Flavio Pietro Sabbazio Giustiniano, in latino Flavius Petrus Sabbatius Iustinianus, meglio noto come Giustiniano I il Grande (Tauresio, 11 maggio 482 – Costantinopoli, 14 novembre 565), Imperatore bizantino, dal 1º agosto 527 alla sua morte.
Giustiniano I , volendo restaurare l’autorità diretta dell’Impero sull’Italia, intraprese una guerra senza quartiere contro i Goti, per scacciarli dalla penisola. Tale disegno ebbe anche delle conseguenze sul Papato. Giudicando infatti il Pontefice regnante San Silverio creatura dei barbari, l’Imperatore diede ordine al comandante in capo delle truppe imperiali, Belisario, di catturalo e mandarlo in esilio, per sostituirlo con l’apocrisario Vigilio (538-555), il quale il 29 marzo 537 accondiscese a tale elezione scismatica, mentre era vivente il legittimo Papa. Silverio morì in prigionia qualche mese dopo, nel giugno 538. In seguito, tuttavia, il clero romano riconobbe l’intruso come legittimo pontefice.
L’Imperatore il 13 agosto 554 emanò una Pragmatica Sanzione che, confermando la prassi precedente, legava l’elezione del Pontefice Romano all’approvazione imperiale. Una volta, infatti, che il clero romano avesse compiuto la nomina, occorreva attendere il placet della cancelleria di Bisanzio perché l’eletto fosse intronizzato e potesse prendere ufficialmente possesso della Sede apostolica. Il sovrano si riservava così un diritto di veto sulla designazione compiuta dai prelati dell’Urbe secondo i canoni. Nel frattempo l’amministrazione interinale restava nelle mani dei tre più elevati dignitari della Chiesa romana: l’arciprete, l’arcidiacono e il primicerio dei notai309. Alla morte di Vigilio, Giustiniano fece elevare al soglio pontificio S. Pelagio I (556-561). L’Imperatore Costantino Pogonato, poco più di un secolo dopo, singolarmente benevolo verso la Sede apostolica, in occasione dell’elezione di Papa S. Agatone (678-681) non richiese la tassa consueta di 3.000 bisanti d’oro, accontentandosi che fosse richiesta, come per il passato, l’approvazione sovrana dell’eletto. Quando, poi, nel 684 salì al soglio pontificio S. Benedetto II (684-685), che il Sovrano aveva in grande stima, su richiesta di quello, sospese pure la consuetudine del placet imperiale. Dopo la morte di Giovanni V (685-686), qualche anno più tardi, tuttavia, la lotta tra le fazioni tornò ad esplodere. Il clero romano, infatti, aveva designato in S. Giovanni Laterano l’arcidiacono Pietro, mentre i maggiorenti dell’esercito, riuniti in Santo Stefano in Rotundo, avevano scelto Teodoro. Nell’impossibilità di arrivare ad un accordo, entrambi i candidati furono scartati ed al loro posto fu designato l’anziano e pio Conone (686-687). Per rafforzare la ritrovata concordia e togliere terreno alle recriminazioni si inviò una delegazione all’Esarca di Ravenna, rappresentante in Italia dell’Imperatore. Giustiniano II , figlio e successore di Costantino Pogonato, prese, così, occasione da quell’ambasceria per riconfermare l’antica prassi dell’approvazione regia sulle designazioni papali. I sovrani di Bisanzio, tuttavia, anziché pretendere, come in antico, che i legati che annunziavano il nuovo Pontefice, giungessero fino a Costantinopoli per la ratifica, ritennero sufficiente che la nuova nomina fosse comunicata a Ravenna, per ottenerne l’approvazione. Con il venir meno, infine, dell’autorità imperiale in Italia durante il secolo VIII, sia a causa della sempre maggiore influenza sulla Penisola dei Longobardi, sia a causa dei dissensi dottrinali tra Roma e Costantinopoli, i Pontefici interruppero volontariamente la prassi, invalsa per circa 250 anni, di richiedere al sovrano il placet reale. L’ultimo pontefice che compì tale atto fu nel 731 Papa S. Gregorio III (731- 741) nei confronti dell’eretico Leone III l’Isaurico, strenuo fautore dell’errore iconoclasta.