione, Vienna fu costretta a cessare la propria protezione e l'unità venne accolta sotto il comando russo.
Venne, quasi subito, la campagna d'Egitto che offrì l'occasione per la ripresa dei combattimenti in Europa, con la guerra della seconda coalizione, segnata dalle disfatte di Marengo e Hohenlinden. A Lunéville, Napoleone impose lo scioglimento dell'unità dell'armata Realista: il Principe di Condé si trasferì con il figlio in Gran Bretagna, dove rimase sino alla Restaurazione. Mentre il nuovo Zar Alessandro I (nipote di Caterina II e succeduto il 23 marzo 1801 al padre Paolo I, assassinato dopo solo quattro anni di regno) offrì agli émigrée posti da ufficiale nel proprio esercito. Armand accettò, raggiungendo il lusinghiero grado di maggior generale.
Alessandro I ottenne, con personale intervento, anche, da Napoleone, la sua cancellazione dalle pericolose liste degli émigrée (un favore già richiesto dal Duca, in occasione di un breve rientro in Francia, nel 1801, ma non concesso dal Bonaparte). Lo zar si affezionò al suo protetto, tanto che, nel 1803, lo nominò per merito governatore di Odessa. Nel 1805, pienamente soddisfatto, estese la carica all'intera provincia della Nuova-Russia (Novorossija), ovvero tutto il sud della Russia recentemente conquistato agli Ottomani. Essa includeva i territori del Chersoneso, Ekaterinoslav (oggi Dnipropetrovsk) e la Crimea.
Le attese del grande protettore non andarono deluse: nei suoi undici anni di governatorato, Armand trasformò Odessa da villaggio a importante città. Lì gli venne  dedicato un monumento bronzeo, eretto nel 1828, a coronare due famose scalinate che dominano il porto (quelle immortalate dal film muto di Sergej Mikhajlovič Ejzenštejn La corazzata Potemkin).
 Gli incarichi non si limitarono al campo civile: nel 1806-07 Armand comandò una divisione russa nel corso della successiva guerra russo turca, quella del 1806-1812. E venne coinvolto da frequenti spedizioni coloniali nel Caucaso.
 
Conservò l'incarico sino al 1814. Quell'anno prese congedo dallo zar vittorioso su Napoleone e seguì Luigi XVIII nel 1814, che lo nominò Pari di Francia. Dopodiché accadde l'imprevisto: il 1º marzo 1815 il deposto "Imperatore dei francesi" lasciò l'Elba, sbarcò nel golfo di Cannes e il 20 marzo fece il suo ultimo ingresso a Parigi.
Nel corso dei Cento giorni che seguirono il ritorno di Napoleone dall'Elba, Armand seguì Luigi XVIII à Lilla e Gand. Da lì, ancora una volta, si recò a Vienna, con l'intenzione di raggiungere Alessandro I  presso il Congresso di Vienna. Nella sostanza si trattò  di un incarico di collegamento diplomatico, del quale venne incaricato dal Sovrano.
Il Buonaparte fece ogni possibile tentativo per ottenere dalle potenze coalizzate una pace che gli consentisse di mantenere l'usurpato Trono di Francia per sé, o per il figlio, principe di sangue asburgico. In gioco non era il predominio francese, bensì il mero tentativo di sostituzione di Luigi XVIII, che si era dimostrato , anche se liberaleggiante, assai scomodo per la setta. L'operazione non ebbe successo,  proprio perché la maggioranza delle Potenze coalizzate conservavano il rispetto sufficiente  per la legittimità anche se affette dal mal settario. Tenendo sempre presente che la caduta dell'usurpatore aveva motivato il sacrificio di un'intera generazione sui campi di battaglia di tutta Europa. Ma, certamente, non furono inutili le richieste  dello stesso Richelieu. Egli in maniera disinteressata, al contrario del settario Talleyrand, mise in gioco se stesso  nel sostenere la buona causa del legittimo Sovrano Luigi XVIII.
Venne, quindi, la non imprevedibile disfatta di Napoleone a Waterloo, il 18 giugno. Il 15 luglio si arrese a bordo della nave inglese HMS Bellerofont e venne istradato verso Sant'Elena.
In vista del rientro a Parigi, Luigi XVIII decise il restaurò del titolo di primo ministro, affidando la carica al Talleyrand reduce dal Congresso di Vienna.
Pare che Luigi XVIII avesse offerto un ministero anche al Richelieu, proprio in virtù del suo buon operato  presso le potenze vincitrici: egli, tuttavia, rifiutò il posto,  a causa  degli attriti con quella realtà francese che poco sapeva di Restaurazione. La sua fu  una saggia valutazione politica di coerenza: Talleyrand ed il suo ministro di polizia Fouché, con il loro essere  rivoluzionario e all'occorrenza  imperiale, per il loro essere esponenti di spicco della massoneria ,erano assai poco popolari in una Francia che tentava di tornare sulla retta via, reduce da quindici anni di sangue incessante. E Richelieu fu abbastanza saggio da non legare il proprio nome al loro.
Vennero, subito dopo, le elezioni generali: al contrario della comune vulgata, infatti, il restaurato regno di Luigi XVIII si distingueva  da quella del fratello  Luigi XVI per una borghesissima e settaria , anche se in maniera moderata, Carta dei diritti, ricalcata, non a caso, sul modello inglese, che prevedeva una camera alta, detta camera dei pari, di nomina Reale (come la Camera dei Lord), nonché una Camera dei deputati, eletta a suffragio ristretto (non diverso da oggi). Le elezioni ebbero luogo il 14 agosto, e risultò dominata da una fortissima maggioranza (circa 350 su un totale di 402 eletti) saggiamente Reazionaria (ultra-realista).
Nessuno si aspettava un simile esito, a cominciare dal Sovrano e dal primo ministro: il primo la definì, anzi, Chambre introuvable (Parlamento introvabile), in quanto come uscita da chissà dove, scollegata da una società francese corrotta (e, dunque 'introvabile', introuvable).
Ma l'esito elettorale fu talmente netto da spingere Luigi XVIII ad accomodare l'opinione pubblica, ancora non totalmente corrotta, sostituendo, il 24 settembre, il Governo Talleyrand con il  Governo Richelieu. Si trattava di una scelta saggia, essendo il nuovo Primo ministro, un grande aristocratico il quale, in forza della propria incrollabile lealtà alla casa dei Borbone di Francia, era pronto ad offrire un tentativo di politica di conciliazione nazionale.
Il duca di Wellington ritratto nel 1814, diversi mesi prima della battaglia di Waterloo, da Sir Thomas LawrenceMa, soprattutto, assai legato allo zar di Russia: una qualità non secondaria in un paese sconfitto ed occupato: gli inglesi occupavano tra la Senna e la frontiera belga, i Prussiani fra la Senna e la Loira e la Bretagna. russi, Sassoni, soldati dell'Assia e del Württemberg fra il Reno e la Loira, gli austriaci sino all'Ardèche e al Gard.  Solo gli inglesi erano conosciuti per non pagare sempre quel che prendevano. I Prussiani si comportarono in modo non sempre esemplare indottrinati com'erano alla disciplina e non alla cultura  (differenza sostanziale tra Esercito di Cultura ed Esercito di Disciplina).
 Il mantenimento di tali truppe era a carico della Francia, per la enorme cifra di circa 130 milioni all'anno (per rapporto, l'intera campagna di Waterloo era costata agli alleati circa 150 milioni): significativamente, Richelieu ebbe anche il portafoglio degli Affari Esteri. Richelieu accettò, probabilmente volentieri. 
Il settario
Talleyrand ovviamente la prese male, benché conservasse un seggio alla camera dei pari e venisse (subito) gratificato del titolo di gran ciambellano: avrebbe commentato, sarcastico: “Buona scelta, è il francese che conosce meglio la Crimea!”. Ma, cinico e macchiavellico, seppe sfruttare l'occasione per rifarsi un adeguato e rinnovato  pedigree liberale: ciò che gli avrebbe consentito di passare indenne (ancora una volta ed al contrario del suo sodale Fouché) i quindici anni della Restaurazione e di tornare sulla scena con l'avvento della successiva illegittima, e figlia della Rivoluzione,  Monarchia di Luglio.


Nel primo anno di governo, Richelieu ebbe il suo daffare con la maggioranza ultra-realista della Chambre introuvable, che si distinse per giustificatissimi provvedimenti quali: la creazione di corti di giustizia gestite dal clero (cours prévôtales), la condanna perpetua per tutti quei membri dell'Assemblea nazionale che avevano votato a favore del gighliottinamento di Luigi XVI, il sostegno alla condanna (votata dalla camera dei pari) del maresciallo Ney (giustiziato il 7 dicembre). Ovvero la soppressione della legge sul divorzio (l'8 maggio 1816), su iniziativa del visconte di Bonald.
In definitiva tale politica mirava alla piena e reale restaurazione dell'Ancien Régime. Qualcosa che contrastava con il liberale interesse del
Sovrano alla riconciliazione nazionale e, anzi, costituiva una seria minaccia alla fasulla Restaurazione filo settaria . Il Richelieu tentò di mitigare l'atmosfera che si era creata . Egli diede personalmente il buon esempio, evitando di rivendicare gran parte dei propri antichi possedimenti, già sequestrati durante gli anni dell'esilio, anche in virtù di una florida posizione economica (grazie al continuato favore dello zar). Un vantaggio che contrastava con la condizione della maggior parte degli émigrée.
 

Richelieu ebbe la fortuna di avere il sostegno dell'ambasciatore russo Pozzo di Borgo e, strano a dirsi, del Duca di Wellington, allora tout-puissant comandante delle truppe di occupazione inglesi in Francia. Cosicché Luigi XVIII si convinse a procedere allo scioglimento della Chambre introuvable, il 5 settembre 1816.
Le nuove elezioni ebbero luogo ad ottobre, e il lavoro svolto in precedenza dagli agenti della setta diede i suoi frutti : gli Ultra passarono da 350 a 100 deputati (eletti specialmente nell'Ovest e nel Midi), i liberali detti costituzionali da 30 a 250 deputati (specie dai collegi urbani del centro e del nord), il resto andando ad indipendenti o liberali più radicali non ancora "utili" all'opera della loggia.
Nei mesi successivi, i liberali costituzionali, sotto la guida del Royer-Collard e del Guizot, si costituirono in un partito detto dei liberali dottrinari (Doctrinaires), che intendevano sfruttare i poteri della Camera, per limitare i poteri Reali, profittando della politica più moderata che il Re "voltariano" desiderava, e Richelieu , pur di obbedire al Sovrano, era pronto ad offrire.

L'urgenza principale era rappresentata dal pagamento delle riparazioni di guerra: già nel 1814 lo Stato era praticamente in bancarotta: si dice che Luigi XVIII, giunto a Parigi, non avesse trovato nel tesoro di Stato che la miseria di 100 000 scudi. il ministro delle finanze, Joseph-Dominique Louis detto baron Louis, aveva emesso nuovo debito all'8%, messo in vendita nuovi beni dello Stato e soprattutto ridotto al massimo le spese militari: la drastica riduzione degli effettivi ed il dimezzamento dei salari ai soldati di truppa, ebbero un salutare effetto finanziario ma certamente contribuirono alla discreta accoglienza militare che Napoleone ricevette al ritorno dall'Elba.

Le cose erano ulteriormente peggiorate dopo i Cento giorni: Parigi, oltre alle proprie immense spese militari, dovette rimborsare agli Alleati altri 150 milioni, che si aggiungevano ai circa 550 precedenti, ed a 130 milioni per il mantenimento delle truppe di occupazione. Tanto che Louis dovette accettare un prestito ponte al 52,50%. E, ancora alcuni mesi più tardi Wellington, da capo del corpo britannico di occupazione, si permise di inviare una lettera al Re, sottolineando il rischio che “il dibattito parlamentare” mettesse in pericolo “il bilancio dello stato, essenzialmente l'unico soggetto al quale tutta Europa sia interessata”.
Le cose erano a questo punto, quando entrò in carica il governo Richelieu con un nuovo ministro: il giurista di origine genovese Luigi Emanuele Corvetto, che fu capace di migliorare la ragione di credito del Regno, emettendo prestiti a condizioni maggiormente accettabili, favorito da una prima riduzione delle truppe di occupazione, che Richelieu aveva ottenuto già nel 1816.
Nel quadro del risanamento finanziario, il 28 aprile 1816 venne varata la legge istitutiva delle Caisse des dépôts et consignations, che portò, il 29 luglio 1818, alla creazione, a Parigi, della Caisse d'Epargne et de Prévoyance, su iniziativa del Laffitte e del Delessert.
Obiettivo primario di Corvetto era mettere da parte abbastanza denaro, per rimborsare le indennità di guerra e ottenere la fine della occupazione straniera. Le condizioni vennero poste con la presentazione del budget per l'esercizio 1818, assai migliore del precedente. Ciò consentì al Richelieu di proporre agli alleati lo scambio che attendevano: il pagamento anticipato delle riparazioni di guerra (drasticamente ridotte), in cambio dello sgombero. Uno scambio che gli Alleati accettarono.

Il grande momento del Richelieu venne dal 1º ottobre alla fine del novembre 1818, con il Congresso di Aquisgrana: esso riuniva, per la prima volta dopo Vienna, le quattro potenze vincitrici su Napoleone : Impero Austriaco, Impero Russo, Regno di Prussia e Regno Unito, rappresentati ognuno al massimo livello dal' Imperatore Francesco I d'Asburgo Lorena (vero e unico garante della legittimità), dallo Zar Alessandro I (ancora imbevuto dalla setta), il Re di Prussia Federico Guglielmo III (framassone), primi ministri Britannici (alti esponenti della Gran loggia londinese) e dal Cancelliere Metternich ( con l'Imperatore d'Austria fu un grande oppositore della setta).
Francesco IIEssi stabilirono il ritiro dei corpi di occupazione in Francia, sottoscrissero un protocollo segreto che confermava la garanzia reciproca in funzione anti-francese, accompagnato da una , non ugualmente sincera e condivisa da tutte le Potenze,  dichiarazione riguardo alla fraternità delle quattro potenze cementata dai legami della fratellanza Cristiana. Tali conclusioni non dispiacquero al Richelieu, invitato per  concessione degli Alleati. Formalmente egli registrò un grande successo, in quanto:
  • aveva raggiunto l'obiettivo, vitale per la Francia: la liberazione dal peso dell'occupazione,
  • venne invitato ad aderire pubblicamente alla dichiarazione formale: quanto bastava a presentare all'opinione pubblica il ritorno nel consesso delle potenze,
  • ma, cosa ancora più importante, il Richelieu venne informato del protocollo segreto. E ne fu tutt'altro che dispiaciuto: anzitutto, perché ciò rappresentava una sicura garanzia alla stabilità del Trono del legittimo Sovrano, e poi per la forma segreta, che un'alleanza pubblica avrebbe rappresentato una possibile umiliazione per il restaurato e legittimo governo.
Conseguentemente agli accordi, al termine del congresso Richelieu pagò le riparazioni di guerra e, il successivo 30 novembre 1818, gli occupanti cominciarono il rimpatrio.

Il ristabilimento delle finanze passava, anche, per la riorganizzazione dell'esercito, che aveva assorbito la gran parte delle risorse del Primo Impero. Essa venne affidata al Gouvion-Saint Cyr, Maresciallo dell'Impero ma mantenutosi estraneo ai Cento giorni. Divenuto ministro della guerra il 26 settembre 1815, in sostituzione del Clarke.
Il 12 marzo 1818 fece approvare la fondamentale Legge Gouvion-Saint-Cyr che introduceva fondamentali riforme: (I) reclutamento primariamente volontario, (II) estrazione a sorte di un contingente di 60 000 uomini, limitata al fine di compensare carenze di effettivi, (III) leva di sei anni, (IV) esclusione contro pagamento di un prezzo di riscatto, (V) passaggio ad ufficiale unicamente previo servizio biennale, ovvero scuola militare, (VI) ammissione alle scuole militari solo per concorso.
L'intervento ebbe tale successo, da essere a lungo mantenuto dai diversi regimi che si succedettero nel XIX Secolo in Francia.

Richelieu aveva accettato di condurre un ministero costituzionale. Ciò che non faceva, di lui, assolutamente, un liberale.
Essenzialmente, egli metteva al servizio del
Sovrano le proprie capacità e relazioni, per condurre la politica che questi, in quel 1816, desiderava: sostenere una politica conforme alla 'Carta' appena ottriata (dal francese octroyée: concessa dal Sovrano), al fine di mantenere il consenso interno e ristabilire, in tal modo, il prestigio della dinastia; ottenere lo sgombero delle truppe di occupazione, al fine di permettere il risanamento finanziario.

In politica interna, tuttavia, Richelieu, non rinunciò all'assunto indispensabile della Restaurazione francese, ovvero il bando della vita pubblica (e non dal Paese, come volevano alcuni Ultra) dei soggetti compromessi: (I) con la votazione di ghigliottinare Luigi XVI (i regicidi), (II) con incarichi pubblici durante i Cento giorni. Tant'è che, nel 1816, Richelieu accettò un seggio della Académie française, lasciato libero dall'Arnault, che era stato cacciato (il 1º marzo, insieme ad altri 11), in quanto ministro dell'educazione nel corso dei Cento giorni. Poco dopo venne inviato in esilio il sommo generale Carnot in quanto regicida e ministro dell'interno dei Cento giorni. Il 13 aprile venne chiusa per indisciplina l'École polytechnique, riaperta solo il 17 gennaio 1817, riformata e ribattezzata royale.
Analoghe considerazioni valgono per la materia religiosa: nel 1816 venne permesso il ritorno dei Gesuiti, l'11 giugno 1817 venne presentato un progetto di concordato, che permetteva il ristabilimento delle diocesi soppresse con il concordato del 1801.
Da ultimo, la legge elettorale del febbraio 1817, che prevedeva un nuovo sistema di voto, con gli elettori (circa 100 000 in tutta la Francia) concentrati nei capoluoghi dei dipartimenti a formare un collegio elettorale e, lì, eleggevano direttamente i deputati. Una legge  governativa, in quanto consentiva un diretto controllo dei collegi, da parte dei prefetti e delle autorità locali attuato per evitare eccessive manipolazioni liberali.
L'operato del governo Richelieu deve, quindi, essere giudicato non tanto in base al metro di un maggiore o minore reazionarismo, bensì del  rispetto agli obiettivi che Luigi XVIII gli aveva posto: lui li raggiunse tutti: e questo è tra le altre cose ciò che consente di giudicarlo un politico di grande successo.

Tale successo venne ottenuto, nonostante due incidenti di percorso, che val la pena di ricordare perché ancora oggi se ne è conservata memoria:

L'affare della Medusa

Il primo occorse il 2 luglio 1816, con il naufragio de la Méduse: una fregata francese, in navigazione verso il Senegal, si incagliò. 250 passeggeri vennero imbarcati su sei scialuppe, 139 marinai e soldati su una zattera. Poco dopo l'inizio della navigazione, la zattera andò alla deriva e dei 139 ne sopravvissero 13.
Lo scandalo scoppiò il 13 settembre seguente, allorché il foglio settario antiborbonico Le Journal des Débats, pubblicò una relazione del chirurgo Henry Savigny, sopravvissuto della zattera: egli raccontava del clima di violenza e sopraffazione fra i sopravvissuti. Ma gli avversari del governo sottolinearono innanzitutto la presunta discriminazione sofferta dai non-privilegiati, eppoi la circostanza che il comandante de Chaumaray fosse un emigrée, rientrato nel 1814. E montarono un affare politico sulla menzogna, che non cessò nemmeno dopo la condanna a tre anni di prigione del de Chaumaray, il 3 marzo 1817.


L'Affaire Fualdès

La notte fra il 19 ed il 20 marzo 1817, a Rodez, antica cittadina del dipartimento dell'Aveyron, nella lontana regione del Midi-Pirenei, venne orribilmente assassinato un antico procuratore imperiale, tal Antoine Bernardin Fualdès. Seguirono due processi (1817-18), al termine dei quali eseguite tre condanne a morte, e comminati tre ergastoli ed altre pene.
Le cose si complicarono quando emerse che l'assassinato, in passato, e non solo, acceso rivoluzionario, fosse a conoscenza di una supposta evasione del (eventualmente sopravvissuto) Luigi XVII, il figlio maschio di Luigi XVI e Maria Antonietta, strappato dai rivoluzionari a sette anni dalla madre, incarcerato, costretto ad accusare di incesto la madre, torturato e morto ad appena nove anni, nel 1795. Tesi che, e non c'è da meravigliarsi, vennero rilanciate anche dalla assai letta stampa britannica, che diede un bel contributo al successo del feuilleton. Non mancò nemmeno un quadro del buon Géricault, intitolato les Assassins de Fualdès.

Luigi XVIIICiò che mise realmente in difficoltà il governo Richelieu fu la crisi economica del biennio 1816-18. In una società primariamente agricola, era venuto l'anno 1816, ricordato come l'anno senza estate: piogge continue, vendemmie tardive, cattivi raccolti, probabilmente legati alla esplosione del vulcano Tambora in Indonesia, nel precedente aprile 1815. I cattivi raccolti continuarono sino a tutto il 1817, trascinando una crescita dell'85% del prezzo del frumento e la discesa, dal 15% al 20%, dei prezzi dei prodotti industriali (sul periodo 1815-17). Il governo sovvenzionò in ogni modo il ristabilirsi dell'economia del Regno ma avidi speculatori dell'ala liberal settaria peggiorarono la situazione provocando, nel 1817 , e per esplicita volontà di sovvertire il governo,  sollevazioni popolari.
In un simile contesto, la situazione politica precipitò e il successo dei liberali aumentò alle elezioni parziali del 1818, che seguiva un analogo esito alle parziali del 20 settembre 1817,  che costrinse il Richelieu alle dimissioni.  Luigi XVIII  cercò a quel punto un ministero più liberale, affidandolo al poco raccomandabile Dessolles, il 29 dicembre 1818.

La parentesi del  governo Dessolles

Dessolles si distinse per opere indirizzate dal volere dei circoli settari francesi come l'abolizione dello scomodo Reazionario Ministero di Polizia (nonostante la ostinata opposizione della camera dei pari) e per una sostanziale riduzione della censura. Le pilotate elezioni parziali del 1819, sancirono il successo di tale politica, con una nuova vittoria liberale. Tutto ciò, però, allarmò moltissimo le potenze della Quadruplice, che reagirono all'elezione dell'abate Grégoire, noto liberale, già noto come pretre citoyen, uno dei padri della infame 'Costituzione civile del clero'. Il cancelliere austriaco Metternich  suggerì che tali eventi potessero comportare l'applicazione del protocollo segreto del Congresso di Aquisgrana.

La parentesi del  governo Decazes

Luigi XVIII ne fu talmente terrorizzato, da indurre Dessolles alle dimissioni, sostituendolo, il 18 novembre 1819, con il moderato ma pur sempre liberale Decazes. Con l'impegno di introdurre una modifica della legge elettorale che rendesse impossibile il ripetersi di uno scandalo come l'elezione dell'abate Grégoire.
Decazes realizzò l'esclusione dell'abate dalla Camera dei deputati e mutamenti alla legge elettorale che sembrarono, insieme, insufficienti per gli "ultra-realisti", da una parte, ed inaccettabili ai liberali, dall'altra . La situazione si aggravò ulteriormente, quando giunse notizia dell'iniziale successo della Rivoluzione liberale spagnola, iniziata dal del Riego il 1º gennaio 1820, poi sopita e infine apparentemente trionfante con i tumulti liberali di Madrid del 7-10 marzo 1820.
Il primo ministro cominciò ad essere accusato come il nuovo Seiano, il moderno Catilina e simili. Sinché venne l'assassinio del Duca di Berry, avvenuto il 13 febbraio 1820. Decazes venne, nel clima di tensione generatosi, accusato di complicità con il clamoroso delitto politico. A quel punto il Conte d'Artois , padre del duca di Berry e fratello del Re, impose le dimissioni del governo, il 17 febbraio. Che il primo ministro, accettò. In cambio venne nominato Duca ed ambasciatore a Londra.


Il Sovrano aveva sostenuto i due governi liberali del Dessolles e del Decazes. Ed entrambi erano stati licenziati sotto le pressioni della parte Reazionaria: il primo a causa delle potenze alleate, il secondo direttamente dalla saggezza del resto della Casa Reale. Non restava, per raddrizzare le sorti della Francia, a Luigi XVIII, che allargare il governo al partito degli ultra-realisti.
Non attribuì, però, direttamente l'incarico al leader della fazione ultra, il Villèle, ma gli preferì un uomo di sicura fede: Richelieu. Affiancandogli il Chateaubriand (all'epoca, notevole anti-liberale) ministro degli esteri. E, soprattutto, due leader della fazione ultra, nella persona del Villèle, appunto, e del Corbière: era la prima volta che un governo di Luigi XVIII faceva spazio ad esponenti di tale partito.
La stabilità del nuovo governo, tuttavia, non sarebbe stata assicurata, sinché la Camera dei deputati fosse stata controllata dalla maggioranza liberal settaria. Luigi XVIII chiese, quindi, al Richelieu di ottenere una nuova maggioranza.

Il secondo governo Richelieu entrò in carica il 21 febbraio 1820. E Richelieu prese ad eseguire la missione affidatagli.
I liberali alla Camera costituivano una netta maggioranza. Ma reagirono debolmente, condizionati com'erano dalla generale indignazione seguita all'assassinio del Duca di Berry. E dalla coscienza che la Francia era ancora una nazione a sovranità limitata e l'unica garanzia dalle ingerenze straniere era rappresentata da Luigi XVIII. Ciò secondo i termini del protocollo (abbastanza) segreto di Aquisgrana e come appena dimostrato dal caso Dessolles - abate Grégoire. Dal che conseguiva che i liberali avrebbero potuto governare unicamente d'accordo con il Re, che Reazionario di certo non er.
Richelieu seppe profittare della situazione, imponendo, già nel  marzo 1820, alla Camera l'approvazione delle leggi che ristabilivano la censura, con tanto di autorizzazione preventiva. Contestualmente vennero aumentati i poteri di polizia e ridotte le libertà personali (con il termine "liberta personali" ci si riferisce a tutte quelle azioni di chiaro stampo sovversivo). Simili provvedimenti consentirono al governo di procedere contro i giornali radicali e liberali, chiudendoli d'autorità o agendo con processi e vari interventi di autorità.
I radicali reagirono battezzando tale complesso di provvedimenti con un nome di propaganda liberale già usato in passato: il Secondo terrore bianco. Benché avesse molto poco a che fare il precedente del 1815, che era consistito in una diffusa reazione popolare anti-napoleonica, alla quale il Re e Richelieu si erano, semmai, opposti. Venne persino abbozzato un tentativo di pronunciamento della guarnigione militare (probabilmente sull'esempio spagnolo di del Riego), e sempre diretto dalla setta, scoperto in fase assai preliminare e represso senza eccessiva severità.
Richelieu, infatti, era primariamente interessato al completamento della ‘missione' affidatagli dal Sovrano: una volta messa sotto controllo l'opinione pubblica(Borghesia), non restava che cambiare (un'ennesima volta e per motivi di forza maggiore) la legge elettorale ed indire le desiderate elezioni.


L'atto successivo venne il 2 giugno 1820, con l'approvazione della legge del doppio voto, disegnata per aumentare la rappresentatività del quarto più influente e fedele dell'elettorato: l'insieme del corpo elettorale (circa 96 000 uomini, con un censo annuale pari a 300 franchi) votava per un parco di 258 deputati (il 60%), dopodiché il quarto prima citato  votava una seconda volta, per 172 deputati supplementari (il 40%).

Si trattò di un passaggio fondamentale nella storia del tentativo della reale Restaurazione francese:
  • la legge rappresentava un fidato strumento giuridico (tanto singolare da passare alla storia del diritto costituzionale), che colpiva le mire sovversive dell'opinione pubblica liberale , sia moderata che radicale, portandola alla comprensione che la famiglia Reale non era garante dei loro egoistici interessi ,
  • essa produsse un trionfo degli ultra alle elezioni del novembre 1820 della Camera dei Deputati.
Incidentalmente, essa attirò sul Richelieu la   condanna di quella  Francia liberal settaria  che ne infangò ingiustamente la memoria storica. Tentando di cancellare i, brillanti, risultati del suo governo.

La nuova maggioranza parlamentare consentì al Richelieu di dare nuovo impulso ad un programma legislativo che si poteva dire, ormai, pienamente reazionario. Si ricordano, in particolare:
  • l'ordinanza del 27 febbraio 1821, che mise le università sotto la sorveglianza delle istituzioni ecclesiastiche,
  • la riproposizione del progetto di concordato già bocciato nel 1816, le cui disposizioni vennero, in parte, accolte con una legge approvata il 4 luglio. Esse integrarono il concordato del 1801, che restò, formalmente, in vigore.
Una legislazione decisamente ultra in politica interna, unita ad un atteggiamento vagamente 'liberale' in politica economica: il 5 maggio 1821, ottenuta la necessaria autorizzazione governativa, venne costituita la prima compagnia ferroviaria francese.

Il 5 luglio 1821 arrivò in Francia l'annuncio della morte di Napoleone, avvenuta il 5 maggio a Sant'Elena. Con i radicali (comunque anti-napoleonici) ridotti al meritato silenzio e i liberali bloccati dalla necessità di un consenso del Sovrano che ora, per sagge ponderazioni di quest'ultimo ,  loro mancava, la scomparsa dell'Imperatore rese possibile un avvicinamento alla Monarchia del partito bonapartista, compresi  ufficiali di truppa, che furono liberati dal giuramento di fedeltà all'Imperatore. Richelieu ne uscì curiosamente rafforzato: a premiarlo fu  la grandezza del proprio successo.

Richelieu aveva concluso la sua missione: la casa dei Borbone appariva assai rafforzata, la morte di Napoleone toglieva molti alibi alla ingerenza delle potenze straniere. Le conseguenze della rappresaglia liberal settaria alla sua politica anti-liberale di là da venire. Ma si era trattato di una politica decisamente e genuinamente Ultra. E, se essa aveva portato tanti vantaggi, non v'era più motivo perché Luigi XVIII non incaricasse direttamente il capo della maggioranza ultra alla Camera, conte di Villèle (peraltro con molti amici a corte, da Rochefoucauld a Madame du Cayla, la favorita  del Re).

Richelieu venne, quindi, dimissionato il 12 dicembre 1821. Villèle, subito promosso Conte, si dimostrò un adeguato prosecutore della politica del predecessore: rinforzò la censura, denunciò  numerose congiure liberali, seguite da azioni repressive e completò il reingresso della Francia nel consesso delle grandi potenze, autorizzando la trionfale spedizione di Spagna, cantata dal Chateaubriand nelle Memorie d'oltretomba.
Nel frattempo, Richelieu aveva lasciato definitivamente la vita politica. Dopo una vita dedicata alla politica della rettitudine sociale e alla fedeltà alla legittima dinastia, morì di un colpo apoplettico, il 17 maggio 1822, cinquantaseienne.







Fonte:

Wikipedia

Vive le Roy

Scritto da:

Il Principe dei Reazionari.