
Magín Ferrer y Pons nasce il 18 ottobre 1792 a Barcellona e fin 
dal 1807 veste l'abito dei mercedari, l'ordine religioso dedicato a Santa Maria 
della Mercede, fondato sei secoli prima dal francese San Pietro Nolasco per la 
liberazione degli schiavi cristiani dai musulmani. Seminarista, frequenta in 
modo irregolare gli studi a causa della guerra contro l'Impero francese 
(1808-1814), al termine della quale, grazie a un naturale talento per gli studi 
e alla notevole intelligenza, partecipa a dei concorsi e può insegnare col grado 
di presentado de cátedra, ossia assistente. Intorno al 1820 è nominato 
rettore e reggente agli studi del collegio mercedario di Tarragona, e nel corso 
della sua carriera diverrà esaminatore del Consiglio Reale degli Ordini 
Religiosi e di vari vescovadi, nonché amministratore delle diocesi di Solsona e 
Búrgos.
Per nulla traumatizzato dalle vicende belliche, P. Magín compie 
fin dalla giovinezza le scelte culturali e politiche cui resterà fedele fino 
alla morte: tra le sue prime (2) pubblicazioni va registrata La morte del 
giusto condanna la vita dell'indolente (3), un'orazione funebre del 1824 
occasionata dalle esequie di alcuni ecclesiastici fedeli alla monarchia spagnola 
e perciò perseguitati dai francesi. 
Tuttavia, per assistere alla prima presa di posizione politica 
pubblica, occorre attendere il 1827, quando al religioso mercedario viene 
affidata la direzione del periodico "El Diario de Tarragona", del quale 
monta personalmente la tipografia nel suo convento e nella quale egli stesso 
lavora (4). La vittoria sui francesi di Re Fernando VII (1784-1833) aveva 
portato la restaurazione di un rigido assolutismo fatto di offese alla Chiesa, 
di leggi simoniache e sacrileghe, di proibizioni della pubblicazione delle Bolle 
pontificie, di favore verso gli afrancesados, cioè i simpatizzanti della 
Rivoluzione francese del 1789, e di noti massoni. Nel 1827, all'inevitabile 
reazione del mondo Ispanico tradizionale - detta degli apostolicos perchè 
caratterizzati dalla fedeltà alla Cattedra Apostolica - il Re risponde 
marciando, il 23 settembre di quell'anno, sulla principale delle regioni 
ribelli, appunto la Catalogna. E' la Seconda Guerra Civile spagnola (1827) e 
Padre Magín, dalle colonne del suo giornale, dà consapevolezza e consistenza 
dottrinale agli slogan degli insorti, quali "Religione, Re e 
Inquisizione", contro "massoni, carbonari e comunardi" (5). 
L'insurrezione viene presto soffocata ma lascia un'impronta profonda, che si 
manifesterà sei anni dopo con la sollevazione militare politica tradizionalista 
della Prima Guerra Carlista 
(1833-1839). 
Padre Ferrer non partecipa attivamente a questa guerra - lavora 
infatti alla redazione di un dizionario spagnolo-catalano (6) -, ma nel 1839 
pubblica La Questión dinastica (7), in cui prende decisa posizione a 
favore del pretendente al trono Don Carlos María Isidro di Borbone (1788-1855), 
noto anche come Don Carlos V, da cui prende il nome il movimento politico - 
culturale noto come carlismo. Nell'opera egli definisce la pragmática 
sanción - con cui Fernando VII aveva abolito, nel 1830, la secolare legge 
salica, che consentiva soltanto ai maschi di salire sul trono - null'altro che 
"un foglio insignificante e ridicolo" (8). Lo scritto sarà ristampato 
trent'anni dopo e costituirà una delle principali fonti dottrinali di 
tutte le successive rivendicazioni legittimistiche (9), influenzando le prese di 
posizione degli stessi pretendenti al trono (10) e il pensiero politico del 
carlismo, al punto che uno dei suoi massimi esponenti, Antonio Aparisi y 
Guijarro (1815-1872), pubblicherà un libro con lo stesso titolo (11).
Dopo la sconfitta carlista e i massacri di religiosi compiuti 
nel 1835 dal governo liberale, padre Ferrer diviene simbolo dell'intransigenza 
nelle rivendicazioni cattoliche e tradizionaliste pubblicando, nel 1841, un 
pamphlet (12) contro il Ministro di Grazia e Giustizia in difesa di Papa 
Gregorio XVI (1831-1846), che gli vale il titolo di Maestro in Teologia, mentre 
contemporaneamente traduce dal francese e pubblica anche un'opera del 
protonotario apostolico M. Menghi - d'Arville, Anuario de María o el 
verdadero siervo de María santísima (13), in onore della madre di Dio, cui 
fu sempre devotissimo. 
Due anni dopo, dà alle stampe il Compendio de la historia 
del derecho de la Iglesia en España en orden a su libertad e independencia del 
poder temporal (14) in cui - senza tralasciare il sostegno a Don Carlos, che 
egli continuerà a considerare come l'unico modo per il ritorno alla piena 
libertà religiosa (15) - critica i principi liberali che regolano i rapporti tra 
Chiesa e Stato.
Nel 1843 vede la luce l'opera principale del pensatore 
catalano, Las Leyes Fundamentales de la Monarquía Española, según fueron 
antiguamente, y según conviene que sean en la época actual (16), un trattato 
di storia e filosofia del diritto che occupa un ruolo chiave nella formazione 
della dottrina politica carlista (17). In esso, padre Ferrer segnala che le 
leggi "[...] inizialmente non sono opera del legislatore, perché provengono 
dai costumi, dalle consuetudini e dagli usi dei popoli; di modo che quando è 
necessario scriverle come leggi fondamentali, è perché sono già previamente 
scritte nel cuore degli abitanti del paese" (18). Tali leggi fondamentali 
possono essere ridotte a cinque principi molto generali ma inalterabili, il 
primo dei quali riguarda la necessità della monarchia "assoluta": "Il Re 
riunisce in sé, e deve essenzialmente riunire, i tre poteri, legislativo, 
esecutivo e giudiziario, la cosa si spiega più brevemente dicendo che il Re 
detiene in modo esclusivo tutto il potere per governare il regno" (19). 
L'aggettivo "assoluto" non è, tuttavia, da intendersi nel senso dell'assolutismo 
o del regalismo, cioè di un potere dispotico o arbitrario, ma viene utilizzato 
dal dotto mercedario in contrapposizione alle monarchie costituzionali 
dell'epoca (20), come si evince dalla successiva quarta legge e dal passo 
seguente: "Si tolga il potere assoluto al monarca: a chi lo si da nel sistema 
rappresentativo? Secondo la legge, che diventa illusoria col solo volerlo, si da 
alle Cortes, verso le quali è responsabile il governo; ma in realtà, chi 
sempre detiene il potere supremo è il Capo di Gabinetto. E come opera costui per 
conservare il potere? Guadagnando la maggioranza delle Cortes" (21). La 
seconda legge fondamentale della monarchia, concerne l'ereditarietà, 
personificata in una famiglia concreta e regolata da una specifica legge di 
successione: "La successione nel regno è radicata nella famiglia reale ed è 
ereditaria: essendo peculiare dell'autorità sovrana del monarca lo stabilire, 
d'accordo con i maggiorenti del paese, le regole che si dovranno tener presenti 
in ordine alla scelta di alcuni rispetto ad altri, tra quelli che hanno diritto 
alla successione". Basandosi sulla considerazione secondo cui l'unità 
religiosa di Spagna è "[...] l'unica legge che può dirsi fondamentale in 
tutta l'estensione del termine […] l'unica a non aver sofferto alcuna 
alterazione" (22), espone la legge relativa al cattolicesimo: "Gli 
spagnoli uniti sotto una sola testa, che è il re, lo sono pure con i vincoli 
dell'unica vera religione, che è quella cattolica, apostolica e romana: di modo 
che così come è considerato estraneo alla società colui che non vuole essere 
soggetto al suo re, neppure è considerato spagnolo quegli che non vuole 
confessare la religione professata esclusivamente nella società spagnola" 
(23). Al quarto posto è un sistema di governo basato sulla legge naturale e nel 
rispetto della libertà dei cittadini: "Benché il potere sovrano e assoluto 
risieda essenzialmente nel re, questi deve esercitarlo nella regola del rispetto 
della legge naturale, delle regole della giustizia e sana prudenza, rispettando 
e difendendo la proprietà, la sicurezza e la libertà dei suoi vassalli, e non 
operando contro i legittimi usi e costumi del paese, che formano in un qualche 
modo il carattere peculiare della società spagnola, e costituiscono le sue leggi 
fondamentali consuetudinarie" (24). La quinta e ultima delle leggi 
fondamentali del regno prevede la consultazione del popolo da parte del Re 
attraverso due istituzioni principali, un consiglio reale e le Cortes (25), le 
quali - essendo consultive - non incorrono nei rischi del Parlamento che il 
mercedario ha sotto gli occhi: "L'aula delle Cortes è la scuola nella quale 
tutto il mondo può imparare l'insubordinazione, perché vi si sente parlare 
perfino in modo indecente e svergognato contro il governo; infatti, i deputati 
non si limitano a esaminare i grandi problemi da cui dipende la salute dello 
Stato ma, scendendo ai più minuziosi e irrilevanti, chiedono al governo il 
perché della nomina a usciere d'un ufficio di chi non ha merito per esserlo. 
Questo funesto spirito di ribellione legale, passa con l'esempio dei 
deputati ai giornalisti, che si dicono direttori dell'opinione pubblica" 
(26).
Nel 1844 (27) vede la luce la Impugnaciòn crítica (28), 
sulle relazioni tra Chiesa e Stato in Spagna, scritta in polemica col vescovo 
delle Canarie, mons. Judas José Romo (1779-1855), uno dei pochi che erano 
riusciti a conservare le proprie funzioni nella loro diocesi durante la reggenza 
di María Cristina di Borbone (1806-1878). Costui, nella sua prima opera, 
pubblicata nel 1842, argomentava che la malconcia Chiesa spagnola doveva 
accettare la propria situazione ed adattarvisi. Un passaggio divenuto famoso di 
tale scritto è il seguente: "La ragione detta che, prescindendo dai diritti 
travolti per sempre e, per così dire, sommersi in fondo al mare, ci si deve 
accontentare di salvare quelli che, galleggiando a riva, sono ancora 
suscettibili di essere recuperati" (29). La risposta di Ferrer è tipica 
della posizione carlista: "[…] i diritti della Chiesa non sprofondano mai in 
fondo al mare, e giammai decadono finchè non decade la Chiesa stessa, che non 
verrà meno fino alla consumazione dei secoli. La forza bruta può impedire 
l'esercizio dei diritti; può mancare la persona o la corporazione 
ecclesiastica che eserciti tali diritti in qualità di amministratore o 
depositario; ma i diritti, essendo spirituali o in relazione con lo 
spirituale, sono una proprietà della Chiesa che nessuna forza esterna può 
gettare in fondo al mare e che si potranno dire perduti solo se la Chiesa 
voglia volontariamente perderli, vale a dire voglia rinunciare ad essi" 
(30). Il successo dell'opera è tale che, nel 1845, Padre Magín pubblica un 
secondo volume, di taglio prettamente dottrinale, la Historia del derecho de 
la Iglesia en España en orden a su libertad e independencia del poder 
temporal (31). Al di là della polemica contingente, il pensatore 
tradizionalista cerca una nuova forma alla collaborazione tra trono e altare, 
che fonda sempre sul principio per cui "né la Chiesa può prescindere dalla 
felicità temporale dello Stato, né lo Stato deve prescindere dalla felicità 
eterna, né porre ostacoli al suo conseguimento" (32), perché "[...] i 
mali che ne deriverebbero alla Chiesa e allo Stato sarebbero incalcolabili, se 
la prima non appoggiasse con la sua salutare influenza le leggi del secondo 
[…] e se lo Stato non appoggiasse con la forza della sua autorità le 
decisioni della Chiesa […]" (33). Tuttavia, al contrario di molti suoi 
colleghi, non rimpiange il Secolo XVII, il Siglo de Oro, ma giunge a formulare 
un regime di collaborazione che conserva grande attualità: "[...] lo Stato 
non può penetrare nella Chiesa per controllare i provvedimenti che questa 
prende, se non quando esulano dalla sfera spirituale; e neppure la Chiesa può 
penetrare nello Stato per proporgli leggi e misure che questo giudichi 
conveniente emanare per la prosperità temporale del paese" (34).
Anche le opere successive riguardano il tema della libertà 
religiosa dei cattolici: sempre del 1845 è la traduzione dal francese di un 
opera di Pierre-Louis Parisis (1795-1866), vescovo di Langres, Exámen sobre 
si la Iglesia ha usurpado al Estado, ó si el Estado ha usurpado á la Iglesia 
(35), mentre nel 1847 vede la luce la Carta en defensa del derecho de la 
libertad del Clero (36), scritta in difesa della libertà di scelta delle 
proprie letture da parte del clero.
Il momentaneo attenuarsi della persecuzione liberale, 
l'abdicazione di Don Carlos a favore del figlio, 
Carlos Luis de Borbón (1818-1861) che prenderà il nome di Carlos VI, 
e l'attesa per il matrimonio di quest'ultimo con la regina Isabel II 
(1830-1904), che avrebbe riconciliato la Spagna, probabilmente inducono il 
religioso ad attenuare l'impegno politico. Così, P. Ferrer 
trascorre gli ultimi di vita (37) in qualità di segretario dell'Arcivescovo di 
Búrgos, mons. Cirillo Alameda y Brea (1781-1872), e direttore della Librería 
religiosa di Barcellona. La morte, avvenuta a Madrid il 16 aprile 1853, lo 
raggiunge al completamento di una nuova traduzione de L'imitazione di 
Cristo (38), uno dei classici cristiani di ogni tempo, attribuito al 
sacerdote renano Tommaso da Kempis (1380 ca. - 1471).
David Botti
29 aprile 2000
festa di Santa Caterina da Siena
festa di Santa Caterina da Siena
Per approfondire
: vedi Francisco Elías de Tejada y Spinola 
(1917-1978) (a cura di), "Il carlismo", trad. it. Edizioni Thule, Palermo 
1972. Roberto Gavirati, "Il carlismo", in Idis, Istituto per la Dottrina 
e l'Informazione Sociale, "Voci per un "Dizionario del pensiero forte"", a cura 
di Giovanni Cantoni, con presentazione di Gennaro Malgieri, Cristianità, 
Piacenza 1997, pp. 89-94; ma, soprattutto, vedi Alexandra Wilhelmsen, La 
formación del pensamiento político del Carlismo (1810-1875), Actas, Madrid 
1995. 
Note:
1) Le scarsissime notizie bio-bibliografiche, sono tolte da M. 
R. P. FR. JOSÉ ANTONIO GARÍ Y SIUMELL, historiador general de la orden 
mercedaria y socio correspondiente de la Real Academia de Buenas Letras de 
Barcelona, Biblioteca mercedaria, ó sea Escritores de la Celeste, real y 
militar órden de la merced, redención de cautivos, con indicación de sus obras, 
tanto impresas como manuscritas, su patria, títulos, dignidades, hechos 
memorables, época y provincia en que florecieron y murieron; Imprenta de los 
herederos de la viuda Pla., Calle de la Princesa, Barcelona, 1875. GUMERSINDO 
PLACER LOPEZ, mercedario, Bibliografía mercedaria, tomo primero, A-F, 
Segunda edición, Edita Revista Estudios, Madrid 1968. Gli estratti di questi 
volumi sono stati gentilmente forniti da P. Stefano de Praia, della Curia 
Generalizia dei mercedari di Roma. Nessun riferimento ho trovato in LUIS SÁNCHEZ 
AGESTA, Historia del Constitucionalismo Español, Madrid 1984, 4.a ed. I due 
libri di MANUEL RODRÍGUEZ CARRAJO, Doctrina fuerista de Magín Ferrer 
(1963), La revolución de las clases medias durante el siglo XIX 
(1967), dati come inerenti a P. Ferrer dalla Historia de la litertura 
hispanica, non sono presenti in alcuna biblioteca. Il testo di JOSÉ MANUEL 
CUENCA TORIBIO, Apertura e integrismo en la Iglesia decimonónica, 
Sevilla, Diputación Provincial de Sevilla, 1970, è presente solo nella 
Biblioteca del Congresso U.S.A. 
2) La prima opera a stampa di cui si ha notizia nella 
Bibliografía mercedaria è il Discurso en la apertura del Aula pública 
de la Constitución, en cumplimiento del decreto de Su Magestad, día 12 de mayo 
de 1820 - Impr. en Barcelona, Manuel Tejero, 1820.
3) La mort dels justs condemna la vida dels dolents. Oració 
funebre que en las exequias que alguns Eclesiastícs, que el lo temps de la 
Revolució tengueren que fugir a Fransa per la sua fidelitat a Deu e al Rey, 
reunits á altres Ecclesiastícs y seculars que per la mateixa fidelitat sufriéren 
la oppressió mes amarga y dolorosa, celebraren en lo día 6 de Matg de 1824 en la 
Iglesia de San Ramon Nonat del Ordre dels fiels realistas que en la época de la 
tiranía y despotisme constitucional foren víctimas de la impietat dels 
revoluzionaris; Digué lo R. P. Lector Fr. Magín Ferrer Religios del matex Orde y 
Convent. Cervera, En la Imprenta de la Réal y Pontificia Universitat per 
Bernard Pujol. Any de 1824.
4) "Col solo aver visitato una volta una tipografia, montò 
in convento una piccola stampa, ed egli stesso componeva e tirava come un 
tipografo", dice il P. Placer. E il P. Garí gli fa eco: "P. Magín aveva 
montato nel suo convento una tipografia, nella quale egli stesso 
lavorava".
5) GABRIEL ALFEREZ, Historia del Carlismo, Editorial 
Actas, Madrid 1995, p. 40.
6) Diccionario Castellano-Catalán, con una colecciòn de 
1670 refranes, un tomo en 8°; por F.M.F.P. y M.M., Barcelona: imprenta y 
librería de Pablo Riera, 1839. II ed. 1847; nonché Diccionario 
Catalán-Castellano, con una colecciòn de 1670 refranes, un tomo en 8°; por 
F.M.F.P. y M.M., Barcelona: imprenta y librería de Pablo Riera, 1839. II ed. 
1854. Precedentemente aveva prodotto un Elogio funebre que en las solemnes 
exequias tributadas por el M. Iltre. Ayuntamiento de la Ciudad de Tarragona a la 
gloriosa memoria de S. M. la Reina Católica de España Doña María Josefa Amalia 
de Sajonia, dijo el 2 di junio de 1829, el R. P. Magín Ferrer; Tarragona 
Antonio Verdaguer, 1829. Sempre nel 1839 pubblica sotto pseudonimo una 
Historia política y militar de Napoleón Bonaparte, puesta en su verdadero 
punto de vista; con el nombre de Fortian José Pons. Un tomo en 8°. Por D. 
Fortián José Pons, Barcelona: imprenta y librería de Pablo Riera, 1839.
7) Questo è il titolo dell'edizione del 1869, mentre quello 
originale è Examen de las leyes, dictámenes y otros documentos de los hechos 
historicos, cáusas y razones que el Gobierno usurpador y las llamadas Cortes de 
1834 alegaron para apoyar el pretendido derecho de la Infanta Doña Isabel al 
trono de España, y excluir de la sucesión de la Corona al Sr. D. Carlos V. 
Parte primera, Perpiñan, J - B Alzine, 1839. (Esta obra se publicó primeramente 
en forma de artículos, en "La España").
8) Cit. in F. Suárez, La pragmatica sanción, p. 235, 
cit. in Miguel Artola Gallego, La España de Fernando VII, volume XXXII 
della Historia de España, fundada por Ramón Menendez Pidal y dirigida por 
José María Jover Zamora, Espasa-Calpe, Madrid 1983, p. 928.
9) Cfr. MELCHOR FERRER, DOMINGO TEJERA Y JOSÉ ACEDO, 
Historia del Tradicionalismo Español (Ediciones Trajano y Editorial Católica 
Española, S.A., XXX tomos, 1941-1979), cit. in ALEXANDRA WILHELMSEN, 
La formación del pensamiento político del Carlismo (1810-1875), Actas, 
Madrid 1995, p. 163 e p. 211.
10) Cfr. A. Wilhelmsen, op. cit., p. 390 per Carlos V e p. 472 
per Carlos VI.
11) Ibid., p. 573.
12) La alocución de papa Gregorio XVI vindicada de las 
declamaciones hipócritas y calumniosas en el Manifiesto publicado por D. José 
Alonso, ministro de Gracia y Justicia de España; un tomo en 8° mayor. 
Primiero la escribió en lengua francesa y la publicó en Tolosa por Agustin 
Manavit, impresor, año 1841. Esta alocuciòn fué hecha en Consistorio secreto de 
1 de marzo 1841 - Un vol. en 8°, XX - 98 pàgs. Dello stesso anno è la 
Historia de la última época de la vida política y militar del Conde de España 
y de su asesinato, escrita bajo el nombre de Félix Ramon Traserra y Fábrega. 
Un tomo. Va añadida al fín por apéndice (n° 1) la relación de deposición y 
asesinato del Conde, tal como se acaba de publicar en el periódico titulado 
Revue des deux mondes, por el D. Félix Ramon Traserra y Fábrega, 
Barcelona, imprenta y librería de Pablo Riera, calle del Hospital, número 14, 
1841.
13) La tradujo del francés al español. Dos tomos en 8°. 
Aprobado en Roma y presentado a la Santidad de Gregorio XVI, por M. Menghi - 
D'Arville, Protonotario Apostólico. Traducido al español por el P. Magín Ferrer 
M., Barcelona, imprenta y librería de Pablo Riera, calle del Hospital, 
número 14, 1841.
14) Compendio de la historia del derecho de la Iglesia en 
España en órden á su libertad é independencia del poder temporal y de las 
relaciones de este con el de la Iglesia para el arreglo de las materias 
eclesiásticas; seguido de varias anotaciones para aclarar algunos puntos de la 
misma, por el R. P. Magín Ferrer, de la Orden de Nuestra Señora de la 
Merced. Maestro en Sagrada Teología, Regente de Estudios del Colegio de San 
Pedro Nolasco de Tarragona, Examinador Sinodal del Real Consejo de las Ordenes y 
de varios Obispados. Dos tomos en 8° mayor; Barcelona. Imprenta y Librería de 
Pablo Riera, calle nueva de San Francisco, número 9. 1843.
15) Cfr. Manuel Revuelta y González, Religión y formas de 
religiosidad, in Menendez Pidal, vol. XXXV/1, La época del romanticismo 
(1808-1874), p. 242.
16) Por el R. P. Fr. Magín Ferrer, de la Orden de Nuestra 
Señora de la Merced, Maestro en Sagrada Teologia, Regente de Estudios del 
Colegio San Pedro Nolasco de Tarragona, Examinador Sinodal del Real Consejo de 
las Ordenes y de Varios Obispados. Dos tomos en 8° mayor. Barcelona. Imprenta y 
Librería de Pablo Riera, calle nueva de San Francisco, n° 9. 1843.
17) Wilhelmsen, op. cit. p. 328
18) Las leyes fundamentales..., I, pp. XV-XVI, cit. in 
Wilhelmsen., p. 338 (tutte le citazioni da Las leyes fundamentales..., 
sono prese da questo volume). Nell'introduzione al secondo volume afferma che 
"La Costituzione fondamentale del Regno fu piuttosto un risultato naturale 
del carattere e costumi spagnoli e degli accadimenti dei secoli, che opera di 
legislatori" (Ibid., II, pp. V-VI).
19) Ibid., II, pp. 79-80
20) "Il mercedario Magín Ferrer scrisse Las leyes 
fundamentales, in cui si mostra favorevole di quella che chiama monarchia 
assoluta, cosa per la quale fu tacciato di essere un estremista, ma in realtà 
non fu mai partigiano di un potere dispotico o arbitrario ma, al contrario, 
affermava la sottomissione del re alle leggi ed usanze preedenti, così 
come alle norme morali e religiose in quanto primordiali, perché il monarca è 
sempre soggetto alla legge divina e alle sue conseguenze". (Alferez, op. 
cit., p. 117)
21) 
Las leyes fundamentales..., II, p. 
59.
22) 
Impugnación crítica, I, p. 154, in A. W., p. 
340
23) Las leyes fundamentales..., II, p. 93
24) Ibid., II, p. 94
25) Ibid, II, pp. 6-74, pp. 92-96
26) Ibid., II, p. 61
27) Sempre nel 1843 aveva pubblicato Sobre la conducta 
religiosa y política del Excmo. e Ilmo. Don Fr. Juan José Tejada, obispo de 
Solsona, durante el tiempo que permaneció bajo la dominación del Gobierno 
usurpador (Este MS, en folio es una bellísima defensa de la buena reputación 
de dicho señor, contra la maligna impostura de algunos calumniadores. Barcelona. 
Imprenta y Librería de Pablo Riera, calle nueva de San Francisco, n° 9. 1843) e 
Los santos Angeles (Este libro lo tradujo del francés al español, un tomo 
en 16° mayor; Barcelona, Imp. y Libr. de Pablo Riera, calle Nueva de San 
Francisco, 1844).
28) Impugnaciòn crítica de la obra titulada: 
"Independencia constante de la Iglesia hispana y necesidad de un nuevo 
Concordato, escrita por el ilustrísimo señor Obispo de Canarias"; un tomo 
8° mayor; Barcelona, Imp. y Libr. de Pablo Riera, calle Nueva de San Francisco, 
1844. Dos vols. En 8°; esta primera parte consta de 164 págs
29) Tratto da Independencia costante de la Iglesia hispana y 
necesidad de un nuevo concordato con Roma del vescovo Romo, citato da Ferrer 
in Impugnación crítica, I, 25, in A.W. p. 342
30) Ibid., I, p. 26, in A.W. p. 342
31) Historia del Derecho de la Iglesia en España en orden a 
su libertad é independencia del poder temporal, y de las relaciones de este con 
el de la Iglesia para el arreglo de las materias eclesiásticas; o sea Segunda 
Parte de la Impugnación crítica de la otra titulada: "Independencia 
constante de la Iglesia hispana y necesidad de un nuevo Concordato". Por 
el R. P. Magín Ferrer, de la Orden de Nuestra Señora de la Merced, Maestro en 
Sagrada Teologia, Regente de Estudios del Colegio San Pedro Nolasco de 
Tarragona, Examinador Sinodal del Real Consejo de las Ordenes y de Varios 
Obispados. Barcelona, Un tomo en 8° mayor, Imprenta y Librería de Pablo Riera, 
calle nueva de San Francisco, n° 9. 1845.
32) 
Impugnación crítica..., I, p. 161, in 
A.W., p. 341
33) 
Ibid., I, p. 162, in A.W., p. 341
34) Ibid., I, 161-162; in A.W. p. 341.
35) La libertad de la Iglesia. De las Usurpaciones. Examen 
sobre si la Iglesia ha usurpado al Estado, ó si el Estado ha usurpado a la 
Iglesia, por el Ilmo. Sr. Obispo de Langres. Traducción del francés al 
español. Un tomo en 8° mayor; Barcelona: Imp. de H. os. de P. Riera, 1845.
36) Carta en defensa del derecho de la libertad del Clero 
para proveerse de libros del rezo divino de donde y como mejor le convenga, 
contra un artículo que se publicó en la "Censura" del mes de mayo del año 
1847, un cuaderno en 8° mayor. Barcelona. Imprenta y Librería de Pablo 
Riera, calle nueva de San Francisco, n° 9. 1847.
37) Nel 1847 aveva pubblicato una breve Carta dirigida al 
ilustrísimo señor Obispo de Canarias (por el Padre Fray Magín Ferrer, de la 
Orden de Nuestra Señora de la Merced;) en la cual se denuncia como altamente 
injuriosa á S. I. un libro (que se ha dado al público con el título) titulado: 
Cartas del Obispo de Canarias al Censor de su libro: Independencia de la Iglesia 
hispana", Barcelona. Imprenta y Librería de Pablo Riera, calle nueva de San 
Francisco, número 9. Un foll. De 30 págs. (12 x 18,5), en rústica. Firme este 
escrito el P. Ferrer, en Tolosa, 12 agosto 1847. Del 1852 è un Tratado de las 
reglas de la Iglesia vigente sobre cargas de misas, condonación y dispensas de 
localidad de las mismas. Impr. En Barcelona, Pablo Riera, 1852.
38) Kempis: Imitación de Cristo, puso un Prólogo del 
traductor, lo tradujo nuevamente del latín con la traducción del P. 
Nieremberg corregida, y añadió al fin un Breve ejercicio del cristiano. 
Un vol. de 384 págs. (8 x 12,5). Barcelona: Imprenta y Librería de Pablo Riera, 
calle nueva de San Francisco, n° 17. 1854. 
Scritto da:
Il Principe 
dei Reazionari