
di			 Padre Florido Giantulli s.j.

Nihil Obstat 			Quominus Imprimatur
Florentiæ, die 21 maji 1973
Sabinus Maffeo s.j.
Præp. Prov. Romanæ
Florentiæ, die 21 maji 1973
Sabinus Maffeo s.j.
Præp. Prov. Romanæ
Imprimatur
Johannes Bianchi, Vic. Gen.
Florentiæ, e Curia Archiep., die 21 maji 1973.
Il 					Grand'Oriente d'Italia (con sede a Palazzo Giustiniani) è 					l'obbedienza massonica maggioritaria nel nostro Paese, ed è 					in comunione con la Gran Loggia Unita d'Inghilterra, 					riconosciuta dalla maggior parte dei massoni di tutto il 					mondo come la Gran Loggia Madre. Dalla comunione con essa è 					esclusa, perché accusata di ammettere nelle sue fila atei, 					l'obbedienze detta di Piazza del Gesù, perché in questa 					piazza romana la principale organizzazione di questa branca 					ha avuto sede per molti anni. La Massoneria non è una 					religione, ma piuttosto un metodo di tipo relativista, che 					esclude in maniera aprioristica l'accettazione di verità 					assolute e di dogmi, e consiste nell'affrontare i problemi 					con la discussione comune e nel risolverli secondo quanto 					sembra giusto alla maggioranza dei Fratelli. Il metodo 					massonico è relativista, e proprio per la sua dinamica 					relativizzante è incompatibile con la fede cattolica. 					L'Autore di quest'opera (Pucci Cipriani Editore, Firenze 					1973), dopo aver messo a nudo tutte le contraddizioni della 					sètta (il dogmatismo antidogmatico, il deismo ateo, la 					religiosità materialista, il razionalismo occultista, 					ecc...), svela la matrice satanica di questa piovra 					anticattolica.  
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| Introduzione | 
| La religiosità massonica | 
| Il Grande Architetto dell'Universo | 
| L'ateismo massonico | 
| I presupposti del naturalismo massonico | 
| Il culto della Ragione | 
PARTE PRIMA
«La Massoneria è viva e operante, è 			una realtà storica, di cui comunque - perfino in Italia - bisogna 			prenderne atto» 1. Così affermava, a 			Savona, il 15 giugno 1969, il Prof. Giordano Gamberini († 			2003), allora Gran Maestro del Grand'Oriente d’Italia (Palazzo 			Giustiniani) dal 15 luglio 1961. Ne avevamo preso atto da vario 			tempo e questo ci è stato autorevolmente confermato dalla presenza 			in Italia di 335 Logge Giustinianee (attualmente aumentate di almeno 			ventidue Logge massoniche) registrate dal volume List of Lodges 			Masonic 1973, pubblicato a Bloomington, nell'Illinois, nel 			quale, peraltro, non sono notate le molte Officine Superiori 			Giustinianee, né i quindici Circoli di Giovani Figli di Massoni 			e i cinque Capitoli della Stella d'Oriente, sempre dipendenti 			da Palazzo Giustiniani, né sono registrate, perché ritenute 			 «irregolari», le altre Logge o Officine Superiori degli altri 			quattro Gruppi Massonici Italiani. Cominciamo col pubblicare questa 			breve monografia sul «naturalismo massonico», cioè 			dall'elemento che qualifica questa Istituzione, prima che 			dall'elemento quantitativo che sarà dato dalla topografia massonica 			italiana, dal 1859 ad oggi. In questo lavoro ci riferiamo 			principalmente al Gruppo di Palazzo Giustiniani e poi a quelli 			cosiddetti «provenienti da Piazza del Gesù». Abbiamo aggiunto, molto 			parcamente, qualche richiamo alla dottrina cattolica, per non 			aumentare l'attuale confusione d'idee e per evitare ogni trasbordo 			ideologico inavvertito nei non pochi smaniosi di «dialogo» a 			qualunque costo, che trascurano così l'avvertimento pratico di Gesù 			Cristo: «I figli di questo secolo sono più accorti dei figli 			della luce, coi loro simili» (Lc 16, 8). La lettura di 			questa monografia non sarà certamente molto... amena, perché ci 			siamo sforzati di essere spassionatamente obiettivi, facendo parlare 			non Padre Augustin Barruel (1741-1820) 2 			e, tanto meno, Léo Taxil (1854-1907) 3, 			né solamente i documenti massonici ottocenteschi, ma soprattutto le 			fonti massoniche recenti, senza nessuna polemica, o apologetica, 			delle quali non c'è assolutamente bisogno di fronte all'evidenza dei 			testi e dei fatti citati. Ai nostri lettori il giudizio e le 			osservazioni che ci riusciranno sempre gradite e utili.
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| Giordano Gamberini | Padre A. Barruel | Léo Taxil | 
Nei discorsi e nelle pubblicazioni 			massoniche si parla, a volte, di «religiosità massonica», con un 			senso, a prima vista, abbastanza piano e in modo apparentemente 			plausibile. Ma chi voglia approfondire l'argomento troverà che le 			parole «religione» e «religiosità» sono usate dai massoni con un 			senso particolare e con significati talvolta diversi. È noto come 			nelle adunanze massoniche sia fatto divieto di discutere di 			religione e di politica. Evidentemente, in questo caso, la parola 			 «religione» è usata nel senso di credo o specifica fede positiva. È 			frequente e dichiarato, d'altra parte, il proposito di emancipare 			gli spiriti da ogni forma di coercizione religiosa. E tuttavia, ecco 			la Massoneria proporsi tutta piena di spirito religioso e dichiarare 			che la religiosità è la sua essenza: «L'essenza della Massoneria 			è tutta nell'anelito dell'anima a sollevarsi verso la perfezione, ad 			ascendere verso la Luce, a mettersi in contatto con Dio. Ogni atto 			del massone - in quanto massone e vero massone - è impregnato di 			cotesta essenza» 4. Anzi, alla sua 			scuola, come scriveva il Gran Maestro Giordano Gamberini, «di un 			reale sacerdozio è investito il Libero Muratore, di un carattere 			indelebile che lo costituisce in eterno sacerdote secondo l'ordine 			della verità e della virtù. Un sacerdozio di spirito ben distinto e 			superiore a quello che riposa sulla legge» 5. Può 			parlarsi, dunque, di «religiosità massonica»? Nel consultare le 			fonti massoniche, la prima impressione che se ne riporta non è 			certamente quella della chiarezza d'idee. Non sono pochi gli 			scrittori recisamente decisi a considerare la Massoneria come una 			religione vera e propria: «Vien fatto di chiedersi se la 			Massoneria non sia una religione: rispondo nettamente che la 			Massoneria è la Religione» 6. «La Massoneria vera [...] è una Scuola, 			 
una Religione, un modo di vita [...] cui bisogna 			conformarsi in pensieri ed opere» 7. 			E ancora: La Massoneria è «una religione laica»			 8, una «religione di pensiero»			 9, «è un’istituzione profondamente 			religiosa» 10, «la più 			grande, la più bella, la più nobile, la più 			civile di tutte le religioni»! 11, 			anche perché chi «ha chiesto di entrare in questo Tempio, ha 			compreso che è uscito da un altro Tempio, dove si adoravano gli 			dèi falsi e bugiardi» 12, e 			dove non trovava, quindi, la propria soddisfazione del bisogno 			religioso. Fermiamo ora, brevemente, la nostra attenzione in materia 			su un'affermazione fatta dal Prof. Lino Salvini, Gran Maestro 			dal 1970 al 1979, a Roma, il 5 ottobre 1970, in una conferenza 			stampa «organizzata in tutta fretta». Alla domanda d'un 			giornalista, per quale ragione le donne non siano ammesse alla 			Massoneria Giustinianea, pur rendendosi conto dell’importante ruolo 			che la donna ha oggi nella società moderna, riteneva che 			l'esclusione è dovuta al fatto che la Massoneria è un «rito 			religioso di tipo solare», e quindi (?) «nessuna donna 			può partecipare» 13. Questa che, a 			prima vista, potrebbe particolare. «Il neofita (in qualunque 			Loggia sia ricevuto Apprendista) è nominato membro attivo della 			Rispettabile Loggia di San Giovanni» 14. 			Quindi «i massoni in molte circostanze e particolarmente in 			questa hanno usato la parola “Giovanni” per rappresentare 			allegoricamente il Sole» 15. 			L'autore massonico Salvatore Farina, prescindendo del tutto 			dal significato ebraico del nome «Giovanni» (Ieocanan, ossia 			 «il Signore è propizio», «il Signore ha fatto grazia»), si sforza di 			ritrovare l'etimologia del nome Giovanni e pensa di averla trovata 			in «Giano», nome sotto il quale i romani adoravano il Sole			 16. Quindi, si permette di «concludere 			che in un'epoca in cui il cattolicesimo era ad un tempo fede 			dominante e dominatrice, gli adoratori del Sole abbiano nascosto il 			nome del loro dio sotto quello di un santo, per celebrarne più 			liberamente le sue feste. Infatti, le feste di Janus e del Sole 			corrispondono esattamente alle due feste di San Giovanni»			 17, cioè nel Solstizio d'Estate, 24 giugno, 			e in quello d'Inverno, 27 dicembre, particolarmente solennizzate dai 			massoni. «L'esaltazione e la rinascita dell'astro del giorno non 			potevano necessariamente non essere le principali feste dei Figli 			della Vera Luce» 18. La posizione 			stessa dei Dignitari di Loggia si richiama al Sole. Il 2° 			Sorvegliante siede al Sud «per meglio osservare il Sole al suo 			meridiano» 19; il 1° Sorvegliante 			siede all'Occidente «per osservare il Sole quando perviene al suo 			tramonto» 20; il Venerabile invece 			siede all'Oriente perché «come il Sole appare in Oriente per dar 			principio al giorno e illuminare la Terra, così il Venerabile siede 			all'Oriente per dirigere i lavori e illustrare la Loggia istruendo i 			Fratelli con il lume della sua scienza» 21. 			Lo stesso Gran Maestro Salvini, del resto, comincia così una sua 			recente Balaustra (nel gergo massonico una Lettera): «Il 			Solstizio d'Estate ci trova soddisfatti del lavoro compiuto»			 22. Come vedremo meglio in seguito, secondo 			il celebre autore massonico Albert Gallatin Mackey 			(1807-1881), citato dal cattolico Arthur Preuss (1871-1934)			 23, «al Sole, come rigeneratore e 			vivificatore di tutte le cose, si deve attribuire il culto 			fallico che formava una parte principale dei misteri». Forse 			è questa la ragione per cui il Grand'Oriente d'Italia (Palazzo 			Giustiniani) «inizia solamente uomini» 24. 			Ci rimane solo una curiosità: vorremmo sapere di che «tipo» sia il 			 «rito religioso» praticato dal Capitolo Mediterraneo nº 1 			dell'Ordine della Stella d'Oriente di Napoli			 25, dal Tirrenia Chapter nº 2 di 			Livorno 			 26, dal 			Capitolo Minerva di Roma 27, dal 			Capitolo Sirio di Pesaro 28, e 			dal Capitolo Beatrice di Firenze 29, 			associazioni paramassoniche composte di sole donne e dipendenti da 			Palazzo Giustiniani.
una Religione, un modo di vita [...] cui bisogna 			conformarsi in pensieri ed opere» 7. 			E ancora: La Massoneria è «una religione laica»			 8, una «religione di pensiero»			 9, «è un’istituzione profondamente 			religiosa» 10, «la più 			grande, la più bella, la più nobile, la più 			civile di tutte le religioni»! 11, 			anche perché chi «ha chiesto di entrare in questo Tempio, ha 			compreso che è uscito da un altro Tempio, dove si adoravano gli 			dèi falsi e bugiardi» 12, e 			dove non trovava, quindi, la propria soddisfazione del bisogno 			religioso. Fermiamo ora, brevemente, la nostra attenzione in materia 			su un'affermazione fatta dal Prof. Lino Salvini, Gran Maestro 			dal 1970 al 1979, a Roma, il 5 ottobre 1970, in una conferenza 			stampa «organizzata in tutta fretta». Alla domanda d'un 			giornalista, per quale ragione le donne non siano ammesse alla 			Massoneria Giustinianea, pur rendendosi conto dell’importante ruolo 			che la donna ha oggi nella società moderna, riteneva che 			l'esclusione è dovuta al fatto che la Massoneria è un «rito 			religioso di tipo solare», e quindi (?) «nessuna donna 			può partecipare» 13. Questa che, a 			prima vista, potrebbe particolare. «Il neofita (in qualunque 			Loggia sia ricevuto Apprendista) è nominato membro attivo della 			Rispettabile Loggia di San Giovanni» 14. 			Quindi «i massoni in molte circostanze e particolarmente in 			questa hanno usato la parola “Giovanni” per rappresentare 			allegoricamente il Sole» 15. 			L'autore massonico Salvatore Farina, prescindendo del tutto 			dal significato ebraico del nome «Giovanni» (Ieocanan, ossia 			 «il Signore è propizio», «il Signore ha fatto grazia»), si sforza di 			ritrovare l'etimologia del nome Giovanni e pensa di averla trovata 			in «Giano», nome sotto il quale i romani adoravano il Sole			 16. Quindi, si permette di «concludere 			che in un'epoca in cui il cattolicesimo era ad un tempo fede 			dominante e dominatrice, gli adoratori del Sole abbiano nascosto il 			nome del loro dio sotto quello di un santo, per celebrarne più 			liberamente le sue feste. Infatti, le feste di Janus e del Sole 			corrispondono esattamente alle due feste di San Giovanni»			 17, cioè nel Solstizio d'Estate, 24 giugno, 			e in quello d'Inverno, 27 dicembre, particolarmente solennizzate dai 			massoni. «L'esaltazione e la rinascita dell'astro del giorno non 			potevano necessariamente non essere le principali feste dei Figli 			della Vera Luce» 18. La posizione 			stessa dei Dignitari di Loggia si richiama al Sole. Il 2° 			Sorvegliante siede al Sud «per meglio osservare il Sole al suo 			meridiano» 19; il 1° Sorvegliante 			siede all'Occidente «per osservare il Sole quando perviene al suo 			tramonto» 20; il Venerabile invece 			siede all'Oriente perché «come il Sole appare in Oriente per dar 			principio al giorno e illuminare la Terra, così il Venerabile siede 			all'Oriente per dirigere i lavori e illustrare la Loggia istruendo i 			Fratelli con il lume della sua scienza» 21. 			Lo stesso Gran Maestro Salvini, del resto, comincia così una sua 			recente Balaustra (nel gergo massonico una Lettera): «Il 			Solstizio d'Estate ci trova soddisfatti del lavoro compiuto»			 22. Come vedremo meglio in seguito, secondo 			il celebre autore massonico Albert Gallatin Mackey 			(1807-1881), citato dal cattolico Arthur Preuss (1871-1934)			 23, «al Sole, come rigeneratore e 			vivificatore di tutte le cose, si deve attribuire il culto 			fallico che formava una parte principale dei misteri». Forse 			è questa la ragione per cui il Grand'Oriente d'Italia (Palazzo 			Giustiniani) «inizia solamente uomini» 24. 			Ci rimane solo una curiosità: vorremmo sapere di che «tipo» sia il 			 «rito religioso» praticato dal Capitolo Mediterraneo nº 1 			dell'Ordine della Stella d'Oriente di Napoli			 25, dal Tirrenia Chapter nº 2 di 			Livorno 			 26, dal 			Capitolo Minerva di Roma 27, dal 			Capitolo Sirio di Pesaro 28, e 			dal Capitolo Beatrice di Firenze 29, 			associazioni paramassoniche composte di sole donne e dipendenti da 			Palazzo Giustiniani.![]()  | ![]()  | ![]()  | 
| Lino Salvini | Salvatore Farina | Albert Gallatin Mackey | 
Ma continuiamo l'argomento del quale stavamo 			trattando e vediamo che non meno recise sono le affermazioni di 			autorevoli massoni, perfettamente contrarie a quelle sopra 			riportate. «La Massoneria in quanto è istituzione umanitaria non 			risale fino a Dio, non è una religione; è un'istituzione 			puramente umana» 30; «La 			Massoneria non è una religione [...]. Essa ammette nel 			suo seno uomini professanti tutti i culti e tutte le religioni 			educandoli alla tolleranza e allontanandoli dal fanatismo e dalla 			superstizione» 31; «Agli uomini 			per i quali la religione è la consolazione suprema, la Massoneria 			dice: “Coltivate la vostra religione senza ostacolo, seguite le 			aspirazioni della vostra coscienza”. La Massoneria non è una 			religione, non è un culto; [...] la sua religione 			riposa tutta intera in questa bella massima: “Ama il tuo prossimo”»			 32. Interviene, con piglio chiarificatore, 			il Prof. Lucio Lupi: «Se per “religione” deve intendersi 			soltanto confessione positiva, dogmatica e fideistica in senso 			stretto [...] noi non siamo certamente in questo caso una 			religione e non siamo dotati di spirito religioso. Ma dovrebbe 			essere
 noto [...] come [...] esiste altresì un libero 			teismo o teismo naturale che si incentra e risolve in un non meno 			fervoroso spirito di religiosità [...]. Non si può 			misconoscere come la religione naturale, il libero teismo, il teismo 			stesso, se si voglia, si elevino alla più alta spiritualità, alla 			più alta soggettivazione dell'esperienza del divino» 			 33. Come si vede, il Lupi non chiarisce 			nulla: espressioni come «religione naturale», «teismo naturale» e 			 «libero teismo» sono solo espressioni fumose. Più che cercare lumi 			in dichiarazioni di comodo, è opportuno esaminare di quali contenuti 			venga riempita questa pretesa religiosità. L'esame, anche 			superficiale, delle fonti massoniche, chiarisce il perché di tanta 			incertezza e genericità in tema di religione e di religiosità. 			Innanzi tutto, la religiosità massonica non è ancorata a canoni e 			principî fondamentali che consentano salde convinzioni; poi, motivo 			ancor più valido, è che tale genericità è voluta per permettere una 			comodità di manovra e un'elasticità di convinzioni che torna a 			vantaggio solamente di chi la propugna. Per religione, diceva Ugo 			Lenzi († 1953), deve intendersi «non solamente l'atto di fede 			in un corpo di dottrine e di credenza ben definite e rivelate, ma 			anche l'anelito che rilega insieme le anime desiderose di penetrare, 			con libera indagine, quest'immenso mistero dell'universo, e 			conoscere la ragione delle cose [...]; quest'interno affanno 			(che) chiede al raziocinio della mente e alle scoperte delle scienze 			naturali gli elementi atti a squarciare il velo che copre i grandi 			misteri dell'Universo» 34. Dunque, 			il fulcro della religiosità massonica starebbe nel «raziocinio 			della mente» che «con libera indagine» penetra il mistero 			dell'Universo e che con le «scoperte delle scienze naturali» 			 squarcia «il velo che copre i grandi misteri dell'Universo». 			 Con il Lenzi è d'accordo, sostanzialmente, l'oratore della Loggia 			Ausonia di Torino che, il 25 novembre 1963, teneva una 			conferenza sul Carattere religioso della Massoneria. 			L'oratore passava «più che a definire a considerare che cosa 			debba intendersi per “religione”; egli si è dichiarato propenso ad 			accedere alle seguenti concezioni: “la coscienza del mistero 			dell'Universo; questo mistero che avvolge l'esistenza di tutta 			l'umanità, che né la scienza né la filosofia né la ragione hanno 			spiegato, rappresenta nello stesso tempo l'aspirazione ad una 			elevata contemplazione dell'infinito e dell'assoluto”»			 35. Così la religione «é manifestazione			 squisitamente soggettiva», per cui l'uomo solo 			mediante la ragione «e non già attraverso la fede e 			l'immaginazione» apprende la verità e la volontà di Dio			 36. Si intendono ora meglio certe 			dichiarazioni massoniche per le quali la religione ha da essere «Religione 			umana» 37, «religione radicata 			nella natura, e quindi razionale e universale»			 38, o, come si esprimono le Costituzioni 			di James Anderson (1680-1739) del 1717, quella «sulla 			quale tutti gli Uomini sono d'accordo» 39.
 noto [...] come [...] esiste altresì un libero 			teismo o teismo naturale che si incentra e risolve in un non meno 			fervoroso spirito di religiosità [...]. Non si può 			misconoscere come la religione naturale, il libero teismo, il teismo 			stesso, se si voglia, si elevino alla più alta spiritualità, alla 			più alta soggettivazione dell'esperienza del divino» 			 33. Come si vede, il Lupi non chiarisce 			nulla: espressioni come «religione naturale», «teismo naturale» e 			 «libero teismo» sono solo espressioni fumose. Più che cercare lumi 			in dichiarazioni di comodo, è opportuno esaminare di quali contenuti 			venga riempita questa pretesa religiosità. L'esame, anche 			superficiale, delle fonti massoniche, chiarisce il perché di tanta 			incertezza e genericità in tema di religione e di religiosità. 			Innanzi tutto, la religiosità massonica non è ancorata a canoni e 			principî fondamentali che consentano salde convinzioni; poi, motivo 			ancor più valido, è che tale genericità è voluta per permettere una 			comodità di manovra e un'elasticità di convinzioni che torna a 			vantaggio solamente di chi la propugna. Per religione, diceva Ugo 			Lenzi († 1953), deve intendersi «non solamente l'atto di fede 			in un corpo di dottrine e di credenza ben definite e rivelate, ma 			anche l'anelito che rilega insieme le anime desiderose di penetrare, 			con libera indagine, quest'immenso mistero dell'universo, e 			conoscere la ragione delle cose [...]; quest'interno affanno 			(che) chiede al raziocinio della mente e alle scoperte delle scienze 			naturali gli elementi atti a squarciare il velo che copre i grandi 			misteri dell'Universo» 34. Dunque, 			il fulcro della religiosità massonica starebbe nel «raziocinio 			della mente» che «con libera indagine» penetra il mistero 			dell'Universo e che con le «scoperte delle scienze naturali» 			 squarcia «il velo che copre i grandi misteri dell'Universo». 			 Con il Lenzi è d'accordo, sostanzialmente, l'oratore della Loggia 			Ausonia di Torino che, il 25 novembre 1963, teneva una 			conferenza sul Carattere religioso della Massoneria. 			L'oratore passava «più che a definire a considerare che cosa 			debba intendersi per “religione”; egli si è dichiarato propenso ad 			accedere alle seguenti concezioni: “la coscienza del mistero 			dell'Universo; questo mistero che avvolge l'esistenza di tutta 			l'umanità, che né la scienza né la filosofia né la ragione hanno 			spiegato, rappresenta nello stesso tempo l'aspirazione ad una 			elevata contemplazione dell'infinito e dell'assoluto”»			 35. Così la religione «é manifestazione			 squisitamente soggettiva», per cui l'uomo solo 			mediante la ragione «e non già attraverso la fede e 			l'immaginazione» apprende la verità e la volontà di Dio			 36. Si intendono ora meglio certe 			dichiarazioni massoniche per le quali la religione ha da essere «Religione 			umana» 37, «religione radicata 			nella natura, e quindi razionale e universale»			 38, o, come si esprimono le Costituzioni 			di James Anderson (1680-1739) del 1717, quella «sulla 			quale tutti gli Uomini sono d'accordo» 39.![]()  | 
Il Gran 					Maestro del Grand'Oriente d'Italia Ugo Lenzi tiene 
un discorso 					alla Loggia Gerolamo Cardano. 
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La Massoneria, infatti, «quantunque non prescriva dogmi, suppone 			talvolta certe verità fondamentali che sono nell'umana natura, 			riconosciute dalla ragione, senza che sia perciò obbligata a 			sottomettersi ad una autorità fuori di lei» 40. I passi riportati fanno già chiaramente intendere 			come, dai massoni, la ragione e il razionale siano considerati 			l'unico criterio di verità, persuasi, come dicono di essere, che «la Massoneria ha in sé tutti gli elementi più puri ed elevati per 			la soddisfazione delle brame spirituali» 41. 			Tale persuasione scaturisce agevolmente dalle dichiarazioni degli 			scopi che la Massoneria si propone: «Fine ultimo della Massoneria 			è che le frontiere si abbassino davanti alla ragione umana»			 42; «Il Libero Muratore ritiene perciò 			fondatamente che il dovere dell'uomo e della donna di pensiero sia 			di porsi al di fuori e al di sopra della posizione asofa e 			preconcetta, e di raccogliersi con tutte le sue forze, spirituali e 			mentali, sul terreno della ricerca, che è per lui la sola, vera 			prassi di religione» 43. È naturale 			che, con un simile orientamento e, soprattutto, con un'accezione del 			concetto di «religione» così poco ortodosso, l'atteggiamento della 			Massoneria verso le religioni positive in genere, e verso il 			cattolicesimo in particolare, non sia precisamente quello d'una 			benevola comprensione. Tale atteggiamento, che, in pratica, è di 			stizzoso e ottuso disprezzo, viene, in teoria, giustificato con 			amene argomentazioni: «Qual'è il 
carattere universale di ogni 			religione»?, si chiede il Farina, che risponde: «È di 			rispondere allo stato intellettuale dell'epoca. Ogni religione 			rimpiazza un culto più grossolano ed essa è rimpiazzata a sua volta 			[...]. Tutte sono state concepite per rispondere allo stato 			sociale di un'epoca: tutte sono state passeggere: una sola forza è 			costante: il lavoro dell'intelligenza. È per questo lavoro che i 			governi e le religioni e ogni altra istituzione sono stati adoperati 			e poi scacciati» 44. Così, 			apocalitticamente, afferma un non meglio identificato «Joannes» 			nell'editoriale della rivista del Gruppo Gnostico di Firenze:			 «Stiamo vivendo la drammatica fine dell'era cristiana, 			ed è urgente per tutti noi affrontare la responsabilità della nostra 			evoluzione» 45. Anche il Prof. 			Tommaso Palamidessi (1915-1983), fondatore e direttore di 			Archeosofica - Scuola esoterica di alta iniziazione - scrive da 			Roma, il 12 novembre 1970: «L'Archeosofo e l'Archeosofa sono 			autentici apostoli del terzo millennio, l'Era del Cristianesimo 			esoterico, del Cristianesimo totale, e questo è il momento giusto 			per iniziare il nostro incarico che viene a noi dal Graal». Ci 			tornano in mente, e ci sia permesso ripeterle, le parole del monatto 			a Renzo: «Và, và, povero untorello [...], non sarai tu 			quello che spianti Milano» 46. Ma è 			molto più importante il fatto che i suddetti signori hanno 			dimenticato quanto disse, ai Suoi Apostoli, Uno più grande di tutti 			noi, Gesù Cristo: «Ecco io sono con voi sino alla fine del mondo» 			(Mt 28, 20). Per tornare al Farina, e alle sue concezioni già 			citate, si notano quegli appellativi e quelle definizioni di cui, 			spesso, vengono gratificati il cattolicesimo e le altre religioni: «pregiudizi», 			 «fanatismi», «superstizioni» e «idolatrie intorno 			all'idea di un Dio unico». La Massoneria «non può 			restare indifferente agli innumerevoli mali provocati dal fanatismo 			religioso». Perciò, «in materia religiosa, considera come 			migliore la religione che realizza di più i suoi principi, unendo 			gli uomini a Dio con dei sentimenti di amore e di venerazione e le 			creature tra loro con dei sentimenti di fratellanza, di stima e di 			amicizia» 47. Tuttavia, il neofita, 			sottoposto all'iniziazione, viene subito avvertito: «Nel campo 			religioso ognuno che professi una confessione dogmaticamente 			definita non può fare a meno di non sentire la inibizione di entrare 			in comunione spirituale con chi esercita la propria libertà di 			pensiero e di coscienza nella libera ricerca del Vero senza 			apriorismi, senza fabulazioni mitologiche, ma con la sola 			guida del buon senso, della ragione, delle scoperte delle scienze 			naturali» 48. La religione, 			qualsiasi religione, è, per la Massoneria, l'oppio delle coscienze. 			Viene pur detto che la Massoneria «prescrive ai suoi adepti di 			rispettate la religione nella quale sono nati»			 49, ma senza che ciò debba implicare 			l'asservimento e la persecuzione del libero pensiero: «Porre al 			di sopra del libero arbitrio le imposizioni della Chiesa non è 			dichiararsi pronto ai peggiori tradimenti, quando Roma comandasse lo 			spergiuro»? 50. Questa è la 			risposta quando, dalle parole ad uso dei profani, si passa alle 			parole del Rituale massonico. Sul trattamento che la Massoneria 			riserva alle religioni non crediamo si possano nutrire altri dubbi; 			del resto, essa afferma che le religioni sono tutte uguali fra 			loro e che le differenze «riguardano soltanto alcuni 			particolari» 51. Tanta grossolanità 			non nasconde certo soverchio rispetto. Non va, infine, taciuto che 			il veleno massonico destinato alla Chiesa e alla religione, è 			giustificato o, meglio, mascherato con il carattere rigidamente 			antidogmatico del pensiero e della pratica massonica. La milizia 			massonica postula, infatti, «libertà di tutti i culti e di 			tutte le fedi (che) si risolve in quella di pensare e di credere 			secondo la propria ragione e la propria coscienza»			 52, già «libera da dogmi scientifici e 			religiosi» 53.
carattere universale di ogni 			religione»?, si chiede il Farina, che risponde: «È di 			rispondere allo stato intellettuale dell'epoca. Ogni religione 			rimpiazza un culto più grossolano ed essa è rimpiazzata a sua volta 			[...]. Tutte sono state concepite per rispondere allo stato 			sociale di un'epoca: tutte sono state passeggere: una sola forza è 			costante: il lavoro dell'intelligenza. È per questo lavoro che i 			governi e le religioni e ogni altra istituzione sono stati adoperati 			e poi scacciati» 44. Così, 			apocalitticamente, afferma un non meglio identificato «Joannes» 			nell'editoriale della rivista del Gruppo Gnostico di Firenze:			 «Stiamo vivendo la drammatica fine dell'era cristiana, 			ed è urgente per tutti noi affrontare la responsabilità della nostra 			evoluzione» 45. Anche il Prof. 			Tommaso Palamidessi (1915-1983), fondatore e direttore di 			Archeosofica - Scuola esoterica di alta iniziazione - scrive da 			Roma, il 12 novembre 1970: «L'Archeosofo e l'Archeosofa sono 			autentici apostoli del terzo millennio, l'Era del Cristianesimo 			esoterico, del Cristianesimo totale, e questo è il momento giusto 			per iniziare il nostro incarico che viene a noi dal Graal». Ci 			tornano in mente, e ci sia permesso ripeterle, le parole del monatto 			a Renzo: «Và, và, povero untorello [...], non sarai tu 			quello che spianti Milano» 46. Ma è 			molto più importante il fatto che i suddetti signori hanno 			dimenticato quanto disse, ai Suoi Apostoli, Uno più grande di tutti 			noi, Gesù Cristo: «Ecco io sono con voi sino alla fine del mondo» 			(Mt 28, 20). Per tornare al Farina, e alle sue concezioni già 			citate, si notano quegli appellativi e quelle definizioni di cui, 			spesso, vengono gratificati il cattolicesimo e le altre religioni: «pregiudizi», 			 «fanatismi», «superstizioni» e «idolatrie intorno 			all'idea di un Dio unico». La Massoneria «non può 			restare indifferente agli innumerevoli mali provocati dal fanatismo 			religioso». Perciò, «in materia religiosa, considera come 			migliore la religione che realizza di più i suoi principi, unendo 			gli uomini a Dio con dei sentimenti di amore e di venerazione e le 			creature tra loro con dei sentimenti di fratellanza, di stima e di 			amicizia» 47. Tuttavia, il neofita, 			sottoposto all'iniziazione, viene subito avvertito: «Nel campo 			religioso ognuno che professi una confessione dogmaticamente 			definita non può fare a meno di non sentire la inibizione di entrare 			in comunione spirituale con chi esercita la propria libertà di 			pensiero e di coscienza nella libera ricerca del Vero senza 			apriorismi, senza fabulazioni mitologiche, ma con la sola 			guida del buon senso, della ragione, delle scoperte delle scienze 			naturali» 48. La religione, 			qualsiasi religione, è, per la Massoneria, l'oppio delle coscienze. 			Viene pur detto che la Massoneria «prescrive ai suoi adepti di 			rispettate la religione nella quale sono nati»			 49, ma senza che ciò debba implicare 			l'asservimento e la persecuzione del libero pensiero: «Porre al 			di sopra del libero arbitrio le imposizioni della Chiesa non è 			dichiararsi pronto ai peggiori tradimenti, quando Roma comandasse lo 			spergiuro»? 50. Questa è la 			risposta quando, dalle parole ad uso dei profani, si passa alle 			parole del Rituale massonico. Sul trattamento che la Massoneria 			riserva alle religioni non crediamo si possano nutrire altri dubbi; 			del resto, essa afferma che le religioni sono tutte uguali fra 			loro e che le differenze «riguardano soltanto alcuni 			particolari» 51. Tanta grossolanità 			non nasconde certo soverchio rispetto. Non va, infine, taciuto che 			il veleno massonico destinato alla Chiesa e alla religione, è 			giustificato o, meglio, mascherato con il carattere rigidamente 			antidogmatico del pensiero e della pratica massonica. La milizia 			massonica postula, infatti, «libertà di tutti i culti e di 			tutte le fedi (che) si risolve in quella di pensare e di credere 			secondo la propria ragione e la propria coscienza»			 52, già «libera da dogmi scientifici e 			religiosi» 53.![]()  | 
Ecumenismo 					massonico: tre stampe risalenti ad epoche diverse che 					esprimono il pensiero 
della sètta: 					per la Massoneria tutte le religioni sono uguali (e 					quindi tutte false). 
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Il massone, infatti, 			attende le proprie conquiste dall'indagine spregiudicata e sciolta 			da ogni vincolo di postulato e di dogma, e non condivide affatto 			l'atteggiamento della Chiesa che sottoporrebbe i suoi fedeli a 			costrizioni che impediscono ogni reale progresso sulla via della 			verità e si rivelerebbe, quindi, «negatrice assoluta e più d'ogni 			altra intollerante della libertà di coscienza e, per ciò stesso, 			negatrice della verità, di cui vieta ogni ricerca al di là dei suoi 			dogmi, nei quali soltanto le coscienze cattoliche debbono 			riconoscere l'ultima parola della Verità» 54. 			La preoccupazione che il pensiero massonico possa essere, in qualche 			modo, «dogmatico», sembra turbare molto i massoni; si ricorda, nei 			primi Gradi dell'iniziazione, che il dogma è una limitazione posta 			alla libertà di pensare e, nelle pubblicazioni massoniche, si 			ribatte sul medesimo tasto: «È assiomatico che un dogmatista 			non può essere vero massone» 55;			 «La Massoneria dev'essere irriducibilmente antidogmatica»			 56. Potremmo continuare l'elenco delle 			citazioni che attestano il deciso e inequivocabile antidogmatismo 			ostentato dalla Massoneria. Tuttavia, sono dichiarazioni che non 			convincono. Non convince soprattutto né si comprende come possa 			conciliarsi, con il dichiarato antidogmatismo, il culto, 			anzi la venerazione tributata dalla Massoneria alla ragione umana, 			che costituisce «la sua fede immutabile, universale»; perciò 			il massone non deve rinunciare mai «al suo principio superiore ad 			ogni altro, che è quello di restare fedele alla sola fede nel 			progresso dell'umana ragione» 57. 			A noi, francamente, paiono affermazioni apodittiche, indimostrate e, 			in ultima analisi, dogmatiche, come quella che afferma che «le 			nozioni basate sulla natura [...] sono divine»			 58. E
 neanche si comprende come possa 			conciliarsi, con l'antidogmatismo, il valore che la Massoneria 			attribuisce ai vari Gradi dell'iniziazione che, «attraverso la 			simbologia e la filosofia massonica», formerebbe uomini completi 			nei quali si opererebbe quella «trasformazione interiore 			dell'uomo», designata, significativamente, come «palingenesi 			[...], morte mistica 59 [...],			 rigenerazione [...], rinascita», paragonata perfino «allo stato di grazia divina» 60. 			Sono affermazioni, queste, che non solo vengono fatte senza alcuna 			dimostrazione, ma sono dette con un tono ispirato che, per autentici 			antidogmatici, come vogliono essere i massoni, dovrebbe riuscire 			quasi insopportabile. Ma le incongruenze e le contraddizioni non si 			fermano qui. Lasciamo pure da parte l'affermazione, trinciata con 			troppa sicumera, che non esiste alcuna certezza superiore 			all'intelligenza umana. I massoni, che rifiutano qualsiasi 			Rivelazione divina, si piegano, tuttavia, a riconoscere il valore di 			verità all'iniziazione, cioè alla «rivelazione dei Grandi 			Iniziati» e a quelle verità che essi suppongono comuni ad ogni 			uomo, tanto da poter parlare di «Religione Universale». Vien 			fatto subito di pensare, nell'un caso come nell'altro, come i 			massoni prestano fede ciecamente a «dogmi» non rivelati, ma creati 			dall'intelligenza umana. Se la Rivelazione divina è un «insulto» 			 alla ragione, come definiremo la rivelazione umana, sia pure di 			Grandi Iniziati, ma sempre uomini come noi? Ce n'è abbastanza per 			diffidare dell'antidogmatismo massonico, che potrebbe definirsi 			antidogmatismo di comodo, o, meglio, come «la dogmatica degli 			antidogmatici». Una piccola appendice a proposito sempre della 			religiosità massonica: la Rivista Massonica, del gennaio 			1971, nella rubrica Recensioni se la prende col supplemento 			letterario del Times (del 9 ottobre 1970) perché «recensisce con molta sufficienza» (pag. 42) due volumi di 			occultismo britannico: Rituale magico in Inghilterra dal 1887 ai 			giorni nostri, e Il più profondo insegnamento dell'Alba d'Oro.			 «Fornisce informazioni, non sappiamo quanto esatte, su certi 			filoni dell'occultismo britannico» (pag. 42). La recensione 			termina così: «Nonostante gli scismi, gli scandali, le assurdità, 			i suicidi e le stoltezze, i rituali magici fioriscono oggi in una 			società in cui la religione, la fede, sono considerate 			anacronistiche» (pag. 44). Si parla, naturalmente, 			dell'Inghilterra ma - guarda caso - l'editrice massonica Atanòr di 			Roma ha ammannito per il pubblico italiano due «novità» in materia: 			Filippo Teofrasto Paracelso: I Sette Libri dei Supremi 			Insegnamenti Magici, ed Enrico Cornelio Agrippa: 			 Le 			cerimonie magiche, e, proprio nel 1972, la ristampa anastatica 			dell'opera del rosicruciano Joseph Peladan (1858-1918) 			intitolata Introduzione alle scienze occulte. Queste «novità» 			 però erano state precedute dalla pubblicazione de I primi elementi 			di occultismo, del martinista Jean Bricaud (1881-1934), di 			 Il Grande Arcano e 			 Storia della Magia, di Eliphas 			Levi (1810-1875), di Piante e profumi magici, di Leo 			Kaiti. Che non si tenti di sostituire la... magia alla religione 			e alla fede anche in Italia? Ecco, infatti, come viene reclamizzata			 61 l'opera di Massimo Scaligero 			(1906-1980) Magia Sacra: Una via per la reintegrazione dell'Uomo, 			sintesi delle tecniche d'Oriente e d'Occidente, secondo l'esigenza 			di un potenziamento magico dell'uomo interiore, 			automatico e agnostico mitizzato. Per comodità, poi, degli 			acquirenti, è stata costituita a Roma una nuova Libreria di Hiram 			(in Viale Medaglie d'Oro, 48/b), «specializzata in soggetti 			massonici, psicologici e occultistici» 62.
 neanche si comprende come possa 			conciliarsi, con l'antidogmatismo, il valore che la Massoneria 			attribuisce ai vari Gradi dell'iniziazione che, «attraverso la 			simbologia e la filosofia massonica», formerebbe uomini completi 			nei quali si opererebbe quella «trasformazione interiore 			dell'uomo», designata, significativamente, come «palingenesi 			[...], morte mistica 59 [...],			 rigenerazione [...], rinascita», paragonata perfino «allo stato di grazia divina» 60. 			Sono affermazioni, queste, che non solo vengono fatte senza alcuna 			dimostrazione, ma sono dette con un tono ispirato che, per autentici 			antidogmatici, come vogliono essere i massoni, dovrebbe riuscire 			quasi insopportabile. Ma le incongruenze e le contraddizioni non si 			fermano qui. Lasciamo pure da parte l'affermazione, trinciata con 			troppa sicumera, che non esiste alcuna certezza superiore 			all'intelligenza umana. I massoni, che rifiutano qualsiasi 			Rivelazione divina, si piegano, tuttavia, a riconoscere il valore di 			verità all'iniziazione, cioè alla «rivelazione dei Grandi 			Iniziati» e a quelle verità che essi suppongono comuni ad ogni 			uomo, tanto da poter parlare di «Religione Universale». Vien 			fatto subito di pensare, nell'un caso come nell'altro, come i 			massoni prestano fede ciecamente a «dogmi» non rivelati, ma creati 			dall'intelligenza umana. Se la Rivelazione divina è un «insulto» 			 alla ragione, come definiremo la rivelazione umana, sia pure di 			Grandi Iniziati, ma sempre uomini come noi? Ce n'è abbastanza per 			diffidare dell'antidogmatismo massonico, che potrebbe definirsi 			antidogmatismo di comodo, o, meglio, come «la dogmatica degli 			antidogmatici». Una piccola appendice a proposito sempre della 			religiosità massonica: la Rivista Massonica, del gennaio 			1971, nella rubrica Recensioni se la prende col supplemento 			letterario del Times (del 9 ottobre 1970) perché «recensisce con molta sufficienza» (pag. 42) due volumi di 			occultismo britannico: Rituale magico in Inghilterra dal 1887 ai 			giorni nostri, e Il più profondo insegnamento dell'Alba d'Oro.			 «Fornisce informazioni, non sappiamo quanto esatte, su certi 			filoni dell'occultismo britannico» (pag. 42). La recensione 			termina così: «Nonostante gli scismi, gli scandali, le assurdità, 			i suicidi e le stoltezze, i rituali magici fioriscono oggi in una 			società in cui la religione, la fede, sono considerate 			anacronistiche» (pag. 44). Si parla, naturalmente, 			dell'Inghilterra ma - guarda caso - l'editrice massonica Atanòr di 			Roma ha ammannito per il pubblico italiano due «novità» in materia: 			Filippo Teofrasto Paracelso: I Sette Libri dei Supremi 			Insegnamenti Magici, ed Enrico Cornelio Agrippa: 			 Le 			cerimonie magiche, e, proprio nel 1972, la ristampa anastatica 			dell'opera del rosicruciano Joseph Peladan (1858-1918) 			intitolata Introduzione alle scienze occulte. Queste «novità» 			 però erano state precedute dalla pubblicazione de I primi elementi 			di occultismo, del martinista Jean Bricaud (1881-1934), di 			 Il Grande Arcano e 			 Storia della Magia, di Eliphas 			Levi (1810-1875), di Piante e profumi magici, di Leo 			Kaiti. Che non si tenti di sostituire la... magia alla religione 			e alla fede anche in Italia? Ecco, infatti, come viene reclamizzata			 61 l'opera di Massimo Scaligero 			(1906-1980) Magia Sacra: Una via per la reintegrazione dell'Uomo, 			sintesi delle tecniche d'Oriente e d'Occidente, secondo l'esigenza 			di un potenziamento magico dell'uomo interiore, 			automatico e agnostico mitizzato. Per comodità, poi, degli 			acquirenti, è stata costituita a Roma una nuova Libreria di Hiram 			(in Viale Medaglie d'Oro, 48/b), «specializzata in soggetti 			massonici, psicologici e occultistici» 62.![]()  | ![]()  | ![]()  | 
| Paracelso | E. Cornelio Agrippa | Joseph Peladan | 
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| Jean Bricaud | Eliphas Levi | Massimo Scaligero | 
È opportuno continuare a completare 			l'esame dei «contenuti» della religiosità massonica. La Massoneria, 			com'è a tutti noto, professa il culto del Grande Architetto 			dell'Universo. Già nella prefazione agli Statuti Generali del 1820 			era detto: «Essa (la Massoneria) ha per principio la 			esistenza di un Dio, che adora e rispetta sotto il convenuto titolo 			di Grande Architetto dell'Universo» 63. 			Uno dei landmarks, dei principî cioè che costituiscono le 			pietre fondamentali dell'edificio massonico, è il seguente: «Ogni 			Libero Muratore deve credere nell'esistenza di Dio come Grande 			Architetto dell’Universo» 64. Come 			si vede, è credenza accettata da tutta la Massoneria. Le difficoltà 			cominciano quando si tratta di stabilire che cosa si nasconda sotto 			la formula G\A\D\U\, 			giacché, neanche in questo caso, le fonti massoniche sono chiare e 			concordi. È lo stesso Farina a farci notare le prime incertezze: 			«Nel grande trattato di alleanza firmato a Losanna nel 1875 tra i 			Supremi Consigli di Rito Scozzese Antico e Accettato, il Convento 			approvò uno dei sette punti principali della dottrina Massonica in 			questi termini: “Il riconoscimento di una 			 
Forza superiore della 			quale essa proclama l'esistenza sotto il nome di Grande Architetto 			dell'Universo”. Immediatamente, delle proteste si elevarono da 			diverse nazioni, specialmente dall'Inghilterra e dall'America, 			rimproveranti il Convento di avere attribuito alla Massoneria la 			dottrina indicata dalla parola “Forza” ad esclusione di ogni altra. 			Tuttavia, una dichiarazione di principio seguì immediatamente 			l'ammissione dei sette punti e cioè: “La Massoneria proclama ciò che 			ha proclamato fino dalla sua origine: l'esistenza di un principio 			Creatore sotto il nome di Grande Architetto dell'Universo”»			 65. Il termine «Creatore» implica una 			nozione che il termine «Forza» non racchiudeva. Ciò sarebbe stato 			fonte di nuove contestazioni, se il Convento non avesse avuto cura 			di formulare immediatamente quest'altro principio: «La Massoneria 			non impone alcuna limitazione alla libera ricerca della Verità ed è 			per garantire a chiunque tale libertà che essa esige da tutti la 			tolleranza» 66. Abbiamo citato così 			a lungo questo brano perché esso rivela come in Massoneria, non 			esista una dottrina del G\A\D\U\. 			Non comprendiamo, infatti, quale sia la «dottrina» che la parola 			 «Forza», di per sé sola, è capace d'implicare. È poi curioso ed 			indicativo notare come se la cavi il Convento di Losanna dinanzi al 			rumoreggiare di qualche Grand'Oriente, lasciando che ciascuno pensi 			del G\A\D\U\ 			quel che gli aggrada. Il che conferma il sostanziale disinteresse 			della Massoneria per una precisa formulazione. Ma la genericità e la 			confusione non si limitano solamente al Convento di Losanna. 			Guido Laj (1880-1948), Gran Maestro di Palazzo Giustiniani, nel 			suo Discorso all'Assemblea Nazionale Massonica, del 19 			novembre 1945 (pagg. 12-13), ricordava le parole del Gran Maestro Ernesto Nathan (1845-1921) del 21 aprile 1901, quando inaugurava 			la sede massonica in Roma: «Se voi guardate un nostro diploma 			massonico, un foglio di carta intestata, se entrate in una Loggia 			Massonica, voi vedrete sovraneggiare queste lettere: A\G\D\G\A\D\U\; 			esse significano semplicemente: "A Gloria Del Grande Architetto 			Dell'Universo. È Zeus, Giove, Yahwéh, Dio? La causa prima, 			l'infinito creatore noi intendiamo affermarlo, non interpretarlo. È. 			Com'è, qual'è, riveli la fede di ogni individuale coscienza; a noi, 			collettivamente suffraga il pensiero del creatore nella 			manifestazione complessiva del creato. Per noi ogni fede, 			sinceramente professata e seguita, che guida e mantiene onesto 			l'uomo attraverso la vita è degna di ogni rispetto. In una parola, 			se la religione del dovere, eretta a legge morale e rimontando oltre 			alle brevi percezioni nostre alla causa prima, si riveli sotto l’una 			o l'altra forma, si chiama materialismo, abbrutimento, potremo, 			violando pensiero e parola, classificare la regola nostra come tale: 			ma badate, invece di stare in terra vola in alto: l'ente massonico 			non determina privilegiati interpreti fra Dio e l'uomo; questo 			abitua al sacrificio, al senso del dovere civile, e, educandolo alla 			coscienza del progresso individuale e collettivo, lo affina, lo 			eleva, per avvicinare, nell'infinita scala dell'essere, l'anima sua 			a quella che racchiude in sé l'Universo» 67.
Forza superiore della 			quale essa proclama l'esistenza sotto il nome di Grande Architetto 			dell'Universo”. Immediatamente, delle proteste si elevarono da 			diverse nazioni, specialmente dall'Inghilterra e dall'America, 			rimproveranti il Convento di avere attribuito alla Massoneria la 			dottrina indicata dalla parola “Forza” ad esclusione di ogni altra. 			Tuttavia, una dichiarazione di principio seguì immediatamente 			l'ammissione dei sette punti e cioè: “La Massoneria proclama ciò che 			ha proclamato fino dalla sua origine: l'esistenza di un principio 			Creatore sotto il nome di Grande Architetto dell'Universo”»			 65. Il termine «Creatore» implica una 			nozione che il termine «Forza» non racchiudeva. Ciò sarebbe stato 			fonte di nuove contestazioni, se il Convento non avesse avuto cura 			di formulare immediatamente quest'altro principio: «La Massoneria 			non impone alcuna limitazione alla libera ricerca della Verità ed è 			per garantire a chiunque tale libertà che essa esige da tutti la 			tolleranza» 66. Abbiamo citato così 			a lungo questo brano perché esso rivela come in Massoneria, non 			esista una dottrina del G\A\D\U\. 			Non comprendiamo, infatti, quale sia la «dottrina» che la parola 			 «Forza», di per sé sola, è capace d'implicare. È poi curioso ed 			indicativo notare come se la cavi il Convento di Losanna dinanzi al 			rumoreggiare di qualche Grand'Oriente, lasciando che ciascuno pensi 			del G\A\D\U\ 			quel che gli aggrada. Il che conferma il sostanziale disinteresse 			della Massoneria per una precisa formulazione. Ma la genericità e la 			confusione non si limitano solamente al Convento di Losanna. 			Guido Laj (1880-1948), Gran Maestro di Palazzo Giustiniani, nel 			suo Discorso all'Assemblea Nazionale Massonica, del 19 			novembre 1945 (pagg. 12-13), ricordava le parole del Gran Maestro Ernesto Nathan (1845-1921) del 21 aprile 1901, quando inaugurava 			la sede massonica in Roma: «Se voi guardate un nostro diploma 			massonico, un foglio di carta intestata, se entrate in una Loggia 			Massonica, voi vedrete sovraneggiare queste lettere: A\G\D\G\A\D\U\; 			esse significano semplicemente: "A Gloria Del Grande Architetto 			Dell'Universo. È Zeus, Giove, Yahwéh, Dio? La causa prima, 			l'infinito creatore noi intendiamo affermarlo, non interpretarlo. È. 			Com'è, qual'è, riveli la fede di ogni individuale coscienza; a noi, 			collettivamente suffraga il pensiero del creatore nella 			manifestazione complessiva del creato. Per noi ogni fede, 			sinceramente professata e seguita, che guida e mantiene onesto 			l'uomo attraverso la vita è degna di ogni rispetto. In una parola, 			se la religione del dovere, eretta a legge morale e rimontando oltre 			alle brevi percezioni nostre alla causa prima, si riveli sotto l’una 			o l'altra forma, si chiama materialismo, abbrutimento, potremo, 			violando pensiero e parola, classificare la regola nostra come tale: 			ma badate, invece di stare in terra vola in alto: l'ente massonico 			non determina privilegiati interpreti fra Dio e l'uomo; questo 			abitua al sacrificio, al senso del dovere civile, e, educandolo alla 			coscienza del progresso individuale e collettivo, lo affina, lo 			eleva, per avvicinare, nell'infinita scala dell'essere, l'anima sua 			a quella che racchiude in sé l'Universo» 67.![]()  | 
Due 					rappresentazioni della divinità massonica: 
il misterioso 					Grande Architetto dell'Universo. 
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Così, nel 1969, scriveva l'attuale Sovrano Gran Commendatore del 			Rito Scozzese Antico e Accettato, Giovanni Pica: «Le 			religioni hanno tre aspetti: il primo ad uso del credente; il 			secondo filosofico (simbolico); il terzo spirituale (scientifico)». 			 Così, ad esempio, la Bibbia ha tre aspetti: morale, sociale e 			spirituale. Le parti che sono state esaminate dai vari commentatori 			sono la morale e la sociale, mentre solo l'iniziato conosce la parte 			spirituale e scientifica 68. «Così 			egli non crede, come il religioso, ad un Dio trascendente e 			personale, né come il filosofo ad una astrazione, ma conosce Dio 			come Legge che regola nell’equilibrio più perfetto l'Universo e 			prima sostanza intelligente universale che scaturisce da tutte le 			cose visibili e invisibili: il Grande Architetto dell’Universo»			 69. Verrebbe quasi voglia di ripetere la 			frase del Duca d'Este all'Ariosto, nell'ascoltare la lettura dell'Orlando 			Furioso alla moglie, ma... lasciamola nella penna! Sono pure 			giustinianee quelle altre voci che parlano di Dio come «dell'Assoluto che comprende il tutto, cioè L'Unità universale», 			 e che «può essere intesa tanto da un punto di vista 			spiritualistico (lo spirito, l'idea, il pensiero), religioso (Allàh, 			Geova, Dio), materialistico (la Materia, l'Energia, la Sostanza)»			 70. All'interrogativo posto dal Gran Maestro 			Gamberini alla
 			Gran Loggia Nazionale Francese, a proposito 			dell'affermazione di Alec Mellor che essa fosse una 			Massoneria cristiana, questa ha risposto: «Il Grande 			Architetto dell'Universo non è né cristiano, né israelita, né 			maomettano, né parsi, né buddista» 71. 			Quanto a genericità non sono da meno gli Scozzesi del Gruppo 			Ghinazzi, i quali, negli Statuti Generali aggiornati nel 			novembre del 1965, asseriscono come prima cosa: «La Libera 			Massoneria ha il suo fondamento essenziale nella fede in una Potenza 			Suprema che onora sotto il nome di Grande Architetto dell'Universo» 			(pag. 3). Una rappresentanza di questo Gruppo prendeva parte il 			25-26 ottobre 1969, a Ginevra, all'Assemblea generale del CLIPSAS 			(Centro di Collegamento e d'Informazione delle Potenze Massoniche 			Firmatarie dell'Appello di Strasburgo del 22 gennaio 1961). Il Gran 			Maestro del Grand'Oriente di Francia, Jacques Mitterrand 			(1908-1991; da non confondere col noto uomo politico della sinistra 			francese), rilasciava al quotidiano La Suisse alcune 			dichiarazioni sull'argomento in questione. Il CLIPSAS 			contesta la Gran Loggia d'Inghilterra tanto reazionaria da aver 			stabilito che la prima qualità per diventare massone è quella di 			credere in Dio. Jacques Mitterrand sostiene invece che la credenza 			del Grande Architetto dell'Universo «non è affatto una conditio 			sine qua non: esistono in seno al Grand'Oriente di Francia - come 			pure presso tutte le Logge del CLIPSAS - le scelte più diverse che 			vanno dalla religione all'ateismo e al marxismo. Io stesso sono 			materialista ateo [...]. Diciamo che la maggioranza dei 			nostri membri è agnostica» 72. 			C’è poi chi concepisce il G\A\D\U\  			 in chiave panteistica: il fine ultimo 			dell'iniziazione massonica è la conquista e l'applicazione pratica 			di una cognizione del Sé individuale e universale, in virtù della 			quale i massoni dovranno «cercare Iddio non fuori di (loro), ma 			dentro di (essi) e nell'Umanità, che ne è la manifestazione e 			l'interprete, come scrisse il nostro grande Mazzini»			 73. Così pure il Gran Maestro Aggiunto 			Roberto Ascarelli (1904-1970), commemorando Ottorino Maggiore 			(1887-1953), diceva: «Siamo tutti parte di un anello che né si 			apre né si chiude e che è parte integrante di quell'Ente Supremo che 			noi chiamiamo Grande Architetto dell'Universo»			 74. Ancora più... chiaramente, il Venerabile 			della Loggia Sabazia, a Savona, il 14 giugno 1969, alla 			presenza del Gran Maestro Gamberini, affermava: «Noi crediamo in 			Dio quale intelligenza e principio attivo dell'Universo; principio 			generante e riproduttore, insito in ogni uomo che è parte della 			stessa monade» 75. Il Lupi tenta di 			giustificare la genericità che finora abbiamo denunciata, sostenendo 			che si tratta di un'oscurità voluta e necessaria: «Dottrina in 			senso specifico e sistematico, mille volte no; richiamo iniziatico 			per ciascuno di noi affinché ritroviamo il nostro dio nel profondo 			del cuore come meglio sapremo o potremo [...]. Dall'estremo 			duale e personale della divinità, sino alla molteplice gamma dei 			panteismi e dei monismi, ognuno intende e risponde per sé»			 76.
 			Gran Loggia Nazionale Francese, a proposito 			dell'affermazione di Alec Mellor che essa fosse una 			Massoneria cristiana, questa ha risposto: «Il Grande 			Architetto dell'Universo non è né cristiano, né israelita, né 			maomettano, né parsi, né buddista» 71. 			Quanto a genericità non sono da meno gli Scozzesi del Gruppo 			Ghinazzi, i quali, negli Statuti Generali aggiornati nel 			novembre del 1965, asseriscono come prima cosa: «La Libera 			Massoneria ha il suo fondamento essenziale nella fede in una Potenza 			Suprema che onora sotto il nome di Grande Architetto dell'Universo» 			(pag. 3). Una rappresentanza di questo Gruppo prendeva parte il 			25-26 ottobre 1969, a Ginevra, all'Assemblea generale del CLIPSAS 			(Centro di Collegamento e d'Informazione delle Potenze Massoniche 			Firmatarie dell'Appello di Strasburgo del 22 gennaio 1961). Il Gran 			Maestro del Grand'Oriente di Francia, Jacques Mitterrand 			(1908-1991; da non confondere col noto uomo politico della sinistra 			francese), rilasciava al quotidiano La Suisse alcune 			dichiarazioni sull'argomento in questione. Il CLIPSAS 			contesta la Gran Loggia d'Inghilterra tanto reazionaria da aver 			stabilito che la prima qualità per diventare massone è quella di 			credere in Dio. Jacques Mitterrand sostiene invece che la credenza 			del Grande Architetto dell'Universo «non è affatto una conditio 			sine qua non: esistono in seno al Grand'Oriente di Francia - come 			pure presso tutte le Logge del CLIPSAS - le scelte più diverse che 			vanno dalla religione all'ateismo e al marxismo. Io stesso sono 			materialista ateo [...]. Diciamo che la maggioranza dei 			nostri membri è agnostica» 72. 			C’è poi chi concepisce il G\A\D\U\  			 in chiave panteistica: il fine ultimo 			dell'iniziazione massonica è la conquista e l'applicazione pratica 			di una cognizione del Sé individuale e universale, in virtù della 			quale i massoni dovranno «cercare Iddio non fuori di (loro), ma 			dentro di (essi) e nell'Umanità, che ne è la manifestazione e 			l'interprete, come scrisse il nostro grande Mazzini»			 73. Così pure il Gran Maestro Aggiunto 			Roberto Ascarelli (1904-1970), commemorando Ottorino Maggiore 			(1887-1953), diceva: «Siamo tutti parte di un anello che né si 			apre né si chiude e che è parte integrante di quell'Ente Supremo che 			noi chiamiamo Grande Architetto dell'Universo»			 74. Ancora più... chiaramente, il Venerabile 			della Loggia Sabazia, a Savona, il 14 giugno 1969, alla 			presenza del Gran Maestro Gamberini, affermava: «Noi crediamo in 			Dio quale intelligenza e principio attivo dell'Universo; principio 			generante e riproduttore, insito in ogni uomo che è parte della 			stessa monade» 75. Il Lupi tenta di 			giustificare la genericità che finora abbiamo denunciata, sostenendo 			che si tratta di un'oscurità voluta e necessaria: «Dottrina in 			senso specifico e sistematico, mille volte no; richiamo iniziatico 			per ciascuno di noi affinché ritroviamo il nostro dio nel profondo 			del cuore come meglio sapremo o potremo [...]. Dall'estremo 			duale e personale della divinità, sino alla molteplice gamma dei 			panteismi e dei monismi, ognuno intende e risponde per sé»			 76.![]()  | ![]()  | ![]()  | 
| Jacques Mitterrand | Roberto Ascarelli | Ottorino Maggiore | 
Vero è che, accanto alle voci citate, le 			quali finiscono, nella loro genericità, per essere la negazione di 			un Dio unico, trascendente e creatore, se n'è fatta sentire qualche 			altra, per quanto isolata. Così si parla del G\A\D\U\ 			quale «Dio, essere universale, eterno, increato, creatore e 			sovrano Maestro di tutto ciò che esiste» 77, 			e di Dio «personale, unico creatore, eterno increato, 			trascendente il mondo» 78. Ma sono 			voci che quando non vengono accolte con lo sdegno con cui Ulisse 			Bacci accoglieva il Decreto di Albert Pike (1809-1891) da 			Charleston: «È chiaro come luce meridiana che vuolsi far 			sottoscrivere un credo religioso a tutti coloro che entrano nella 			Massoneria. E l'universalismo di questo nostro sodalizio dov'è più? 			Non esiste di certo dal momento che diventa una sètta! Noi non 			daremo ai cattolici il gusto di chiamarci settari»!			 79. Vengono considerate (e presto 			dimenticate) come accettabile e tollerabile espressione del libero 			convincimento di ciascun affiliato. Insomma, la formula del G\A\D\U\, 			adottata dalla Massoneria, non è altro che una locuzione a doppio 			fondo che, come dice la Rivista della Massoneria, 
può «acconciarsi a tutti i gusti, ancora a quelli di un ateo»			 80. Questa non è una malignità clericale, 			osserva Alessandro Luzio (1857-1946) 81, 			ma è una frase testuale confermata sempre dalla stessa rivista, nel 			1878, quando una buona parte del mondo dei Fratelli era a soqquadro 			per la brusca decisione presa dalla Massoneria francese nel 			settembre 1877 di mettere in soffitta la formula stessa del G\A\D\U\. 			 Già, precedentemente, la rivista aveva 			preso bellamente in giro il Grand'Oriente egiziano che aveva rotto 			le relazioni con il Grand'Oriente di Francia perché il 14 settembre 			1876 aveva «presa in considerazione (la) più antimassonica 			fra le proposte: quella cioè di eliminare dai proprî Statuti la 			credenza in Dio» 82. La ragione 			portata dal Grand'Oriente egiziano potremmo sottoscriverla anche 			noi: «Se noi ci onoriamo, e ben giustamente, di chiamarci 			Fratelli, è perché ci consideriamo figli dello stesso Padre: 			rinnegata la paternità Divina, la fratellanza e l'unità dell’uman 			genere, riescono affatto problematiche e il vagheggiato 			perfezionamento del mondo morale, unico obbiettivo cui mira l'Arte 			Reale, rendesi umanamente impossibile» 83. 			Malgrado queste giuste proteste, nel settembre 1877, come dicevamo, 			il Grand'Oriente di Francia cancellava, dal 2° paragrafo del 1° 			articolo dello Statuto, il G\A\D\U\. 			Come si regolò la Massoneria italiana prima e dopo questa decisione? 			Prima asseriva: «Nelle Costituzioni che reggono la Massoneria 			francese, come tutti sanno, è scritto che la Massoneria professa il 			principio dell'esistenza di Dio e dell'immortalità dell'anima. La 			Massoneria italiana che non ha nelle generali Costituzioni 			un'affermazione di principio che possa offendere in alcun modo la 			libertà di coscienza dei suoi affiliati vedrà, ne siamo certi, con 			vivo piacere, che anche la consorella famiglia massonica francese si 			liberi da cosiffatte pastoie. A noi basta l'invocazione mondiale al 			G\A\D\U\ 			perché non è contraria a nessun sistema filosofico, perché può 			associarsi a qualunque opinione e credenza, perché altro non 			rappresenta che la sintesi di qualsivoglia scuola o religione. Ed è 			perciò che i massoni francesi - come alcuni di essi erroneamente 			credono - non avranno nulla a temere per parte della Massoneria 			italiana, se deliberano, come forse fanno a quest'ora, la 			modificazione delle loro Costituzioni [...]. E infatti 			bisognerebbe essere proprio più intolleranti dei cattolici per 			proibire che la Massoneria francese rovesciasse quella barriera che 			può impedire l'ingresso nelle sue Logge ad uomini distintissimi che 			però non credono in Dio né nell'immortalità dell'anima. La 			Massoneria estera potrebbe a ragione commuoversi se in Francia si 			facesse professione di ateismo in Massoneria, “ma non può darsi 			coscienziosamente questa interpretazione alla modificazione 			desiderata, la quale inspirata da un concetto profondamente 			massonico di fratellanza e di uguaglianza, non ad altro tende che a 			togliere alla Massoneria francese il carattere di una scuola deista»			 84.
può «acconciarsi a tutti i gusti, ancora a quelli di un ateo»			 80. Questa non è una malignità clericale, 			osserva Alessandro Luzio (1857-1946) 81, 			ma è una frase testuale confermata sempre dalla stessa rivista, nel 			1878, quando una buona parte del mondo dei Fratelli era a soqquadro 			per la brusca decisione presa dalla Massoneria francese nel 			settembre 1877 di mettere in soffitta la formula stessa del G\A\D\U\. 			 Già, precedentemente, la rivista aveva 			preso bellamente in giro il Grand'Oriente egiziano che aveva rotto 			le relazioni con il Grand'Oriente di Francia perché il 14 settembre 			1876 aveva «presa in considerazione (la) più antimassonica 			fra le proposte: quella cioè di eliminare dai proprî Statuti la 			credenza in Dio» 82. La ragione 			portata dal Grand'Oriente egiziano potremmo sottoscriverla anche 			noi: «Se noi ci onoriamo, e ben giustamente, di chiamarci 			Fratelli, è perché ci consideriamo figli dello stesso Padre: 			rinnegata la paternità Divina, la fratellanza e l'unità dell’uman 			genere, riescono affatto problematiche e il vagheggiato 			perfezionamento del mondo morale, unico obbiettivo cui mira l'Arte 			Reale, rendesi umanamente impossibile» 83. 			Malgrado queste giuste proteste, nel settembre 1877, come dicevamo, 			il Grand'Oriente di Francia cancellava, dal 2° paragrafo del 1° 			articolo dello Statuto, il G\A\D\U\. 			Come si regolò la Massoneria italiana prima e dopo questa decisione? 			Prima asseriva: «Nelle Costituzioni che reggono la Massoneria 			francese, come tutti sanno, è scritto che la Massoneria professa il 			principio dell'esistenza di Dio e dell'immortalità dell'anima. La 			Massoneria italiana che non ha nelle generali Costituzioni 			un'affermazione di principio che possa offendere in alcun modo la 			libertà di coscienza dei suoi affiliati vedrà, ne siamo certi, con 			vivo piacere, che anche la consorella famiglia massonica francese si 			liberi da cosiffatte pastoie. A noi basta l'invocazione mondiale al 			G\A\D\U\ 			perché non è contraria a nessun sistema filosofico, perché può 			associarsi a qualunque opinione e credenza, perché altro non 			rappresenta che la sintesi di qualsivoglia scuola o religione. Ed è 			perciò che i massoni francesi - come alcuni di essi erroneamente 			credono - non avranno nulla a temere per parte della Massoneria 			italiana, se deliberano, come forse fanno a quest'ora, la 			modificazione delle loro Costituzioni [...]. E infatti 			bisognerebbe essere proprio più intolleranti dei cattolici per 			proibire che la Massoneria francese rovesciasse quella barriera che 			può impedire l'ingresso nelle sue Logge ad uomini distintissimi che 			però non credono in Dio né nell'immortalità dell'anima. La 			Massoneria estera potrebbe a ragione commuoversi se in Francia si 			facesse professione di ateismo in Massoneria, “ma non può darsi 			coscienziosamente questa interpretazione alla modificazione 			desiderata, la quale inspirata da un concetto profondamente 			massonico di fratellanza e di uguaglianza, non ad altro tende che a 			togliere alla Massoneria francese il carattere di una scuola deista»			 84.![]()  | ![]()  | ![]()  | 
| Ulisse Bacci | Albert Pike | Alessandro Luzio | 
E dopo? La Rivista della Massoneria 			Italiana deprecava quell'improvvida risoluzione per il solo 			opportunistico motivo che s'era danneggiata l'Istituzione mondiale, 			provocando la rottura dei rapporti tra la Massoneria 			anglo-americano-tedesca e la francese, mentre la vecchia formula, 			stiracchiabile in tutti i sensi, tornava tanto utile a mantenere la 			pace in famiglia. «Noi protestiamo - scriveva Ulisse Bacci -			 sia pure sotto la sua unica e personale responsabilità»			 85, ma sempre «con licenza scritta del 			Potentissimo Gran Maestro»!, contro «le deliberazioni delle 			Gran Logge d'Inghilterra e d'Irlanda», del 4 dicembre 1877			 86 «che non riconoscevano il 			Grand'Oriente di Francia» perché aveva «eliminato un 			paragrafo della propria Costituzione, il quale imponeva a chiunque 			volesse entrare nella Massoneria la
 credenza in Dio e 			nell'immortalità dell'anima» 87. «Noi protestiamo» contro tale deliberazione «perché contraria 			ai principî fondamentali della Massoneria, e facciamo caldissimi 			voti, affinché di una questione puramente ed esclusivamente 			metafisica non si voglia fare un pomo di discordia nella famiglia 			dei Liberi Muratori, i quali hanno oggi ben altro da fare che 			perdersi in discussioni arcadiche, le quali lasciano sempre il tempo 			che trovano, e non fanno avanzare di un passo solo il progresso 			morale, civile ed economico dell'umanità» 88.			 «L'opera consumata dai Fratelli inglesi - continua il Bacci -			 è anche opera eminentemente inconsulta. Essi gettano il pomo 			della discordia nel cuore della Massoneria» 89; «una fra le ragioni addotte è perché questa guerra 			bisognava farla molto prima, quando cioè gli uomini come Proudhon 			(sic!) e come tutti quelli dell'Enciclopedia entravano nell'Ordine e 			vi portavano il contingente della loro sapienza: oggi è frutto fuor 			di stagione, è assurdo, è follia» 90. 			Quale fosse il contingente della sua sapienza, ce lo dice lo stesso			 Pierre Joseph Proudhon (1809-1865) nella sua opera De la justice dans la Révolution et dans			l'Église 91 che riportiamo in una nostra traduzione: 			 «L'8 gennaio 			1847,			fui ricevuto massone in Grado d'Apprendista, nella Loggia 			 “Sincérité,			parfaite union et constante amitiè” all'Oriente di Besançon. Come 			ogni			neofita, prima di ricevere la Luce, dovetti rispondere alle tre 			domande			d'uso: “Cosa deve l'uomo ai suoi simili? Cosa deve alla sua patria?			Cosa deve a Dio”? “Giustizia a tutti gli uomini; dedizione alla 			propria			patria; guerra a Dio”. Questa fu la mia professione di fede». Onde			evitare simili professioni di... fede, il Consiglio dell'Ordine, 			nell'aprile			del 1878, agitava la questione se fosse permesso domandare ai 			profani			che cercano la luce che cosa dovessero a Dio. Il Consiglio ispirato			sempre al concetto della più ampia libertà e tolleranza... decise 			che			quella domanda non potesse essere rivolta agli iniziandi. «Questa decisione - scrive la Rivista			della Massoneria Italiana - ci sembra inspirata alla			più stretta logica e alla più scrupolosa			osservanza delle leggi votate nelle nostre			Costituenti. Infatti, la Massoneria italiana che			ha conservato sempre e conserva, in testa ai			propri atti, l'antichissima e universale formula A\G.\D\G\A\D\U\, ha in ogni occasione			solennemente dichiarato che quella formula			non rappresentava la sintesi di nessun sistema			filosofico o religioso, ma che anzi si adattava			fortunatamente a qualunque opinione. E il			fatto ha dato ragione a coloro che così la pensavano, poiché a 			nessun			iniziando, fosse deista, fosse materialista, fosse ateo, quella 			formula			impedì di entrare nelle nostre officine. Ciascun sistema filosofico 			può			facilmente considerarla come la sintesi del proprio principio 			regolatore			della vita armonica dell'Universo. Quando però nelle Logge, in 			seguito			a domande inopportune e mal formulate, si promuovono discussioni			sopra questo tanto spinoso e tanto controverso argomento, allora			l'attrito delle opinioni diventa ardentissimo, e una questione molto			astratta genera molto concreti e molto dolorosi perturbamenti [...].
 credenza in Dio e 			nell'immortalità dell'anima» 87. «Noi protestiamo» contro tale deliberazione «perché contraria 			ai principî fondamentali della Massoneria, e facciamo caldissimi 			voti, affinché di una questione puramente ed esclusivamente 			metafisica non si voglia fare un pomo di discordia nella famiglia 			dei Liberi Muratori, i quali hanno oggi ben altro da fare che 			perdersi in discussioni arcadiche, le quali lasciano sempre il tempo 			che trovano, e non fanno avanzare di un passo solo il progresso 			morale, civile ed economico dell'umanità» 88.			 «L'opera consumata dai Fratelli inglesi - continua il Bacci -			 è anche opera eminentemente inconsulta. Essi gettano il pomo 			della discordia nel cuore della Massoneria» 89; «una fra le ragioni addotte è perché questa guerra 			bisognava farla molto prima, quando cioè gli uomini come Proudhon 			(sic!) e come tutti quelli dell'Enciclopedia entravano nell'Ordine e 			vi portavano il contingente della loro sapienza: oggi è frutto fuor 			di stagione, è assurdo, è follia» 90. 			Quale fosse il contingente della sua sapienza, ce lo dice lo stesso			 Pierre Joseph Proudhon (1809-1865) nella sua opera De la justice dans la Révolution et dans			l'Église 91 che riportiamo in una nostra traduzione: 			 «L'8 gennaio 			1847,			fui ricevuto massone in Grado d'Apprendista, nella Loggia 			 “Sincérité,			parfaite union et constante amitiè” all'Oriente di Besançon. Come 			ogni			neofita, prima di ricevere la Luce, dovetti rispondere alle tre 			domande			d'uso: “Cosa deve l'uomo ai suoi simili? Cosa deve alla sua patria?			Cosa deve a Dio”? “Giustizia a tutti gli uomini; dedizione alla 			propria			patria; guerra a Dio”. Questa fu la mia professione di fede». Onde			evitare simili professioni di... fede, il Consiglio dell'Ordine, 			nell'aprile			del 1878, agitava la questione se fosse permesso domandare ai 			profani			che cercano la luce che cosa dovessero a Dio. Il Consiglio ispirato			sempre al concetto della più ampia libertà e tolleranza... decise 			che			quella domanda non potesse essere rivolta agli iniziandi. «Questa decisione - scrive la Rivista			della Massoneria Italiana - ci sembra inspirata alla			più stretta logica e alla più scrupolosa			osservanza delle leggi votate nelle nostre			Costituenti. Infatti, la Massoneria italiana che			ha conservato sempre e conserva, in testa ai			propri atti, l'antichissima e universale formula A\G.\D\G\A\D\U\, ha in ogni occasione			solennemente dichiarato che quella formula			non rappresentava la sintesi di nessun sistema			filosofico o religioso, ma che anzi si adattava			fortunatamente a qualunque opinione. E il			fatto ha dato ragione a coloro che così la pensavano, poiché a 			nessun			iniziando, fosse deista, fosse materialista, fosse ateo, quella 			formula			impedì di entrare nelle nostre officine. Ciascun sistema filosofico 			può			facilmente considerarla come la sintesi del proprio principio 			regolatore			della vita armonica dell'Universo. Quando però nelle Logge, in 			seguito			a domande inopportune e mal formulate, si promuovono discussioni			sopra questo tanto spinoso e tanto controverso argomento, allora			l'attrito delle opinioni diventa ardentissimo, e una questione molto			astratta genera molto concreti e molto dolorosi perturbamenti [...].
La			domanda “cosa dovete a Dio”? costituisce una violazione della 			libertà			di coscienza, perché ammette implicitamente che Dio esista, ciò che, 			se			per molti è una verità, per molti altri è un errore, e perciò se 			l'iniziando risponde che nulla gli deve perché non crede che esista, 			lo oppugnano subito i deisti, i materialisti e gli atei lo 			difendono, e così avvengono sempre dispiacevolissime contestazioni. 			È dunque eminentemente saggia - oltre all'essere legale - la 			decisione del Consiglio dell'Ordine, e noi, pregando le Logge ad 			uniformarvisi scrupolosamente, non crediamo che di compiere uno dei 			nostri più sacri doveri. Le domande che uniche si devono dirigere 			agli iniziandi chiusi nel gabinetto di riflessione e alle quali 			devono rispondere in iscritto, sono le seguenti: “Che cosa dovete 			all'umanità? Che cosa dovete alla patria? Che cosa dovete a voi 			stesso”? In questo campo si restringe l'azione della Massoneria, e 			noi non abbiam diritto di chieder più oltre» 92. Quest'uso si segue ancora oggi ed è 			abbondantemente documentabile. Per finire, leggevamo recentemente 			nella Rivista Massonica: «È anche vero che il 			 
Grand'Oriente d'Italia si rifiutò di seguire il Grand'Oriente di 			Francia nella sua avventura ideologica che lo recise dal corpo della 			Massoneria universale quando volle abolire la invocazione del Grande 			Architetto dell'Universo» 93. Per 			essere più esatti, forse, bisognava dire non che «si rifiutò di 			seguire», ma che «lo precedette» almeno nell'intenzione. 			Infatti, la Rivista della Massoneria notava: «Qui cade in 			acconcio osservare che anche in Italia fu più volte proposta 			l'abolizione della formula tradizionale cosmopolita  A\G.\D\G\A\D\U\. 			Ma le nostre assemblee sempre - ad enorme maggioranza - la vollero 			mantenuta. La prima proposta di abolizione fu presentata nella 			Costituente del 1869. Il F\ 			Bartolomeo Ortolani, dottissimo ed eloquentissimo Venerabile della 			Loggia “Goffredo Mameli” all'Oriente di Sassari, propose che fosse 			sostituita con l'altra: “Alla Gloria del Progresso Infinito”; ma 			dopo una meravigliosa orazione del F\ 			Floriano Del Zio, la vecchia formula fu conservata, dichiarandosi e 			riconoscendosi che essa, nel linguaggio simbolico, rappresentando la 			espressione grafica di ciò che è, poteva essere accettata da 			qualunque credenza. Così la Massoneria italiana, con una decisione 			di cui non è possibile disconoscere la profonda, sensata e pratica 			abilità - non sarà utilità? - poté conservare le sue relazioni 			cordialissime con tutte le potenze massoniche della Terra e 			permettere a tutti gli uomini - qualunque fossero le loro opinioni 			filosofiche o religiose - di entrare e di rimanere nell’Ordine senza 			nessun vincolo alla libertà del loro pensiero e della loro 			coscienza» 94. Lo stesso accadde 			nell'Assemblea Costituente tenuta al Teatro Argentina di Roma 			il 28 aprile 1872, con discussioni «assai scomposte e qualche 			volta tumultuose» 95 perché si 			doveva ratificare il Concordato, firmato fin dal 5 ottobre 1871, fra 			i vari Orienti italiani in lotta tra loro. Tra gli altri argomenti 			c'era un «articolo riservato alla discussione del Congresso 			Massonico Internazionale: “Abolizione dell'attuale intestazione 			degli atti A\G.\D\G\A\D\U\“»			 96. Ma non se ne fece nulla, tranne la 			lettura di una lettera di Giuseppe Garibaldi (1807-1882) al 			Gran Maestro Giuseppe Mazzoni (1808-1880), da Caprera, in 			data 24 aprile 1872: «E chi prima (se non la Massoneria) 			lanciossi nel glorioso sentiero del razionalismo, combattendo le 			grette idee delle mille sètte in cui divisero gli uomini i furbi e i 			birbanti speculatori sulla credulità degli ignari? E chi chiamolli 			ad affratellarsi sotto le insegne del martello e del compasso e 			sotto quelle morali del Grande Architetto dell'Universo? Il vostro 			Architetto dell'Universo, massoni, non è forse il Dio di Mazzini e 			l'Infinito di Filopanti? E voi tutti non siete decisi non d'imporli, 			ma di lasciare alla ragione, alla scienza la cura di investigare 			nelle regioni ancora vergini dell'Infinito morale, ove almeno 			l'intelletto umano ardisca di avventurarsi, ciocché forse giammai 			troveranno»? 97.
Grand'Oriente d'Italia si rifiutò di seguire il Grand'Oriente di 			Francia nella sua avventura ideologica che lo recise dal corpo della 			Massoneria universale quando volle abolire la invocazione del Grande 			Architetto dell'Universo» 93. Per 			essere più esatti, forse, bisognava dire non che «si rifiutò di 			seguire», ma che «lo precedette» almeno nell'intenzione. 			Infatti, la Rivista della Massoneria notava: «Qui cade in 			acconcio osservare che anche in Italia fu più volte proposta 			l'abolizione della formula tradizionale cosmopolita  A\G.\D\G\A\D\U\. 			Ma le nostre assemblee sempre - ad enorme maggioranza - la vollero 			mantenuta. La prima proposta di abolizione fu presentata nella 			Costituente del 1869. Il F\ 			Bartolomeo Ortolani, dottissimo ed eloquentissimo Venerabile della 			Loggia “Goffredo Mameli” all'Oriente di Sassari, propose che fosse 			sostituita con l'altra: “Alla Gloria del Progresso Infinito”; ma 			dopo una meravigliosa orazione del F\ 			Floriano Del Zio, la vecchia formula fu conservata, dichiarandosi e 			riconoscendosi che essa, nel linguaggio simbolico, rappresentando la 			espressione grafica di ciò che è, poteva essere accettata da 			qualunque credenza. Così la Massoneria italiana, con una decisione 			di cui non è possibile disconoscere la profonda, sensata e pratica 			abilità - non sarà utilità? - poté conservare le sue relazioni 			cordialissime con tutte le potenze massoniche della Terra e 			permettere a tutti gli uomini - qualunque fossero le loro opinioni 			filosofiche o religiose - di entrare e di rimanere nell’Ordine senza 			nessun vincolo alla libertà del loro pensiero e della loro 			coscienza» 94. Lo stesso accadde 			nell'Assemblea Costituente tenuta al Teatro Argentina di Roma 			il 28 aprile 1872, con discussioni «assai scomposte e qualche 			volta tumultuose» 95 perché si 			doveva ratificare il Concordato, firmato fin dal 5 ottobre 1871, fra 			i vari Orienti italiani in lotta tra loro. Tra gli altri argomenti 			c'era un «articolo riservato alla discussione del Congresso 			Massonico Internazionale: “Abolizione dell'attuale intestazione 			degli atti A\G.\D\G\A\D\U\“»			 96. Ma non se ne fece nulla, tranne la 			lettura di una lettera di Giuseppe Garibaldi (1807-1882) al 			Gran Maestro Giuseppe Mazzoni (1808-1880), da Caprera, in 			data 24 aprile 1872: «E chi prima (se non la Massoneria) 			lanciossi nel glorioso sentiero del razionalismo, combattendo le 			grette idee delle mille sètte in cui divisero gli uomini i furbi e i 			birbanti speculatori sulla credulità degli ignari? E chi chiamolli 			ad affratellarsi sotto le insegne del martello e del compasso e 			sotto quelle morali del Grande Architetto dell'Universo? Il vostro 			Architetto dell'Universo, massoni, non è forse il Dio di Mazzini e 			l'Infinito di Filopanti? E voi tutti non siete decisi non d'imporli, 			ma di lasciare alla ragione, alla scienza la cura di investigare 			nelle regioni ancora vergini dell'Infinito morale, ove almeno 			l'intelletto umano ardisca di avventurarsi, ciocché forse giammai 			troveranno»? 97.![]()  | ![]()  | ![]()  | 
| Pierre Joseph Proudhon | Giuseppe Mazzoni | Giuseppe Garibaldi | 
«Nell'era 			atomica - scrive Tommaso Ventura - non c'è posto per 			un Dio persona, creatore e giudice, qual'è configurato dalle 			religioni, dalla rivelazione delle religioni positive»			 98.
Dopo aver descritto, a grandi linee, i 			caposaldi della «dottrina» massonica s'impone qualche conclusione in 			merito alla domanda che ci ponevamo all'inizio: è possibile parlare 			di «religiosità massonica»? Abbiamo veduto come il pensiero 			massonico intorno al G\A\D\U\ 			 sia vago, nebuloso, incerto e 			contraddittorio: ciò dipende dalla nessuna incidenza pratica del G\A\D\U\ 			nella vita dei massoni. Le dispute che talvolta abbiamo viste 			accendersi tra le varie correnti massoniche (con conseguente rottura 			di relazioni tra un Grand'Oriente e l'altro) non hanno alcun 			carattere speculativo, ma nascondono quasi sempre scopi assai più 			concreti. Che il G\A\D\U\ 			non abbia nessuna ingerenza nella vita morale può desumersi anche da 			quel concetto di «morale autonoma» di cui i massoni sono sostenitori 			da
 sempre. Che la Massoneria si rifaccia al Grande Architetto per 			orientare l'azione dei «credenti», da nessuno è stato mai sostenuto; 			egli non è concepito quale ultimo termine della moralità, come il 			portatore e l'ispiratore di ogni legge morale. Infatti, «perché 			l'uomo informi - secondo i principî massonici - bene la sua 			condotta, non deve cercare il comando fuori o sopra della ragione 			[...]; non deve prospettare la legge morale come un comando 			dall'alto, da una esistenza extramondana, soprannaturale, a cui 			debba inchinarsi. Il comando, a cui l'uomo deve obbedire, in quanto 			muove dalla ragione, fà sì che l'uomo da nulla possa essere turbato, 			da nulla possa essere deviato, perché, se può rovinare una morale 			fondata su di un'autorità esterna, non cade quella che sia tratta 			dalla coscienza umana. In siffatta obbedienza, l'uomo sente la 			pienezza e la serena dignità della sua natura ragionevole; non si 			sente mai servo, ma signorilmente suddito, cioè libero, perché 			svolge coscientemente la sua natura e si fà consapevole artefice del 			suo destino. Eliminato il soprannaturale, la morale massonica è 			prettamente naturalistica: i diritti e i doveri umani, i fini e le 			lotte umani sono legati alla Terra; il destino dell'uomo è un 			semplice frammento del destino universale, la storia delle nazioni è 			un capitolo completivo della storia naturale» 99. E Giovanni Bovio (1837-1903) ne suggerisce 			anche il motivo: «La sola ragione può comandare a sé stessa, 			essendo essa autogenetica» 100. 			Uno dei pilastri della Massoneria sarebbe appunto quella «forza 			morale, che, per la sola autorità della ragione, porta i suoi adepti 			ad eseguire le sue prescrizioni» 101. 			L'uomo diviene, così, il giudice di sé stesso: «Questo regno 			dello Spirito, voi (cattolici) lo ponete in una sfera 			soprannaturale dove le anime saranno pesate sulla bilancia del 			vostro Dio; noi lo collochiamo nella ragione dell'Uomo, che non deve 			sperare altro giudice che gli imperativi della propria coscienza»			 102. È evidente, infine, che detta 			concezione morale è completamente svincolata dall'idea di premio o 			di castigo. Il cielo e l'inferno sono risibili «postume 			preoccupazioni» 103: «Noi non 			andremo nel cielo, noi vi siamo poiché la terra è nel cielo. Vi si è 			parlato dell'inferno, ma l'inferno non esiste in nessuna parte se 			non è nella coscienza dei cattivi» 104. 			Oltre quella di essere lasciata alla determinazione personale, 			un'altra caratteristica dichiarata della morale massonica è quella 			di essere una morale laica: «L'etica universale e laica (di 			Mazzini) che noi, a buon diritto, identifichiamo nell'etica 			massonica [...] pone alla base di ogni progresso l'Uomo, in 			tutta la sua dignità, la sua pienezza e la sua libertà»			 105. È dunque evidente il distacco dai 			precetti di qualunque religione positiva: «La morale massonica 			non è né cristiana, né ebraica né maomettana. La Massoneria proclama 			determinati principî sui quali i moralisti di tutti i Paesi e di 			tutte le religioni sono d'accordo e si sforza di armonizzare le 			opinioni che a volte sono contrastanti solo in apparenza» 			106. Dove la Massoneria riesca a reperire quei, sia pur			pochi, principî sui quali tutti gli uomini sarebbero d'accordo, è un			mistero! E come, poi, una morale che, nella sua formulazione come			nella sua attuazione, prescinde completamente da mezzi			soprannaturali (come il ricorso a Dio, la preghiera, i sacramenti),			riesca a giungere alla «comunione della natura con Dio»			 107, è un			mistero non meno insondabile. Con questi presupposti non fà			meraviglia che si parli di andare «verso una nuova religione»			 108;			una «religione superiore che fà intendere l'Universo quale fonte 			eterna			e infinita di bellezza e di amore, di giustizia e			di libertà» 109 per 			 
l'umanità che 			 «dopo			un'esperienza più volte millenaria			d'innumerevoli religioni, non ne ha trovata			ancora una che abbia placata e soddisfatta la			sua ansietà religiosa» 110. Ed ecco la			Massoneria, in armonia con gli scopi			ambiziosi che si propone, gettare le sue linee			maestre di questa «nuova religione»: «Le			religioni sopravvissute, pur conservando la loro forma storica, si			considereranno reciprocamente come dei semplici riti di una medesima			chiesa, la comunione universale di tutte le persone dabbene,			quali che siano i simboli con i quali ciascuna di esse si 			rappresenterà			l'Assoluto, l'Infinito e l'Universo» 111. Sono evidentemente 			prospettive			vaghe, come è nello stile massonico, ma indicative: «Domani verrà			trovato un nuovo termine conciliativo fra cielo e terra», e così 			 «nascerà una nuova religione per le masse»			 112. Per le masse, si badi! Perché per i 			massoni, uomini (dicono loro) di pensiero, questa è la formula: «I progressi della tecnica (come sempre è stato per il progresso 			scientifico) sono altrettanti colpi bassi per le soprastrutture 			confessionali che gli uomini hanno costruito nel tempo attorno ai 			concetti filosofici fondamentali, per cui è legittimo attendersi che 			le limitazioni dogmatiche, che hanno diviso e ancora dividono 			l'umanità in compartimenti stagni di pensiero e costume, tanto 			diversi fra loro, proprio dalla tecnica saranno demolite, 			facilitando, nel tempo, il ricongiungimento di tutta l’umanità nel 			minimo denominatore comune - che si identificherà allora nella 			 “verità” - formato da ciò che in ogni religione insegna all’uomo di 			essere buono, giusto e savio, amando il prossimo come sé stesso e 			facendo agli altri ciò che vorrebbe fosse fatto a sé»			 113. Siamo, dunque, dichiaratamente e senza 			veli, alla società scientifico-materialista e atea. Ci pare, 			infatti, dimostrato che non solo la religione massonica è 			inconsistente e di religiosità massonica, quindi, non può parlarsi, 			ma che anzi la Massoneria pratica un sostanziale ateismo. È 			vero che la Massoneria ha sempre rifiutato l'accusa di ateismo e, 			dal canto suo, non ha mai fatto aperta professione di esso. Già 			nella prima stesura delle Costituzioni di Anderson, nel 1717, si 			esigeva che il massone non fosse mai «uno stupido ateo, né un 			libertino senza religione» 114; 			anzi, uno dei gruppi che si ostina a considerarsi vicino alla Chiesa 			di Roma, protesta che «a rigore, la sola religione, incompatibile 			con la Massoneria, è l'ateismo» 115. 			Perfino il Lupi, della Massoneria di Palazzo Giustiniani, in 			polemica con la Civiltà Cattolica, afferma: «L'ateismo 			pratico non può essere se non l'ateismo di chi viva e operi 			ignorando dio e la sua legge: siamo dunque esattamente all'antitesi 			degli intendimenti che animano il Libero Muratore quando varca la 			soglia del Tempio e ricerca appassionatamente, nella sua misterica e 			nella sua simbolica, una luce e una guida» 116. Abbiamo già visto quale peso abbia Dio nella vita e 			nelle opere del libero muratore. Ma, al di là di queste affermazioni 			puramente formali, cosa rimane della «religione massonica»? Non si 			ha il diritto di chiamare atea una sètta il cui Dio è un'astrazione 			così nebulosa, così incerta? È un Dio «inconoscibile», 			 «indefinibile«, «ineffabile», totalmente avulso dal mondo e dalla 			sua pratica quotidiana; un G\A\D\U\ 			che non si manifesta mai, non si fà conoscere, non «rivela» nulla 			agli uomini, non detta e non presiede alla legge morale; una 			misteriosa Entità di cui tutto si può affermare e tutto negare, 			tutto predicare e tutto escludere; un Dio che non si sa dove sia, al 			quale gli uomini non debbono nulla e dai quali Egli nulla pretende! 			Non debbono chiamarsi atei coloro il cui Dio è ridotto a mera 			comparsa? Atei, non a parole, ma nella sostanza e nei fatti! E non 			siamo noi a dirlo: è quanto, sia pure a denti stretti e 			parzialmente, ammette lo stesso Umberto Gorel Porciatti: 			«Nel 1912, [...] le autorità massoniche internazionali 			giudicarono [...] irregolare (la Massoneria di Palazzo 			Giustiniani), ritenuta non senza qualche ragione, prevalentemente 			ateistica» 117. Parlando poi dei 			vari gruppi massonici sorti dopo la Seconda Guerra Mondiale, parla 			così, Giustinianeo, di Palazzo Giustiniani: «Da un lato, 			la
 Massoneria Giustinianea, erede della Massoneria irregolare, 			anticlericale e con qualche sfumatura ateistica...»			 118. Salvatore Spadaro, Scozzese, 			pur lodando, dopo il 1946, Palazzo Giustiniani perché guidato «da 			capi di effettivo valore» e organizzato «con severi criteri 			di selezione», pure dice: «Coerente alla tradizione del 			periodo aureo della Massoneria italiana, è nettamente 			anticlericale, professa un panteismo razionalista di 			vecchia maniera» 119. 			Dall'argomento trattato ci sembrava di poter escludere, Gruppo della 			Serenissima Gran Loggia d'Italia, istituita a Milano dal Dr. 			Goffredo Sollazzo il 12 luglio 1951, «sovrana e indipendente 			da qualsiasi altro Corpo Massonico o Rito, ancorché regolare»			 120, approvata dalla Gran Loggia 			d'Inghilterra che lo stesso Mellor mette, da sola, in un Gruppo a 			parte «con le Massonerie che le sono infeudate»			 121. Il Sollazzo, Gran Maestro di questo 			Gruppo che Palazzo Giustiniani, falsamente, diceva essere passato 			tutto alla sua Obbedienza 122, in una 			lettera del 21 marzo 1970, puntualizzava così le loro fondamentali 			discordanze rispetto al Grand'Oriente giustinianeo: «Noi 			chiediamo ad ogni neofita la fede nell'esistenza di Dio: diciamo 			Dio, poiché se esso è, come è, unico, non possiamo dargli nome: 			ogni religione lo chiama come vuole: per questo abbiamo 			preferito la dizione di Grande Architetto dell'Universo». E gli 			domandiamo di credere nell'immortalità dell'anima, vale a dire nella 			 «vita eterna». Con ciò si viene a riconoscere anche l'esistenza di 			una «giusta» o «non giusta» vita terrena, quindi un criterio di 			 «giudizio», la «giustizia di Dio» 123. 			E continua: «Sono convinto che a tutti Dio parla continuamente: 			il fatto è che quasi sempre noi siamo sordi: ma Dio e la Vergine ci 			sono sempre vicini [...]. E molto vi sarebbe da dire sulla 			formula A\G.\D\G\A\D\U\			 [...]. La Gran Loggia Inglese, noi e molte altre Gran Logge 			regolari non usano tale formula: ma “In Deo Mea Spes” e “Spes Mea in 			Deo Est”, che viene apposta sui timbri e sigilli»			 124. Questa quasi professione di... fede è 			stata, sembra, vanificata dal fatto che, il 13 settembre 1972, la 			Gran Loggia d'Inghilterra ha dichiarato «regolare» per tutto il 			territorio italiano il solo Grand'Oriente d'Italia di Palazzo 			Giustiniani 125.
 sempre. Che la Massoneria si rifaccia al Grande Architetto per 			orientare l'azione dei «credenti», da nessuno è stato mai sostenuto; 			egli non è concepito quale ultimo termine della moralità, come il 			portatore e l'ispiratore di ogni legge morale. Infatti, «perché 			l'uomo informi - secondo i principî massonici - bene la sua 			condotta, non deve cercare il comando fuori o sopra della ragione 			[...]; non deve prospettare la legge morale come un comando 			dall'alto, da una esistenza extramondana, soprannaturale, a cui 			debba inchinarsi. Il comando, a cui l'uomo deve obbedire, in quanto 			muove dalla ragione, fà sì che l'uomo da nulla possa essere turbato, 			da nulla possa essere deviato, perché, se può rovinare una morale 			fondata su di un'autorità esterna, non cade quella che sia tratta 			dalla coscienza umana. In siffatta obbedienza, l'uomo sente la 			pienezza e la serena dignità della sua natura ragionevole; non si 			sente mai servo, ma signorilmente suddito, cioè libero, perché 			svolge coscientemente la sua natura e si fà consapevole artefice del 			suo destino. Eliminato il soprannaturale, la morale massonica è 			prettamente naturalistica: i diritti e i doveri umani, i fini e le 			lotte umani sono legati alla Terra; il destino dell'uomo è un 			semplice frammento del destino universale, la storia delle nazioni è 			un capitolo completivo della storia naturale» 99. E Giovanni Bovio (1837-1903) ne suggerisce 			anche il motivo: «La sola ragione può comandare a sé stessa, 			essendo essa autogenetica» 100. 			Uno dei pilastri della Massoneria sarebbe appunto quella «forza 			morale, che, per la sola autorità della ragione, porta i suoi adepti 			ad eseguire le sue prescrizioni» 101. 			L'uomo diviene, così, il giudice di sé stesso: «Questo regno 			dello Spirito, voi (cattolici) lo ponete in una sfera 			soprannaturale dove le anime saranno pesate sulla bilancia del 			vostro Dio; noi lo collochiamo nella ragione dell'Uomo, che non deve 			sperare altro giudice che gli imperativi della propria coscienza»			 102. È evidente, infine, che detta 			concezione morale è completamente svincolata dall'idea di premio o 			di castigo. Il cielo e l'inferno sono risibili «postume 			preoccupazioni» 103: «Noi non 			andremo nel cielo, noi vi siamo poiché la terra è nel cielo. Vi si è 			parlato dell'inferno, ma l'inferno non esiste in nessuna parte se 			non è nella coscienza dei cattivi» 104. 			Oltre quella di essere lasciata alla determinazione personale, 			un'altra caratteristica dichiarata della morale massonica è quella 			di essere una morale laica: «L'etica universale e laica (di 			Mazzini) che noi, a buon diritto, identifichiamo nell'etica 			massonica [...] pone alla base di ogni progresso l'Uomo, in 			tutta la sua dignità, la sua pienezza e la sua libertà»			 105. È dunque evidente il distacco dai 			precetti di qualunque religione positiva: «La morale massonica 			non è né cristiana, né ebraica né maomettana. La Massoneria proclama 			determinati principî sui quali i moralisti di tutti i Paesi e di 			tutte le religioni sono d'accordo e si sforza di armonizzare le 			opinioni che a volte sono contrastanti solo in apparenza» 			106. Dove la Massoneria riesca a reperire quei, sia pur			pochi, principî sui quali tutti gli uomini sarebbero d'accordo, è un			mistero! E come, poi, una morale che, nella sua formulazione come			nella sua attuazione, prescinde completamente da mezzi			soprannaturali (come il ricorso a Dio, la preghiera, i sacramenti),			riesca a giungere alla «comunione della natura con Dio»			 107, è un			mistero non meno insondabile. Con questi presupposti non fà			meraviglia che si parli di andare «verso una nuova religione»			 108;			una «religione superiore che fà intendere l'Universo quale fonte 			eterna			e infinita di bellezza e di amore, di giustizia e			di libertà» 109 per 			 
l'umanità che 			 «dopo			un'esperienza più volte millenaria			d'innumerevoli religioni, non ne ha trovata			ancora una che abbia placata e soddisfatta la			sua ansietà religiosa» 110. Ed ecco la			Massoneria, in armonia con gli scopi			ambiziosi che si propone, gettare le sue linee			maestre di questa «nuova religione»: «Le			religioni sopravvissute, pur conservando la loro forma storica, si			considereranno reciprocamente come dei semplici riti di una medesima			chiesa, la comunione universale di tutte le persone dabbene,			quali che siano i simboli con i quali ciascuna di esse si 			rappresenterà			l'Assoluto, l'Infinito e l'Universo» 111. Sono evidentemente 			prospettive			vaghe, come è nello stile massonico, ma indicative: «Domani verrà			trovato un nuovo termine conciliativo fra cielo e terra», e così 			 «nascerà una nuova religione per le masse»			 112. Per le masse, si badi! Perché per i 			massoni, uomini (dicono loro) di pensiero, questa è la formula: «I progressi della tecnica (come sempre è stato per il progresso 			scientifico) sono altrettanti colpi bassi per le soprastrutture 			confessionali che gli uomini hanno costruito nel tempo attorno ai 			concetti filosofici fondamentali, per cui è legittimo attendersi che 			le limitazioni dogmatiche, che hanno diviso e ancora dividono 			l'umanità in compartimenti stagni di pensiero e costume, tanto 			diversi fra loro, proprio dalla tecnica saranno demolite, 			facilitando, nel tempo, il ricongiungimento di tutta l’umanità nel 			minimo denominatore comune - che si identificherà allora nella 			 “verità” - formato da ciò che in ogni religione insegna all’uomo di 			essere buono, giusto e savio, amando il prossimo come sé stesso e 			facendo agli altri ciò che vorrebbe fosse fatto a sé»			 113. Siamo, dunque, dichiaratamente e senza 			veli, alla società scientifico-materialista e atea. Ci pare, 			infatti, dimostrato che non solo la religione massonica è 			inconsistente e di religiosità massonica, quindi, non può parlarsi, 			ma che anzi la Massoneria pratica un sostanziale ateismo. È 			vero che la Massoneria ha sempre rifiutato l'accusa di ateismo e, 			dal canto suo, non ha mai fatto aperta professione di esso. Già 			nella prima stesura delle Costituzioni di Anderson, nel 1717, si 			esigeva che il massone non fosse mai «uno stupido ateo, né un 			libertino senza religione» 114; 			anzi, uno dei gruppi che si ostina a considerarsi vicino alla Chiesa 			di Roma, protesta che «a rigore, la sola religione, incompatibile 			con la Massoneria, è l'ateismo» 115. 			Perfino il Lupi, della Massoneria di Palazzo Giustiniani, in 			polemica con la Civiltà Cattolica, afferma: «L'ateismo 			pratico non può essere se non l'ateismo di chi viva e operi 			ignorando dio e la sua legge: siamo dunque esattamente all'antitesi 			degli intendimenti che animano il Libero Muratore quando varca la 			soglia del Tempio e ricerca appassionatamente, nella sua misterica e 			nella sua simbolica, una luce e una guida» 116. Abbiamo già visto quale peso abbia Dio nella vita e 			nelle opere del libero muratore. Ma, al di là di queste affermazioni 			puramente formali, cosa rimane della «religione massonica»? Non si 			ha il diritto di chiamare atea una sètta il cui Dio è un'astrazione 			così nebulosa, così incerta? È un Dio «inconoscibile», 			 «indefinibile«, «ineffabile», totalmente avulso dal mondo e dalla 			sua pratica quotidiana; un G\A\D\U\ 			che non si manifesta mai, non si fà conoscere, non «rivela» nulla 			agli uomini, non detta e non presiede alla legge morale; una 			misteriosa Entità di cui tutto si può affermare e tutto negare, 			tutto predicare e tutto escludere; un Dio che non si sa dove sia, al 			quale gli uomini non debbono nulla e dai quali Egli nulla pretende! 			Non debbono chiamarsi atei coloro il cui Dio è ridotto a mera 			comparsa? Atei, non a parole, ma nella sostanza e nei fatti! E non 			siamo noi a dirlo: è quanto, sia pure a denti stretti e 			parzialmente, ammette lo stesso Umberto Gorel Porciatti: 			«Nel 1912, [...] le autorità massoniche internazionali 			giudicarono [...] irregolare (la Massoneria di Palazzo 			Giustiniani), ritenuta non senza qualche ragione, prevalentemente 			ateistica» 117. Parlando poi dei 			vari gruppi massonici sorti dopo la Seconda Guerra Mondiale, parla 			così, Giustinianeo, di Palazzo Giustiniani: «Da un lato, 			la
 Massoneria Giustinianea, erede della Massoneria irregolare, 			anticlericale e con qualche sfumatura ateistica...»			 118. Salvatore Spadaro, Scozzese, 			pur lodando, dopo il 1946, Palazzo Giustiniani perché guidato «da 			capi di effettivo valore» e organizzato «con severi criteri 			di selezione», pure dice: «Coerente alla tradizione del 			periodo aureo della Massoneria italiana, è nettamente 			anticlericale, professa un panteismo razionalista di 			vecchia maniera» 119. 			Dall'argomento trattato ci sembrava di poter escludere, Gruppo della 			Serenissima Gran Loggia d'Italia, istituita a Milano dal Dr. 			Goffredo Sollazzo il 12 luglio 1951, «sovrana e indipendente 			da qualsiasi altro Corpo Massonico o Rito, ancorché regolare»			 120, approvata dalla Gran Loggia 			d'Inghilterra che lo stesso Mellor mette, da sola, in un Gruppo a 			parte «con le Massonerie che le sono infeudate»			 121. Il Sollazzo, Gran Maestro di questo 			Gruppo che Palazzo Giustiniani, falsamente, diceva essere passato 			tutto alla sua Obbedienza 122, in una 			lettera del 21 marzo 1970, puntualizzava così le loro fondamentali 			discordanze rispetto al Grand'Oriente giustinianeo: «Noi 			chiediamo ad ogni neofita la fede nell'esistenza di Dio: diciamo 			Dio, poiché se esso è, come è, unico, non possiamo dargli nome: 			ogni religione lo chiama come vuole: per questo abbiamo 			preferito la dizione di Grande Architetto dell'Universo». E gli 			domandiamo di credere nell'immortalità dell'anima, vale a dire nella 			 «vita eterna». Con ciò si viene a riconoscere anche l'esistenza di 			una «giusta» o «non giusta» vita terrena, quindi un criterio di 			 «giudizio», la «giustizia di Dio» 123. 			E continua: «Sono convinto che a tutti Dio parla continuamente: 			il fatto è che quasi sempre noi siamo sordi: ma Dio e la Vergine ci 			sono sempre vicini [...]. E molto vi sarebbe da dire sulla 			formula A\G.\D\G\A\D\U\			 [...]. La Gran Loggia Inglese, noi e molte altre Gran Logge 			regolari non usano tale formula: ma “In Deo Mea Spes” e “Spes Mea in 			Deo Est”, che viene apposta sui timbri e sigilli»			 124. Questa quasi professione di... fede è 			stata, sembra, vanificata dal fatto che, il 13 settembre 1972, la 			Gran Loggia d'Inghilterra ha dichiarato «regolare» per tutto il 			territorio italiano il solo Grand'Oriente d'Italia di Palazzo 			Giustiniani 125.
Abbiamo già accennato come la presunta 			religiosità massonica sia permeata di naturalismo, un naturalismo di 			cui sono facilmente individuabili le matrici. L'esaltazione della 			natura e una visione del mondo che tutto subordina all'uomo e alla 			fede nelle sue capacità «naturali» non è nuova ed è, comunque, più 			antica della Massoneria. Ciò che però caratterizza l'istituzione è 			il costante servirsi di principî filosofici, che, sconfinando 			nell'arbitrio più indifferenziato, le permettono di muoversi con una 			certa disinvoltura per il raggiungimento concreto dei suoi scopi. 			Una prima matrice del naturalismo massonico è nell'Umanesimo del 			Rinascimento. Il fondamentale paganesimo rinascimentale,			 tutto teso a sostituire l'uomo a Dio, a proclamare 			l'innata bontà della natura, a proporre il cammino terrestre verso 			la felicità, a limitare su questa terra tutti gli ideali della vita, 			finiva per deificare l'uomo. È evidente come la Massoneria attinga a 			piene mani dall'Umanesimo la sua avversione alla fede, in nome 			dell'autonomia della ragione, e faccia suoi tutti i moti di 			insofferenza e di ribellione all'autorità della Chiesa in nome del 			libero pensiero, dell'anticlericalismo e della libera ricerca del 			vero. Quanto la Massoneria affondi le sue radici nell'Umanesimo, è 			essa stessa a dichiararlo, come si può riscontrare nel volume di 			Ludovico Keller intitolato Le basi spirituali della 			Massoneria e la vita pubblica 126. 			Altra evidente derivazione del credo massonico è quel legame che lo 			unisce all'Illuminismo razionalistico del XVIII secolo. Ci 			sia permesso citare, in una nostra traduzione, un'opera del gesuita			 Giuseppe Berteloot che fu, invano, un vero prudente 			iniziatore di un tentativo di «dialogo» con la Massoneria. Il deismo 			naturale si rifà al concetto di «religione» di Voltaire 			(1694-1778): «La religione di Voltaire si risolve in un vago 			deismo, senza rivelazione, senza credenze dogmatiche. Con il Dio 			che lui immagina, si pensa e si fà tutto quel che si vuole»			 127. Sulla scia degli Enciclopedisti, 			Diderot (1713-1784), Jean d'Alembert (1717-1783), 			ecc..., «le Logge sognano di sostituire, alla civiltà cristiana, 			basata sulla fede, una civiltà puramente umana, basata sulla 			ragione. Nel loro pensiero, il cristianesimo che ha prevalso fino 			allora non è più ammissibile. I suoi tre dogmi fondamentali - il 			peccato originale, la redenzione, la vita eterna nell'al di là - 			 sono insieme irrazionali e demoralizzanti, perché costituiscono un 			ostacolo al progresso» 128.
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| Voltaire | Jean d'Alembert | Diderot | 
Il massone Lorenzo Fusi, in un suo discorso sul tema «Supremazia della dottrina massonica» 129, 			pronunciato nella Loggia Roma di Roma, in seduta d'istruzione 			massonica, nel 1950, conferma quanto abbiamo citato dal Berteloot: 			parlando del peccato originale lo chiama, insieme agli altri dogmi 			della Chiesa «leggende mitologiche», «imposture», «piedistallo, sia pure d'argilla, sul quale poggia tutta la fede 			giudaicocristiana. Si tolga questo mito alla credenza cattolica e si 			vedrà crollare di colpo tutta l'impalcatura dogmatica del 			cattolicesimo [...] (perché) il dogma del peccato originale 			postula logicamente il dogma della redenzione; la redenzione postula 			la venuta di un messia redentore, proclamata e preannunciata da una 			serie di grandi profeti giudaici le cui profezie gli evangelisti 			trassero ad avvalorare il messianismo cristiano [...]. Ma 			queste verità assolute e immutabili di santa madre chiesa, non sono 			la Verità verso la quale ci incamminiamo noi. Ben altre verità ci 			rivelò e ci viene rivelando il progresso del pensiero svincolatosi 			dai ceppi della tradizione: basti mentovare, per limitarci al solo 			Evo Moderno, alcuni dei più famosi nomi quali Giordano Bruno, 			Campanella, Galilei, Keplero, Spinoza, Leibniz, Locke, Vico, 			Voltaire, per vedere in quali nuovi profeti si proiettò quell'altra 			non meno divina ispirazione e illuminazione, che fece crollare tutte 			le pretese verità bibliche» (pagg. 13-14). La verità cattolica è 			ben diversa: noi crediamo che in 			 
Adamo tutti hanno peccato: il che 			significa che la colpa originale da lui commessa ha fatto cadere la 			natura umana, comune a tutti gli uomini, in uno stato in cui essa 			porta le conseguenze di quella colpa, e che non è più lo stato in 			cui si trovava all'inizio nei nostri progenitori, costituiti nella 			santità e nella giustizia, e in cui l'uomo non conosceva né il male 			né la morte. È la natura umana così decaduta, spogliata della grazia 			che la rivestiva, ferita nelle sue proprie forze naturali e 			sottomessa al dominio della morte, che viene trasmessa a tutti gli 			uomini; ed è in tal senso che ciascun uomo nasce nel peccato. Noi 			dunque professiamo, col Concilio di Trento, che il peccato originale 			viene trasmesso con la natura umana, «non per imitazione, ma per 			propagazione», e che esso pertanto è «proprio a ciascuno»			 130. Noi crediamo che Nostro Signor Gesù 			Cristo, mediante il Sacrificio della Croce, ci ha riscattati dal 			peccato originale e da tutti i peccati personali commessi da 			ciascuno di noi, in maniera tale che - secondo la parola 			dell'Apostolo - «là dove aveva abbondato il peccato, ha 			sovrabbondato la grazia». A questi principî «dogmatici», 			 continua il già citato Padre Berteloot, «essi (i massoni) 			sostituiscono dei principî detti “filosofici”, diametralmente 			opposti: quello della felicità nel progresso indefinito, 			quello della bontà naturale dell'uomo e quello della 			sua finalità sulla terra. Questi tre principî fanno corpo, sono 			solidali gli uni con gli altri. Se l'uomo non ha che un destino 			terrestre, è solo quaggiù che deve raggiungere la sua piena 			felicità; se è nato buono, gli basta lasciarsi guidare dal suo 			libero pensiero e di lasciarsi andare alla sua libera via, per 			realizzare automaticamente questa felicità e quella degli altri; 			finalmente, se il progresso è indefinito, l'uomo è assicurato di 			raggiungere l'età dell’oro nell'avvenire che egli stesso costruisce. 			Ed eccoci quindi in piena emancipazione di spirito e presto in pieno 			 “libertinaggio” (nel senso che questa parola aveva nel XVII 			secolo)» 131. Le conseguenze di 			queste premesse filosofiche si fanno sentire in campo morale. «Quale la filosofia, tale la morale: ordinariamente vanno insieme», 			 continua Padre Berteloot. «Il deismo professato da filosofi e 			massoni non è altro che una divinizzazione della natura e più 			specialmente una divinizzazione dell'uomo, il re della 			natura. Ora, una volta divinizzato, decretato “naturalmente buono”, 			 l’uomo non sa più che farsi dei grandi dogmi cristiani: caduta 			originale, malizia fondamentale, fine ultimo al di là di questo 			mondo... Per realizzare la sua felicità e quella dei propri simili, 			gli basta lasciare libero corso ai suoi desideri, alle sue 			ambizioni, alle sue passioni, specialmente a quelle che gli daranno 			i godimenti più forti» 132. Il 			Berteloot cita poi Gaston Martin 133:			 «Mentre nel XVII secolo un libertino non è altro che un libero 			pensatore, diventa, all'inizio del XVIII secolo, anche un libertino 			nel senso moderno della parola; e, a misura che si indebolisce 			l'idea di una sanzione divina ed esterna, s'indebolisce 			proporzionatamente la morale». E conclude: «Nessuna 			meraviglia. Divinizzando la natura, si è logicamente 			portati a divinizzare tutte le inclinazioni della natura. Chi 			pretende vivere secondo la virtù, non vivendo che secondo la natura, 			fà molto presto a chiamare virtù quello che, in fondo, non è che 			vizio» 134.
Adamo tutti hanno peccato: il che 			significa che la colpa originale da lui commessa ha fatto cadere la 			natura umana, comune a tutti gli uomini, in uno stato in cui essa 			porta le conseguenze di quella colpa, e che non è più lo stato in 			cui si trovava all'inizio nei nostri progenitori, costituiti nella 			santità e nella giustizia, e in cui l'uomo non conosceva né il male 			né la morte. È la natura umana così decaduta, spogliata della grazia 			che la rivestiva, ferita nelle sue proprie forze naturali e 			sottomessa al dominio della morte, che viene trasmessa a tutti gli 			uomini; ed è in tal senso che ciascun uomo nasce nel peccato. Noi 			dunque professiamo, col Concilio di Trento, che il peccato originale 			viene trasmesso con la natura umana, «non per imitazione, ma per 			propagazione», e che esso pertanto è «proprio a ciascuno»			 130. Noi crediamo che Nostro Signor Gesù 			Cristo, mediante il Sacrificio della Croce, ci ha riscattati dal 			peccato originale e da tutti i peccati personali commessi da 			ciascuno di noi, in maniera tale che - secondo la parola 			dell'Apostolo - «là dove aveva abbondato il peccato, ha 			sovrabbondato la grazia». A questi principî «dogmatici», 			 continua il già citato Padre Berteloot, «essi (i massoni) 			sostituiscono dei principî detti “filosofici”, diametralmente 			opposti: quello della felicità nel progresso indefinito, 			quello della bontà naturale dell'uomo e quello della 			sua finalità sulla terra. Questi tre principî fanno corpo, sono 			solidali gli uni con gli altri. Se l'uomo non ha che un destino 			terrestre, è solo quaggiù che deve raggiungere la sua piena 			felicità; se è nato buono, gli basta lasciarsi guidare dal suo 			libero pensiero e di lasciarsi andare alla sua libera via, per 			realizzare automaticamente questa felicità e quella degli altri; 			finalmente, se il progresso è indefinito, l'uomo è assicurato di 			raggiungere l'età dell’oro nell'avvenire che egli stesso costruisce. 			Ed eccoci quindi in piena emancipazione di spirito e presto in pieno 			 “libertinaggio” (nel senso che questa parola aveva nel XVII 			secolo)» 131. Le conseguenze di 			queste premesse filosofiche si fanno sentire in campo morale. «Quale la filosofia, tale la morale: ordinariamente vanno insieme», 			 continua Padre Berteloot. «Il deismo professato da filosofi e 			massoni non è altro che una divinizzazione della natura e più 			specialmente una divinizzazione dell'uomo, il re della 			natura. Ora, una volta divinizzato, decretato “naturalmente buono”, 			 l’uomo non sa più che farsi dei grandi dogmi cristiani: caduta 			originale, malizia fondamentale, fine ultimo al di là di questo 			mondo... Per realizzare la sua felicità e quella dei propri simili, 			gli basta lasciare libero corso ai suoi desideri, alle sue 			ambizioni, alle sue passioni, specialmente a quelle che gli daranno 			i godimenti più forti» 132. Il 			Berteloot cita poi Gaston Martin 133:			 «Mentre nel XVII secolo un libertino non è altro che un libero 			pensatore, diventa, all'inizio del XVIII secolo, anche un libertino 			nel senso moderno della parola; e, a misura che si indebolisce 			l'idea di una sanzione divina ed esterna, s'indebolisce 			proporzionatamente la morale». E conclude: «Nessuna 			meraviglia. Divinizzando la natura, si è logicamente 			portati a divinizzare tutte le inclinazioni della natura. Chi 			pretende vivere secondo la virtù, non vivendo che secondo la natura, 			fà molto presto a chiamare virtù quello che, in fondo, non è che 			vizio» 134.![]()  | ![]()  | 
La matrice massonica 			della Rivoluzione Francese in queste due stampe: a sinistra, la 			Libertà, armata dello scettro della Ragione, scaccia l'ignoranza 			e il fanatismo (la religione cattolica). A destra, nel 1794 			viene inaugurato il culto panteistico all'Ente Supremo, ossia la 			deificazione della natura. 
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Se questi sono i 			riconosciuti fondamenti della dottrina massonica, stupisce vedere il 			rifiuto del termine «naturalismo» attribuito alla dottrina e 			all'ambiente massonico, da parte del già citato Lupi in polemica con 			Padre Caprile: «Che se per naturalismo si vuole intendere l'aver 			noi rigettato la trascendenza del fideismo dogmatico e 			rivelazionistico, non v'è chi non veda come questo sia il nostro 			migliore e più genuino titolo di distinzione e di carattere. Ognuno 			è filosofo come può e come sa e il fratello Libero Muratore non 			pretende di avere in mano le chiavi dello scibile né quelle dei 			valori eterni; egli però si accosta reverente a questi problemi con 			la certezza di avere abbracciato, almeno metodologicamente, l'unico 			cammino possibile» 135. Ma al 			Lupi, come a chiunque altro voglia dubitare del «naturalismo» 			 massonico, sarà sufficiente por mente a qualche citazione di fonte 			massonica che qui facciamo seguire: la Massoneria «difese il 			valore dell'intelletto umano, e ne appoggiò la sua evoluzione e la 			sua affermazione nel dominio della natura; proclamò il diritto di 			vivere secondo le leggi morali immutabili della natura stessa, 			contro una ipocrita etica negatrice dei valori morali universali»			 136. «La natura rivela alla Ragione 			tutto ciò che si deve credere e sperare» 137.			 «La
 Massoneria, identificando l'opera dei Rosacroce, ha 			proclamato lo studio della natura, strumento di ogni progresso, ma 			determinando che la natura non è soltanto nella materia, ma anche 			nelle leggi morali, la cui sede si trova nella nostra coscienza e la 			cui realtà è dimostrata dal fatto della società umana, come le leggi fisiche sono dimostrate dal fatto dei fenomeni fisici»			 138. Ma non basta, perché non manca chi 			interpreta il naturalismo in chiave panteistica: «È tempo ormai 			che l'uomo cominci a comprendere che la Divinità, dalla quale si 			sente attratto [...] non è una persona [...], ma è 			dentro il proprio cuore [...]. È tempo che l'uomo cerchi Dio 			in tutta la Natura, ma entro la Natura e non fuori di essa. Finora 			si è divinizzato tutto quello che non può essere Dio. Si son 			fatti di certi uomini altrettanti déi [...], come è 			avvenuto in varie religioni e particolarmente nel cristianesimo, in 			cui si è rimpicciolito l'Essere Supremo fino a farne un uomo, con la 			deificazione sia pure di un Grande Iniziato come Gesù 			[...]. Dio è onnipresente e immanente nell'uomo come in 			tutta la Natura [...]. Da questa grandiosa visione della 			presenza del Divino. in tutta la Natura come nella coscienza 			dell'uomo, sorge appunto il concetto di quella religione umana che 			colloca Dio nel cuore dell'uomo; la religione dell'uomo 			che avrà trovato il Dio che gli è adeguato»			 139. E a coronamento inequivocabile del 			naturalismo massonico, ecco un pensiero ad ogni livello e ad ogni 			grado del pensiero massonico: «Mentre la religione umanizza 			Dio, la Massoneria divinizza l'uomo»			 140. Finalmente la Natura divinizzata è il 			Tutto e sostituisce Dio! «La Massoneria, data la sua essenza 			umanistica, non può professare che la razionale religione della 			Natura» 141. Essa perciò non è né 			 «deista» né «atea». «Non è deista, in quanto, credendo nella 			unità delle leggi inerenti alla Natura [...] non crede né 			può credere nell'esistenza di un Dio premondano ed 			ultramondano, che è stato oltrepassato dalla scienza; di un Dio, 			spirito infinito, superiore ed estraneo alla Natura, creatore 			della Natura. Nulla di più assurdo è l'ammettere la esistenza di un 			Essere, che sia indipendente dalla Natura, che sia causa della 			Natura e che abbia influenza sulla Natura [...]. Ammessa 			siffatta ipotesi, impossibile sarebbe il progresso, che è legge 			fondamentale dell'Umanesimo e quindi della Massoneria, perché per un 			solo atto della volontà di questo Dio si potrebbe indietreggiare di 			secoli; la Storia non avrebbe più legame e sarebbe costituita dalle 			manifestazioni della volontà di questo Dio. La Massoneria non crede 			né può credere ad un Essere soprannaturale, non credendo né potendo 			credere ai fenomeni “innaturali”, che sarebbero le sole prove che 			potrebbero dimostrarne la esistenza [...]. D'altra parte, la 			Massoneria non è “atea”, perché crede [...] nell'esistenza di 			una Legge immanente nella Natura, Legge che denomina “Grande 			Architetto dell'Universo” [...]. Il “Grande Architetto 			dell'Universo”, che nel rituale massonico si invoca, non è 			indipendente dalla Natura: esso è immanente nella natura, ed è 			quella condizione eterna, assoluta, universale, che è perciò “legge” 			 e che, connettendo le cose, le ordina, e ordinandole le architetta 			in modo da costituire quel tutto armonico, che chiamasi Universo 			[...]. Nell'èra atomica non c'è posto per un Dio persona, 			creatore e giudice, qual'è configurato dalle religioni, dalla 			rivelazione delle religioni positive [...]. Tutt'una con la 			natura, la detta necessità e legge è “immortale”, ed è tale 			immortalità, non altra, quella nella quale crede e deve credere la 			Massoneria, non comportando la sua dottrina umanistica, che è 			 “naturalismo”, un mondo fuori e sopra di quello, di cui l'uomo fà 			parte» 142. E il Ventura, già 			abbondantemente citato, conclude: «Rammenteremo quello che fu il 			 
più celebre solenne documento antimassonico: la “Humanum genus” 			 [...]. In questa enciclica, infatti, papa Leone XIII [...] 			disse: [...] “I framassoni tendono - e tutti i loro sforzi 			hanno questo unico fine - a distruggere dalle fondamenta qualsiasi 			disciplina religiosa e sociale, che sia nata dalle istituzioni 			cristiane, per sostituirla con una nuova conforme alle loro idee, e 			i cui principî fondamentali e le leggi sono improntati al 			 “Naturalismo” [...]. Ora, il primo principio del 			 “Naturalismo” - continuò a dire Leone XIII nell'enciclica - è che in 			tutte le cose la natura e la ragione umana debbano essere padrone 			sovrane. Posto questo principio, quando si tratta dei doveri verso 			Dio, o non ci annettono nessuna importanza, o ne alterano la essenza 			con opinioni vaghe o con sentimenti erronei. Essi negano che Dio sia 			autore di una qualsiasi rivelazione [...]. Per essi, al di 			fuori di quello che la ragione umana è in grado di comprendere, non 			esiste alcun dogma religioso, né alcun maestro, nella parola del 			quale si debba avere fede in nome del suo mandante ufficiale”. Papa 			Leone XIII vide molto giusto: comprese che cosa fosse la Massoneria; 			ne svelò la fisionomia precisa; ne denudò le aspirazioni in termini 			inequivocabili [...]. La Massoneria autentica, sprezzante del 			dogma, non è una religione, e non è una corporazione, un’accademia, 			una sètta, un partito. Essa insegna e guida; rivela una visione 			nuova della Storia; è l'umanità rinnovellantesi, che equilibra le 			classi, consocia le nazioni, e porta la redenzione di tutti, non in 			cielo, ma in terra» 143. Al 			Ventura fà eco Alec Mellor: «La parte dottrinale dell'enciclica è 			luminosa. Leone XIII definisce il programma delle Logge italiane con 			un'obiettività che, nel segreto, esse non dovettero certo contestare			 [...]. A questo naturalismo, deleterio per lo spirito 			soprannaturale, sarà consacrata in seguito le parte essenziale 			dell'enciclica [...]. Lo spirito di “Humanum genus” fu 			ricordato vigorosamente da Leone XIII in parecchi documenti. Nella 			lettera “Inimica vis”, indirizzata l'8 dicembre 1892 all'Episcopato 			italiano, egli sottolinea che “lo spirito comune a tutte le sètte 			anteriori ha ripreso vita nella setta massonica”. Medesimo richiamo 			nella lettera apostolica “Præclara” (del 20 giugno 1894). Leone XIII 			è l'ultimo Papa che abbia promulgato un'enciclica dottrinale contro 			la Libera Muratoria. Nel condannare il naturalismo, Humanum genus fà 			parte delle grandi decisioni di principio rese dalla Chiesa, che non 			passano con il tempo. Tutta una parte dell'enciclica, invece, è 			impregnata di storia e come tale dev'essere letta. “Coloro che, nel 			secolo XIX, avevano formulato l'insensato disegno di far seguire 			alla presa di Roma anche la distruzione della Chiesa, si sono 			collocati con gli innumerevoli suoi persecutori del passato. Nel 			senso proprio della parola sono essi i morti”»			 144. Dopo tante autorevoli citazioni non 			crediamo che possano nutrirsi dubbi sul fatto che il «Naturalismo» 			 sia il cemento della cosiddetta filosofia massonica.
 Massoneria, identificando l'opera dei Rosacroce, ha 			proclamato lo studio della natura, strumento di ogni progresso, ma 			determinando che la natura non è soltanto nella materia, ma anche 			nelle leggi morali, la cui sede si trova nella nostra coscienza e la 			cui realtà è dimostrata dal fatto della società umana, come le leggi fisiche sono dimostrate dal fatto dei fenomeni fisici»			 138. Ma non basta, perché non manca chi 			interpreta il naturalismo in chiave panteistica: «È tempo ormai 			che l'uomo cominci a comprendere che la Divinità, dalla quale si 			sente attratto [...] non è una persona [...], ma è 			dentro il proprio cuore [...]. È tempo che l'uomo cerchi Dio 			in tutta la Natura, ma entro la Natura e non fuori di essa. Finora 			si è divinizzato tutto quello che non può essere Dio. Si son 			fatti di certi uomini altrettanti déi [...], come è 			avvenuto in varie religioni e particolarmente nel cristianesimo, in 			cui si è rimpicciolito l'Essere Supremo fino a farne un uomo, con la 			deificazione sia pure di un Grande Iniziato come Gesù 			[...]. Dio è onnipresente e immanente nell'uomo come in 			tutta la Natura [...]. Da questa grandiosa visione della 			presenza del Divino. in tutta la Natura come nella coscienza 			dell'uomo, sorge appunto il concetto di quella religione umana che 			colloca Dio nel cuore dell'uomo; la religione dell'uomo 			che avrà trovato il Dio che gli è adeguato»			 139. E a coronamento inequivocabile del 			naturalismo massonico, ecco un pensiero ad ogni livello e ad ogni 			grado del pensiero massonico: «Mentre la religione umanizza 			Dio, la Massoneria divinizza l'uomo»			 140. Finalmente la Natura divinizzata è il 			Tutto e sostituisce Dio! «La Massoneria, data la sua essenza 			umanistica, non può professare che la razionale religione della 			Natura» 141. Essa perciò non è né 			 «deista» né «atea». «Non è deista, in quanto, credendo nella 			unità delle leggi inerenti alla Natura [...] non crede né 			può credere nell'esistenza di un Dio premondano ed 			ultramondano, che è stato oltrepassato dalla scienza; di un Dio, 			spirito infinito, superiore ed estraneo alla Natura, creatore 			della Natura. Nulla di più assurdo è l'ammettere la esistenza di un 			Essere, che sia indipendente dalla Natura, che sia causa della 			Natura e che abbia influenza sulla Natura [...]. Ammessa 			siffatta ipotesi, impossibile sarebbe il progresso, che è legge 			fondamentale dell'Umanesimo e quindi della Massoneria, perché per un 			solo atto della volontà di questo Dio si potrebbe indietreggiare di 			secoli; la Storia non avrebbe più legame e sarebbe costituita dalle 			manifestazioni della volontà di questo Dio. La Massoneria non crede 			né può credere ad un Essere soprannaturale, non credendo né potendo 			credere ai fenomeni “innaturali”, che sarebbero le sole prove che 			potrebbero dimostrarne la esistenza [...]. D'altra parte, la 			Massoneria non è “atea”, perché crede [...] nell'esistenza di 			una Legge immanente nella Natura, Legge che denomina “Grande 			Architetto dell'Universo” [...]. Il “Grande Architetto 			dell'Universo”, che nel rituale massonico si invoca, non è 			indipendente dalla Natura: esso è immanente nella natura, ed è 			quella condizione eterna, assoluta, universale, che è perciò “legge” 			 e che, connettendo le cose, le ordina, e ordinandole le architetta 			in modo da costituire quel tutto armonico, che chiamasi Universo 			[...]. Nell'èra atomica non c'è posto per un Dio persona, 			creatore e giudice, qual'è configurato dalle religioni, dalla 			rivelazione delle religioni positive [...]. Tutt'una con la 			natura, la detta necessità e legge è “immortale”, ed è tale 			immortalità, non altra, quella nella quale crede e deve credere la 			Massoneria, non comportando la sua dottrina umanistica, che è 			 “naturalismo”, un mondo fuori e sopra di quello, di cui l'uomo fà 			parte» 142. E il Ventura, già 			abbondantemente citato, conclude: «Rammenteremo quello che fu il 			 
più celebre solenne documento antimassonico: la “Humanum genus” 			 [...]. In questa enciclica, infatti, papa Leone XIII [...] 			disse: [...] “I framassoni tendono - e tutti i loro sforzi 			hanno questo unico fine - a distruggere dalle fondamenta qualsiasi 			disciplina religiosa e sociale, che sia nata dalle istituzioni 			cristiane, per sostituirla con una nuova conforme alle loro idee, e 			i cui principî fondamentali e le leggi sono improntati al 			 “Naturalismo” [...]. Ora, il primo principio del 			 “Naturalismo” - continuò a dire Leone XIII nell'enciclica - è che in 			tutte le cose la natura e la ragione umana debbano essere padrone 			sovrane. Posto questo principio, quando si tratta dei doveri verso 			Dio, o non ci annettono nessuna importanza, o ne alterano la essenza 			con opinioni vaghe o con sentimenti erronei. Essi negano che Dio sia 			autore di una qualsiasi rivelazione [...]. Per essi, al di 			fuori di quello che la ragione umana è in grado di comprendere, non 			esiste alcun dogma religioso, né alcun maestro, nella parola del 			quale si debba avere fede in nome del suo mandante ufficiale”. Papa 			Leone XIII vide molto giusto: comprese che cosa fosse la Massoneria; 			ne svelò la fisionomia precisa; ne denudò le aspirazioni in termini 			inequivocabili [...]. La Massoneria autentica, sprezzante del 			dogma, non è una religione, e non è una corporazione, un’accademia, 			una sètta, un partito. Essa insegna e guida; rivela una visione 			nuova della Storia; è l'umanità rinnovellantesi, che equilibra le 			classi, consocia le nazioni, e porta la redenzione di tutti, non in 			cielo, ma in terra» 143. Al 			Ventura fà eco Alec Mellor: «La parte dottrinale dell'enciclica è 			luminosa. Leone XIII definisce il programma delle Logge italiane con 			un'obiettività che, nel segreto, esse non dovettero certo contestare			 [...]. A questo naturalismo, deleterio per lo spirito 			soprannaturale, sarà consacrata in seguito le parte essenziale 			dell'enciclica [...]. Lo spirito di “Humanum genus” fu 			ricordato vigorosamente da Leone XIII in parecchi documenti. Nella 			lettera “Inimica vis”, indirizzata l'8 dicembre 1892 all'Episcopato 			italiano, egli sottolinea che “lo spirito comune a tutte le sètte 			anteriori ha ripreso vita nella setta massonica”. Medesimo richiamo 			nella lettera apostolica “Præclara” (del 20 giugno 1894). Leone XIII 			è l'ultimo Papa che abbia promulgato un'enciclica dottrinale contro 			la Libera Muratoria. Nel condannare il naturalismo, Humanum genus fà 			parte delle grandi decisioni di principio rese dalla Chiesa, che non 			passano con il tempo. Tutta una parte dell'enciclica, invece, è 			impregnata di storia e come tale dev'essere letta. “Coloro che, nel 			secolo XIX, avevano formulato l'insensato disegno di far seguire 			alla presa di Roma anche la distruzione della Chiesa, si sono 			collocati con gli innumerevoli suoi persecutori del passato. Nel 			senso proprio della parola sono essi i morti”»			 144. Dopo tante autorevoli citazioni non 			crediamo che possano nutrirsi dubbi sul fatto che il «Naturalismo» 			 sia il cemento della cosiddetta filosofia massonica.
			Secondo la dottrina cattolica, i fondamenti razionali della fede 			sono:
- Dio esiste;
- Cristo è Dio;
- La Chiesa è divina.
Per il naturalismo, invece, come dice			 Leone XIII (1810-1903) nell'Humanum genus, «le 			stesse verità, che si conoscono per lume naturale di ragione 			[...] non hanno più per essi consistenza e certezza». Così 			pure scriveva Pio XII (1876-1958) nell'Enciclica Humani 			generis, del 12 agosto 1950: «Tutti sanno quanto la Chiesa 			apprezzi il valore della ragione umana, alla quale spetta il compito 			di dimostrare con certezza l'esistenza di un solo Dio personale, di 			dimostrare invincibilmente per mezzo dei segni divini i fondamenti 			della stessa fede cristiana; di porre inoltre rettamente in luce la 			legge che il Creatore ha impressa nelle anime degli uomini; e infine 			il compito di raggiungere una conoscenza limitata, ma utilissima, 			dei misteri». Anche per l'uomo moderno è impossibile sfuggire al 			problema religioso e far capire al naturalismo d'ogni sorta la 			propria autosufficienza insufficiente, per «aprire» la filosofia 			verso la religione, verso il trascendente, che non apparirà più come 			qualcosa di superfluo o di assurdo, ma come sommamente perfettivo 			della natura umana, come l'unica realtà capace di colmare il vuoto 			che la ragione scopre in sé stessa. Già abbiamo invece accennato che 			il punto centrale del naturalismo massonico è la ragione; essa 			costituisce il vero «dogma» della Massoneria, la sua unica «fede» 			 che le impone, come dice il Farina, di «venerare la Ragion 			pura» 145.
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| Leone XIII | Pio XII | 
Insieme alla 			libertà, la ragione è, per la Massoneria, quasi oggetto di un vero 			culto. E si capisce: perché, escluso il trascendente dalla sua 			dottrina, la Massoneria può ritrovare solo nella ragione e nella 			libertà «naturale» la possibilità d’un qualsiasi progresso. «La 			Massoneria è un'istituzione che ha il suo principio nella 			Ragione» 146; infatti, 			scrivono, «per noi massoni [...] il criterio più alto 			(unico) è la ragione» 147, che è 			al centro della realtà massonica. Così, dunque, il Dio trascendente, 			creatore, autore della Rivelazione (che non è certo, come dicevamo, 			il G\A\D\U\), 			viene sostituito dalla ragione che ha una sua dignità trascendente; 			addirittura «divine» sono le nozioni che su di essa si basano			 148, come «divini» sono i poteri latenti 			nella mente umana. La ragione diventa non solo la protagonista di 			una pseudo-religione, ma è l'assoluta dominatrice della conoscenza, 			l'unico tramite tra l'uomo e la realtà. Infatti «ci fà 			distinguere il vero dal falso [...], dissipa i pregiudizi, i 			vani terrori, sostituisce le credenze false, assurde e insensate, 			con nozioni sane, chiare, intelligibili [...], nozioni basate sulla 			natura, ed è superfluo aggiungere che esse sono divine»			 149. Anzi, in contrapposizione tra una 			visione del mondo basata sulla fede e quella fondata sulla ragione, 			questa viene ribadita senza equivoci: «Svanita l'ingenua 			fede che alla maggior parte di noi venne inculcata nei teneri 			anni dell'infanzia; affermatasi nell'età matura l'esigenza 			imperativa di sottoporre i più ardui problemi della vita, i più 			reconditi misteri del mondo, all'indagine e al vaglio del libero 			esame, il muratore divenuto veramente affrancato da ogni giogo, deve 			muovere alla ricerca di una nuova luce che gli derivi dal 			felice connubio della ragione e delle nozioni scientifiche naturali»			 150. Dunque, la «fede dell'infanzia» 			è stata sostituita da una nuova «fede»; ed è proprio con accento 			mistico che il Gran Maestro Lenzi indica la via maestra della 			ragione: «Io spero che ognuno di noi, che ha chiesto di entrare 			in questo Tempio, ha compreso che è uscito da un altro Tempio 			- dove si
 adoravano gli dèi falsi e bugiardi - ed è entrato 			qui dove si venera il trinomio e si sente, in modo fraterno, l'amore			 [...]. Usciti dai Templi dedicati a dèi falsi e bugiardi, 			entrati nel Tempio della luce e della verità, voi non potete essere 			degli indifferenti; voi avete una religione [...]. Il legame 			fraterno che ci unisce insieme è, appunto, il legame che deriva da 			un alto principio. È nella ricerca del vero, nel dubitare 			quotidianamente, nel volere ogni giorno accrescere il patrimonio 			delle nostre cognizioni, è - come dicono gli antichi - nel togliere 			il velo alla misteriosa dea Iside, la nostra religione! Religione 			che la Massoneria professa e che istilla nell'animo dei propri 			adepti, perché essi - apostoli di luce e di verità - escano dal 			chiuso dei templi, vadano in mezzo ai profani, illuminino il cammino 			di coloro che sono ancora nelle tenebre, portino la fiaccola di 			questa fede antica e nuova, basata sulla scienza, basata sulla 			ragione, basata sull'intuizione esoterica degli alti 			misteri dell'Universo» 151. 			Quest'ultima affermazione richiama il contenuto iniziatico del credo 			massonico, ed indica in modo sufficientemente chiaro verso quali 			mète la ragione debba essere impiegata, e quale grado di razionalità 			scientifica vi possa essere nell'«intuizione esoterica». Il 			fatto è che la Massoneria si rifà, per questa via, allo 			gnosticismo. Si sarebbe potuto dire, con fondamento, che 			un'altra matrice della filosofia massonica sia da ravvisarsi 			nell'antico gnosticismo. Ma più che i riferimenti 			storico-filosofici, che non scolpirebbero questo aspetto della 			realtà massonica, interessa qui rilevare che la Massoneria è e si 			sente continuatrice e compagna di viaggio del moderno gnosticismo. 			Lo gnosticismo può, in generale, definirsi un conato del pensiero 			filosofico del II secolo per trasformare il cristianesimo in una 			filosofia religiosa, oppure un conato del pensiero religioso per 			dare ai misteri una spiegazione filosofica più profonda di quella 			suggerita dalla fede. La gnosi (dal greco gnôsis, ossia 			 «conoscenza») si sostituisce alla fede e tenta, anzi, di surrogare i 			dati della Rivelazione. Se la razionale gnôsis deve 			sostituirsi alla inconcludente pistis (ovvero la «fede», 			 destino dei semplici fedeli, mentre la gnôsis sarebbe 			appannaggio e premio dei soli iniziati!), non c'è dubbio che la 			Massoneria professa lo gnosticismo. E non siamo noi a dirlo. C'è un 			documento ultrasegreto, redatto nell'euforia della rinascente 			Massoneria italiana, un volume litografato, fuori commercio, 			destinato agli Alti Gradi Amministrativi dell'Istituzione, edito a 			Firenze nel 1945. Questo volume conferma il vero carattere della 			Massoneria e dimostra che i suoi difensori cattolici sono per lo 			meno imprudenti nell'associarsi alla strategia che essa ha elaborato 			per l'attuale mondo profano. Eccone alcuni passi. Parlando della «nascita dell'attuale Massoneria», dice: «Il Rosacroce John 			Theophilus Desaguiliers, naturalista, e Giacomo Anderson, ministro 			protestante, e altri, convocarono nel 24 giugno 1717 in Londra i 			membri delle quattro Logge che ivi si trovavano in attività, in quel 			tempo. Questa riunione aveva per scopo di fondere la Fratellanza dei 			Muratori Liberi e Accettati con la Società Alchimistica dei 			Rosacroce, di permettere ai Rosacroce di porre al sicuro le loro 			ricerche alchimistiche e le loro idee gnostiche e razionalistiche, 			sotto la veste rispettata della Fratellanza, e di procurare ai 			Muratori Liberi e Accettati i vantaggi che solamente gli adepti 			ricchi, influenti e ambiziosi dei Rosacroce potevano loro apportare, 			data la reale decadenza che minacciava la primitiva Fratellanza. 			L'assemblea accettò all'unanimità questa fusione. Così nacque la 			Massoneria, il 24 giugno 1717, da questo compromesso. Così la 			Fratellanza dei Costruttori, la Fratellanza dei Muratori Liberi e 			Accettati disparve per sempre, e la Massoneria, officina dello 			gnosticismo puro prese posto contro la Chiesa cristiana, 			officina dello gnosticismo falsato e adulterato [...]. Nel 			1723, Anderson redasse e fece approvare le Costituzioni dei Muratori 			Liberi e Accettati. Questa denominazione di “Liberi e Accettati”, 			 che ricordava la Chiesa di San Paolo, fu conservata per togliere 			ogni sospetto sul vero scopo della Massoneria nascente. Esso rimase 			sempre quello della propaganda per il trionfo dello gnosticismo 			puro e del liberalismo razionalista in tutto il mondo [...]. 			Per dare l'impressione che la nuova Massoneria non era che la 			 
continuazione della Fratellanza dei Muratori Liberi e Accettati, i 			titoli, le cerimonie e le particolarità che la stessa aveva ricevuto 			dalla Fratellanza dei Costruttori, furono rigorosamente rispettate. 			Una sola modifica fu adottata: i Maestri formarono un Grado separato 			dai Compagni, e sotto la classifica di Apprendisti, Compagni e 			Maestri, l'armata dello gnosticismo puro si lanciò 			alla conquista del mondo» 152.			 «Il dovere del Cavaliere Rosacroce è di combattere lo gnosticismo 			bastardo racchiuso nel cattolicesimo, che fà della fede un 			accecamento, della speranza un piedistallo, della carità un egoismo			 [...]. La sola Massoneria possiede la vera religione: 			lo gnosticismo. Tutte le altre religioni, specialmente il 			cattolicesimo, hanno preso dalla Massoneria ciò che potevano avere 			di vero. Esse non possiedono in proprio che teorie assurde e false»			 153. E, più solennemente ancora, il Gorel 			Porciatti afferma: «Si tratta [...] di una direzione, di 			una “tonalità” che non può essere che unica per tutti i massoni 			[...]. È la dottrina della Gnosi integrale [...]. La 			Gnosi è la dottrina dell'Umanità, è la subcoscienza 			dell'Uomo che lo accompagna attraverso le età senza mai appoggiarsi 			ad altra legge che non sia quella del Naturalismo Italico, 			(Pitagora), senza richiamarsi ad altra testimonianza che non sia 			l'Augusta Tradizione e senza aver bisogno di circondarsi di alcun 			prestigio soprannaturale per affermare la sua incontestabile 			autorità. È la Voce, la Libertà, la Vita, il cui Verbo è stato l'insegnamento 			esoterico di tutti i Messia, di tutti i Redentori. Spogliate 			delle loro relatività tutti i sistemi filosofici e religiosi, e vi 			scoprirete questa Verità Eterna, questa Gnosi inalterata ed 			inalterabile che presiede alla marcia evolutiva dell'Anima 			Umana. È lo scopo supremo, il fine ultimo dell'Iniziazione Massonica 			[...], è la conquista e l'applicazione pratica di questa 			cognizione del Sé Individuale e Universale che racchiude la chiave 			di tutti i problemi umani e ultraumani. Tutte le altre 			manifestazioni dell'attività massonica non sono che azioni di 			carattere relativo e particolare, dirette verso scopi occasionali e 			contingenti, determinate da una speciale necessità ambientale e 			storica, ma inquadrata sempre nella cornice di quello Scopo Supremo»			 154. Più realisticamente e crudamente 			ancora, parla Immanuel, presidente del Sacro Sinodo della 			Chiesa Gnostica in Italia, nella rivista Conoscenza 			(raccomandata, fin dal suo sorgere, dal Grand'Oriente d'Italia!): «Possiamo rispondere a quanti ci scrivono, magari perplessi, perché 			in un'enciclopedia hanno letto qualcosa sugli gnostici eretici dei 			primi secoli cristiani, chiedendo se crediamo in questa o quella 			dottrina. No - ancora una volta - No. Ci rifiutiamo e sempre ci 			rifiuteremo di accettare, insegnare, difendere una dottrina in 			quanto tale. Questo provocherebbe immediatamente l'involuzione della 			nostra Comunità, che non sarebbe più gnostica; ma la Comunità di 			questa o quella dottrina. La Gnosi è la Conoscenza viva che sta ed 			opera in tutte le dottrine, perché Conoscenza della Vita Divina. E 			anche qui: Vita Divina non vuol dire Vita di questo o quel Dio. 			Ormai anche l'uomo della strada, anche il cosiddetto ateo, ha 			capito, “conosce” che il Dio delle religioni è morto perché era 			un Dio mortale creato dall'uomo con i suoi pensieri, le 			sue fantasie più o meno basse, più o meno alte [...]. Ma 			allora che cosa insegnano coloro che “conoscono”, gli gnostici, su 			questa Vita Divina? Nulla. Tendono soltanto le loro mani per 			stringere altre mani onde costruire una catena di uomini di 			desiderio, uomini capaci di riprendere, di riconoscere quella 			dimensione divina dell'uomo, che ormai urge nello spirito umano. 			Quindi non una esposizione di dottrine, di teorie [...], ma 			semplice strumento di lavoro. Chi vuol costruire una vita più felice 			e più feconda (Vita Divina), chi vuol vivere l’incessante processo 			creativo dell'Universo (Vita Divina), chi vuol alzare il velo di 			quel mistero che per migliaia d'anni ha terrorizzato e affascinato 			gli uomini (Vita Divina), nelle Comunità Gnostica troverà uno 			strumento di lavoro per realizzare questa Vita Divina. questa 			dimensione divina» 155. Anche gli 			Scozzesi ribattono lo stesso tasto. Ad esempio, F\			 Italo Gentile, Saggissimo del Capitolo Rosacroce Dante 			Alighieri di Firenze del Gruppo Ghinazzi, in un suo 			volume intitolato Esoterismo esoterico dei Rosacroce, 			elegantemente stampato nel 1967, afferma: «La funzione del 			Capitolo, cioè la Filosofia del 18° Grado è questa: l'emancipazione 			dell'Umanità attraverso lo Gnosticismo; come la funzione 			dell'Areopago, cioè la Filosofia del 30° Grado, è la realizzazione 			delle Dottrine Gnostiche» (pagg. 63-64). «Il termine “gnôsis” 			 (“conoscenza”) non denota il processo discorsivo del pensiero umano 			come tale, ma una “rivelazione” di Verità Divine, una intuizione 			gratuita che apporta gioia all'iniziato e gli assicura la 			 “Salvezza”» (pag. 65). «Una delle crisi più pericolose 			attraversate dal cristianesimo primitivo fu appunto l'eresia 			gnostica (ecco perché la Chiesa ci teme!)» (pagg. 66-67). Non 			c'è, quindi, dubbio che la Massoneria consideri la Chiesa Gnostica 			come una chiesa di «fratelli»: «La Chiesa Gnostica mantiene 			rapporti di stretta alleanza con il Rito Scozzese Antico e Accettato 			e per esso con tutti i Supremi Consigli dei Paesi dove coesistono le 			due Potenze Iniziatiche» 156. Chi 			volesse portare l'indagine appena più a fondo, non tarderà a 			scoprire singolari e decisive analogie tra la pratica e il credo 			massonico e quello gnostico. Ad esempio, i «requisiti che si 			richiedono» per appartenere all'Ecclesia Catholica Ritus 			Antiqui et Gnostici (E.C.R.A.E.G.), sono: «Piena 			libertà da ogni servitù spirituale; garanzia di osservanza della 			legge morale; intuizione auto-iniziatrice» 157. Ancora:
 «Possono chiedere di far parte 			dell'Ecclesia Catholica Ritus Antiqui et Gnostici tutti gli uomini e 			tutte le donne che veramente intendono consacrarsi, senza diverso 			fine, al servizio dell'umanità, in qualità di Guide Occulte, sotto 			lo sguardo benedicente delle Gerarchie Cosmiche»			 158. Alle coincidenze di struttura e 			perfino di linguaggio, basterà aggiungere la forte ingerenza dei più 			alti Gradi della Massoneria attuale nella direzione della Chiesa 			Gnostica. Nella rivista Acacia Massonica del settembre 1947 			comparivano due articoli: «La società dei Filaleti» (pag. 4), 			firmato dal 33° Grado Giordano Gamberini, e «La Chiesa Gnostica» 			(pag. 44), firmato da Julianus. Bisogna ricordare che, chi 			entra a far parte di un'organizzazione iniziatica, assume un nome 			nuovo (nomen arcanum), in questo caso un nome latino. Così, 			sotto vari nomi, troviamo i massoni più in vista: Aurelius è			 William Anceschi, Valentinus è Giuseppe Del Conte,			 Lychnus è Mario Ciro De' Conca, Paracelsus 			è Gino Testi, Marcus è Alberto Tognetti, e così 			via. Ora, Giordano Gamberini e Julianus, sopra nominati, sono la 			stessa persona: Gran Maestro del Grand'Oriente d'Italia e vescovo 			della Chiesa Gnostica. Premette, infatti, al nome di Julianus una 			croce, come usano fare i Vescovi cattolici e, nel 1949-1950, diresse 			a Ravenna la rivista Acta Gnostica. Forse, proprio per tale 			qualifica si è permesso di tradurre e annotare, ognuno può vedere 			come il Vangelo di San Giovanni nella Bibbia Concordata edita nel 			1968 da Mondadori, nella quale l'unica sacrificata è la dottrina 			cattolica! Sempre a proposito della Chiesa Gnostica, è significativa 			una lettera di Mario De' Conca, scritta il 24 marzo 1948: «Esorta 			i Fratelli nella Santa Gnosi ad essere ferventi nel loro lavoro e 			fiduciosi nell'opera che l'Alto Sinodo deve svolgere [...]. 			Il Vescovo Julianus è stato molto preso dai suoi molteplici impegni, 			ma certamente vi terrà al corrente di tutto [...]. La rivista 			 “L'Acacia” ha portato qualche nota sulla Chiesa Gnostica Universale. 			Certo d'interpretare i sentimenti dei membri dell'Alto Sinodo porgo 			a te, fratello carissimo, e a tutti i fratelli gnostici di Firenze 			con a capo il sacerdote Aurelius affettuosi pensieri e correnti di 			buoni pensieri. In Paracleti charitate». È una lettera che 			risparmia molti commenti e ci fà vedere chiaramente che Massoneria e 			Chiesa Gnostica sono legate a filo doppio e che gli uomini 			preminenti dell'una sono quelli dell'altra. «Quando poi si pensi			 - scrive William Anceschi - che lo Scozzesismo rappresenta la 			sintesi felice d'un processo di formazione nel quale confluirono 			Kabbalah, Ermetismo, Rosacrucianesimo, Mitraismo, Manicheismo, 			Gnosticismo, resta di per sé stesso acquisito che il Rito massonico 			è la base, il supporto sul quale può e deve orientarsi ogni attività 			di specializzazione per lo studio e la prassi cultuale»			 159.
 adoravano gli dèi falsi e bugiardi - ed è entrato 			qui dove si venera il trinomio e si sente, in modo fraterno, l'amore			 [...]. Usciti dai Templi dedicati a dèi falsi e bugiardi, 			entrati nel Tempio della luce e della verità, voi non potete essere 			degli indifferenti; voi avete una religione [...]. Il legame 			fraterno che ci unisce insieme è, appunto, il legame che deriva da 			un alto principio. È nella ricerca del vero, nel dubitare 			quotidianamente, nel volere ogni giorno accrescere il patrimonio 			delle nostre cognizioni, è - come dicono gli antichi - nel togliere 			il velo alla misteriosa dea Iside, la nostra religione! Religione 			che la Massoneria professa e che istilla nell'animo dei propri 			adepti, perché essi - apostoli di luce e di verità - escano dal 			chiuso dei templi, vadano in mezzo ai profani, illuminino il cammino 			di coloro che sono ancora nelle tenebre, portino la fiaccola di 			questa fede antica e nuova, basata sulla scienza, basata sulla 			ragione, basata sull'intuizione esoterica degli alti 			misteri dell'Universo» 151. 			Quest'ultima affermazione richiama il contenuto iniziatico del credo 			massonico, ed indica in modo sufficientemente chiaro verso quali 			mète la ragione debba essere impiegata, e quale grado di razionalità 			scientifica vi possa essere nell'«intuizione esoterica». Il 			fatto è che la Massoneria si rifà, per questa via, allo 			gnosticismo. Si sarebbe potuto dire, con fondamento, che 			un'altra matrice della filosofia massonica sia da ravvisarsi 			nell'antico gnosticismo. Ma più che i riferimenti 			storico-filosofici, che non scolpirebbero questo aspetto della 			realtà massonica, interessa qui rilevare che la Massoneria è e si 			sente continuatrice e compagna di viaggio del moderno gnosticismo. 			Lo gnosticismo può, in generale, definirsi un conato del pensiero 			filosofico del II secolo per trasformare il cristianesimo in una 			filosofia religiosa, oppure un conato del pensiero religioso per 			dare ai misteri una spiegazione filosofica più profonda di quella 			suggerita dalla fede. La gnosi (dal greco gnôsis, ossia 			 «conoscenza») si sostituisce alla fede e tenta, anzi, di surrogare i 			dati della Rivelazione. Se la razionale gnôsis deve 			sostituirsi alla inconcludente pistis (ovvero la «fede», 			 destino dei semplici fedeli, mentre la gnôsis sarebbe 			appannaggio e premio dei soli iniziati!), non c'è dubbio che la 			Massoneria professa lo gnosticismo. E non siamo noi a dirlo. C'è un 			documento ultrasegreto, redatto nell'euforia della rinascente 			Massoneria italiana, un volume litografato, fuori commercio, 			destinato agli Alti Gradi Amministrativi dell'Istituzione, edito a 			Firenze nel 1945. Questo volume conferma il vero carattere della 			Massoneria e dimostra che i suoi difensori cattolici sono per lo 			meno imprudenti nell'associarsi alla strategia che essa ha elaborato 			per l'attuale mondo profano. Eccone alcuni passi. Parlando della «nascita dell'attuale Massoneria», dice: «Il Rosacroce John 			Theophilus Desaguiliers, naturalista, e Giacomo Anderson, ministro 			protestante, e altri, convocarono nel 24 giugno 1717 in Londra i 			membri delle quattro Logge che ivi si trovavano in attività, in quel 			tempo. Questa riunione aveva per scopo di fondere la Fratellanza dei 			Muratori Liberi e Accettati con la Società Alchimistica dei 			Rosacroce, di permettere ai Rosacroce di porre al sicuro le loro 			ricerche alchimistiche e le loro idee gnostiche e razionalistiche, 			sotto la veste rispettata della Fratellanza, e di procurare ai 			Muratori Liberi e Accettati i vantaggi che solamente gli adepti 			ricchi, influenti e ambiziosi dei Rosacroce potevano loro apportare, 			data la reale decadenza che minacciava la primitiva Fratellanza. 			L'assemblea accettò all'unanimità questa fusione. Così nacque la 			Massoneria, il 24 giugno 1717, da questo compromesso. Così la 			Fratellanza dei Costruttori, la Fratellanza dei Muratori Liberi e 			Accettati disparve per sempre, e la Massoneria, officina dello 			gnosticismo puro prese posto contro la Chiesa cristiana, 			officina dello gnosticismo falsato e adulterato [...]. Nel 			1723, Anderson redasse e fece approvare le Costituzioni dei Muratori 			Liberi e Accettati. Questa denominazione di “Liberi e Accettati”, 			 che ricordava la Chiesa di San Paolo, fu conservata per togliere 			ogni sospetto sul vero scopo della Massoneria nascente. Esso rimase 			sempre quello della propaganda per il trionfo dello gnosticismo 			puro e del liberalismo razionalista in tutto il mondo [...]. 			Per dare l'impressione che la nuova Massoneria non era che la 			 
continuazione della Fratellanza dei Muratori Liberi e Accettati, i 			titoli, le cerimonie e le particolarità che la stessa aveva ricevuto 			dalla Fratellanza dei Costruttori, furono rigorosamente rispettate. 			Una sola modifica fu adottata: i Maestri formarono un Grado separato 			dai Compagni, e sotto la classifica di Apprendisti, Compagni e 			Maestri, l'armata dello gnosticismo puro si lanciò 			alla conquista del mondo» 152.			 «Il dovere del Cavaliere Rosacroce è di combattere lo gnosticismo 			bastardo racchiuso nel cattolicesimo, che fà della fede un 			accecamento, della speranza un piedistallo, della carità un egoismo			 [...]. La sola Massoneria possiede la vera religione: 			lo gnosticismo. Tutte le altre religioni, specialmente il 			cattolicesimo, hanno preso dalla Massoneria ciò che potevano avere 			di vero. Esse non possiedono in proprio che teorie assurde e false»			 153. E, più solennemente ancora, il Gorel 			Porciatti afferma: «Si tratta [...] di una direzione, di 			una “tonalità” che non può essere che unica per tutti i massoni 			[...]. È la dottrina della Gnosi integrale [...]. La 			Gnosi è la dottrina dell'Umanità, è la subcoscienza 			dell'Uomo che lo accompagna attraverso le età senza mai appoggiarsi 			ad altra legge che non sia quella del Naturalismo Italico, 			(Pitagora), senza richiamarsi ad altra testimonianza che non sia 			l'Augusta Tradizione e senza aver bisogno di circondarsi di alcun 			prestigio soprannaturale per affermare la sua incontestabile 			autorità. È la Voce, la Libertà, la Vita, il cui Verbo è stato l'insegnamento 			esoterico di tutti i Messia, di tutti i Redentori. Spogliate 			delle loro relatività tutti i sistemi filosofici e religiosi, e vi 			scoprirete questa Verità Eterna, questa Gnosi inalterata ed 			inalterabile che presiede alla marcia evolutiva dell'Anima 			Umana. È lo scopo supremo, il fine ultimo dell'Iniziazione Massonica 			[...], è la conquista e l'applicazione pratica di questa 			cognizione del Sé Individuale e Universale che racchiude la chiave 			di tutti i problemi umani e ultraumani. Tutte le altre 			manifestazioni dell'attività massonica non sono che azioni di 			carattere relativo e particolare, dirette verso scopi occasionali e 			contingenti, determinate da una speciale necessità ambientale e 			storica, ma inquadrata sempre nella cornice di quello Scopo Supremo»			 154. Più realisticamente e crudamente 			ancora, parla Immanuel, presidente del Sacro Sinodo della 			Chiesa Gnostica in Italia, nella rivista Conoscenza 			(raccomandata, fin dal suo sorgere, dal Grand'Oriente d'Italia!): «Possiamo rispondere a quanti ci scrivono, magari perplessi, perché 			in un'enciclopedia hanno letto qualcosa sugli gnostici eretici dei 			primi secoli cristiani, chiedendo se crediamo in questa o quella 			dottrina. No - ancora una volta - No. Ci rifiutiamo e sempre ci 			rifiuteremo di accettare, insegnare, difendere una dottrina in 			quanto tale. Questo provocherebbe immediatamente l'involuzione della 			nostra Comunità, che non sarebbe più gnostica; ma la Comunità di 			questa o quella dottrina. La Gnosi è la Conoscenza viva che sta ed 			opera in tutte le dottrine, perché Conoscenza della Vita Divina. E 			anche qui: Vita Divina non vuol dire Vita di questo o quel Dio. 			Ormai anche l'uomo della strada, anche il cosiddetto ateo, ha 			capito, “conosce” che il Dio delle religioni è morto perché era 			un Dio mortale creato dall'uomo con i suoi pensieri, le 			sue fantasie più o meno basse, più o meno alte [...]. Ma 			allora che cosa insegnano coloro che “conoscono”, gli gnostici, su 			questa Vita Divina? Nulla. Tendono soltanto le loro mani per 			stringere altre mani onde costruire una catena di uomini di 			desiderio, uomini capaci di riprendere, di riconoscere quella 			dimensione divina dell'uomo, che ormai urge nello spirito umano. 			Quindi non una esposizione di dottrine, di teorie [...], ma 			semplice strumento di lavoro. Chi vuol costruire una vita più felice 			e più feconda (Vita Divina), chi vuol vivere l’incessante processo 			creativo dell'Universo (Vita Divina), chi vuol alzare il velo di 			quel mistero che per migliaia d'anni ha terrorizzato e affascinato 			gli uomini (Vita Divina), nelle Comunità Gnostica troverà uno 			strumento di lavoro per realizzare questa Vita Divina. questa 			dimensione divina» 155. Anche gli 			Scozzesi ribattono lo stesso tasto. Ad esempio, F\			 Italo Gentile, Saggissimo del Capitolo Rosacroce Dante 			Alighieri di Firenze del Gruppo Ghinazzi, in un suo 			volume intitolato Esoterismo esoterico dei Rosacroce, 			elegantemente stampato nel 1967, afferma: «La funzione del 			Capitolo, cioè la Filosofia del 18° Grado è questa: l'emancipazione 			dell'Umanità attraverso lo Gnosticismo; come la funzione 			dell'Areopago, cioè la Filosofia del 30° Grado, è la realizzazione 			delle Dottrine Gnostiche» (pagg. 63-64). «Il termine “gnôsis” 			 (“conoscenza”) non denota il processo discorsivo del pensiero umano 			come tale, ma una “rivelazione” di Verità Divine, una intuizione 			gratuita che apporta gioia all'iniziato e gli assicura la 			 “Salvezza”» (pag. 65). «Una delle crisi più pericolose 			attraversate dal cristianesimo primitivo fu appunto l'eresia 			gnostica (ecco perché la Chiesa ci teme!)» (pagg. 66-67). Non 			c'è, quindi, dubbio che la Massoneria consideri la Chiesa Gnostica 			come una chiesa di «fratelli»: «La Chiesa Gnostica mantiene 			rapporti di stretta alleanza con il Rito Scozzese Antico e Accettato 			e per esso con tutti i Supremi Consigli dei Paesi dove coesistono le 			due Potenze Iniziatiche» 156. Chi 			volesse portare l'indagine appena più a fondo, non tarderà a 			scoprire singolari e decisive analogie tra la pratica e il credo 			massonico e quello gnostico. Ad esempio, i «requisiti che si 			richiedono» per appartenere all'Ecclesia Catholica Ritus 			Antiqui et Gnostici (E.C.R.A.E.G.), sono: «Piena 			libertà da ogni servitù spirituale; garanzia di osservanza della 			legge morale; intuizione auto-iniziatrice» 157. Ancora:
 «Possono chiedere di far parte 			dell'Ecclesia Catholica Ritus Antiqui et Gnostici tutti gli uomini e 			tutte le donne che veramente intendono consacrarsi, senza diverso 			fine, al servizio dell'umanità, in qualità di Guide Occulte, sotto 			lo sguardo benedicente delle Gerarchie Cosmiche»			 158. Alle coincidenze di struttura e 			perfino di linguaggio, basterà aggiungere la forte ingerenza dei più 			alti Gradi della Massoneria attuale nella direzione della Chiesa 			Gnostica. Nella rivista Acacia Massonica del settembre 1947 			comparivano due articoli: «La società dei Filaleti» (pag. 4), 			firmato dal 33° Grado Giordano Gamberini, e «La Chiesa Gnostica» 			(pag. 44), firmato da Julianus. Bisogna ricordare che, chi 			entra a far parte di un'organizzazione iniziatica, assume un nome 			nuovo (nomen arcanum), in questo caso un nome latino. Così, 			sotto vari nomi, troviamo i massoni più in vista: Aurelius è			 William Anceschi, Valentinus è Giuseppe Del Conte,			 Lychnus è Mario Ciro De' Conca, Paracelsus 			è Gino Testi, Marcus è Alberto Tognetti, e così 			via. Ora, Giordano Gamberini e Julianus, sopra nominati, sono la 			stessa persona: Gran Maestro del Grand'Oriente d'Italia e vescovo 			della Chiesa Gnostica. Premette, infatti, al nome di Julianus una 			croce, come usano fare i Vescovi cattolici e, nel 1949-1950, diresse 			a Ravenna la rivista Acta Gnostica. Forse, proprio per tale 			qualifica si è permesso di tradurre e annotare, ognuno può vedere 			come il Vangelo di San Giovanni nella Bibbia Concordata edita nel 			1968 da Mondadori, nella quale l'unica sacrificata è la dottrina 			cattolica! Sempre a proposito della Chiesa Gnostica, è significativa 			una lettera di Mario De' Conca, scritta il 24 marzo 1948: «Esorta 			i Fratelli nella Santa Gnosi ad essere ferventi nel loro lavoro e 			fiduciosi nell'opera che l'Alto Sinodo deve svolgere [...]. 			Il Vescovo Julianus è stato molto preso dai suoi molteplici impegni, 			ma certamente vi terrà al corrente di tutto [...]. La rivista 			 “L'Acacia” ha portato qualche nota sulla Chiesa Gnostica Universale. 			Certo d'interpretare i sentimenti dei membri dell'Alto Sinodo porgo 			a te, fratello carissimo, e a tutti i fratelli gnostici di Firenze 			con a capo il sacerdote Aurelius affettuosi pensieri e correnti di 			buoni pensieri. In Paracleti charitate». È una lettera che 			risparmia molti commenti e ci fà vedere chiaramente che Massoneria e 			Chiesa Gnostica sono legate a filo doppio e che gli uomini 			preminenti dell'una sono quelli dell'altra. «Quando poi si pensi			 - scrive William Anceschi - che lo Scozzesismo rappresenta la 			sintesi felice d'un processo di formazione nel quale confluirono 			Kabbalah, Ermetismo, Rosacrucianesimo, Mitraismo, Manicheismo, 			Gnosticismo, resta di per sé stesso acquisito che il Rito massonico 			è la base, il supporto sul quale può e deve orientarsi ogni attività 			di specializzazione per lo studio e la prassi cultuale»			 159.
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Note
1 			Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, Firenze, 1969, pag. 			252.
2 			Padre Barruel, un gesuita, saggista e scrittore francese, fu uno dei 			più accaniti oppositori dell'illuminismo e della Massoneria; nel 			1792, all'epoca del Terrore, fu costretto a fuggire a Londra, dove 			compose le sue opere controrivoluzionarie, tra cui la famosa 			Storia del Giacobinismo.
3 			Autore di libelli anticattolici e pornografici, nel 1885, dopo aver 			dichiarato di essersi convertito al cattolicesimo, Taxil iniziò a 			pubblicare diversi libri in cui veniva messa in risalto la natura 			satanica del culto massonico. Nel 1897, dopo che le sue opere 			avevano convinto molti personaggi, tra cui numerosi ecclesiastici, 			Taxil annunciò che le sue «rivelazioni» erano un falso.
4 			Cfr. Era Nuova, gennaio 1947, pag. 6. Trattasi delle rivista 			della Massoneria italiana di via della Mercede a Roma.
5 			Cfr. L'Acacia Massonica, 1948, pag. 40. Rivista mensile 			illustrata di Palazzo Giustiniani.
6 			Cfr. U. Goriel Porciatti,			 Simbologia Massonica: Massoneria Azzurra, Orizzonti, Roma 			1946, pag. 27.
7 			Cfr. Rassegna Massonica della Gran Loggia Nazionale Italiana e 			del Supremo Consiglio del 33° Grado del Rito Scozzese Antico e 			Accettato, di Piazza del Gesù, Roma, pag. 47.
8 			Cfr. A. Lantoine, «Lettre au Souverain Pontife» («Lettera al Sommo Pontefice»), in			 Symbolisme, Parigi 1937, pag. 99.
9 			Cfr. A. Lemmi, in 			Lumen Vitæ, 1955, pag. 224. Rivista di Palazzo Giustiniani. 			Lemmi fu nominato Gran Maestro del Grand'Oriente d'Italia il 17 			gennaio 1855.
10 			Cfr. U. Lenzi, in 			Gran Loggia Nazionale dei Liberi Muratori d'Italia, 1951, pag. 			50. Bollettino del G\O\ 			d'Italia.
11			 Ibid., pag. 51.
12			 Ibid., pag. 50.
13 			Cfr. La Nazione, del 16 ottobre 1970, pag. 8.
14 			14 Cfr. S. Farina, 			Il Libro dei Rituali del Rito Scozzese Antico e Accettato, 			Piccinelli, Roma 1946, pag. 94.
15			 Ibid., pag. 95.
16			 Ibid., pag. 36.
17			 Ibid.
18			 Ibid., pag. 37.
19			 Ibid., pag. 52.
20			 Ibid.
21			 Ibid.
22 			Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, Firenze, luglio 1971, 			pag. 413.
23 			Nell'opera A Study in American Freemasonry, pag. 120 e ss.
24 			Cfr. Costituzione del 1968, art. nº 13.
25 			Cfr. Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, Firenze 1967, 			pag. 143; 1970, pag. 44.
26			 Ibid., 1971, pag. 48.
27			 Ibid., 1971, pag. 223.
28 			Ibid., 1972, pag. 320.
29			 Ibid., 1973, pag. 43.
30 			Cfr. U. Bacci, in 			Rivista della Massoneria Italiana, settembre 1876, pag. 4.
31 			Cfr. S. Farina, op. 			cit., pag. 14.
32			 Ibid., pag. 34.
33 			Cfr. L. Lupi, 			Rispondo ai gesuiti, Atanòr, Roma 1959, pagg. 51-53.
34 			Cfr. P. G. Caprile s.j.,			 «Massoneria e religione», in Civiltà Cattolica, del 30 			marzo 1957, pag. 38. Discorso di Lupi inserito nella 			Commemorazione di Giosué Carducci, Bologna 1952, pagg. 12-13. 			Dopo il Concilio, il gesuita Padre Caprile ha cambiato rotta e ha 			scritto diverse opere in favore della riconciliazione fra Chiesa 			cattolica e Massoneria (N.d.R.).
35 			Cfr. Gran Loggia Nazionale dei Liberi Muratori d'Italia, febbraio 			1964, pag. 10. Bollettino del Grand'Oriente d'Italia, Palazzo 			Giustiniani.
36 			Cfr. P. G. Caprile s.j.,			 art. cit.; P. Astuni 			Messineo, La Massoneria svelata al popolo, Roma 1944, 			pag. 61; in Voce Fraterna, del 27 dicembre 1946, Chieti, pag. 			37. Rassegna Universale mensile in Italia della Massoneria di Rito 			Scozzese Antico e Accettato.
37 			Cfr. Lumen Vitæ, 1955, pag. 404.
38			 Ibid., 1954, pag. 14.
39 			Cfr. U. Goriel Porciatti,			 Le charte fondamentali della Universale Massoneria di Rito 			Scozzese Antico e Accettato, Atanòr, Roma 1960, pag. 16.
40 			Cfr. La Massoneria rivelata agli italiani, Milano 1946, pag. 			15.
41 			Cfr. Lumen Vitæ, 1957, pag. 17.
42 			Cfr. S. Farina, op. 			cit., pag. 15.
43 			Cfr. L. Lupi, op. 			cit., pag. 41.
44 			Cfr. S. Farina, op. 			cit., pag. 242.
45 			Cfr. Conoscenza, maggio-giugno 1970, pag. 3.
46 			Cfr. A. Manzoni, I 			promessi sposi, cap. 34.
47 			Cfr. S. Farina, op. 			cit., pag. 216.
48 			Cfr. U. Lenzi, in 			L'Acacia Massonica, 1949, pag. 271.
49 			Cfr. S. Farina, op. 			cit., pag. 216.
50			 Ibid., pag. 402.
51 			Cfr. P. G. Caprile s.j.,			 art. cit., pag. 42, nota nº 23.
52 			Cfr. La Massoneria, Firenze 1945, pag. 130.
53 			Cfr. P. G. Caprile s.j., 			«Orientamenti fondamentali della Massoneria», in Civiltà 			Cattolica, del 9 febbraio 1957, pag. 369, nota nº 60.
54 			Cfr. L'Acacia Massonica, 1949, pag. 211.
55 			Cfr. La Massoneria rivelata agli italiani, pag. 19.
56 			Cfr. L'Acacia Massonica, 1949, pag. 8.
57 			Cfr. S. Farina, op. 			cit., pag. 303.
58			 Ibid., pag. 132.
59 			Cfr. Lumen Vitæ, luglio 1954, pag. 18; 1956, pag. 150.
60 			Cfr. P. G. Caprile s.j., 			«Orientamenti fondamentali della Massoneria», in Civiltà 			Cattolica, del 9 febbraio 1957, pag. 362, nota nº 25.
61 			Cfr. Bollettino Editoriale, Atanòr, nº 16; giugno 1972.
62 			Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, novembre 1971, pag. 			544.
63 			Edizioni Civelli, Roma 1908, cap. V.
64 			Cfr. U. Gorel Porciatti,			 Le charte fondamentali della Universale Massoneria di Rito 			Scozzese Antico e Accettato, pag. 102; XIX Landmark di Mackey, 			1858.
65 			Cfr. S. Farina, op. 			cit., pag. 304.
66			 Ibid., pagg. 303-304.
67 			Roma, Civelli, 1901, pag. 12. Laj e Nathan ricoprirono 			rispettivamente le cariche di vice-sindaco e sindaco di Roma.
68 			Tale la ragione della presenza della Bibbia nelle Logge.
69 			Cfr. Conoscenza, Firenze, luglio-agosto 1969, pagg. 8-9.
70 			Cfr. Lumen Vitæ, 1956, pag. 184.
71 			Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, 1966, pag. 230.
72 			Cfr. La Suisse, del 26 ottobre 1969, pag. 45.
73 			Cfr. U. Gorel Porciatti,			 Simbologia Massonica Gradi Scozzesi, Atanòr, Roma 1948, pag. 			308.
74 			Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, 1968, pag. 536.
75 			Cfr. Valle del Letimbro: Primo Centenario della Risp Loggia Madre 			 «Sabazia» all'Oriente di Savona, Grafica L.P., Genova, pag. 60. 			In filosofia, la monade è la sostanza semplice, indivisibile, di 			natura spirituale, che costituisce l'elemento ultimo delle cose.
76 			Cfr. L. Lupi, op. 			cit., pag. 70.
77 			Cfr. S. Farina, op. 			cit., pag. 175.
78 			Cfr. Voce Fraterna, 1954, nn. 6-7.
79 			Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, del 3 settembre 1876, 			pag. 3.
80 			Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, del 1º agosto 1874, 			pag. 9.
81 			Cfr. A. Luzio, 			Carlo Alberto e Mazzini, Torino 1923, pag. 496.
82 			Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, gennaio 1877, pag. 5.
83			 Ibid.
84 			Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, del 31 agosto 1877, 			pagg. 236-237.
85 			Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, maggio 1878, pag. 			131.
86 			Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, marzo-aprile 1878, 			pag. 100, nota nº 1.
87 			Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, maggio 1878, pag. 			129.
88			 Ibid., pag. 132.
89			 Ibid., pag. 131.
90			 Ibid., pag. 132.
91 			Éd. Garnier, 1858, vol. II, pag. 206.
92 			Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, marzo-aprile 1878, 			pagg. 115-116.
93 			Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, 1969, pag. 386.
94 			Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, del 31 settembre 			1889, pag. 184.
95 			Cfr. U. Bacci, Il 			libro dei massone italiano, 2ª ed. 1922, Ed. Vita Nova, Torino, 			pag. 330. Opera riservata ai massoni.
96			 Ibid., pag. 332.
97			 Ibid., pagg. 335-336.
98 			Cfr. T. Ventura, 			Massoneria alla sbarra: sua vera origine; sua vera essenza, 			Atanòr, Roma 1961, pag. 83.
99			 Ibid., pag. 87.
			100 Cfr. «A Giovanni Bovio nel 50° della sua morte», 			 in Lumen Vitæ, pag. 64; cit. in P. G.			 Caprile s.j., «Il 			G.A.D.U. e i suoi adoratori», in Civiltà Cattolica, del 			29 giugno 1957, pag. 42.
			101 			Cfr. S. Farina, op. 			cit., pag. 94.
			102 Cfr. A. 			Lantoine, op. cit., pag. 192.
			103 			Cfr. S. Farina, op. 			cit., pag. 401.
			104 Cfr. E. Levi, 			in L'Acacia Massonica, 1949, pag. 187.
			105 Cfr. Lumen Vitæ, 1955, pag. 69.
			106 			Cfr. S. Farina, op. 			cit., pag. 13.
			107 Cfr. La Massoneria rivelata agli italiani, 			pag. 10.
			108 Cfr. Lumen Vitæ, 1956, pag. 213.
			109 Cfr. P. G.			 Caprile s.j., «Massoneria e religione», in Civiltà Cattolica, del 30 			marzo 1957, pag. 42, nota nº 23.
			110 Cfr. Lumen Vitæ, 1956, pag. 213.
			111 			Cfr. S. Farina, op. 			cit., pag. 444.
			112 Cfr. Rassegna Massonica della Gran Loggia 			Nazionale Italiana e del Supremo Consiglio del 33° Grado del Rito 			Scozzese Antico e Accettato, febbraio 1949, pag. 29.
			113 Cfr. Lumen Vitæ, luglio 1954, pag. 3.
			114 			Cfr. U. Gorel Porciatti,			 Le charte fondamentali della Universale Massoneria di Rito 			Scozzese Antico e Accettato, pag. 16.
			115 Cfr. Era Nuova, settembre 1956, pag. 7.
			116 Cfr. L. Lupi,			 op. cit., pag. 72.
			117 Cfr. U. Gorel 			Porciatti, Avviamento alla Massoneria, Atanòr, Roma s. 			d., pag. 45.
			118 Ibid., pag. 46.
			119 Cfr. S. 			Spadaro, Documenti per la storia della Massoneria Scozzese 			Italiana (1912-1946), Centro di Studi Storici, Milano 1947, pag. 			152. Opera fuori commercio riservata ai soli liberi muratori.
			120 Cfr. Bollettino Ufficiale della Serenissima Gran 			Loggia d'Italia, Milano, 1951, pag. 1. Riservato ai FF\ 			liberi muratori.
			121 Cfr. A. Mellor, 			I nostri fratelli separati: i Liberi Muratori, Bolla, Milano 			1963, pag. 298.
			122 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, 1969, 			pag. 48.
			123 Cfr. P. R. 			Esposito, Le buone opere dei laicisti, degli anticlericali 			e dei framassoni, Ed. Paoline, Roma 1970, pag. 154.
			124 Ibid., pagg. 155-156.
			125 Cfr. Rivista della Massoneria Italiana, 			ottobre 1972, pag. 449.
			126 Atanòr, Roma, 4ª Ed., 1970.
			127 Cfr. P. J. 			Berteloot s.j., La Franc-Maçonnerie et l’Église Catholique, 			Éd. du Monde Nouveau, Parigi-Losanna 1947, vol. I, pag. 58.
			128 Ibid., vol. I, pagg. 63-64.
			129 Ed. L.E.D.A., Roma 1950.
			130 Cfr. Credo del Popolo di Dio, del 30 giugno 			1968.
			131 Cfr. P. J. 			Berteloot s.j., op. cit., vol. I, pag. 64.
			132 Ibid., vol. I, pag. 67.
			133 Cfr. Chaine d'Union, febbraio 1936, pag. 254.
			134 Cfr. P. J. 			Berteloot s.j., op. cit., vol. I, pag. 69.
			135 Cfr. L. Lupi,			 op. cit., pag. 25.
			136 Cfr. A. 			Pontevia, Cattolicesimo e Massoneria, Atanòr, Roma 			1948, pag. 67.
			137 Cfr. La Massoneria, Firenze 1945, pag. 69.
			138 Cfr. S. Farina,			 op. cit., pagg. 321-322.
			139 Cfr. L. Fusi, 			in Gran Loggia Nazionale dei Liberi Muratori d'Italia, giugno 			1952, pag. 36.
			140 Cfr. P. G. 			Caprile s.j., Orientamenti fondamentali della Massoneria, 			pag. 364.
			141 Cfr. T. 			Ventura, op. cit., pag. 81.
			142 Ibid., pagg. 81-84.
			143 Ibid., pagg. 113-114.
			144 Cfr. A. Mellor,			 op. cit., pagg. 277-278.
			145 Cfr. S. Farina,			 op. cit., pag. 367.
			146 Ibid., pag. 59.
			147 Cfr. Era Nuova, marzo 1947, pag. 30.
			148 Cfr. S. Farina,			 op. cit., pag. 132.
			149 Ibid.
			150 Cfr. Onoranze al Gran Maestro della Massoneria 			Italiana Ugo Lenzi, Coppini, Firenze 1952, pag. 26.
			151 Cfr. Gran Loggia Nazionale dei Liberi Muratori 			d'Italia, 1951, pag. 50.
			152 Cfr. La Massoneria, Firenze, 1945, pagg. 			14-15.
			153 Ibid., pag. 69.
			154 Cfr. U. Gorel 			Porciatti, Simbologia Massonica: Gradi Scozzesi, 			Atanòr, Roma 1948, pagg. 293-294.
			155 Cfr. Conoscenza, Firenze, maggio-giugno 1968, 			pagg. 1-2.
			156 Cfr. L'Acacia Massonica, 1947, pag. 44.
			157 Cfr. Acta Gnostica, settembre-ottobre 1949, 			pag. 3. Bollettino ufficiale della Chiesa Gnostica Italiana, 			Ravenna. Direttore Giordano Gamberini.
			158 Ibid., pag. 3.
			159 Cfr. Lumen Vitæ, 1954, pag. 23.
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