Papa Benedetto III (855-858)
Qualche anno dopo, succeduto a Lotario I il figlio Ludovico II (855-875), ad un tempo Imperatore e Re d’Italia, l’applicazione della Costituzione fu messa a dura prova alla morte di Papa S. Leone IV (847-855). L’elezione di Benedetto, cardinale di S. Cecilia, non venne ratificata dai messi imperiali. Il sovrano, allora, avanzò la candidatura di Anastasio. Tra varie vicissitudini, si stabilì che, per evitare lo sci- sma, dopo un digiuno di tre giorni, l’elezione sarebbe stata ripetuta. Benedetto III (855-858) fu di nuovo il prescelto, ottenendo infine la ratifica degli inviati imperiali e intronizzato. Alla morte di Benedetto (858) gli subentrò il grande e pio S. Nicolò I (858-867), eletto «in presenza e con il favore di Ludovico e dei suoi maggiorenti più che per scelta del clero». Mentre andava declinando il prestigio e l’autorità imperiale, tuttavia, durante gli ultimi decenni del secolo IX, i Pontefici romani cercarono di modificare a proprio vantaggio le condizioni delle designazioni papali, coll’intento di limitare quanto pos- sibile l’azione monarchica. Già Marino I (882-884) aveva promulgato una decretale che escludeva il messo imperiale dall’elezione del Pontefice. Adriano III (884-885) stabilì a sua volta che l’elezione pontificale avvenisse in completa autonomia dall’Impero e, quindi, senza la presenza di legati del sovrano, e che, alla morte di Carlo il Grosso, la corona dovesse passare di diritto ad un principe italico. Anche il Papato, tuttavia, in questo crepuscolo della dinastia carolingia subì il contraccolpo negativo della mancanza di un autorevole potere monarchico alleato alla Chiesa. Il venir meno infatti dell’azione imperiale in Roma, gettò nuovamente la città in preda ai disordini, e le lotte di fazione ripresero con virulenza sul finire del se- colo. Durante il pontificato di Stefano VI (896-897), che si era visto contrapporre dalla fazione rivale un antipapa (Bonifacio VI) e che morì strangolato (agosto 897), avvenne il celebre ‘sinodo col cadavere’. Si raccolse in S. Pietro un singolare tribunale che volle giudicare post mortem l’operato del defunto papa Formoso (891-896)! Il suo corpo fu riesumato, venne rivestito dei paramenti pontificali, mentre un diacono gli fu messo a fianco con l’incarico di rispondere alle domande dell’accusa. Poiché For- moso venne trovato colpevole di numerosi reati (ambizione, ostilità verso Giovanni VIII, spergiuro, irregolarità canoniche ecc.) le vesti dell’ex pontefice furono lacerate, gli vennero amputate le tre dita della mano benedicente, e i miseri resti, trascinati at- traverso le strade di Roma, furono gettati nel Tevere! Alla morte di Teodoro II (897) che aveva regnato per pochi giorni, ancora uno scisma: due prelati si contesero il soglio papale, Sergio e Giovanni IX, il quale riuscì a prevalere. Costui che regnò dall’898 al 900, trovò un valido alleato nell’Imperatore Lamberto di Spoleto (894-898). Venne, infatti, convocato a Ravenna nell’estate 898 un concilio che raccolse quasi cento vescovi. Tra le varie questioni che vi furono trattate, l’assemblea ritornò a discutere sull’annoso problema delle designazioni pa- pali ed in generale sui rapporti tra i due supremi poteri. Per quel che riguarda il primo punto, dopo il fallimentare esito dell’esercizio della libertà elettorale nelle nomine pontificali degli anni precedenti, venne rimessa in vigore la Costituzione dell’824 con la ratifica imperiale prima della consacrazione dell’eletto.