A ore conosceremo il risultato di elezioni che contano. Quelle israeliane. Contano perchè incidono non solo sul futuro dell’area vicinorientale e mediterranea ma su un’ampio insieme di equilibri globali.
Nostre previsioni:
- Affermazione dell’estremista di destra Bennett (“novità” politica). Un risultato interessante sarà forse quello del giornalista centrista Yair Lapid. Non è da escludere una sorpresa anche a sinista: Meretz (per una soluzione “due popoli due Stati), pur piccolo, potrebbe cresecere: raccoglierà consensi tra gli “intellettuali”.
- Continuerà il trend di atrofizzazione del cosiddetto “progressismo sionista”, frammentato e stanco.
- Probabile che vada bene l’aggregato della “destra sionista”, il tandem Bibi-Lieberman in un qualche modo la spunterà (sebbene un po’ appannato).
- In sintesi: asse politico a “destra”, con uno spostamento ulteriore del baricentro parlamentare in direzione di forze nazionaliste: “nessuno è così estremista da non trovare qualcuno ancora più estremista”. Anni fa il Likud rappresentava i “duri e puri”, eredi di quel revisionismo che veniva comunemente definito il “fascismo del sionismo”. Poi è arrivato Lieberman con il suo populismo e li ha scavalcati. Ora, porbabilmente, è la volta dell’ultranazionalista Bennett. In sostanza si prevede una futura politica israeliana non meno intransigente di quanto visto negli ultimi anni.
Di Redazione A.L.T.A.