domenica 27 gennaio 2013

La tragedia dei civili di Villesse: una rappresaglia dell'esercito italiano nel maggio del 1915

La Piazza di Villesse in una cartolina d'epoca.
 

“Quando sento parlare di liberatori, tolgo la sicura al revolver” cit. me stesso


Il 29 maggio 1915, appena quattro giorni dopo l’entrata in guerra dell’esercito italiano, si consumò la tragedia di alcuni civili di Villesse, un piccolo centro abitato austriaco, situato poche centinaia di metri oltre il confine italiano.
Ecco una breve ricostruzione dei fatti.

Villesse fu raggiunto dai militi italici solo il 25, nonostante che gli imperiali potessero schierare, durante i primi giorni di guerra, delle difese davvero esigue. Perché? La tesi avanzata dalla rivista “Storia illustrata”[1] sostiene che gli abitanti del luogo, tutt’altro che entusiasti per l’arrivo dei “redentori”, abbiano contribuito a diffondere notizie create ad arte dai comandi militari austriaci, per indurre gli italiani a credere che essi disponessero di più uomini e mezzi di quanti non ne avessero in realtà. In questo modo, causa una prudenza rivelatasi poi eccessiva, la marcia iniziale dell’esercito sabaudo fu molto rallentata.
In questo “humus” a noi sfavorevole, o almeno non così generalmente favorevole quanto ingenuamente potevamo credere, maturò la tragedia di Villesse e quella dei villaggi vicini.[2]
La sera del 27 si aggiunse alle truppe già presenti sul luogo un battaglione di bersaglieri comandato dal Maggiore Citarella. Questi si rifiutò di ricevere podestà e parroco di Villesse, e ordinò il coprifuoco. Più tardi, la sera del 29, avvenne l’esondazione del Torre, affluente dell’Isonzo: un fenomeno naturale e assolutamente normale in quelle zone prealpine. Ma il Maggiore, deluso ed irato per la scarsa disposizione che a suo dire avrebbero dimostrato gli indigeni nei suoi confronti, si mise in testa che l’esondazione era stata provocata artificialmente, per creare confusione ed impedire le sue manovre militari. Così ordinò la convocazione di tutti i maschi del paese dai 14 anni in sù. Il sacerdote, don Pet, fu incaricato del censimento. Egli, poche ore dopo la richiesta di Citarella, fu in grado di giustificare il motivo dell’assenza di molti tra coloro che erano stati convocati. Ma ciò non bastò a placare l’ira del Maggiore, che fece ammucchiare 149 villanesi come ostaggi. Questi furono divisi in cinque gruppi. A un certo punto, non si sa bene come, i bersaglieri aprirono il fuoco e cinque abitanti caddero a terra senza vita. Pochi giorni dopo fu giustiziato anche il figlio del segretario comunale (che era stato a sua volta tra le vittime del 29). Questo perché gli furono trovate in tasca 3000 corone austriache: abbastanza per poterlo presentare come una spia.
Sulle tombe di questi uomini sfortunati si può tutt’ora leggere “Colpiti erroneamente da piombo italiano” (corsivo mio)

[1] Cfr. Storia illustrata N. 270, maggio 1980, Mondadori
[2] Ibid. p.92


Fonte:

http://rivoluzionereazione.blogspot.it/