giovedì 3 gennaio 2013

Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli: Semplici storie fantasy di "Tolkeniana memoria"?

 AVVERTENZE: Sicuramente vi chiederete "cosa centra in un contesto simile un argomento  che non ha, apparentemente, nulla a che vedere con l'A.L.T.A. ?" Bè , leggete e lo capirete...




 Lo Hobbit , la  cui prima pubblicazione risale al 21 settembre 1937 , e  Il Signore degli Anelli  (The Lord of the Rings),  seguito del precedente romanzo  pubblicato tra il 1954 ed il 1955 in 3 volumi, sono romanzi fantasy scritti da John Ronald Reuel Tolkien (pronuncia /ˈtɒlkiːn/; Bloemfontein, 3 gennaio 1892Bournemouth, 2 settembre 1973)  Cattolico, scrittore, filologo, glottoteta e linguista britannico, spesso abbreviato in J.R.R. Tolkien. Importante studioso della lingua anglosassone.



Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli in breve:

I romanzi di Tolkien presentano alcuni importanti elementi, riconducibili alle altre opere  sulla Terra di Mezzo: ad esempio l'Unico Anello sarà il tema centrale de Il Signore degli Anelli, mentre le antiche spade elfiche di Gondolin riportano alle storie narrate nel Silmarillion, opus maximum dell'autore, lasciato incompiuto e pubblicato postumo dal figlio. Il tema dell'eroismo è centrale nell'opera, che è stata vista come una metafora della Prima guerra mondiale dove contadini o persone della campagna in genere sono costrette a compiere atti di eroismo.
Lo Hobbit e gli altri due libri costituiscono un unico racconto che si dipana fra le quattro Ere in cui Tolkien divideva la sua subcreazione. Nella Prima Era, raccontata nel Silmarillion, hanno luogo la creazione del mondo assieme alla genesi delle varie razze (a parte quella degli Hobbit) e le vicende relative al primo Signore Oscuro, Melkor; durante la Seconda Era, su cui si possono trarre informazioni attraverso le appendici a Il Signore degli Anelli e l'Akallabêth, una sezione del Silmarillion, assistiamo alla salita e alla caduta del grande regno degli Uomini di Númenor e alla creazione degli Anelli di Potere a opera degli Elfi, aiutati in questa impresa da Sauron, nuovo Signore Oscuro, poi sconfitto dall'Ultima Alleanza di Uomini ed Elfi. La Terza Era è quella in cui hanno luogo gli eventi di Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit; durante essa si svolgono le vicende dei regni fondati dai Númenoreani superstiti, la missione ai danni del drago Smaug e gli episodi della Guerra dell'Anello contro il redivivo Sauron. Durante gli ultimi anni della Terza Era, a eroi Elfi, Umani e Nani di altissimo lignaggio si accostano i piccoli Hobbit della Contea, sbalzati al centro degli eventi dai fatti narrati in Lo Hobbit. Infine, nella Quarta Età, alla quale non è stata dedicata alcuna opera, ma i cui primi anni si possono trovare riassunti nelle appendici a Il Signore degli Anelli, gli Uomini prendono definitivamente le redini della Terra di Mezzo, mentre le altre razze si avviano a scomparire. Tolkien non scriverà storie ambientate nella Quarta Era del mondo, perché per lui la Terra di Mezzo perde assieme agli Elfi tutto il suo fascino e la sua bellezza.


Una forte impronta Cristiana nell'opera di Tolkien
 
 
 Tolkien, «cattolico di romana Chiesa» come spesso ama definirsi nelle sue lettere, descrive i suoi romanzi, in specie Il Signore degli Anelli, come «un lavoro fondamentalmente religioso e Cattolico» in quanto in esso si possono cogliere molti aspetti che caratterizzano la vita cristiana. Nell'opera si rintracciano, nondimeno, riferimenti riconducibili più generalmente alla religioni Cristiana  nel suo complesso  teologico.
Tolkien ha dunque scelto alcuni dei temi con cui ogni cristiano si rapporta, riuscendo tuttavia a trattarli con un elegante linguaggio alternativo:
La Speranza è certamente l'aspetto più nobile che lega l'intero racconto: i popoli liberi sperano, contro ogni previsione, di riuscire a liberarsi dal male (Sauron) che lentamente e inesorabilmente sta conquistando la Terra di Mezzo: anche Saruman il Bianco, una volta estremo baluardo del Bene, è stato corrotto.
La differenza fra speranza e disperazione è molto sottile, ma, nel libro, si coglie in maniera precisa: ciò che le divide è la Provvidenza, a cui la prima fa affidamento, a differenza ovviamente della disperazione. La provvidenza agisce continuamente, ma in maniera nascosta: Gandalf il Grigio ritorna come Gandalf il Bianco per portare a termine la sua missione; il Palantír lanciato come fosse un comune sasso e usato da Pipino diventa un vantaggio per Frodo e Sam; Gollum compie ciò che Frodo non può più con l'Unico Anello, nonostante non avesse intenzione di distruggerlo: Gollum con il suo intervento ha liberato Frodo dal potere dell'Unico Anello, mentre se non fosse stato così Frodo non sarebbe mai riuscito a gettarlo. Non è il caso che guida questi eventi, così come non lo è il fatto che ci siano degli Stregoni che, almeno inizialmente, sono giunti per aiutare i popoli liberi a combattere contro il male. Continuando questo percorso si scopre come gli umili siano i veri vincitori: non solo il piccolo e umile popolo Hobbit, ma anche i più umili di esso, come Sam.
L'Umiltà è una qualità piuttosto ricorrente nel romanzo, assieme all'Amicizia: esse danno la forza a Sam di sopportare situazioni di ogni tipo: pericolose, ingiuste e neanche affidate a lui, bensì al suo padrone (e migliore amico) Frodo. A fianco a quello dell'amicizia vi è, inoltre, il tema dell'Amore, narrato magnificamente nelle storie di Aragorn ed Arwen, Éowyn e Faramir, Sam e Rosie, nonché nella leggenda di Beren e Lúthien, storie dalle quali traspare la nobiltà, la purezza e la bellezza di questo sentimento, non legato esclusivamente alle semplici passioni.
La Misericordia e la Pietà sono temi molto frequenti non solo in quest'opera ma anche negli altri scritti di Tolkien; erano temi a cui Tolkien volle dedicare particolare attenzione: in linea generale, il tema principale del racconto  potrebbe essere identificato come la lotta tra il bene e il male, e per questo Tolkien era stato considerato da alcuni manicheo, dato che i personaggi del libro tendono per natura o al male assoluto o al bene assoluto; in verità non è così, dato che tutti i personaggi nel corso della loro storia hanno potuto scegliere: anche un essere come Gollum, un tempo un normalissimo Hobbit, mentre poi ha fatto di tutto per non permettere a Frodo di distruggere l'Anello. In La Compagnia dell'Anello, Gandalf racconta a Frodo che Bilbo, che era una persona buona, che non poteva vedere la morte e la distruzione, non volle uccidere neanche un essere ripugnante come Gollum, proprio perché ebbe pietà di lui , e proprio la pietà di Bilbo portò alla distruzione dell'Anello, visto che, se Gollum non avesse attaccato Frodo quando si trovavano sul Monte Fato, l'Anello non sarebbe stato distrutto. A episodi come questo Tolkien dà nome di Eucatastrofe ("buona catastrofe"): il trionfo è stato quindi la conseguenza di un fallimento (da parte di Frodo) e il sacrificio (da parte di Gollum). Un altro esempio di Pietà ci è dato da quella di Théoden nei confronti di Grima Vermilinguo: il re infatti voleva ucciderlo, ma Gandalf è intervenuto, suggerendo di dargli la possibilità di scegliere da quale parte stare; anche in quel caso la pietà di Théoden ha portato a degli sviluppi positivi, come la morte di Saruman e il recupero del Palantír, nonostante che poi Grima abbia scelto di stare dalla parte del male.
Illuminante è un passo tratto dalle lettere di Tolkien: «Tolkien, in una lettera a un figlio che negli anni quaranta era in guerra, era stato arruolato nella Royal Air Force contro la Germania  nazista , gli diceva: "Però stai attento, figlio mio, a non odiare; non devi combattere il nemico con le sue stesse armi, e non devi usare l'anello". Glielo diceva proprio così. Pensate a un padre che scrive a un figlio in guerra dicendo: "Non devi usare l'anello". Non devi diventare come loro, non devi farti prendere dall'odio, eccetera. Credo che anche questo sia significativo della visione religiosa e umana di Tolkien.». È per questo che Gandalf redarguisce Boromir, quando quest'ultimo consiglia di portare l'Anello a Gondor per usarlo contro Sauron: non si possono usare, anche per combattere contro il Nemico, le sue stesse armi.
Nel romanzo sono trattate, infine, la Morte, a cui può essere legato anche il tema del Sacrificio, la Salvezza e, attraverso riferimenti non velati, anche la tematica della risurrezione dalla morte: la prima legata all'uomo come un dono di cui nessuno conosce la natura, ma che conduce alla seconda, la salvezza, alla quale sono chiamati tutti gli esseri della Terra di Mezzo e per cui vale la pena lottare per raggiungere un mondo di pace e giustizia, privo del male. La resurrezione dalla morte avviene in Gandalf il quale, dopo lo scontro con una creatura demoniaca terribile Balrog, che riesce ad annientare e ricacciare nelle profondità della terra, ritorna alla vita per compiere la sua missione di sconfiggere il male che rischia di distruggere il mondo degli uomini.
Riguardo al sacrificio invece, non bisogna pensare ad un'impersonificazione di Frodo con il Cristo: Frodo che prende su di sé un pesantissimo fardello, per la salvezza di tutti i popoli liberi, oppure Gandalf che combatte con il Balrog fino a sacrificare la sua vita per ucciderlo per poi "risorgere" (e secondo alcuni è proprio una metafora della resurrezione), sono due paragoni errati. A questo proposito, Paolo Gulisano, autore della precedente citazione, afferma: «Frodo è Frodo, Aragorn è Aragorn, nessuno di loro è Gesù Cristo, però ci vogliono far vedere come si vive da cristiani in un mondo "pagano", come era quello della Terra di Mezzo.»
Per finire, alcuni  (anche se non vi è uniformità di interpretazioni sull'argomento) hanno visto nell'opera di Tolkien alcuni rimandi ad una simbologia numerica cristiana. Ad esempio, l'età alla quale gli Hobbit raggiungono la maturità è 33, come l'età di Cristo alla sua morte sulla croce; inoltre il novero degli Anelli richiamerebbe quattro tra i numeri più importanti per la cristianità, quali 1, l'unità di Dio, 3, la trinità, 7, il numero di Dio nella tradizione ebraica (il 7 è comunque un numero che ricorre spesso, nei Testi Sacri; un esempio su tutti la creazione del mondo, avvenuta in 7 giorni), e 9, considerato il numero perfetto in quanto tre volte la trinità.
Vi è anche il concetto e la simbologia del re cristiano che combatte per difendere la giustizia la verità e i deboli ! In poche parole la Monarchia Sacra e legittima come strumento della più ampia sovranità di G.Cristo .

 
La vittoria del Bene sul Male
 
Il Signore degli Anelli, nonostante le peripezie raccontate, le vicende dagli sfondi più o meno tragici, la morte che colpisce anche  i buoni , finisce con un lieto fine: il male viene sconfitto, il bene trionfa, tutto riacquista un ordine e un equilibrio. Il lieto fine deve essere inteso come un riscatto dell'umanità, una sorta di fiducia da parte di Tolkien nei confronti dell'uomo e soprattutto in Dio. Lo scrittore inglese lascia in vita quasi tutti i personaggi della Compagnia dell'Anello, e di questi fa morire solo Boromir perché desideroso di impossessarsi dell'anello, seppur per uno scopo nobile. Il romanzo non finisce con una strage tra i protagonisti, bensì con una vittoria epica.  La vittoria sul Male avviene radiosa , senza essere quasi nemmeno più sperata, nel "Ritorno del Re".
Questo va molto in contrasto con la vita di Tolkien, in quanto lo scrittore partecipò alla Prima guerra mondiale come soldato ed assistette agli sviluppi della Seconda; all'interno di La realtà in trasparenza si trovano dei suoi pensieri riguardanti la Prima guerra mondiale, come «Le guerre sono sempre perdute e la guerra continua sempre».
A questo pessimismo (o realismo) riguardante la società in cui vive, Tolkien accosta un lieto fine nel suo romanzo, quasi volesse creare un mondo diverso da quello nel quale viveva quotidianamente, un mondo che affronta il male con il coraggio, la determinazione, la fede, l'amicizia e lo sconfigge per ritrovare finalmente la pace. Ma  Tolkien non si considerò mai un  personaggio del mondo che creò : in una lettera ad Amy Ronald nel 1969 afferma: «Io in realtà, non appartengo alla storia che ho inventato, e non voglio appartenervi>> . Probabilmente  con la sua umiltà non si sentiva un eroe come Aragorn o Frodo.



L'esempio da seguire

 

Molte persone, per lo più giovani, sembrano non cogliere il vero senso del racconto di Tolkien prendendolo o come una sciocca storiella buona per bambini o per una realtà "neo pagana" alternativa. Come è chiaro leggendo ciò che ho scritto pocanzi , non è così! . Le opere di Tolkien  vanno capite, ascoltate, osservate attentamente nei loro minimi  particolari, comprendendone il profondo significato che non si limita ed esaurisce in un mero racconto ma si sviluppa in un complesso messaggio di redenzione.
Tolkien ci ha voluto illuminare con una storia stupenda in grado di "pizzicare le corde" di molte persone. Il suo messaggio è sempre chiaro , sia leggendo Lo Hobbit che Il Signore degli Anelli. In ognuna delle due opere l'autore ci manda un messaggio volto a spronarci e a far capire al lettore che è giusto combattere per il Bene contro il Male che avvolge il Mondo. A tal proposito voglio riportare il discorso  dell'umile Hobbit Sam estrapolato dal secondo capitolo della Trilogia , "Le Due Torri":  "È come nelle grandi storie, padron Frodo, quelle che contano davvero, erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi sapere il finale, perchè come poteva esserci un finale allegro, come poteva il mondo tornare com'era dopo che erano successe tante cose brutte, ma alla fine è solo una cosa passeggera, quest'ombra, anche l'oscurità deve passare, arriverà un nuovo giorno, e quando il sole splenderà sarà ancora più luminoso, quelle erano le storie che ti restavano dentro, anche se eri troppo piccolo per capire il perchè, ma credo, padron Frodo, di capire ora, adesso so, la persone di quelle storie avevano molte occasioni di tornare indietro e non l'hanno fatto... andavano avanti, perchè loro erano aggrappati a qualcosa."

Frodo: "Noi a cosa siamo agrappati Sam?"

Sam: "C'è del buono in questo mondo, padron Frodo... è giusto combattere per questo!"




Con la speranza che la maggior parte di voi colga il magnifico e reale messaggio di questa stupenda opera di Tolkien vi pongo una semplice domanda: cosa vogliamo fare del tempo concessoci su questa terra da Dio? Vogliamo rimanere immobili guardando il mondo che sprofonda nelle tenebre o vogliamo renderci degni strumenti di Dio sulla Terra combattendo e , se necessario, sacrificandoci per estirpare il Male che ci affligge? Pensateci profondamente e datevi una risposta . Ogni buona storia ha la sua morale , l'opera di Tolkien supera ogni precedente per importanza e saggezza .


Scritto da:

Il Presidente e fondatore dell'A.L.T.A. Amedeo Bellizzi.