giovedì 13 settembre 2012

Luci e ombre del Congresso di Vienna ( Parte 3°): Struttura del Congresso e principio di legittimità.



Dopo aver discusso dei preparativi del Congresso di Vienna e degli eventi che ne fecero da sfondo , è giunto il momento di analizzare la  sua struttura , e a come essa si adattò nel suo corso, e il principio di legittimità.

Il congresso di Parigi (1814)
Il Congresso di Parigi (1814), in un dipinto dell'epoca, dove venne firmato dalle Potenze vincitrici il Trattato di Parigi.



Un comunicato delle Otto Potenze firmatarie del Trattato di Parigi aveva aggiornato l'apertura del Congresso al 1° Novembre 1814 , che venne poi ancora rimandata senza data fissa. In realtà un Congresso di Vienna , come disse il segretario di Metternich e segretario generale del Congresso Friedrich Von Gentz , non ci fu mai , poichè le sessioni plenarie furono riunite soltanto per la ratifica dell'Atto finale del 9 Giugno 1815. Il motivo di questa organizazione era da attribuire al fatto che , sia gli interessi che le necessità dei Governi erano comuni e già trattate in  precedenza .
La direzione ufficiale del Congresso era stata assunta dagli Otto , ma senza mai chiedere l'autorizazione alle altre Potenze in quanto esse erano subbordinate alle Potenze che più avevano influito sulla vittoria contro Napoleone e la Rivoluzione.

Friedrich von Gentz (Breslavia, 1764Vienna, 1832)
 

Inoltre furono man mano creati , o dagli Otto , o dai Quattro, o anche per circostanza, dieci comitati che si occuparono rispettivamente delle seguenti questioni: Stati Tedeschi ( comitato sorto senza autorizazione ufficiale) , Svizzera , Toscana , Sardegna e Genova, Ducato di Bouilon , fiumi internazionali, commercio degli schiavi ( che assunse il nome di "conferenza"), precedenza diplomatica, statistiche, redazione. Nel Novembre del 1814 un rappresentante spagnolo di riconosciuta incompetenza,  il Cavaliere Don Pedro Gomez de Labrador, propose di trattare il così detto "probblema Italiano" in maniera "unica" , ovviamente venne respinto da Metternich e si decise molto saggiamente , anche su consiglio del macchiavellico Talleyrand,  che ogni "probblema" riguardante la Penisola Italiana sarebbe stato trattato singolarmente.



Il Cavaliere Don Pedro Gomez de Labrador (Valencia de Alcántara 1772 - Madrid 1850), politico di scarso talento fu uno dei rappresentanti più insignificanti e incompetenti del Congresso di Vienna.
 


Tra i comitati formati dai Quattro , quello per le statistiche , incaricato di determinare il numero degli abitanti dei territori in discussione e dei loro interessi, fu tra i più efficienti e proficui. In seno a questo comitato , ignorati i rappresentanti spagnoli, portoghesi e svedesi, Talleyrand era riuscito ad introdurre anche un suo rappresentante , l'ennesimo agente della setta.
Così, accanto al consenso ufficiale degli Otto , e in generale anche per il peso sempre più tenue che esercitavano o potevano esercitare i rappresentanti di Spagna , Portogallo e Svezia, essendo Potenze che avevano influito alla vittoria in maniera non diretta, l'influenza maggiore nel Congresso , era esercitata da quello che rimase in realtà il vero "organo direttivo del Congresso" : il consiglio dei Quattro e poi dei Cinque (Austria, Prussia, Russia, Francia, Inghilterra) . Il consiglio si riuniva nel
Palazzo della Cancelleria di Stato e Ministero degli Esteri, in Ballhausplatz, l'odierno Bundeskanzleramt; mentre i Sovrani alleati si riunivano tutti i pomeriggi alla Hofburg.

Das Bundeskanzleramt am Wiener Ballhausplatz
Palazzo della Cancelleria di Stato e Ministero degli Esteri, in Ballhausplatz, l'odierno Bundeskanzleramt, dove si riuniva il Consiglio direttivo del Congresso di Vienna.
 
 
La  Hofburg, Vienna, luogo dove tutti i pomeriggi i Sovrani si riunivano durante il Congresso di Vienna.
 
 
 
Dal 9 Gennaio 1815 infatti, grazie all'abilità  e alla coerenza d'intenti dimostrata in quel momento da Talleyrand, anche la Francia era stata ormai ammessa come eguale nei consigli privati della già Quadruplice Alleanza.  Ed è questo un punto che ci deve far riflettere: la Francia, nonostante fosse stata sconfitta , una volta tornata legittima alla guida di Luigi XVIII  venne rispettata come si deve ad uno Stato legittimo . Contrariamente , poco più di cento anni dopo, una potenza sconfitta, l'illegittimo Impero Tedesco, da un gioco massonico di potenze altrettanto illegittime, venne del tutto esclusa dalle trattative dovendo sottostare al diktat degli Alleati con la conseguente mortificazione e debilitazione morale del mondo Tedesco.
La Francia di Luigi XVIII  era invece risoluta non solo a presentarsi essa stessa a tutte le altre Potenze europee come di nuovo legittima, ma anche a farsi paladina della Restaurazione appunto e della garanzia internazionale dei Sovrani legittimi, così come questi Regnavano prima delle guerre di conquista napoleoniche.
Nelle istruzioni del Re di Francia, redatte con la consulenza di Talleyrand, ai suoi ministri a Vienna , si legge infatti che le nazioni europee non vivono , nelle relazioni tra di loro, basandosi sulla "sola legge morale o di natura" , quel "diritto naturale" i cui principi erano chiamati a regolare, come base razionale e vincolante , il vivere comune dei singoli uomini , dunque anche degli Stati tra di loro; esiste anche una legge - recitavano le istruzioni - che dà alla prima una sanzione che le manca e che viene chiamata "droit public" , quello stabilito dalle "convenzioni scrittee dagli usi costantemente , universalmente e reciprocramente seguiti, , sempre fondati su un mutuo consenso , espresso o tacito , e che è obbligatorio per tutti".
Il punto di partenza di Talleyrand , e di molti altri Plenipotenziri, era quindi il rifiuto, come solo titolo di diritto per l'acquisto della sovranità , di ogni diritto di conquista , in particolare della debellatio , ossia dell'annientamento dell'organizazione e delle istituzioni positae di uno Stato derivante dall'occupazione totale del suo territorio da parte dello Stato belligerante . Secondo Talleyrand , e in particolar modo secondo gli esponenti reazionari e conservatori, il "diritto pubblico europeo" era retto da due regole fondamentali:

La prima, che la sovranità territoriale non può essere  acquisita attraverso il semplice fatto della conquista , nè passare al concquistatore , se il Sovrano non gliela cede; l'altra , che nessun titolo di sovranità , e di conseguenza il diritto che presuppone, per gli Stati esiste , finchè gli stessi non l'abbiano riconosciuto.
Tutte le volte che un paese ha un Sovrano, la cessione è possibile, e deriva, dal primo dei principi citati, che non può essere rimpiazzata o sostituita da niente.

E in fine vi era anche un terzo principio, secondo il quale "una cessione o rinuncia è nulla se non è stata fata liberamente, cioè da un Sovrano in libertà".
In effetti nel diritto internazionale che va dalla Pace di Westfalia (1648) allo scoppio della nefasta Rivoluzione Francese , tutti i cambiamenti territoriali erano sempre avvenuti attraverso una pace finale che certificava la cessione del territorio da parte del vinto , in quanto non bastava la sola conquista come titolo di acquisto, tranne che-ritiene la dottrina Tradizionale-nel caso della completa debellatio del Paese , in cui l'intero Stato poteva essere annesso senz'altro; ciò era in stretta correlazione con il principio nel quale la  cessione di uno Stato ,per essere legittima,  deve avvenire per volontà   del Sovrano  in libertà.
Con le guerre della Rivoluzione poi vi fu tutta una serie  di annessioni parziali o totali di Stati, cui seguirono , spesso soltanto anni dopo, trattati di pace che trasformavano le annessioni in cessioni. Ma la novità fu che, nel caso di completa sottomissione di uno Stato , divenne normale, sotto Napoleone, pensare al fatto della conquista come al solo titolo di diritto per l'acquisto della sovranità sull'intero territorio di uno Stato , senza ritenere necessaria la cessione da parte del Sovrano , o con una semplice dichiarazione di annessione: così avvenne per il Regno di Sassonia e per il Regno di Napoli , che erano stati invasi, ma mai ceduti. In tal modo era stato introdotto prepotentemente nel diritto delle genti un illimitato diritto di conquista. I maggiori Congressisti, compreso Talleyrand, si proponevano di cancellare dal diritto internazionale , come titolo di acquisto, la sola conquista con susseguente incorporazione dell'intero territorio di uno Stato.
Nel citato trattato di Droit des gens di J.L. Klùber, che non ebbe molto successo al Congresso, riscontriamo che queste tesi erano rientrate nel contemporaneo diritto delle genti: qui è detto che, in linea di principio, la sovranità non deve essere riconosciuta o garantita , a meno che non sia viziata ( dove però non spiega cosa s'intende esattamente per "viziata" ) ;

tuttavia può essere prudente farla riconoscere espressamente o tacitamente , e procurarsi la garaanzia di una o più Potenze. Invece , il riconoscimento , non del posesso ad interim, ma dell'indipendenza definitiva di un popolo in insurrezione illegittima o di quella di un usurpatore, sarebbe un oltraggio fatto al sovrano legittimo , finchè questi non abbia rinunciato o non sia stato tenuto a rinunciare ai suoi diritti di sovranità.

Vediamo quindi che la posizione di questo Autore concorda con quella dei Congressisti di spicco quanto alla necessaria cessione da parte del Sovrano. Quanto all'istituto del riconoscimento , invece, Klùber sostiene che sia "prudente" richiederlo , il che vuol dire che era auspicabile che avvenisse così.

Ma un paese conquistato (continuavano le suddette istruzioni) può non avere Sovrano, sia perchè chi lo era , ha , per sè e per i suoi eredi, rinunciato semplicemente al suo diritto, senza cederlo; sia perchè la famiglia regnante si estingue, senza che nessuno venga chiamato legalmente a regnare dopo di essa. In una Repubblica, nel momento in cui viene conquistata, il sovrano cessa d'esistere, perchè la sua natura è tale che la libertà è una condizione necessaria della sua esistenza, e perchè c'è un'impossibilità assoluta che , finchè duri la conquista, sia libero un solo momento.
La cessione da parte del Sovrano è allora impossibile , Ne consegue che, in questo caso, il diritto di conquista possa prolungarsi indefinitivamente, o convertirsi da se stessso in diritto di sovranità? Niente affatto.

In questo caso si applicava la seconda regola fondamentale enunciata all'inizio: occorrevano il riconoscimento e la sanzione da parte dell'Europa .
Come possiamo vedere vi è una sostanziale differenza tra Repubblica e Monarchia; e il caso delle Repubbliche debellate viene parificato a quello del Paese senza Sovrano.
Principio di legittimità indica anche due istituti di diritto internazionale : la cessione territoriale e il riconoscimento delle modofiche territoriali o di un intero Stato. E poiche nell'Europa del 1814-1815 , ad eccezione della Svizzera e delle libere città Tedesche , la sovranità veniva concepita tradizionalmente come proprietà territoriale di diritto del Sovrano, nonostante la diffusione delle folli idee Rivoluzionarie che fortunatamente non erano ancora riuscite ad imporre l'astratto concetto di sovranità nazionale , vennero utilizzate categorie attinenti al patrimonio del Diritto Privato per dare fondamento ad una norma di Diritto delle genti:

La sovranità è nella comunità dei popoli dell'Europa , la stessa cosa che il possesso privato significa nella società civile . Un Paese o uno Stato sotto la conquista e senza sovrano, è una proprietà senza padrone , sono beni vacanti, ma facenti parte (a loro volta) di un territorio che non è vacante , di conseguenza sottoposto alla legge di questo territorio , e non potendo essere aquisiti se non in base a questa legge : la proprietà privata , conformemente al diritto pubblico dello Stato particolare dove è situata, e il Paese o lo Stato, conformemente al diritto pubblico europeo che è la legge generale del territorio che forma il comune dominio dell'Europa. Ora , uno dei principi di questo diritto è che la sovranità non può essere trasferità per il solo fatto della conquista. Dunque , allorchè la cessione da parte del sovrano è impossibile , è del tutto necessario che sia supplita. Dunque non può che esserlo attraverso la sanzione dell'Europa.


Vediamo allora che nel caso del territorio senza sovrano e della Repubblica debellata , il riconoscimento, da parte degli Stati europei, della nuova sovranità è la condizione necessaria e sufficiente per aquisirla , perchè, rispettivamente conquistato il territorio senza sovrano o distrutta l'istituzione repubblicana , non c'è o non c'è più un sovrano (nemmeno come persona morale) a poterla cedere. Mentre per i sovrani spodestati :

Un sovrano , i cui Stati siano finiti oggetto di conquista (se è una personne naturelle) , non cessando di essere  sovrano , a meno che non abbia ceduto il suo diritto o vi abbia rinunciato , perde attraverso la conquista soltanto il possesso di fatto e conserva il diritto di compiere ogni atto che non presupponga questo stato di possesso. In primo luogo gli appartiene il diritto di inviare dei delegati al Congresso.

Il sovrano che mantiene la sovranità anche dopo la perdita del possesso del territorio non ceduto, deve quindi essere una "persona naturale - diceva il testo - ossia un monarca, distinto dal sovrano "persona morale" , quale può essere l'istituzione repubblicana. Ciò significa allora che il termine "sovrano-persona naturale" si riferisce anche ad un   Principe di una Monarchia elettiva, mentre non vi è differenza tre Repubblica Aristocratica ( ad es., le Repubbliche di Venezia , di Genova, di Lucca)  e la , benchè costituzionalmente diversa,  Repubblica "democratica" (Napoleonica-Giacobina) .

Fine III Parte...

Fonti:

Wikipedia

Congresso di Vienna e principio di legittimità (Umberto Castagnino Berlighieri)

Scritto da:

Il Principe dei Reazionari