Nel giugno scorso la rivista scientifica statunitense “Social Science Research”, la più prestigiosa “peer reviewed” del campo, ha pubblicato due studi molto interessanti sulle problematiche dei bambini cresciuti all’interno di una relazione omosessuale. Sono studi che hanno modificato il panorama delle conoscenze nel campo. Le prime ricerche su questo tema – e forse su queste si è basata la Corte Costituzionale – affermavano la non differenza nello sviluppo e crescita affettivo e psicologico di bambini di coppie eterosessuali e omosessuali.
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Uno di questi due nuovi studi è quello del sociologo dell’Università del Texas, Mark Regnerus. Il suo studio è apparso come dotato di un impianto metodologico inedito quantitativamente e qualitativamente. Si è basato su un campione più grande a livello nazionale, e soprattutto ha dato la parola ai “figli” (ormai cresciuti) di genitori omosessuali.
Fra i dati presentati, e che hanno creato scalpore, è emerso che il 12% pensa al suicidio (contro il 5% dei figli di coppie etero), sono più propensi al tradimento (40% contro il 13%), sono più spesso disoccupati (28% contro l’8%), ricorrono più facilmente alla psicoterapia (19% contro l’8%), sono più spesso seguiti dall’assistenza sociale rispetto ai coetanei cresciuti da coppie eterosessuali sposate. Nel 40% dei casi hanno contratto una patologia trasmissibile sessualmente (contro l’8%), sono genericamente meno sani, più poveri, più inclini al fumo e alla criminalità. [...]
vaticaninsider.lastampa.it,M.Tosatti