Le parole di Waldeck-Rousseau, di Viviani e degli altri, sono l'espressione d'un pensiero che trovasi dappertutto. La Francia, il Belgio, la Svizzera, l'Italia, la Germania le avevano udite in tutti i Conventi massonici e in tutti i Congressi democratici tenuti da mezzo secolo in qua. Alcune brevi citazioni finiranno, crediamo, di rischiarare la situazione. Seguiremo l'ordine cronologico.
Nell'agosto 1857, il Giornale d'Anversa ricordò queste parole pronunciate nel Convento delle logge del Belgio il 2 luglio 1846 e in quella del 24 giugno 1854: "Invano, coi secolo XVIII, ci siamo lusingati di avere schiacciato l'infame: l'infame rinasce ... Bisognerà che il paese finisca col farne giustizia, dovesse anche ricorrere alla violenza per guarire da questa lebbra".
Dieci anni più tardi, il 26 dicembre 1864, nel medesimo luogo e nelle medesime circostanze, Van Humbieeck, venerabile della loggia Les Amis de l'Union du Progrès, disse: "Si è rimproverato alla Rivoluzione di scavare un abisso. Non è vero: la Rivoluzione non ha scavato un abisso, bensì una fossa, e l'ha scavata per seppellirvi il cadavere del passato (la civiltà cristiana). Ciò che è vero della Rivoluzione, è pur vero della massoneria, di cui la Rivoluzione non è che la formula profana. Sì, un cadavere havvi nel mondo; esso sbarra la via al progresso (al ritorno della civiltà pagana): questo cadavere dei passato, per chiamarlo col nome che gli si addice, è il cattolicismo".
Van Humbieeck
L'anno seguente, 1865, si tenne a Liegi il congresso degli studenti. Da questo congresso uscirono dapprima lo stato maggiore dell'Internazionale, poi gli ausiliari di Gambetta. Più di mille giovani di Germania, di Spagna, d'Olanda, d'Inghilterra, di Francia, di Russia erano presenti. Si mostrarono unanimi nei loro sentimenti di odio contro i dogmi e anche contro la morale cattolica; unanimità di adesione alle dottrine e agli atti della Rivoluzione francese, compresovi il 1793; unanimità di odio contro l'attuale ordine sociale "che non tiene conto di due istituzioni fondate sulla giustizia", parole pronunciate alla tribuna da Arnould, redattore del Précurseur d'Anversa, e applaudite clamorosamente dall'assemblea. Un altro oratore, Fontaine, di Bruxelles, terminò il suo discorso con queste parole: "Noi, rivoluzionari e socialisti, noi vogliamo lo svolgimento fisico, morale e intellettuale del genere umano. Notate che io dico prima fisico, poi intellettuale. Noi vogliamo nell'ordine morale, colla distruzione dei pregiudizi di religione e di Chiesa, arrivare alla negazione di Dio e al libera esame. Noi vogliamo, nell'ordine politico, coll'attuazione dell'idea repubblicana, arrivare alla federazione dei popoli e alla solidarietà degl'individui. Nell'ordine sociale vogliamo, mercé la trasformazione della proprietà, l'abolizione dell'eredità, l'applicazione dei principi d'associazione e la mutualità, arrivare alla solidarietà degli interessi e alla giustizia! Noi vogliamo, colla emancipazione dapprima dell'operaio, poi del cittadino e dell'individuo, e senza distinzione di classi, l'abolizione d'ogni sistema autoritario".
Altri parlarono nel medesimo senso. Imperocchè la distruzione del cristianesimo non può concepirsi senza la previa rovina di tutte le istituzioni nate da lui e sopra di lui fondate; gli uomini logici lo comprendono, gli uomini franchi lo dicono.
In questo stesso congresso di Liegi, Lafargue domandava: "Che cosa è la Rivoluzione?" E rispondeva: "La Rivoluzione è il trionfo del lavoro sul capitale, dell'operaio sul parassita, dell'uomo su Dio.
Ecco la Rivoluzione sociale, di cui sono gravidi i principi dell'89, i diritti dell'uomo portati
all'ultima espressione". Egli diceva ancora: "Sono quattrocento anni che noi scalziamo il cattolicismo, la macchina più forte che sia stata mai inventata in fatto di spiritualismo; essa è solida ancora, disgraziatamente!". Poi, nell'ultima seduta, egli mandò questo grido d'inferno: "Guerra a Dio! Odio a Dio! Il progresso sta qui! Bisogna sfondare il cielo come una volta di carta".
La conclusione di Lafargue fu: "Di fronte ad un principio così grande, così puro come questo (totalmente sbarazzato del soprannaturale e di tutto ciò che ha costituito fin qui l'ordine sociale) bisogna odiare o provare che si ama".
Altri Francesi domandarono con lui che la separazione si facesse più netta e più intera tra quelli che odiano e quelli che amano, tra quelli che odiano il male ed amano il bene, e quelli che odiano il bene ed amano il male. Regnard, parigino. disse dove la massoneria pone il male e il bene: il male nello spiritualismo, il bene nel materialismo. "Noi ci schieriamo sotto la bandiera degli uomini che proclamano il materialismo: ogni uomo che sta per il progresso è altresì per la filosofia positiva o materialista".
Allorchè queste parole "progresso" ed altre simili cadono dalle labbra massoniche, vi sono dei cattolici che le raccolgono con una specie di rispetto e d'ingenua fiducia, credendo di vedervi delle aspirazioni verso alcunchè di desiderabile. Lafargue e Regnard ci dicono quello che la setta, la quale le mise in giro, ha inteso di farvi entrare.
Germain Casse: "E' necessario che uscendo di qui noi siamo di Parigi o di Rema, o gesuiti, o rivoluzionari". E come sanzione, domanda "l'esclusione totale, completa d'ogni individuo che rappresenti, in qualsiasi grado, l'idea religiosa". Condizione indispensabile perchè possa stabilirsi e soprattutto sussistere il nuovo ordine di cose voluto e proseguito.
E' inutile prolungare queste citazioni stenografate dai redattori della Gazette de Liège sui banchi medesimi del congresso. Gli altri giornali ebbero paura di riprodurre queste parole in tutta la loro crudezza. Il cittadino Fontaine le ricordò per amore della verità: "Un solo giornale - egli disse - uno solo è stato di buon fede, la Gazette de Liège, e ciò perchè essa è francamente cattolica, apostolica, romana. Essa pubblicò un'analisi completa delle discussioni".
L'anno seguente, nel congresso di Bruxelles, il cittadino Sibrac, francese, fece appello alle donne per la grand'opera; e per attrarle disse loro "Fu Eva che gettò il primo grido di ribellione contro Dio". Si sa che uno dei gridi di ammirazione della framassoneria è questo: "Evviva Eva!".
Ivi anche il cittadino Brismée disse: "Se la proprietà resiste alla Rivoluzione, fa duopo, per mezzo di decreti del popolo, distruggere la proprietà. Se la borghesia resiste, bisogna uccidere la borghesia". E il cittadino Pèlerin: "Se seicentomila teste fanno ostacolo, ch'esse cadano!".
Dopo i congressi di Liegi e di Bruxelles ve n'ebbe uno a Ginevra, composto di studenti e di operai come a Bruxelles. Anche là Dio e la religione vennero sbanditi di comune accordo, le idee religiose furono dichiarate funeste al popolo e contrarie alla dignità umana, la morale fu proclamata indipendente dalla religione. Si parlò d'organizzare degli scioperi immensi, invincibili che debban metter capo allo sciopero generale.
Siamo brevi. Un altro congresso internazionale si tenne all'Aja nel 1872. Il cittadino Vaillant disse pure che la guerra al cattolicesimo e a Dio non aveva ragione di esistere senza la guerra alla proprietà ed ai proprietari.
"La borghesia - disse - deve aspettarsi presto una guerra più seria che la lotta latente a cui l'Internazionale è attualmente condannata. E noti sarà lontano il giorno della rivincita della Comune di Parigi!
"Sterminio completo della borghesia: ecco il primo atto della futura rivoluzione sociale" (Chi desidera citazioni più numerose e più estese potrà trovarle nell'opera Les sociétés secrétes et la société del Deschamps, continuata da Claudio Jannet).
Se volessimo dare un'idea di ciò che si disse e si stampò in questi ultimi trent'anni, non la finiremmo sì presto. E' noto a tutti che il regime repubblicano, massime in questi ultimi tempi, ha lasciato entrare ed anche ha propagato in tutte le classi della società le idee più sovversive.
Le loggie posseggono tutti questi discorsi (il supporto presentato da Prache, deputato di Parigi alla XI Commissione delle petizioni della Camera dei deputati, sulla petizione contro la framassoneria, pubblica a pp. 186 e 218, dei fatti e dei testi che noi qui non riproduciamo. Questo rapporto è dei più istruttivi: stampato a Parigi, Bureaux de la Patrie Française, 15 agosto, rue d'Argenteuil) che abbiamo riferiti; sembra anzi che quanti se ne leggono alla tribuna e nei clubs siano tratti di là.
Nel 1870, un manifesto fu pubblicato a Parigi, nella sede del Grand'Oriente, sotto il titolo: Dio davanti alla scienza, o Religione e Framassoneria. Vi si leggeva: "Il cattolicismo, questo nemico accanito della framassoneria, le cui dottrine sono intieramente opposte alle sue, tiene in questo momento le sue grandi assise sotto il nome di concilio ecumenico. Necessita che, secondo le circostanze, il nostro ordine affermi di nuovo e più che mai, le sue idee, le sue tendenze e lo scopo a cui aspira". E non vi ha mancato.
In questo medesimo anno, fin dal mese di luglio e al principio di agosto, un congresso, a cui presero parte le logge di Strasbourg, Nancy, Vesoul, Metz, Chilons-sur-Marne, Reims, Mulhouse, Sarreguemines, in una parola tutto l'Est, fu tenuto a Metz. Vi si pose la questione dell'"Essere supremo", e le discussioni che ne seguirono si propagarono di loggia in loggia.
Per porvi un termine, le Monde maçonnique, numeri di gennaio e maggio, fece questa dichiarazione: "La framassoneria ci fa conoscere che non havvi che una sola religione vera, e per conseguenza una sola naturale, il culto dell'umanità. Poichè, miei fr., quest'astrazione che, eretta in sistema, servì a formare tutte le religioni, Dio, non è altro che il complesso di tutti i nostri istinti più elevati ai quali abbiamo dato un corpo, una esistenza distinta, questo Dio non è infine che il prodotto di una concezione nobile, ma erronea dell'umanità, che si è spogliata a profitto d'una chimera". Niente di più chiaro: l'umanità è Dio, i diritti dell'uomo devono sostituire la legge divina, il culto degl'istinti dell'umanità deve pigliare il posto del culto reso al Creatore, la ricerca del progresso nelle soddisfazioni dei sensi, sostituirsi alle aspirazioni della vita futura.
Che piaccia ai framassoni rinnegare ogni religione, anche la fede nell'esistenza di Dio, è affare loro; ma non si limitano a questo, essi vogliono altresì indurre gli altri a pensare a loro modo.
Il Fr. Mauro Macchi, deputato al Parlamento italiano, membro del Consiglio superiore, scriveva nella Masonic Review, il 16 febbraio 1874: "La chiave di volta d'ogni sistema opposto alla massoneria, è il sentimento ascetico e trascendentale che trasporta gli uomini al di là della vita presente e fa che si considerino come pellegrini sulla terra. Finchè questo sistema non sia distrutto dal martello della massoneria, avremo una società di povere creature ingannate, che tutto sacrificano per ottenere la felicità in una esistenza futura".
Un altro deputato italiano, Petruccelli della Gattina, otto anni più tardi, nel 1882 diceva: "Noi dobbiamo combattere la preponderanza cattolica nel mondo, dappertutto e con tutti i mezzi. La guerra al cattolicismo su tutta la superficie del globo dev'essere la base granitica della nostra politica".
I framassoni di Francia non la pensano diversamente. In una seduta delle riunite logge di Lione, tenuta il 3 maggio 1882, il cui resoconto è stato pubblicato nella Chaine d'Union dell'agosto 1882, il Fr. Régnier diceva: "Fa duopo non s'ignori ciò che non è più un mistero: che da lungo tempo due eserciti stanno di fronte, che la lotta ferve attualmente in Francia, in Italia, nel Belgio, nella Spagna tra la luce e l'ignoranza, e che l'una avrà ragione dell'altra. E' mestieri si sappia che gli stati maggiori, i capi di questi eserciti, sono da una parte i gesuiti (leggi il clero secolare e regolare), e dall'altra i framassoni".
Nel 1900, nell'occasione dell'Esposizione universale, si tenne a Parigi un congresso massonico internazionale. Era la quarta volta che tutti gli Orienti e tutte le logge venivano invitate ad un congresso internazionale. Il primo ebbe luogo nel 1889, il secondo ad Anversa nel 1894, il terzo all'Aja nel 1896.
A Parigi, trattavasi di studiare i mezzi onde stabilire "delle relazioni continuate tra le diverse potenze massoniche del globo, prescindendo da ogni obbedienza e da ogni rito, col fine di un reciproco appoggio per la ricerca delle verità scientifiche, filosofiche e sociologiche".
Il presidente Fr. Lucipia, ex-comunardo, nel suo discorso d'apertura, fece questa esortazione: "Lavoriamo, miei fr., portiamo la nostra pietra per la costruzione dei Tempio dell'umanità, sulla facciata dei quale, quando sarà terminato, si scriverà: La solidarietà governa il mondo".
Il Fr. Blatin, nel suo rapporto, disse che queste relazioni già esistevano. "Non hanno tutti i massoni l'onore di portare al mondo profano la grande idea morale, solidarista, basata, astrazion fatta d'ogni formula religiosa, sopra un altruismo ponderato ?" Nondimeno si conchiuse che quest'accordo non bastava, ma erano necessarie tra gli Orienti relazioni effettive e continue. Alcuni giorni dopo, il Convento annuale si riunì al Grand'Oriente, e l'oratore, facendo conoscere questa decisione, la motivò così: "Il Vaticano è la sede d'una internazionale malefica, ed è assolutamente necessario opporle una federazione di tutte le obbedienze massoniche".
Dopo aver in tal guisa risoluto di restringere in tutto il mondo i vincoli che uniscono tutte le società segrete contro la Chiesa, il congresso internazionale si occupò dei "profani".
Il Fr. Blatin chiese che si diffondesse l'insegnamento massonico nelle "masse profane, che abbandonano a poco a poco le religioni del passato" e che loro si dessero le "soddisfazioni che richiedono".
Il Fr. Cocq fu più esplicito: "E' la religione stessa che bisogna distruggere, è la credenza alle superstizioni e al soprannaturale, è il dogma". (Applausi). Per giungervi, fa duopo soprattutto "convertire le donne alle idee massoniche". "La tolleranza - aggiunse - è un principio fondamentale del nostro ordine, ma tolleranza non significa inazione ... bisogna distruggere la religione stessa".
Il Fr. Orateur deplorò che "il mondo non siasi ancora purgato dello spirito di fanatismo" e che il congresso "non abbia trovato una soluzione definitiva". Egli acclamò, coi delegati, la Repubblica universale.
Al banchetto che seguì, il Fr. Lucipia, che n'era il presidente, brindò alla salute di ciascuno dei delegati che i diversi paesi avevano inviato. Li incoraggiò "a proseguire la lotta che noi sosteniamo - disse - nel nostro paese". E terminò anch'egli col grido: Viva la Repubblica universale! Vedremo ciò che questo grido annuncia e promette al mondo.
Il voto formulato al congresso dell'Esposizione relativamente all'azione da esercitarsi sui profani", era già osservato da molti anni, ma sembra che i massoni lavorino adesso con maggior energia.
Il 6 ottobre 1901, fu tenuto a Tolosa il I congresso d'una Federazione regionale dei Gruppi antireligiosi del Sud- Ovest, cioè di quelle società che i framassoni di alto grado hanno il compito di formare dovunque per diffondere le idee che la setta vuol propagare. L'Alta Garonna era rappresentata dal Libero Pensiero e dalla Ragione e Pensiero Libero di Tolosa e anche da altri Liberi Pensieri di villaggio, le Tarn e Garonne, dal Libero Pensiero e dalla Gioventù laica di Montauban; i Pirenei orientali dal libero Pensiero di Perpignano; l'Aude dai liberi Pensatori di Narbona; l'Hérault dalla Lega antireligiosa di Cette; il Var aveva delegato il Libero Pensiero di Tolone, ed erano venuti dei liberi pensatori anche da Angouléme (Il Libero Pensiero contava in Francia, tredici anni fa - non abbiamo statistica più recente - seicento gruppi, la cui formazione è dovuta per la maggior parte all'azione diretta della framassoneria; cfr. Bulletin du Grand'Orient de France, aoút-septembre 1891, p. 602).
Per una coincidenza significante, simili associazioni erano sorte nel medesimo tempo in diversi altri punti del territorio.
Il 20 settembre, l'Unione dei Gruppi antireligiosi di Marsiglia e delle Bocche del Rodano celebrava la sua fondazione mediante una riunione pubblica in cui prendevano la parola il deputato Boyer e il sindaco Flaissière; il primo consigliava di opporre al dogma religioso il dogma scientifico, il secondo annunziava il disegno "di estirpare non solo il clericalismo, ma lo stesso sentimento religioso".
Il 23 ottobre, nel consiglio generale delle Bocche del Rodano, il sindaco di Marsiglia, appoggiando un voto contro le associazioni religiose ch'egli dichiarava doversi sbandire non solo dalla società, ma dall'umanità, così si esprimeva: "Io affermo categoricamente che si dovrà venire alla soppressione dei sentimento religioso... Noi vogliamo dichiarare guerra accanita e senza quartiere, a questo cumulo di errori sotto il cui peso l'umanità si è curvata fino al presente...".
Nelle feste di Natale del 1903, si tenne a Parigi il congresso del libero pensiero. Cinquecento delegati vi erano intervenuti, e Berthelot vi tenne un discorso. L'assemblea invocò, tra molte altre cose, la pronta e completa secolarizzazione dell'Assistenza pubblica, la soppressione dei Piccoli Seminari, la separazione delle Chiese dallo Stato colla confisca degli edifici religiosi, l'abolizione "d'ogni spirito religioso", l'edizione d'un manuale del Libero Pensiero, la creazione d'una fabbrica di immagini antireligiose, di cartoline postali, di quadri per i municipi, di statue, ecc., infine la preparazione del prossimo congresso da tenersi in Roma nel settembre 1904.
La lista che abbiamo fatta, benchè non sia completa, lascia intravedere il numero e l'attività di coloro che si sono arruolati per la guerra alla Chiesa e a tutto l'ordine sociale. All'indomani della pubblicazione dell'Enciclica, colla quale i Leone XIII denunziò nuovamente al mondo la framassoneria come l'agente segreto di questa guerra, il Bollettino della grande Loggia simbolica scozzese espresse in questi termini il pensiero della setta: "La framassoneria non può fare a meno di ringraziare il Sommo Pontefice della sua ultima Enciclica. Leone XIII, con un'autorità incontestabile e con grande lusso di prove, ha dimostrato una volta di più che esiste un abisso insuperabile tra la Chiesa, di cui egli è il rappresentante, e la Rivoluzione, di cui la framassoneria è
il braccio destro. E bene che gli esitanti cessino di nutrire vane speranze. Fa duopo che tutti si abituino a comprendere esser venuta l'ora di scegliere fra l'ordine antico che si appoggia sulla Rivelazione e l'ordine nuovo che non riconosce altri fondamenti che la scienza e la ragione umana, fra lo spirito di autorità e lo spirito di libertà" (Citato da Dom Sarda y Salvany, Le mal social, ses causes, ses remédes).
Questo pensiero fu manifestato di nuovo nel Convento del 1902, dall'oratore incaricato di pronunciare il discorso di chiusura: "... Che cosa ci divide? Un abisso; abisso che non sarà colmato se non il giorno in cui trionferà la massoneria, instancabile fautrice di progresso democratico e di giustizia sociale ... Finchè ciò non si ottiene, nessuna tregua, nessun riposo, nessuna conciliazione, nessuna concessione ... E' l'ultima fase della lotta della Chiesa e della Congregazione contro la nostra società repubblicana e laica. Dev'essere lo sforzo supremo... Un primo colpo è stato dato: La legge sulle associazioni ha un po' sorpreso, stordito l'avversario. . . Se questo primo vantaggio non è seguito da una esecuzione paziente, metodica e radicale, dalla volontà di farla finita in questo duello più volte secolare, dobbiamo rinunziare alla supremazia dello stato laico".
D'allora in poi la Lanterne, che tutti sanno essere l'organo ufficioso dei nostri governanti (di Francia) non ha cessato un sol giorno di dire su tutti i toni: "Prima d'ogni altra questione, prima della questione sociale e politica, è mestieri finirla colla questione clericale. E' la chiave di tutto il resto. Se noi commettessimo il delitto di capitolare, di rallentare la nostra azione, di lasciarci sfuggire l'avversario, la sarebbe ben presto spacciata e per il partito repubblicano e per la Repubblica. La Chiesa non ci permetterebbe di ricominciare l'esperimento. Oggi ella sa che la Repubblica sarà la sua morte, e se questa non l'uccide, essa ucciderà la Repubblica. Fra la Repubblica e la Chiesa è un duello a morte. Affrettiamoci a schiacciare l'infame o rassegniamoci a lasciar soffocare per dei secoli la libertà".
I nostri governanti non parlano diversamente. Nel discorso che pronunciò come introduzione alla sessione d'ottobre 1902 il primo ministro Combes ha pur detto: "Si tratta di sapere, nell'ora presente, chi la vincerà, se la Rivoluzione personificata nella Repubblica, o la contro-rivoluzione, incarnata nella reazione clericale o nazionalista".
Già nel 1877, il 18 marzo egli aveva spiegato a Lione che "la massoneria deve succedere alle religioni ormai vecchie" (Resoconto dei lavori del Grand'Oriente, maggio, giugno 1889).
Pelletan, ministro della marina, nel discorso che pronunciò a Boulogne-sur-Mer, il 27 novembre 1904, buttò via anch'egli la maschera di clericalismo e disse francamente ciò che voleva il governo repubblicano: "Voi conoscete la nostra politica; è innanzi tutto una politica di lotta contro la Chiesa cattolica.
"Noi lavoriamo contro questa Chiesa... perciò abbiamo soppresso le Congregazioni che i nostri padri dei '93 aveano disciolte prima di noi; perciò faremo la separazione della Chiesa dallo Stato; perciò romperemo il patto di vergognosa schiavitù conchiuso colla teocrazia romana".
Coteste non sono vane parole. La Lanterne, Combes e Pelletan, come gli oratori dei congressi e delle logge ci fanno conoscere la voce d'una potenza la meglio organizzata, la più forte che esista al presente sulla terra. Combes è stato per un momento il braccio che eseguiva ciò che questa potenza gli ordinava per giungere allo scopo da lungo tempo nascosto, al presente assai manifesto; altri l'aveano preceduto, altri lo seguono e lo seguiranno.
Questo scopo è quello che il celebre pubblicista Louis de Haller segnalava già nel 1847 alla fine del suo libro La Franc-Máçonnerie et son infuence, pubblicato a Lucerna "Dal fondo delle aspirazioni
massoniche esce una luce sinistra che ci mostra, come obbiettivo d'un lavoro ostinato, l'annientamento d'ogni religione, il rovesciamento d'ogni autorità, l'abolizione d'ogni diritto naturale!"
E' egli possibile che uomini si diano una tale missione e che si associno per compierne l'esecuzione? E, se è così, come spiegare una tale aberrazione dì mente, una tale perversione di volontà e l'accordo in un delitto, il più grande che possa perpetrarsi contro il genere umano?
Per trovare la risposta a questa domanda è necessario interrogare la natura umana in ciò che ha di più profondo e la storia in ciò che ebbe di più segreto in questi ultimi secoli.