Grazia e Natura. Grazia e Natura sono due cose diverse ma la Grazia presuppone e perfeziona la Natura, senza distruggerla o annichilarla. Il Santo rimane uomo, non diventa come Dio ma partecipa della Sua Vita come il corpo è vivificato dall’anima.L’uomo è a immagine e somiglianza di Dio perchè è un essere razionale dotato di intelletto (per conoscere il vero) e di volontà (per scegliere e fare il bene)…..inizialmente l’uomo era immortale, impassibile e con la scienza infusa ma peccò e decadde la sua natura, bisognosa di Redenzione. La natura non è cattiva perchè il male assoluto non esiste a differenza del Bene assoluto che è Dio stesso. Anche Satana in quanto creatura non è cattivo, ma avendo peccato di orgoglio diventa principe del male che tenta dall’Origine l’uomo al peccato, ma l’uomo è libero e come può rifiutare la Grazia di Dio, può anche rifiutare le tentazioni di Satana. Qui sta il merito….”Colui che ti creò senza di te, non ti salverà senza di te” disse sant’Agostino. Dio vuole salvare l’uomo non per forza, ma con il suo consenso operoso. Su questa terra si gioca dunque una battaglia (“Vita est Militia”) e le occasioni di caduta nel vizio sono anche occasioni di esercizio della virtù in vista dei Novissimi. Gli istinti naturali non sono peccati ma vanno regolati dalla facoltà superiore dell’anima (verso il fine che hanno) che è quella intellettuale e razionale. Dopo la Caduta ciò è impossibile all’uomo con le sue sole forze ma soccorrono i mezzi della Grazia santificante, dati in via ordinaria coi Sacramenti.
La libertà e l’Orgoglio. Questo ci differenzia dalle bestie e ci rende liberi: il fatto di poter scegliere tra la volontà di Dio e quella della nostra natura ferita e indebolita tendente a peccare. Dio non vuole il male ma spesso lo permette per gli arcani disegni della Sua Provvidenza e per mettere alla prova chi gli è fedele. Nel Libro di Giobbe c’è tutto questo. La preghiera è il respiro e il nutrimento dell’anima che aiuta l’uomo nella via della Salvezza perchè si riconosce umilmente come debitore di Colui che ci ha dato l’essere. Il peccato di Satana-Prometeo sarebbe quello di aver voluto portare luce e conoscenza agli uomini? L’uomo peccò di disobbedienza perchè la Gnosi promessa da Satana, padre di menzogna non è attingibile dall’uomo contro Dio ma solo a seguito della sua sottomissione. Anzi, Adamo ci insegna che non esiste una società talmente perfetta nella quale l’uomo diventa impeccabile, egli mangiò il pomo e da quel momento perse (e con sè la sua discendenza) la conoscenza del bene e del male, tutte le prerogative gloriose dell’innocenza ed è morto, mentre Satana gli aveva promesso che sarebbe diventato come Dio. Infatti il Mito dei Figli della Vedova e dei satanisti….Prometeo…Osiride….che è il fulcro di tutto il pensiero massonico è proprio la differenza per diametrum con il Cattolicesimo. La superbia portò a disprezzare l’Albero della Vita e quel serpente divenne padre di tutti i nemici di Dio. Però meglio la franchezza di un neo-pagano convinto, della tiepidezza di un cristiano falso, l’avversione a Cristo, della finta amicizia. Meglio essere buoni nemici che pessimi amici, meglio evidenziare le differenze che mischiarle nel putrido ecumenismo dei venditori di fumo……lo dice l’Apocalisse:”….fossi almeno freddo….ma siccome sei tiepido ti vomiterò dalla bocca.”
IL LIMBO. Una verità di fede certa come quella dell’esistenza del Limbo viene da tempo negata, forse in ossequio alla Gaudium et Spes che insegna come Gesù si sarebbe incarnato “in qualche modo in ogni uomo.Un conto è ipotizzare lo straordinario come possibile a Dio, altra cosa è stabilire che lo straordinario diventi regola ordinaria senza nessun fondamento teologico. Dio è onnipotente ma non fa miracoli sempre e a tutti quelli che ad esempio si lanciano dal trentesimo piano di un palazzo. La necessità del battesimo per salvarsi, di acqua, sangue o desiderio è appunto una verità di fede ma ormai siamo nel campo di una nuova religione purtroppo, modernista, soggettivista, sentimentale, non più cattolica che impugna, pensando di smantellare senza provare nessun disagio, quello che è stato sempre insegnato e creduto mossa o da superbia o da superficialità. Entrambe cose assai gravi. Papa Siricio nel 335, il Concilio di Cartagine nel 418, Sant’Agostino nel “De Anima” e nei commenti a San Paolo contro i pelagiani, Ugo di San Vittore e Pietro Lombardo, Papa Innocenzo III, San Tommaso d’Aquino nel “Commento alle sentenze”, il Concilio di Firenze nel 1442, il Catechismo Romano, Papa Pio VI nella Costituzione “Auctorem Fidei”, Mons. Gaudel nel “Dizionario di teologìa cattolica”, Papa San Pio X nel suo Catechismo, Papa Pio XII nella sua “Allocuzione alle ostetriche” del 1951, hanno considerato quella del Limbo e quella dell’impossibilità della Visione beatifica per i bimbi non battezzati come verità di fede. Peccavano di “razionalismo” e di poca carità rispetto a Pelagio, Ravasi e Bruno Forte? Impossibile e allora sono i novatori a sbagliarsi. Non è necessario pronunciare un dogma perché si chiuda un argomento a rivoluzionarie innovazioni. Quella del Limbo è sempre stata una conclusione teologica certa, una verità anche se mai proclamata come dogma e pertanto è assai temerario contestarla. Poi c’è sempre la parolina magica della “ermeneutica della continuità” ad insegnarci che in realtà è cambiato tutto in meglio o che nella sostanza non è cambiato proprio niente. E’ il mantra dei conservatori della rivoluzione.
Pietro Ferrari
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