L’incapacità degli ultimi sovrani carolingi e dei loro successori d’intervenire efficacemente nella penisola, lasciò la carica papale spesso in balia delle forze locali, aprendo la strada ad una serie di pontificati brevi e tumultuosi, dove spesso i pontefici erano espressione dell’aristocrazia romana al potere. Le due supreme autorità, in- fatti, periclitavano entrambe, l’una incapace di riprendere il proprio ruolo di guida suprema della cristianità davanti all’insorgere di molteplici principati territoriali, che agivano da sovrani semi-indipendenti, il papato assoggettato ai giochi ristretti delle varie fazioni, che si contendevano la supremazia dell’Urbe.
Nei primi decenni del secolo, benché il Pontificato si fosse legato e quasi dipendesse dai discendenti di Teofilatto, alleati per via matrimoniale con Alberico di Spoleto, che ne aveva sposato la figlia, Marozia (905 circa) i Papi non mancarono di tener alta l’idea della necessaria e concorde unione tra le due massime autorità. Questo spiega perché Benedetto IV incoronò Imperatore nel 901 Ludovico III di Provenza (901-915), mentre il ravennate Giovanni X (915-928), artefice della strepitosa vittoria al Garigliano sui saraceni (agosto 915) sul finire di quel medesimo anno consacrò solennemente alla suprema carica Berengario I (26 novembre o 3 di- cembre). Dopo che questi fu assassinato a Verona (924), il Papa si rivolse al nuovo sovrano, Ugo di Provenza (926-946), per incitarlo ad intervenire nell’Urbe. I due si incontrarono a Mantova nel 926, dove Giovanni X espose «la necessità della stretta collaborazione che doveva sussistere tra i due poteri e riconosceva l’indipendenza dell’auto- rità sovrana, la sua diretta derivazione da Dio; solo come uomo e credente e non come go- vernante il re è soggetto agli ecclesiastici»326. Caduto vittima di una congiura il Papa morì in carcere, forse soffocato, nel giugno 928. Marozia, l’energica figlia del nobile Teofilatto, divenne la padrona dell’Urbe, innalzando al soglio pontificale sue creature, tra cui il figlio Giovanni XI (931-936), ma quando volle sposarsi col Re d’Italia, Ugo di Provenza (926-946), fu rovesciata da una congiura capeggiata dal suo primogenito Alberico II (932-954), che divenne il nuovo signore della Città eterna (932). Nel ventennio in cui Alberico resse le sorti di Roma, designò direttamente i sommi pontefici che si susseguirono, tra i quali spiccano, comunque, alcuni degni successori di S. Pietro, come Leone VII (936-939), Marino II (942-946), Agapito II (946- 955). D’altra parte, il principe era animato da sinceri sentimenti religiosi, e favorì l’introduzione in Roma della riforma del clero promossa dai monaci di Cluny. Nell’agosto 954, poco prima di morire, Alberico fece giurare a clero e popolo, che alla morte di Papa Agapito, sarebbe stato prescelto suo figlio Ottaviano, il futuro Giovanni XII (956-964). Il nuovo Pontefice iniziò a regnare all’età di 16 anni!