Blasone della famiglia Naundorff-di Borbone
Per i suoi seguaci Naundorf sarebbe stato Luigi XVII, nato a Versailles nel 1785, rinchiuso al Tempio, di lì evaso per poi riapparire in Prussia alla Restaurazione. Riuscì a sedurre un gran numero di persone, grazie alla distinzione dei modi e ad una certa somiglianza fisica con i Borboni.
Di lui si sa che il 19 novembre 1818 sposa in Prussia una donna protestante, Johanna Fridericke Einert, di soli quindici anni. Il matrimonio sarà allietato da nove figli, cinque dei quali maschi. Si sa anche che Naundorf esce dalla prigione di Altstadt il 3 maggio 1828, dopo aver scontato tre anni di carcere per emissione e spaccio di moneta falsa, condanna sulla quale torneremo fra un attimo.
Prima di quella data le notizie circa la sua esistenza sono alquanto vaghe e controverse, derivanti soprattutto dagli accertamenti effettuati dalla polizia prussiana, in margine alle dichiarazioni rese da Naundorf durante il processo per falsificazione della valuta che lo vide condannato. Occorre dire che la tesi dei seguaci del pretendente Naundorf riguardo al processo del 1824-26 è ch’egli sarebbe stato
condannato per motivi di persecuzione politica e non certamente per falso. Quanto ai suoi precedenti penali, essi affermano che sarebbero esistiti due Naundorf: uno pluripregiudicato, l’altro, l’aspirante Re di Francia, al quale la polizia prussiana aveva attribuito quel nome per infangarne l’immagine.
Ma torniamo al processo subìto da Naundorf in Prussia, alle sue dichiarazioni menzognere e ai riscontri della polizia del Brandeburgo25. Egli si diceva nato a Weimar, il 15 febbraio 1775, dall’orologiaio Gottfried Naundorf. Dopo un soggiorno in Svizzera e prima di giungere in Brandeburgo via Spandau, pretendeva di essersi stabilito come orologiaio a Berlino, nel 1810. In prime nozze avrebbe sposato una vedova, della quale dichiarava di non sapere nulla di preciso, se non ch’era deceduta dopo che lui aveva fissato la sua residenza a Spandau e che lei gli aveva confessato
sul letto di morte d’aver avuto un figlio dal suo precedente marito, un soldato di nome Sonnenfeld. Più tardi, man mano che procedeva nelle sue spiegazioni, questo soldato si trasforma in un orologiaio, tanto da divenire alla fine “orologiaio e soldato”. Naundorf aggiungeva di aver ottenuto nello stesso periodo un diritto di cittadinanza nella città di Berlino.
Le ricerche effettuate dalla polizia prussiana smentirono la maggior parte di questi dettagli biografici. Soli elementi corroborati dai fatti: l’esistenza a Berlino nel 1810 di una donna, che si presentava come sua moglie e la presenza, sempre a Berlino e in quello stesso tempo, di un orologiaio di nome Naundorf.
KARL WILHELM NAUNDORF
La nascita innanzitutto. A Berlino Naundorf aveva dichiarato in precedenza di essere nato ad Halle nel 1783. Ora dice di essere nato a Weimar, nel 1775: aveva già mentito una volta. Si cercano le tracce di un Naundorf nativo di Weimar in quell’anno, ma non lo si trova. Diceva il vero a Berlino?
Sua moglie, la prima, Christiana Hassert, era ella sì nativa di Halle. Si erano forse conosciuti in quella città durante la loro giovinezza? Nel 1810 la Hassert si presentava come sua moglie da lunga data. Il matrimonio o, quanto meno, le relazioni fra i due precedevano certamente di molto tempo quella data.
Privo di documenti a quell’epoca26, Naundorf era tollerato a Berlino solo come “residente straniero”, senza il minimo diritto politico. Egli non ottiene il suo diritto di cittadinanza che nel 1812 a Spandau, grazie alla semplice esibizione di un certificato di buona condotta concessogli dal direttore di polizia Lecoq (che si ritrova nelle sue Memorie) e dietro versamento di 6 talleri e 18 grossi.
I precedenti di Naundorf non erano dunque molto limpidi. Malgrado le prove che si accumulavano contro di lui, egli s’impunta per lunghi mesi sulla sua versione.
Aggiunge di essersi dato alla macchia e di essersi unito a una banda, che aveva combattuto l’occupazione napoleonica. Precisa anche di aver fatto parte di una rete di malviventi dalle ramificazioni tentacolari e di essere stato incaricato di smantellarla in cambio della sua liberazione.
Dal maggio del 1825 egli però cambia tattica. Abbandona definitivamente il suo vecchio curriculum e si presenta ora come “un Prìncipe di sangue”, nato a Parigi, senz’altra indicazione. Portato nella Svizzera tedesca, lì avrebbe perduto familiarità con la lingua materna, sarebbe stato rapito più volte e poi misteriosamente salvato durante numerosi viaggi all’estero. Avrebbe incontrato uno sconosciuto che gli avrebbe fornito documenti falsi a nome Naundorf e che l’avrebbe condotto innanzi al
Duca di Brunswick(*). Questi, riconoscendolo, lo avrebbe nominato immediatamente ufficiale. Dopo diverse battaglie contro i napoleonici, sarebbe stato fatto prigioniero dai francesi. Riuscito ad evadere, avrebbe deciso di assumere il nome Naundorf e d’insediarsi come orologiaio a Berlino.
È questa, come si comprende, la trama delle future Memorie del nostro pretendente.
Non aveva ancora gettato sul tappeto la questione Luigi XVII, certo. Può essere che Naundorf preferisse, per motivi strategici, passare per il momento sotto silenzio questa sua identità. Può anche essere ch’egli non avesse ancora pensato a questa possibilità.
Karl Wilhelm
Ferdinand, Duca di Brunswick-Luneburg (1735-1806)
Ferdinand, Duca di Brunswick-Luneburg (1735-1806)
(*) Ammettendo che a proposito di questo incontro Naundorf dicesse il vero, per evidenti ragioni cronologiche, ben difficilmente potrebbe trattarsi del grande generale Karl Wilhelm Ferdinand, Duca di Brunswick-Luneburg (1735-1806) che il 25 luglio 1792, comandante supremo delle forze austro-prussiane in guerra con la Francia rivoluzionaria, aveva pubblicato il celebre manifesto che porta il suo nome. In esso s’incitavano i francesi a liberare il proprio Re, mettendo fine ai disordini rivoluzionari, pena la minaccia di un’azione militare su Parigi. È più probabile che Naundorf si riferisse a un suo presunto abboccamento con il figlio e successore del sopra menzionato generale, Friedrich Wilhelm (1771-1815). Anche quest’altro Duca di Brunswick fu acerrimo avversario della
dominazione napoleonica sugli Stati tedeschi, partecipò alla campagna militare del 1809 e fu a capo di formazioni combattenti popolari. Costretto a riparare in Inghilterra dopo la sfortunata battaglia di Wagram, fece ritorno a Brunswick nel 1813 per raccogliervi truppe fresche per la nuova coalizione antifrancese. Il 16 giugno 1815 rimase valorosamente ucciso sul campo nella battaglia di Quatre Bas, che precedette di poche ore quella decisiva di Waterloo.
Il 23 settembre di quello stesso anno (1825), Naundorf acconsentì a fornire qualche informazione in più. Questa volta sbrigliò un po’ troppo la lingua. Condannato per insolenza a 15 colpi di frusta, soltanto un’ascendenza principesca poteva permettergli di scampare a questo terribile castigo. Cercò allora di persuadere le autorità carcerarie di avere natali principeschi. Si ricordò opportunamente del suo nome di battesimo: "Ludewig Burbong"! Si sovvenne d’essere cresciuto in America, d’essere poi giunto in Francia e di essere stato “custodito prigioniero in una fortezza fino al 1809”! Il resto della sua deposizione non è che una piatta parafrasi di quanto già detto, ruotante attorno agli argomenti Brunswick-evasione-orologiaio.
L’elemento più importante recato dalle sue nuove dichiarazioni è l’apparizione del nome "Burbong-Bourbon", che, quanto meno foneticamente, lo riallaccia alla Famiglia Reale di Francia e lo salva intanto dalla sanzione disciplinare.
Dal quadro tracciato emerge che Naundorf fu probabilissimamente un disertore prussiano, svolgeremo meglio queste considerazioni più avanti, di nome Karl Benjamin Werg. Dopo aver disertato ed essersi dato per qualche tempo alla macchia, al tempo dell’occupazione napoleonica della Germania, desiderò rifarsi una vita con la conquista dei suoi anni giovanili, Christiana Hassert, che certamente con il soldato Werg aveva convissuto e che poi si faceva passare per sua moglie. Per
cancellare il passato di disertore egli si fa “prestare” l’identità di un bambino morto prematuramente nella città di Halle, di cui la Hassert era originaria. Quel bambino si chiamava Naundorf ed era figlio di un orologiaio. Il sotterfugio per qualche anno regge; i due migrano di città in città. Ma il mestiere d’orologiaio non rende i guadagni sperati. Ecco allora che Werg-Naundorf ripiomba nell’illegalità,
fabbricando e spacciando moneta falsa. Incastrato dalla giustizia, mente per camuffare i suoi trascorsi di disertore. Si radica in lui la folle idea d’inventarsi natali principeschi. Uscito di prigione diventa niente meno che Luigi XVII.
Scarcerato, gli viene assegnato di risiedere in Slesia, a Crossen, oggi Krosno Ordrzanskie, sull’Oder, territorio tedesco passato alla Polonia dopo la Seconda Guerra Mondiale. Per potervi esercitare il suo mestiere di orologiaio, Naundorf domanda la cittadinanza di Crossen. Dietro l’uomo dall’apparenza piuttosto miserabile, si cela però (secondo i naundorfisti) un personaggio di primaria importanza, conosciuto dalle Autorità prussiane.
In Francia egli fa parlare per la prima volta di sé attraverso un comunicato, pubblicato sul Constitutionnel del 28 agosto 1831. Il giornale riproduceva un articolo apparso sulla Leipziger Zeitung dodici giorni prima: «Il figlio di Luigi XVI, Luigi Carlo di Francia, Duca di Normandia e, dopo la morte di suo fratello, Delfino di Francia, risiede a Crossen, presso Francoforte sull’Oder: egli ha scritto la sua vita e i suoi patimenti che sta per stampare sotto un nome di fantasia, considerate le circostanze presenti. Ci si può indirizzare al suo mandatario speciale, il Commissario di Giustizia di Crossen».
A quest’annunzio molti lettori si commossero e, detto fatto, scrissero al Prìncipe misterioso, che non osava ancora disvelarsi. Fra costoro, il Signor Albouys, un anziano giudice del tribunale di Cahors, dimessosi nel 1830 in reazione all’usurpatore del trono Luigi Filippo d’Orleans. Convinto legittimista e fervente sostenitore del ramo primogenito dei Borboni, Albouys era anche un tranquillo sognatore che viveva nella speranza che il Delfino fosse sopravvissuto alla prigionia del Tempio. Da Crossen la risposta non si fece attendere e fra i due s’intrecciarono fitti legami. Un giorno Albouys pregò il suo Prìncipe di venire a calpestare il suolo francese.
Luigi Filippo Borbone-Orléans, duca d'Orléans (Parigi, 6 ottobre 1773 – Claremont House, 26 agosto 1850)
Naundorf gli domandò qualche aiuto economico per le spese di viaggio. Il magistrato, che non era molto ricco, si privò della somma di 150 franchi. Ebbe allora la sorpresa di venire a sapere di essere stato nominato “incaricato d’affari” del Delfino.
Nel luglio del 1832, lasciata la sua famiglia alla vigilanza della moglie, Naundorf lascia Crossen: se ne va a piedi, con quattro scudi in tasca per viatico. La moglie gli aveva già dato cinque figli (quattro dei quali rimasti in vita) ed era incinta di un sesto.
La coppia aveva infatti tre femmine (Amelia, Berta Giulia e Maria Antonietta) e due maschi (Carlo Edoardo e Luigi Carlo).
Il 18 ottobre 1832 Naundorf torna alla carica, mandando due lettere al suo nuovo “incaricato d’affari”, Albouys. Gli scrive di trovarsi a Ginevra da due mesi e di avere urgente bisogno di un piccolo anticipo di mille franchi. A Pasqua, assicurava, avrebbe rimborsato il suo creditore. Mille franchi non erano niente. Prima di cedere Albouys, che non aveva i mezzi economici per recarsi in Svizzera, ebbe almeno la presenza di spirito di domandare a un suo amico ginevrino, il Signor d'Aulnois, di svolgere sul posto una piccola indagine. La risposta dell’amico non lasciò margini d’ambiguità:
“È tutta un’incredibile frode”. Scoraggiato, Albouys, sta per lasciare tutto. Ma il suo spirito critico, ridestato per un istante, soccombe nuovamente a causa di una certa signorina Roth, sedotta anche lei dal Prìncipe di Crossen. Evita tuttavia di mandargli la somma richiesta, seguendo gli accorti consigli di Chateaubriand, che lo aveva invitato a conservare il suo denaro e a “diffidare dei bricconi”.
“Il 28 maggio 1833 il «Re» fa il suo ingresso a Parigi. Ormai si fa chiamare Baumann (il suo terzo pseudonimo in un anno) e prende alloggio in un albergo alla via di Saint-Honoré. In una nuova lettera indirizzata ad Albouys, adesso chiede niente meno che 1.800 franchi”. Il 6 giugno, Albouys, indispettito, decide di tagliare i ponti con il suo corrispondente. Gli rivolge una vigorosa reprimenda; si dichiara stanco di essere trattato come una vacca da mungere e come uno sciocco: deluso
dall’eterno ritornello di richieste di denaro e dalle mancate prove sull’autenticità del Delfino, che non arrivano mai. Conclusione: andasse dunque a cercare vitto e alloggio dal Prefetto di polizia, se proprio si trovava in difficoltà, come diceva.
Ben presto però Albouys si fa sopraffare dai rimorsi. E se si fosse ingannato? Abbandonare Luigi XVII alla sua sorte non sarebbe stato un crimine paragonabile a quello compiuto dai rivoluzionari? Decide allora di mandare sua cognata Carolina in cerca di notizie. Ma anche lei soggiace al fascino di Naundorf, tanto che finisce per alloggiarlo nella pensione di Rue de Buci, di cui era tenutario il marito, il fratello del magistrato. Il quale decide a questo punto di recarsi a Parigi di persona, il 1° di
agosto. Dal suo diario traspare la fascinazione ch’egli prova per Naundorf sin dal primo incontro: scrive che colui che ha di fronte “mostra i tratti di tutti membri della Famiglia Reale” e aggiunge ancora, senza essere sfiorato dal ridicolo, che, “cosa rimarchevole, egli assomiglia molto anche a Napoleone”! E, ancora, che “le prove morali erano più forti di quelle materiali”: evidentemente la sua ragione era ormai soggiogata dal sentimento.
Ma il vecchio magistrato resta dilaniato dai dubbi. Alla ricerca di prove materiali decisive, manda Carolina a Crossen, dove nel cassetto segreto di un mobile dovevano essere conservati documenti tali, così diceva Naundorf, da far tremare la Francia.
Carolina va, fa smontare il mobile dei segreti in mille pezzi, ma non vi trova nulla. La replica di Naundorf lascia basiti: s’egli le aveva fatto false confidenze era perché così doveva fare. Disgustati, gli Albouys abbandonano Naundorf, che stavolta è costretto a fare i bagagli dalla pensione di Rue de Buci.
KARL WILHELM NAUNDORF
La sera del 28 gennaio 1834, durante il suo soggiorno parigino, Naundorf subisce un attentato nei pressi di Palazzo Reale. Tornando da un pranzo fuori casa, mentre stava attraversando Place du Carrousel, è bruscamente assalito da tre individui, i quali, senza dirgli una parola, lo trafiggono in rapida successione con sei pugnalate. Una stilettata raggiunge la regione cardiaca, un’altra è fermata da una delle medaglie con l’effigie di Gesù Cristo, che pendono dal suo rosario: sotto la violenza
dei colpi il piccolo disco d’argento, pur assai spesso, si curva profondamente.
Naundorf si difende alla meglio ma, fiaccato dal sangue perduto, avrebbe certamente dovuto soccombere dinnanzi ai suoi aggressori, se il provvidenziale arrivo di un calesse non li avesse messi in fuga. Insomma si sarebbe trattato, stando ai suoi seguaci, di un autentico miracolo! Naturalmente gli sconosciuti aggressori non furono mai acciuffati. E, d’altra parte, nessun testimone aveva assistito al fatto di sangue. Naundorf fu accusato di essersi ferito da solo, per attirare su di sé l’attenzione del pubblico o, più verosimilmente, con la segreta speranza d’impietosire la Duchessa d'Angoulême, Madame Royale, che non lo voleva ricevere e si rifiutava anzi di riconoscere in Naundorf quel suo fratello (Luigi XVII) morto al Tempio. Proprio in quei giorni infatti Madame Royale veniva contattata a Praga da alcuni emissari di Naundorf. Tuttavia, al momento dell’esumazione della sua salma, il 27 novembre 1950, il dottor Hulst riserva un esame minuzioso allo scheletro del defunto, pervenendo alla conclusione che le lesioni riscontrate non potevano essere state provocate da lui stesso.
Il 13 febbraio 1835 Naundorf decide di scrivere direttamente alla “sorella”. Prende dunque carta e penna e scrive all’emissario Morel de Saint-Didier, suo nuovo “incaricato d’affari ” dopo la rottura con Albouys, per raccontargli la sua adolescenza, cercando di rendere quanto più credibile il suo racconto.
Inoltre ammonisce la “sorella” di essere “pronto a impugnare per falso l’atto del [suo] preteso decesso e di essere deciso a reclamare innanzi ai Tribunali il nome“ che gli apparteneva.
Prima di lasciare la Prussica, a causa delle minacce di un nuovo arresto, Naundorf aveva dato istruzioni alla moglie di fissare la propria residenza a Dresda, nel Reame di Sassonia, dove il preteso Luigi XVII sperava che moglie e figli sarebbero stati bene accolti: l’autentico figlio di Luigi XVI aveva infatti legami di parentela con la Casa Reale sassone. Nell’aprile del 1834 Johanna Fridericke e i suoi bambini s’installano a Dresda, dove l’anno successivo, a soli due anni d’età, una delle loro
figlie, Berta Giulia, muore. La famiglia Naundorf intrattiene frattanto rapporti con la Corte di Dresda, che la protegge. Nell’ottobre del 1836 il Re Federico Augusto II ammette il figlio maggiore Carlo Edoardo nella Scuola Reale dei Cadetti di Dresda, riservata a giovani appartenenti alla classe nobiliare. “Ed è proprio nel Palazzo Reale di Dresda, nella cappella privata del Re di Sassonia, che Johanna Fridericke Einert, moglie di Luigi XVII sotto il nome di Naundorf, abiura il protestantesimo e viene ricevuta nel seno della Chiesa Cattolica, assieme ai due figli maggiori, Amelia e Carlo Edoardo”.
Naturalmente da parte francese si moltiplicano le pressioni sulla Casa Reale sassone, affinché i Naundorf siano espulsi da Dresda: una richiesta che accomunava tanto i Borboni del ramo principale, esiliati a Hradschin, vicino Praga, quanto l’ambasciatore di Francia in Sassonia, che rappresentava gl’interessi di Luigi Filippo d’Orléans.
Così, il 23 agosto 1837 il governo sassone decide l’espulsione dei congiunti di Naundorf, differendone però l’esecuzione al marzo del 1838. Intanto diverse persone ch’ebbero a che fare con la corte di Luigi XVI, credono di ravvisare nel pretendente prussiano Sua Maestà Cristianissima Luigi XVII, Re di Francia e lo riconoscono come tale.
Il 17 luglio 1835, Naundorf aveva frattanto indirizzato una lettera alle Potenze straniere e al Governo francese, nella quale si proclamava il figlio sopravvissuto di Luigi XVI e il solo Re legittimo di Francia. Nella medesima missiva egli bollava solennemente come usurpatori del trono di Francia gli ex-Re Luigi XVIII e Carlo X, come pure i loro discendenti. Aggiungeva quindi: “Altro non domando che il nome mio e il godimento dei miei diritti civili. Nella mia qualità di Duca di Normandia, ultimo Delfino di Francia, mi accingo a reclamare innanzi ai Tribunali l’esercizio di questi diritti successori delle Loro Maestà Luigi XVI e Maria Antonietta, mio padre e mia madre”.
Luigi XVIII di Borbone-Francia (Versailles, 17 novembre 1755 – Parigi, 16 settembre 1824) Re di Francia dal 1814 al 1824.
Carlo X di Borbone-Francia, conte d'Artois (Versailles, 9 ottobre 1757 – Gorizia, 6 novembre 1836) Re di Francia dal 1824 al 1830.
Il 13 giugno 1836 Naundorf, che seguitava risiedere a Parigi, ingiunge alla Duchessa d’Angoulême e al Conte di Artois (già Re Carlo X) di comparire innanzi alla Prima Camera del Tribunale Civile della Senna, per “constatare, dire e ordinare che l’atto di decesso di Luigi Carlo, Duca di Normandia, è nullo, atteso che il richiedente altri non è che il Duca stesso di Normandia”. Due giorni dopo, il 15 giugno 1836, Naundorf è tratto in arresto e imprigionato, senza che gliene vengano contestati i
motivi; tutte le sue carte gli vengono sequestrate (né gli saranno mai più restituite, restando a disposizione dell’amministrazione giudiziaria) e il 12 luglio viene espulso in Inghilterra, accompagnato alla frontiera da due gendarmi che viaggiano a sue spese, incaricati di vigilarlo.
Maria Teresa Carlotta di Borbone-Francia (Versailles, 19 dicembre 1778 – Frohsdorf, 19 ottobre 1851) Duchessa d'Angoulême, Delfina di Francia (ed anche per alcuni minuti nel 1830 Regina di Francia ), quindi in esilio Contessa di Marnes, nota anche come Madame Royale, figlia primogenita di Luigi XVI di Francia e di Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena.
Intanto si apre un’indagine giudiziaria sul suo conto, condotta dal giudice istruttore Zangiacomi, il quale acquisisce la deposizione del Signor Jean Baptiste Jérôme Brémond, che dal 1788 al 10 agosto 1792 fu segretario particolare del Re Luigi XVI, con cui aveva dimestichezza quotidiana per ragioni di lavoro. Trasferitosi a Semsale, nel Cantone di Friburgo, in Svizzera, durante i torbidi rivoluzionari, vi aveva acquistata la nazionalità elvetica, mettendo in piedi un’impresa industriale. I Signori
di Brémond e di Montciel gestivano con cura e probità, d’intesa l’uno con l’altro, un capitale che il defunto Re Luigi XVI aveva affidato loro, incaricandoli di restituirlo un giorno a suo figlio, in caso di necessità.
Fu così che nel 1837 il Signore di Brémond ricevette una convocazione da parte del Tribunale Distrettuale di Vevey, per deporre su rogatoria del giudice istruttore Zangiacomi. Nella deposizione egli afferma di aver conosciuto il Duca di Normandia, avendolo incontrato molte volte fra il 1788 e il 10 agosto 1792, e conferma di averlo identificato senza esitazioni in Naundorf, allorché questi era venuto a rendergli visita a Semsale nel 1836, per chiedergli un consiglio circa la citazione che aveva in animo di depositare contro la Duchessa d’Angoulême. Al giudice istruttore Brémond dichiara di aver riconosciuto Luigi XVII in Naundorf da un particolare: “per il fatto ch’egli sapeva del nascondiglio realizzato da suo padre nel Palazzo delle Tuileries, nascondiglio che lui solo poteva conoscere”. In un paragrafo più avanti esamineremo quale attendibilità si debba conferire a questi riconoscimenti.
In quello stesso 1836 il Ministro dell’Interno di Prussia, il Conte von Rochow, fa stilare un rapporto su quello che la sua amministrazione sapeva a proposito di un tale Karl Wilhelm Naundorf. Esistevano (secondo i naundorfisti) due Naundorf: un individuo assai poco raccomandabile, che viveva ai margini delle leggi prussiane; l’altro, il sedicente Prìncipe, al quale i servizi segreti prussiani avrebbero imposto questo nome al solo scopo, in caso di bisogno, di creare confusione fra i due personaggi. Questa relazione il Ministro dell’Interno prussiano non la consegna alla magistratura, né agli avvocati che si occupano della causa pendente in Francia; la fa pervenire invece all’ambasciata prussiana a Parigi, con l’incarico di girarla al Governo francese. Intanto le carte sequestrate a Naundorf nel 1836 erano state rimesse al giudice istruttore Zangiacomi. Ma il dossier sarà ritrovato in seguito vuoto.
Pare che diversi importanti uomini politici francesi, fra i quali Georges Clémenceau, allorché fu Ministro dell’Interno, abbiano potuto esaminare questo dossier.
Vi è poi un altro dossier, la cui esistenza negli archivi prussiani è attestata nel periodo fra le due guerre mondiali: quello del Presidente Lecoq, già direttore della polizia a Berlino. In esso, secondo i seguaci di Naundorf, sarebbero contenute le prove formali dell’identità di Luigi XVII. Non si conosce che fine abbia fatto questo dossier dopo il 1945 ma, se scampato alla distruzione bellica, è verosimile che giaccia o negli archivi della famiglia imperiale degli Hohenzollern o in quelli sequestrati in Germania dopo la disfatta del 1945 e portati in Russia.
Espulso in Inghilterra dalla Francia nel luglio del 1836, Naundorf decide di fissarvi la residenza, tanto più che le autorità non gli creano difficoltà. A Camberwell il nostro esule fabbrica una nuova versione delle sue Memorie, sotto il titolo di Riassunto della storia delle sventure del Delfino, figlio di Luigi XVI. Durante il periodo inglese, dopo nuovi tentativi di approccio con la Famiglia Reale, Naundorf si rivolge con una petizione alla Camera dei Deputati di Francia e dichiara decaduto Luigi Filippo.
Il 16 novembre 1838, mentre si trovava in Inghilterra, Naundorf subisce un nuovo attentato, ad opera di un tal Désiré Roussel, un indigente cui aveva dato alloggio in casa sua per diversi giorni. L’aggressore gli scarica addosso due pistolettate, ferendolo gravemente. Naundorf, che dichiarerà poi di aver previsto l’attentato (ma non vi sono testimoni) interverrà in favore del reo per risparmiargli la forca. Fino al 1848 l’attentatore vivrà di una pensione erogatagli dai Borboni, sia del ramo
principale che orléanista, divisi su tutto, ma accordatisi evidentemente per eliminare Naundorf, secondo l’accusa neppure tanto implicitamente lanciata dai seguaci di quest’ultimo.
Al soggiorno inglese risale la fondazione da parte di Naundorf di una setta religiosa paracristiana, fondata su presunte rivelazioni carismatiche e su non meno presunti doni mistici dell’aspirante Luigi XVII, setta condannata da Papa Gregorio XVI e della quale diremo tra breve più diffusamente.
Il 21 maggio 1841, sempre in gran Bretagna, un incendio doloso distrugge il laboratorio in cui Naundorf stava lavorando: l’incendio è generato da un’esplosione, che gli ustiona gravemente il volto e le mani. La distruzione del laboratorio gli cagiona la rovina economica, tanto che, a causa dei debiti contratti, i creditori lo faranno imprigionare due volte. La giustizia britannica lo manda a trascorrere nove mesi, ospite della prigione di Horsemonger Lane, per debiti insoluti ammontanti a oltre 5.000 lire sterline.
Papa Gregorio XVI
Uscito dal carcere, Naundorf è costretto a vendere i suoi beni e a trovare come sostentare la famiglia, divenuta numerosa (aveva infatti otto figli). Gli restano le sue invenzioni. Che decide di far fruttare, mettendole in vendita. Non volendo cederne i segreti all’Inghilterra, storico e tradizionale nemico del suo Paese, Naundorf le offre anzitutto alla Francia: ma il Maresciallo Soult, già dignitario napoleonico e ora Ministro della Guerra di Luigi Filippo d’Orléans, rifiuta sprezzantemente.
Naundorf decide allora d’imbarcarsi per l’Olanda a bordo del piroscafo La Giraffa, non senza difficoltà con il governo e la polizia, in considerazione del passaporto rilasciatogli dal Consolato generale dei Paesi Bassi a Londra e intestato a Carlo Luigi di Borbone. Sbarca a Rotterdam il 25 gennaio 1845, sorvegliato dalle locali forze dell’ordine.
Giunto nei Paesi Bassi con l’intento di presentare le sue invenzioni pirotecniche e di venderle, per risolvere la sua difficile situazione economica, riceve in anticipo, per le spese personali e per i suoi esperimenti, 80.000 franchi oro. In seguito gli esperimenti diverranno oggetto di un’obbligazione contrattuale vera e propria con lo Stato olandese: secondo i naundorfisti si sarebbe trattato di una forma indiretta di sussidio, accordato dal Sovrano dei Paesi Bassi a un altro Sovrano costretto dalle circostanze all’esilio.
Intanto il figlio maggiore, Carlo Edoardo, raggiunge il padre a Delft. Naundorf solo però conosce le proprie invenzioni e si guarda bene, per ragioni di prudenza, dal lasciare in giro qualsiasi appunto scritto. Tutto sta nella sua testa. Mette a punto una granata di nuova concezione, che sarà chiamata bomba Borbone e che resterà in forza all’armata olandese fin quasi alla Seconda Guerra Mondiale. Egli aveva forse acquisito tali competenze balistiche nel periodo della giovinezza, frequentando una
scuola d’artiglieria nei Paesi Bassi.
Il 10 agosto 1845, dopo un’infermità durata alcuni giorni, Naundorf muore a sessantaquatttro anni d’età, a Delft, dov’era stato raggiunto fin dal 4 agosto dai suoi familiari. Pare che durante la breve malattia che ne precedette la morte, il Re d’Olanda si tenesse costantemente informato tramite il suo medico personale, circa lo stato di salute del sedicente Luigi XVII. Causa diagnosticata del decesso: il tifo.
Nell’atto di morte, redatto in originale in lingua olandese e ispirato dai “testimoni” ivi presenti (Carlo Edoardo, figlio primogenito di Naundorf e Gruau detto "de la Barre"), si legge che “è deceduto Carlo Luigi di Borbone, Duca di Normandia, Luigi XVII, già conosciuto sotto il nome di Karl Wilhelm Naundorf, nato al castello di Versailles, in Francia, il 27 marzo 1785, […] figlio di Sua Maestà Luigi XVI, Re di Francia e di Sua Altezza Imperiale e Reale Maria Antonietta, Arciduchessa d’Austria, Regina di Francia, entrambi deceduti a Parigi, marito della Duchessa di Normandia, nata Johanna Einert, qui residente”.
La famiglia si oppone all’autopsia, ma acconsente (anzi, chiede) che sia effettuato un esame post mortem sul corpo del defunto, per far notare le somiglianze fisiche con Luigi XVII.
Sepolto nel cimitero di Delft, sulla pietra tombale viene incisa la seguente iscrizione:
“Qui riposa Luigi XVII, Carlo Luigi Duca di Normandia, Re di Francia e di Navarra, nato a Versailles il 27 marzo 1785, deceduto a Delft il 10 agosto 1845”. Questa iscrizione e gli onori regali resi al defunto, che furono i più solenni, con la partecipazione addirittura delle forze armate olandesi, scatenarono naturalmente le ire del governo orléanista francese, che mandò i suoi rappresentanti diplomatici dal Re d’Olanda a protestare.
Una diceria vuole che Naundorf abbia avuto altri figli legittimi da un precedente matrimonio con Maria de Vasconcellos, discendente degli antichi Re di Leon e delle Asturie, circostanza di cui Xavier de Roche afferma di detenere le prove, ma che però non ha mai prodotte. Pur essendo ascrivibile alla cerchia dei simpatizzanti naundorfisti, Roche è da loro guardato con diffidenza proprio per queste esternazioni circa un precedente matrimonio del Luigi XVII prussiano, fatto che retrocederebbe l’attuale pretendente naundorfista al rango di un semplice cadetto. Ed ecco spiegato
lo scandalo!.
Tomba di Karl-Wilhelm Naundorff