L’ora che stiamo vivendo… è tutt’altro che esito di deterministiche evoluzioni sociali, quanto piuttosto frutto maturo di precisi assunti filosofici miranti a ridurre ogni trascendenza ad una dimensione meramente immanentista e antropocentrica. Quando Jean-Jacques Rousseau, novello apportatore di lumi, pretendeva di mostrare ai suoi simili “l’uomo in tutta la verità della natura”, invitandolo ad abbandonarsi agli istinti e al sentimento, si trovò coerentemente a dover dichiarare che “lo stato di riflessione è uno stato
contro natura, “che l’uomo che medita è un animale depravato”. (…)
contro natura, “che l’uomo che medita è un animale depravato”. (…)
Un programma specchiato nell’“Emilio”… dove il pensatore ginevrino aveva affrontato il problema pedagogico postulando una formazione del giovane “secondo natura”, vale a dire come processo spontaneo di apprendimento governato solamente dalla sua ragione, assolutamente svincolata da ogni rivelazione o norma trascendente, dove il ruolo dell’educatore fosse semplicemente passivo, limitato alla rimozione degli ostacoli che eventualmente si fossero frapposti al libero sviluppo del giovane che gli veniva affidato. Un po’ come lasciar crescere una pianta da frutto rigorosamente allo stato selvaggio, vigilando affinché non venga potata, concimata, vincolata ad un sostegno o liberata dalle erbacce che la soffocano sottraendole alimento. (…)
Una volta istituzionalizzato come vero ed efficace il noto assioma rousseauiano della bontà primitiva dell’uomo, era evidente che la Civiltà cristiana, e con essa, inscindibile, il pensiero ontologico che l’aveva fondata e sostenuta, dovevano essere catalogati fra le cause della corruzione dalle nuove dottrine e, in quanto tali, fieramente combattuti. (…)
E’ invero piuttosto agevole individuare alcune linee “operative” del più generale processo di inversione che ha condotto a chiamare bene ciò che è male e col nome di virtù il peccato, e viceversa. Senza tema di esaurire l’argomento ne presentiamo qualcuna:
E’ invero piuttosto agevole individuare alcune linee “operative” del più generale processo di inversione che ha condotto a chiamare bene ciò che è male e col nome di virtù il peccato, e viceversa. Senza tema di esaurire l’argomento ne presentiamo qualcuna:
– Si è operato in modo da distorcere o sopprimere ogni ideale potenzialmente ostile ai fini di controllo perseguiti, particolarmente quello religioso, come hanno insegnato ad abundantiam i regimi comunisti.
– Grandi risorse e ogni attenzione sono state dedicate alla soppressione dei meccanismi di controllo su se stessi, che si manifestano nel senso del dovere, nella pratica di una vita fondata sulla preghiera, per sostituirli con direttive di origine esterna, vale a dire con una presenza capillare di costrizioni stabilite dai novelli costumi e dalle leggi, che contribuisca ad esercitare una pressione costante in direzione di un’uniformità ideologica più perfetta possibile.
– Non si è persa l’occasione di gettare il disprezzo o il ridicolo sulla vera religione e sulla pratica degli atti ad essa conformi, alimentando con cura i sentimenti di rispetto umano e di timore di apparire diversi dal tipo umano oggi dominante, fino a conseguire lo strepitoso successo di una stretta vigilanza esercitata dal singolo sui suoi stessi pensieri sì che – gendarme di sé stesso – possa censurare, come gravemente fuori luogo e di cattivo gusto, la citazione dei novissimi o la semplice pronuncia di nomi come Gesù, destino eterno, ecc.
– Si è fatta leva sul gregarismo… per qualsiasi azione o decisione che il singolo intenda affrontare, presentando in luce negativa ogni iniziativa personale disgiunta da quella del gruppo. Si è inoltre puntato fortemente sulla manipolazione del senso comune – il noto “buon senso” – variando progressivamente verso il basso la soglia del pudore e della moralità, condizione quest’ultima indispensabile per introdurre ulteriori note di devianza e di abbrutimento nel singolo, ormai quasi sradicato dal
suo naturale humus cristiano.
suo naturale humus cristiano.
– Si è imposto con progressività e determinazione implacabili un controllo esterno delle idee che si affacciano all’ingresso delle coscienze, scopo elettivo – manifestamente – dei mezzi di comunicazione di massa, destinati a formare la cosiddetta “opinione pubblica”. I reggitori sono infatti perfettamente al corrente che una persona fondata nella fede, dalla forte personalità spirituale, non è di massima permeabile a idee, proposte e pressioni dell’ambiente esterno che la possano far divergere dai suoi principi. L’esempio dei musulmani ai nostri giorni è paradigmatico: pur seguaci di una religione che non possiede di certo la Verità, per il solo fatto di aderire fortemente al loro credo, rappresentano un durissimo ostacolo all’avanzata della Repubblica Universale. Si immagini di converso lo splendore e la fioritura spirituale di un Occidente che, invece di annacquare progressivamente la propria fede in Cristo, si fosse strettamente arroccato entro le mura della Sua Verità totale.
I punti sopraelencati potrebbero venire condensati tutti nel seguente programma: non più ideali, e perciò non più idee forti, bensì sviluppo e coltivazione intensiva di coscienze deboli, da mantenere ben affollate con una moltitudine di idee ad alto contenuto dissipativo, vale a dire sensitive ed animalizzanti . Togliete l’ideale – infatti – e avrete tolto la tensione verso l’alto e la volontà, lasciando spazio a coscienzeintorpidite e annebbiate e ad atti conseguenti.
Fonte: Epiphanius, prefazione a Walter Salin, Il canto di Satana, Edizioni Stella, 2004, pp. 9-14.