Carlo magno
Nel 752 il Re longobardo Astolfo conquistò Ravenna, ponendo fine all’esarca- to imperiale e spezzando così definitivamente il fievole legame tra l’Italia centro-set- tentrionale e Costantinopoli. La vittoria dei nuovi signori, tuttavia, fu di breve dura- ta. Il regno infatti venne conquistato nel 776 dal Re franco Carlomagno, che si fece proclamare nuovo sovrano. Tra la famiglia carolingia ed il Papato si era stabilita, già durante il regno del padre di Carlo, Pipino, una stretta alleanza. Pipino, infatti, fu consacrato Re dei Franchi da Papa Stefano II, che gli conferì pure nel 754 il titolo di Patricius Romanorum, la più alta dignità temporale sulla città eterna e le sue dipendenze. Era, quindi, inevitabile che i sovrani d’oltralpe non man- cassero d’intervenire nelle questioni papali. A maggior ragione ciò avvenne quando suo figlio Carlo divenne Re dei Longobardi, e quindi titolare di un regno italico. Nel 795 venne scelto a succedere a Papa Adriano I, Leone, Cardinale di S. Su- sanna. Costui di umile origine si mise completamente sotto la protezione di Carlo, in- viandogli copia del verbale d’elezione con le chiavi di S. Pietro e lo stendardo della Chiesa. Il carolingio, che aveva lasciato assolutamente libera la designazione del nuo- vo pontefice, non mancò d’inviare un suo messo per ricevere il giuramento di fedeltà del popolo romano.313 Qualche anno dopo, Leone III venne assalito e quasi accecato dai sostenitori di una fazione a lui ostile. Solo a fatica gli riuscì di rifugiarsi in S. Pietro. Condotto in se- guito in Germania alla corte di Carlo, rientrò a Roma nel novembre 799, ma, conti- nuando i dissensi, il sovrano in persona decise di giungere nell’Urbe il novembre del- l’anno successivo (23 novembre 800). Venne così convocata in S. Pietro un’assemblea, composta di chierici e laici, che doveva trattare la grave questione del comportamento del Pontefice. Leone III si sottomise allora ad un sacramentum purgationis, ossia, ad un giuramento prestato di sua spontanea volontà, dove confermava solennemente che le accuse che gli venivano rivolte erano assolutamente infondate. Qualche giorno dopo, Carlo nella medesima basilica veniva incoronato Impe- ratore dei Romani. Leone, in conformità al cerimoniale bizantino, s’inginocchiò in se- gno di ossequio davanti al sovrano. Così il grande Imperatore, in una celebre lettera indirizzata al Pontefice, intendeva le strette e necessarie relazioni tra le due massime potestà: «Desidero stabilire con la vostra Beatitudine un’alleanza inviolabile di uguale fede e carità, in modo che, per la grazia che Dio ha donato alla vostra apostolica Santità, mi raggiunga ovunque la benedizione apostolica invocata per mezzo delle preghiere dei santi, e la santissima Sede della Chiesa Romana, per concessione di Dio, sia sempre difesa dal- la nostra devozione. A noi, spetta, secondo l’aiuto della divina misericordia, difendere con le armi ovunque, all’esterno, la santa Chiesa di Cristo dall’incursione dei pagani e dalla devastazione degli infedeli, e all’interno fortificarla con il riconoscimento della fede catto- lica. A Voi, invece, Padre santissimo, spetta alzare – come Mosè – le mani a Dio per aiu- tare la nostra malizia, cosicché, con la vostra intercessione e grazie alla guida e alla con- cessione di Dio, il popolo cristiano riporti sempre ed ovunque vittoria sui nemici del Suo santo nome, e il nome del Signore nostro Gesù Cristo sia glorificato nel mondo intero».