Le lettere del grande Imperatore e l’idea di 
una sacra alleanza fra Trono e Altare (e non fra banche e finanza)
Carlo Magno 
espone al Papa San Leone III i principi che secondo lui dovrebbero regolare 
l’alleanza fra trono e altare
[Nota di Dag 
Tessore: San Leone III fu papa dal 795 all’816. La sua elezione fu aspramente 
contestata da un partito di nobili romani parenti del defunto papa Adriano I. 
Essi organizzarono un attentato contro Leone: fu maltrattato e imprigionato. 
Liberato da alcuni suoi fedeli, egli si appellò a Carlo perché lo aiutasse anche 
contro le gravi accuse che i suoi avversari gli muovevano. Tutto si risolse 
quando Carlo, venuto a Roma nel dicembre dell’anno 800, dichiarò innocente Leone 
III e fece condannare i suoi attentatori e accusatori. Il giorno dopo, il 24 di 
dicembre, durante la Messa della Vigilia di Natale in San Pietro, il Papa 
incoronò Carlo Magno consacrandolo Imperatore.
[Nella seguente 
lettera Carlo scrive a Leone per esprimergli il suo dolore per la morte di 
Adriano I e la sua gioia per l’appena avvenuta elezione del nuovo Papa. Gli 
espone anche, in modo molto sintetico ma assai efficace, i principi che secondo 
Carlo dovrebbero regolare l’alleanza fra trono e altare (…)]
Carlo, per grazia di Dio Re dei Franchi 
e dei Longobardi e Patrizio dei Romani, a Leone Papa, salute di perpetua 
beatitudine in Cristo.
Dopo aver letto con attenzione la 
lettera della vostra Eccellenza e aver ascoltato il decreto di elezione, siamo 
stati molto contenti – lo confesso –, sia per l’unanimità della vostra elezione, 
sia per l’obbedienza della vostra umiltà e per la fedeltà che avete dimostrato 
nei nostri confronti con la vostra promessa solenne (…). Per tutte queste cose 
ringraziamo dal profondo del cuore la divina misericordia, poiché, dopo la 
lacrimevole piaga di dolore che aveva inflitto all’anima nostra la morte del 
dilettissimo nostro padre e fedelissimo amico [papa Adriano I], Egli si è 
degnato, secondo la consueta previdenza della Sua bontà, di concederci un tale 
conforto quale voi siete. Perciò noi affidiamo alla Santità vostra la prosperità 
nostra e di tutti i nostri sudditi, demandando – per così dire – a voi il 
compito di ottenere per noi la felicità; ve la affidiamo nel nome della 
misericordia del Dio e Signore nostro Gesù Cristo, il quale ha avuto cura della 
sua santa Chiesa innalzando al suo vertice la vostra Beatitudine. (…)
Abbiamo comandato [ad Angilberto di 
parlare] di tutte quelle cose che ci parevano sia per noi opzionali sia per voi 
necessarie, affinché vi confrontaste e discuteste tutto ciò che vi sembrasse 
opportuno per l’esaltazione della santa Chiesa di Dio, per la stabilità del 
vostro onore e per la solidità del nostro patriziato.
Infatti, come avevo stretto un patto 
con il beatissimo predecessore della santa Paternità vostra, così ora desidero 
stabilire con la vostra Beatitudine un’alleanza inviolabile di uguale fede e 
carità, in modo che, per la grazia che Dio ha donato alla vostra apostolica 
Santità, mi raggiunga ovunque la benedizione apostolica invocata per mezzo delle 
preghiere dei santi, e la santissima Sede della Chiesa Romana, per concessione 
di Dio, sia sempre difesa dalla nostra Devozione.
A noi spetta, secondo l’aiuto della 
divina misericordia, difendere con le armi ovunque, all’esterno, la santa Chiesa 
di Cristo dall’incursione dei pagani e dalla devastazione degli infedeli, e 
all’interno fortificarla con il riconoscimento della fede cattolica. A voi 
invece, padre santissimo, spetta alzare – come Mosè (cf. Es. 17, 8-13) – le mani 
a Dio per aiutare la nostra milizia, cosicché, con la vostra intercessione e 
grazie alla guida e alla concessione di Dio, il popolo cristiano riporti sempre 
ed ovunque vittoria sui nemici del Suo santo nome, e il nome del Signore nostro 
Gesù Cristo sia glorificato nel mondo intero.
Epperò la prudenza dell’autorità vostra 
segua in tutto le leggi canoniche, affinché l’esempio della piena santità 
rifulga agli occhi di tutti manifestamente nel vostro comportamento, e tutti 
odano dalla vostra bocca parole di santa esortazione; cosicché "la vostra luce 
splenda davanti agli uomini talmente, che vedendo le vostre opere buone 
glorifichino il Padre vostro che è nei cieli" (Mt 5, 16). Dio onnipotente si 
degni di conservare incolume per molti anni la vostra autorevole Beatitudine, 
per l’esaltazione della Sua santa Chiesa" (cfr. op. cit., pp. 57-61)
(Carlo Magno, Le lettere, Città 
Nuova, Pagine 110)
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