Io racconto l'oggettività delle cose, il Congresso di Vienna presenta lati molto positivi che lo rendono uno dei migliori avvenimenti Politici d'Europa , anche se , nonostante il suo primato di positività sopravissuto ed insuperato fino ad oggi , presenta degli errori che ne hanno minato le fondamenta facendo crollare il suo operato nel giro di 100 anni. In queste pubblicazioni voglio raccontarvi il Congresso di Vienna così come non è mai stato raccontato prima , raccontandovi ciò che successe e come mai un'opera di alta Politica sia stata demolita nel giro di un Secolo.
La sconfitta di Napoleone, l'inizio della Restaurazione e la situazione in Francia.
Napoleone firma la sua abdicazione a Fontainebleau il 4 aprile 1814. di François Bouchot (da Ferri Gaetano), 1843, Museo della storia di Francia a Versailles
Nel 1814 Napoleone Bonaparte venne sconfitto dalla Sesta Coalizione e fu relegato nel piccolo Principato dell’Elba (Trattato di Fontainebleau, 11 Aprile 1814). Il 30 Maggio del 1814 veniva sancito il Trattato della prima Pace di Parigi nel quale , precisamente all’articolo XXXII, vi era scritto che tutte le Potenze che erano state coinvolte nella guerra avrebbero inviato entro due mesi a Vienna dei plenipotenziari per regolare in un Congresso generale di pace le diverse sistemazioni che dovevano completare le disposizioni del Trattato di Parigi.
Il Congresso di Vienna apre quella che la storiografia chiama Età della Restaurazione. Il concetto di Restaurazione origina dal linguaggio Teologico Cristiano, dove indica il ritorno alla Verità e alla Giustizia ( Cristo è detto Restaurator) ed è molto affine al significato di Redenzione. Nel vocabolario elogiastico secentesco e settecentesco assume anche il significato di “il Principe restauratore”. Nella storiografia indica essenzialmente il ritorno di una autorità legittima.
La Battaglia di Lipsia in cui Napoleone venne sconfitto , e in seguito decadde, dalla Sesta Coalizione.
Bonaparte invero aveva anche cercato , in vari momenti del suo cursus honorum , di “legittimarsi” di fronte all’Europa, incoronandosi “Imperatore” davanti al Papa e sposando, lui, figlio della Rivoluzione, sul Trono da appena sei anni , la figlia del già Imperatore del Sacro Romano Impero, Francesco I d'Asburgo-Lorena, la cui Casa Regnava con il titolo Imperiale da più di cinquecento anni . Napoleone tentò in vano di porsi a cavallo tra Ancien Règime e istanze Rivoluzionarie e ne rappresentò un inutile e ridicolo compromesso. Eppure , come giusto che era, caduto il primo Impero Francese, si scelse la vera legittimità : quella delle Dinastie e delle Istituzioni pre-Rivoluzionarie e dei diritti storici dei Sovrani , contro gli astratti diritti pretesi dalla Francia Giacobina prima e Imperiale poi.
L'incoronazione di Napoleone I, opera di Jacques-Louis David , avvenuta il 2 Dicembre 1804 nella cattedrale di Notre-Dame a Parigi , in cui Napoleone , con un'atto vergognoso perpetrato ai danni del Pontefice Pio VII , costretto ad assistere alla farsa, incoronò prima se stesso "imperatore dei francesi", e quindi "imperatrice" sua moglie Giuseppina di Beauharnais.
Napoleone sposa Maria Luigia d'Asburgo-Lorena nel suo vano tentativo di "legittimarsi".
Una volta chiusa la parentesi napoleonica , adesso era la buona dottrina della Monarchia di diritto Divino , condannata dalle orde Rivoluzionarie, che veniva richiamata per ricostituire l’ordine legittimo.
Accanto allo scontro tra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione(legittimismo) , vi fu un altro scontro , questa volta interno, che era prettamente politico e di natura filo-liberale, relativa alle questioni che si presentavano ai Congressisti.
A causa di idee erronee, liberali e filo-settarie, portate avanti da personaggi che vedremo in dettaglio più avanti, scoppiò questo scontro di idee che portò quasi al declassamento dei valori e dei principi del legittimismo. Un punto in comune tra Congressisti vi fu ed esso teneva conto del fatto che il principio di legittimità non poteva procedere come se la Rivoluzione e Napoleone non fossero mai esistiti ; doveva fare i conti e adattarsi ai comunque nuovi interessi , materiali e ideali, delle nazioni dominanti e creare un sistema di stati equilibrato che avrebbe difeso l’ordine ricostituito dalla minaccia Rivoluzionaria, purtroppo il compromesso fece cadere nell’errore.
Hugues-Félicité Robert de Lamennais (Saint-Malo, 19 giugno 1782 – Parigi, 27 febbraio 1854) Prete Francese , pur non essendo un Congressista, rappresenta uno dei propagandisti del rovinoso compromesso con la Rivoluzione. Egli fu settario e amante di Rousseau e Volltaire nonostante il pensiero di questi due filosofi "illuministi" andasse decisamente contro ciò che il suo abito e il suo "stato" , ma evidentemente non la sua persona, rappresentavano.
Ogni statista doveva conciliare la giustizia delle sue richieste con la possibilità di queste in relazione a molti fattori: la posizione geografica , gli interessi attuali della “perfida albione” (Inghilterra) , le aspirazioni , la risolutezza sia sua che degli altri Stati . In forza di questi fattori di equilibrio di forze saranno però fatte alcune eccezioni al principio di legittimità. La Rivoluzione Francese aveva sconvolto istituti e distrutto sistemi.
L’opera del Congresso si presentò molto più complessa di quello che si pensava sarebbe stata, quando venne indetto dal XXXII articolo della prima Pace di Parigi . Non era un semplice completamento delle sistemazioni del Trattato parigino , ma doveva disegnare un’Europa che sarebbe durata fino alla prima Guerra mondiale. Il lungo Congresso avrebbe creato in Europa un secolo senza Guerre totali , benché fossero sorti nel frattempo Stati illegittimi e di matrice Rivoluzionaria.
A fronte di una storiografia di propaganda che tacciò come “dispotico” il diplomatico consenso, la storiografia , sempre sincera, di matrice Realista , in particolare quella di Henry A. Kissinger , non esita a definire il sistema viennese in modo reale e cioè <<ragionevole>>, <<equilibrato>> e <<stabile>>, in quanto <<legittimo>> . Il contemporaneo concetto conservatore di <<stabilità attraverso la legittimità>> è appunto desunto e sviluppato da parte dell’autore americano proprio dal capolavoro diplomatico chiamato sistema di pensiero metternichiano.
Le note relazioni mondane del Congresso passate alla storia, lungi dall’essere mere frivole distrazioni, avevano avuto la funzione di creare benefiche pause di riflessione e trovare nuovi allineamenti di vedute in specifici stadi del Congresso. Facevano delle odierne conferenze stampa e di propaganda , in quanto avevano l’effetto di influenzare l’opinione dei circoli dirigenti. L’espressione usata dal Principe Charles Joseph de Ligne, secondo il quale <<le Congrès ne marche pas: il danse>> , va inteso nel senso che il Congresso procedeva “a passi di danza” , invece che nel senso che il Congresso era dedito solo a distrazioni. Era un’Europa, la cui diplomazia parlava non solo la stessa lingua materiale (il francese) , ma parlava anche una comune lingua ideale, in quanto aveva lo stesso modo di concepire un sistema legittimo; e non avendo ancora preso piede la piaga del nazionalismo , era normale che un Sovrano nominasse anche diplomatici stranieri , che venivano scelti per le loro capacità e per meritocrazia ( il pensiero corre , per esempio, a ministri russi come il còrso Conte Carlo Andrea Pozzo di Borgo e il corfiota Conte Giovanni Antonio Capo d’Istria).
Le note relazioni mondane del Congresso passate alla storia, lungi dall’essere mere frivole distrazioni, avevano avuto la funzione di creare benefiche pause di riflessione e trovare nuovi allineamenti di vedute in specifici stadi del Congresso. Facevano delle odierne conferenze stampa e di propaganda , in quanto avevano l’effetto di influenzare l’opinione dei circoli dirigenti. L’espressione usata dal Principe Charles Joseph de Ligne, secondo il quale <<le Congrès ne marche pas: il danse>> , va inteso nel senso che il Congresso procedeva “a passi di danza” , invece che nel senso che il Congresso era dedito solo a distrazioni. Era un’Europa, la cui diplomazia parlava non solo la stessa lingua materiale (il francese) , ma parlava anche una comune lingua ideale, in quanto aveva lo stesso modo di concepire un sistema legittimo; e non avendo ancora preso piede la piaga del nazionalismo , era normale che un Sovrano nominasse anche diplomatici stranieri , che venivano scelti per le loro capacità e per meritocrazia ( il pensiero corre , per esempio, a ministri russi come il còrso Conte Carlo Andrea Pozzo di Borgo e il corfiota Conte Giovanni Antonio Capo d’Istria).
Carlo Andrea Pozzo di Borgo, anche noto come conte Pozzo di Borgo (Alata, 8 marzo 1764 – Parigi, 15 febbraio 1842)
Il conte Giovanni Antonio Capodistria (o Capo d'Istria, in greco: Ιωάννης Καποδίστριας, Ioánnis Kapodístrias; Corfù, 11 febbraio 1776 – Nauplia, 9 ottobre 1831)
il Ministro degli Esteri austriaco Klemens Wenzel Nepomuk Lothar von Metternich-Winneburg-Beilstein , Principe di Metternich, (Coblenza, 15 maggio 1773 – Vienna, 11 giugno 1859), rivestì la
funzione di Presidente del Congresso .
I principali Plenipotenziari del Congresso di Vienna in un celebre dipinto di Jean-Baptiste Isabey (1767-1855).
Ma v’era un sostanziale punto: Gran Bretagna, Austria, Russia e Prussia, secondo il primo articolo segreto della prima Pace di Parigi , avevano convinto Luigi XVIII ad accettare , tra l’altro, che le Quattro Potenze avessero <<la libera disposizione dei territori ai quali la Francia rinunciava>> e che i rapporti da cui sarebbe derivato <<un sistema d’equilibrio reale e duraturo in Europa>> fossero stabiliti al Congresso dalle suddette potenze alleate <<tra di loro>>(La situazione della Francia e di Luigi XVIII la vedremo in dettaglio in seguito). Ma questa clausola , che praticamente riservava ai membri della Quadruplice Alleanza la decisione di tutte le questioni più importanti , non era conosciuta o più probabilmente non era stata accettata dalle altre Potenze del Congresso né tanto meno dalle altre Potenze firmatarie del Trattato di Parigi ( Spagna, Portogallo e Svezia) . Inoltre , prima della prassi introdotta da questo Congresso , non c’era ancora la distinzione tra “Grandi” e “Piccole Potenze”. <<Perciò non vi era una base legale/contrattuale scritta per cui i Quattro Grandi potessero pretendere l’unica direzione, il motivo principale della “pretesa”era sostanzialmente il fatto , non di poco peso, di essere stati i principali artefici della vittoria contro Napoleone e quindi della Restaurazione>>. Questa situazione in cui si erano poste le Quattro Grandi Potenze e che portava lo scontro con le altre Piccole Potenze rimase senza una soluzione e se ne uscì in seguito all’azione dell’emissario della setta , Ministro Plenipotenziario di Francia, Talleyrand , il quale seppe sfruttarla , così come la setta aveva pianificato, a “tutto vantaggio della Francia”.
Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord, detto anche semplicemente Talleyrand (Parigi, 2 febbraio 1754 – Parigi, 17 maggio 1838), appartenente alla loggia "Les Amis réunis", fu uno dei principali infiltrati della setta nel Congresso di Vienna.
Charles-Maurice de Talleyrand-Pèrigord , bieco personaggio, affiliato alla setta, e Politico dalle capacità trasformistiche rare da riscontrare nella storia, era stato un Eclesiastico fin troppo dedito al “libertinaggio”. Divenuto Vescovo di Autun nell’anno della Rivoluzione , aveva a questa aderito e di giusta conseguenza venne scomunicato nel Maggio del 1791 per aver giurato sulla Costituzione Civile del Clero ed aver “consacrato” i primi quattro Vescovi costituzionali. Fu Ministro degli Esteri durante il Direttorio (1797-1799) e poi sotto Napoleone (1799-1807) , il quale nel 1806 gli aveva concesso senza alcun diritto in sovranità Benevento , il cui Feudo apparteneva legittimamente alla Santa Sede, con il titolo di “Principe e Duca di Benevento”. Alla caduta dell’”Imperatore dei Francesi” , quando gli alleati entrarono a Parigi il 31 Marzo 1814 aveva, sempre per incarico della setta, ricevuto ed ospitato lo Zar Alessandro I nella sua Casa di Via St. Florentin, dove ebbe sede anche il Governo Provvisorio di cui lui stesso fece parte. Il 2 Aprile in qualità di Presidente del Senato , aveva fatto votare la deposizione di Napoleone , il quale, dopo il vano tentativo di far accettare allo Zar l’abdicazione in favore del figlio Napoleone II , il “Re di Roma”( poi Duca di Reichstadt) , il 6 aveva firmato la rinuncia dei Troni di Francia e Italia per se ed i suoi eredi.
Napoleone Francesco Giuseppe Carlo Bonaparte o Napoleone II (Parigi, 20 marzo 1811 – Vienna, 22 luglio 1832)
Lo stesso giorno Talleyrand aveva fatto approvare dal Senato la nuova Costituzione o Carta e chiamare al Trono di Francia il Conte di Provenza , Luigi Stanislao Saverio, detto le Dèsirè , fratello di Luigi XVI.
Nella Restaurazione della Casa di Borbone in Francia Talleyrand in quei giorni aveva avuto un ruolo rilevante, così come era nei disegni della setta, nell’indirizzare l’opinione dello Zar , il quale, a parte il Re di Pussia Federico Guglielmo III che avrebbe assecondato ogni passo di Alessandro I , era praticamente rimasto padrone della Capitale Francese. L’Imperatore d’Austria Francesco I , per delicatezza nei confronti di sua figlia, moglie di Napoleone I e Imperatrice , non aveva voluto entrare a Parigi da conquistatore e rimase con Metternich e Castlereagh a Dijon.
Alessandro I Pavlovič Romanov (in russo: Александр I Павлович Романов[?]; San Pietroburgo, 23 dicembre 1777 – Taganrog, 1º dicembre 1825) Imperatore di Russia, dal 23 marzo 1801, fino alla morte.
Alessandro I Pavlovič Romanov (in russo: Александр I Павлович Романов[?]; San Pietroburgo, 23 dicembre 1777 – Taganrog, 1º dicembre 1825) Imperatore di Russia, dal 23 marzo 1801, fino alla morte.
Federico Guglielmo III Hohenzollern (Potsdam, 3 agosto 1770 – Berlino, 7 giugno 1840) Re di Prussia dal 1796 al 1840.
Francesco I d'Asburgo-Lorena, già Francesco II del Sacro Romano Impero dal 1792 al 1804, (Firenze, 12 febbraio 1768 – Vienna, 2 marzo 1835), Imperatore d'Austria dal 1804 (anno di istituzione del nuovo titolo) fino alla morte.
Lo Zar , dopo aver preso in considerazione per il Trono di Francia anche la candidatura di Bernadotte, o del Re di Roma sotto la reggenza della madre l’Imperatrice Maria Luigia, o del Duca d’Orlèans, degno figlio del regicida Filippo “egalitè”, o perfino di Eugenio de Beauharnais, fu convinto da Talleyrand che solo la Restaurazione della dinastia legittima di Borbone avrebbe potuto essere garanzia di pace per la Francia e per l’Europa più di qualunque altro compromesso.
Jean-Baptiste Jules Bernadotte (Pau, 26 gennaio 1763 – Stoccolma, 8 marzo 1844) generale francese, poi maresciallo del Primo Impero francese, Giacobino della prima ora, divenne, in seguito ad una sua fuga in Svezia e al rapporto che strinse con il legittimo Sovrano Carlo XIII che era senza figli, Re di Svezia e di Norvegia come Carlo XIV Giovanni di Svezia e Carlo III Giovanni di Norvegia.
Eugenio di Beauharnais (Parigi, 3 settembre 1781 – Monaco di Baviera, 21 febbraio 1824) è stato un generale francese. Anche noto come Eugène Rose de Beauharnais, fu , con nomina illegittima,Viceré del Regno d'Italia, Principe di Venezia, Granduca di Francoforte, Duca di Leuchtenberg e Principe d'Eichstätt. Fu inoltre il primo Gran Maestro della loggia Massonica del Grande Oriente d'Italia.
I "candidati" al Trono di Francia: Si noti che , eccezion fatta per Maria Luigia che doveva esercitare la Reggenza per il figlio, appartengono tutti all'elite liberal-settaria.
Jean-Baptiste Jules Bernadotte (Pau, 26 gennaio 1763 – Stoccolma, 8 marzo 1844) generale francese, poi maresciallo del Primo Impero francese, Giacobino della prima ora, divenne, in seguito ad una sua fuga in Svezia e al rapporto che strinse con il legittimo Sovrano Carlo XIII che era senza figli, Re di Svezia e di Norvegia come Carlo XIV Giovanni di Svezia e Carlo III Giovanni di Norvegia.
Luigi Filippo di Borbone-Orléans, duca d'Orléans (Parigi, 6 ottobre 1773 – Claremont House, 26 agosto 1850), usurperà il Trono di Francia nel 1830.
Napoleone II all'età di 2 anni con la madre Maria Luigia d'Asburgo-Lorena
A questo punto è doveroso precisare alcuni fatti di rilevante importanza. I fatti di cui voglio parlare in dettaglio sono quelli rilevanti all'ostilità degli alleati, con in testa lo Zar Alessandro I , verso la Restaurazione dei Borbone-Francia sul loro legittimo Trono. Gli alleati temevano più di tutto che la setta potesse scatenare altri disordini a livello Europeo , ed è per questo che, vista l'esperienza della Rivoluzione del 1789, essi non si fidavano della Restaurazione dei legittimi Sovrani che non avrebbero mai accettato i compromessi della setta , specie nei riguardi della Religione. Va altresì rammentato che la setta ,dopo il periodo dei "cento giorni di Napoleone" , e dopo che aveva pienamente compreso che Luigi XVIII non era del tutto manovrabile da loro , si ricordi che bastò la sua presenza a Parigi per riaccendere la felicità di tutta la Francia e dei Francesi, inviò una delegazione al cospetto degli alleati per proporne la "sostituzione" con i già prima citati Duca d'Orlèan, Bernadotte ed Eugenio de Beauharnais. La setta sapeva che , per fare in modo che i loro scopi andassero a buon fine, la Restaurazione doveva seguire un corso all'apparenza pienamente legittimo e ciò significava la Restaurazione dei Borbone sul Trono di Francia. Talleyrand, meschino protagonista del Congresso di Vienna e principale portavoce della setta, svolse bene la sua parte che portò alla definitiva scelta degli alleati di Restaurare la dinastia legittima dei Borbone.
Per capire ancora meglio questa situazione riporto un'estratto degli scritti presenti nell'opera di Mons. Delasuss "Il probblema dell'ora presente" :
"I sovrani alleati erano tutti ostili al ristabilimento dei Borboni. Fino al 31 marzo 1814, essi continuarono a trattare con Napoleone, e quando la scomparsa dell'imperatore parve inevitabile, essi cercarono una combinazione politica che escluse i Borboni. Lo Czar specialmente non voleva sentir parlare di loro. Per contrario, le testimonianze di contemporanei meno sospetti di parzialità, come Carnot, Ney, Lafayette, il generale Foy stabiliscono che i voti unanimi dei Francesi erano per una ristaurazione monarchica, e gli storici A. Sorel, L. Blanc, Guizot, Henri Houssaye, nella sua opera capitale 1814 e 1815, convennero tutti ch'essa era richiesta dall'interesse nazionale.
Edmondo Biré, la cui scienza e probità storica sono universalmente conosciute, scrisse nell'Alfred Nettement, sa vie et ses oeuvres, pp. 267-279:
"Non eravi tra gli Alleati, nel 1814, alcun partito preso a favore dei Borboni; essi aveano al contrario disposizioni poco benevoli per l'antica dinastia, che avea sì lungamente regnato in Francia e tenuto in Europa il primo posto. Essi cominciarono la guerra senza che la ristaurazione dei principii monarchici entrasse per nulla nei loro progetti, la finirono senza che questa combinazione si presentasse al loro pensiero. Essi ebbero fino al termine l'intenzione di trattare con Napoleone; anche dopo aver rinunziato di trattare con lui, non pensarono ancora a Luigi XVIII. e i collegati recarono disposizioni poco favorevoli alla casa di Borbone; furono adunque cause estranee alla loro volontà (il cui impero, ch'essi non aveano per nulla preveduto, si fece sentire nel seno della Francia stessa), che modificarono queste disposizioni e determinarono il ristabilimento della stirpe di Luigi XIV sul trono di Francia... Avvi nelle cose una logica superiore che soggioga gli uomini, ed è con essa che la Provvidenza dirige gli avvenimenti. La Francia e l'Europa, egualmente stanche della guerra, volevano la pace; voler la pace, era voler la Restaurazione che, sola, poteva garantire mediante il suo principio la pace alla Francia e all'Europa. Il vederlo prima di tutti gli altri, fu merito di Talleyrand nel 1814. Parimenti nel 1813, Fouché, malgrado le sue ripugnanze per i Borboni, comprese che solamente essi erano possibili. Appena questa soluzione fu loro presentata, Parigi e la Francia si unirono con un "entusiasmo universale". La frase è di Carnot.
E, certamente, non era per obbedire agli stranieri che tutti i marescialli di Napoleone, tutti i generali, tutti gli uomini della sua corte, tutti i suoi funzionari aderirono alla caduta dell'imperatore ed al ristabilimento dei Borboni. Essi non fecero in ciò che seguire il movimento di tutta la nazione, che obbediva essa pure a questo sentimento che la pace era necessaria, che la sola ristaurazione del principio monarchico poteva assicurarla nel tempo medesimo che metterebbe la Francia nelle condizioni più favorevoli a trattar coll'Europa.
"Luigi XVIII, infatti, si trovava per trattare in una posizione che non ha pari. Era egli stesso una delle vittime dell'ambizione di Napoleone, non si poteva fargliene portare la pena. Inoltre, egli era posto per l'antichità della sua dinastia e per la potenza del suo diritto al livello con quelli che trattavano con lui. Non era già un trono che gli si donava e che per conseguenza si avrebbe anche avuto il diritto di fargli acquistare, era un trono che riprendeva. Ciò solo metteva una distanza incalcolabile tra la Ristaurazione e le altre combinazioni. Qualunque altro all'infuori di Luigi XVIII non sarebbe stato nel trono che il luogotenente dell'Europa; egli invece vi saliva non come l'eletto della coalizione, ma come il successore d'una lunga legione di re. Infine egli poteva dare all'Europa la garanzia di un principio politico e perciò essa esigeva minori garanzie materiali e territoriali.
D'altra parte, Luigi XVIII avea un alto sentimento della preminenza della casa di Francia, e questo sentimento gli dava nei suoi rapporti coi re coalizzati una grandezza che rialzava e consolava la dignità nazionale afflitta dai nostri disastri militari. Con questo Borbone sul trono, forza era che l'Europa, in tutta l'ebbrezza delle sue recenti vittorie, s'inchinasse davanti alla maestà del sovrano".
Luigi XVIII di Borbone-Francia (Versailles, 17 novembre 1755 – Parigi, 16 settembre 1824) Re di Francia dal 1814 al 1824. Nonostante in epoca pre-Rivoluzionaria fosse stato affiliato alla Massoneria avendo "bevuto dal Calice del suo tempo", così come scrive Mons. Delasuss, la setta era consapevole della sua probabile "pericolosità" è per questo motivo tentò di trovare un "sostituto" che fosse più propenso ad essere governato che a governare.
Alla conclusione che in Francia dovessero esser Restaurati i legittimi Sovrani della dinastia dei Borbone erano giunti, già prima della capitolazione di Parigi , anche il Cancegliere Austriaco Metternich , che coerente nell'applicazione del principio di legittimità e di equilibrio europeo , aveva rinunciato già all'idea di sostenere il "sangue misto" alle Tuileries , ovvero il "Re di Roma" figlio si di un'Asburgo ma anche dell'usurpatore Napoleone I , e il Ministro degli Esteri Britannico Lord Castlereagh, altro meschino settario d'oltre Manica al quale nulla importava della legittimità ma molto degli interessi dell'Inghilterra e della setta, indotto anche dall'atteggiamento, ostile ad ogni ritorno del Bonapartismo, del Protestante e usurpatore Principe Reggente ( futuro Giorgio IV) , e dell'opinione pubblica dei circoli politico-settari del Governo Inglese.
Talleyrand- che a Vienna era accompagnato da altri Plenipotenziari, ovvero il Duca de Dalberg , il Marchese Frèdèric de La Tour du Pin Gouvernet , il Conte Alexis de Noailles, e da un funzionario del Ministero degli Esteri , Conte de La Besnardière, del quale lo stesso Talleyrand disse che era una spia mandata per conto di Luigi XVIII per tenerlo d'occhio - rese ufficiale in una nota ( 1° Ottobre 1814) i principi da lui sostenuti nella prima discussione privata avuta con i Quattro e nella quale il Ministro Francese aveva iniziato a dissolvere con estrema astuzia le loro pretese di direzione esclusiva: Come emissario della setta , e come principale attore incaricato da essa, doveva far credere di aderire in pieno ai principi di legittimità e se ne doveva far principale portavoce, non per convenienza personale come era solito fare , e per come tutti lo conoscevano, ma per convinzione propria. A questo punto fu uno dei Plenipotenziari che più si resero protagonisti nell'introdurre nel Congresso di Vienna "Il Sacro principio di legittimità" affiancato dai fondamenti del "Diritto pubblico Europeo" . Per quanto egli, come altri Plenipotenziali, si servissero di tale Sacro principio per le trame della setta o per servire la Rivoluzione "dentro la pancia del Leone" , in base a questo principio non aveva più senso parlare ancora di "Alleati" contro una Francia ormai Borbonica e quindi legittima. Talleyrand sarebbe riuscito a far leva sui "Quattro" ( Austria-Russia-Prussia-Inghilterra) , ad accattivarsi le simpatie delle Potenze minori ( Spagna-Portogallo-Svezia) e ad indicare , insieme ad altri che a differenza sua si dimostrarono sinceri come il Metternich, il principio fondamentale che avrebbe informato il Congresso di Vienna.
Fine I Parte...
Fonti:
"Il probblema dell'ora presente" di Mons. Delasuss
"Congresso di Vienna e principio di legittimità" di Umberto Castagnino Berlinghieri.
Scritto da:
Il Principe dei Reazionari
Per capire ancora meglio questa situazione riporto un'estratto degli scritti presenti nell'opera di Mons. Delasuss "Il probblema dell'ora presente" :
"I sovrani alleati erano tutti ostili al ristabilimento dei Borboni. Fino al 31 marzo 1814, essi continuarono a trattare con Napoleone, e quando la scomparsa dell'imperatore parve inevitabile, essi cercarono una combinazione politica che escluse i Borboni. Lo Czar specialmente non voleva sentir parlare di loro. Per contrario, le testimonianze di contemporanei meno sospetti di parzialità, come Carnot, Ney, Lafayette, il generale Foy stabiliscono che i voti unanimi dei Francesi erano per una ristaurazione monarchica, e gli storici A. Sorel, L. Blanc, Guizot, Henri Houssaye, nella sua opera capitale 1814 e 1815, convennero tutti ch'essa era richiesta dall'interesse nazionale.
Edmondo Biré, la cui scienza e probità storica sono universalmente conosciute, scrisse nell'Alfred Nettement, sa vie et ses oeuvres, pp. 267-279:
"Non eravi tra gli Alleati, nel 1814, alcun partito preso a favore dei Borboni; essi aveano al contrario disposizioni poco benevoli per l'antica dinastia, che avea sì lungamente regnato in Francia e tenuto in Europa il primo posto. Essi cominciarono la guerra senza che la ristaurazione dei principii monarchici entrasse per nulla nei loro progetti, la finirono senza che questa combinazione si presentasse al loro pensiero. Essi ebbero fino al termine l'intenzione di trattare con Napoleone; anche dopo aver rinunziato di trattare con lui, non pensarono ancora a Luigi XVIII. e i collegati recarono disposizioni poco favorevoli alla casa di Borbone; furono adunque cause estranee alla loro volontà (il cui impero, ch'essi non aveano per nulla preveduto, si fece sentire nel seno della Francia stessa), che modificarono queste disposizioni e determinarono il ristabilimento della stirpe di Luigi XIV sul trono di Francia... Avvi nelle cose una logica superiore che soggioga gli uomini, ed è con essa che la Provvidenza dirige gli avvenimenti. La Francia e l'Europa, egualmente stanche della guerra, volevano la pace; voler la pace, era voler la Restaurazione che, sola, poteva garantire mediante il suo principio la pace alla Francia e all'Europa. Il vederlo prima di tutti gli altri, fu merito di Talleyrand nel 1814. Parimenti nel 1813, Fouché, malgrado le sue ripugnanze per i Borboni, comprese che solamente essi erano possibili. Appena questa soluzione fu loro presentata, Parigi e la Francia si unirono con un "entusiasmo universale". La frase è di Carnot.
E, certamente, non era per obbedire agli stranieri che tutti i marescialli di Napoleone, tutti i generali, tutti gli uomini della sua corte, tutti i suoi funzionari aderirono alla caduta dell'imperatore ed al ristabilimento dei Borboni. Essi non fecero in ciò che seguire il movimento di tutta la nazione, che obbediva essa pure a questo sentimento che la pace era necessaria, che la sola ristaurazione del principio monarchico poteva assicurarla nel tempo medesimo che metterebbe la Francia nelle condizioni più favorevoli a trattar coll'Europa.
"Luigi XVIII, infatti, si trovava per trattare in una posizione che non ha pari. Era egli stesso una delle vittime dell'ambizione di Napoleone, non si poteva fargliene portare la pena. Inoltre, egli era posto per l'antichità della sua dinastia e per la potenza del suo diritto al livello con quelli che trattavano con lui. Non era già un trono che gli si donava e che per conseguenza si avrebbe anche avuto il diritto di fargli acquistare, era un trono che riprendeva. Ciò solo metteva una distanza incalcolabile tra la Ristaurazione e le altre combinazioni. Qualunque altro all'infuori di Luigi XVIII non sarebbe stato nel trono che il luogotenente dell'Europa; egli invece vi saliva non come l'eletto della coalizione, ma come il successore d'una lunga legione di re. Infine egli poteva dare all'Europa la garanzia di un principio politico e perciò essa esigeva minori garanzie materiali e territoriali.
D'altra parte, Luigi XVIII avea un alto sentimento della preminenza della casa di Francia, e questo sentimento gli dava nei suoi rapporti coi re coalizzati una grandezza che rialzava e consolava la dignità nazionale afflitta dai nostri disastri militari. Con questo Borbone sul trono, forza era che l'Europa, in tutta l'ebbrezza delle sue recenti vittorie, s'inchinasse davanti alla maestà del sovrano".
Luigi XVIII di Borbone-Francia (Versailles, 17 novembre 1755 – Parigi, 16 settembre 1824) Re di Francia dal 1814 al 1824. Nonostante in epoca pre-Rivoluzionaria fosse stato affiliato alla Massoneria avendo "bevuto dal Calice del suo tempo", così come scrive Mons. Delasuss, la setta era consapevole della sua probabile "pericolosità" è per questo motivo tentò di trovare un "sostituto" che fosse più propenso ad essere governato che a governare.
Alla conclusione che in Francia dovessero esser Restaurati i legittimi Sovrani della dinastia dei Borbone erano giunti, già prima della capitolazione di Parigi , anche il Cancegliere Austriaco Metternich , che coerente nell'applicazione del principio di legittimità e di equilibrio europeo , aveva rinunciato già all'idea di sostenere il "sangue misto" alle Tuileries , ovvero il "Re di Roma" figlio si di un'Asburgo ma anche dell'usurpatore Napoleone I , e il Ministro degli Esteri Britannico Lord Castlereagh, altro meschino settario d'oltre Manica al quale nulla importava della legittimità ma molto degli interessi dell'Inghilterra e della setta, indotto anche dall'atteggiamento, ostile ad ogni ritorno del Bonapartismo, del Protestante e usurpatore Principe Reggente ( futuro Giorgio IV) , e dell'opinione pubblica dei circoli politico-settari del Governo Inglese.
Robert Stewart, secondo marchese di Londonderry (Dublino, 18 giugno 1769 – Loring Hall, 12 agosto 1822), noto con il titolo di cortesia di Visconte Castlereagh, settario affiliato alla Gran Loggia Unita d'Inghilterra.
Il Principe Reggente Giorgio Augusto Federico di Hannover (12 agosto 1762 – 26 giugno 1830) futuro, e illegittimo, re del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda e di Hannover dal 29 gennaio 1820. Anch'egli affiliato in alto grado , come di tradizione della famiglia "reale Inglese" , dai tempi dell'usurpazione del 1688, alla Gran Loggia Unita d'Inghilterra.
Fine I Parte...
Fonti:
"Il probblema dell'ora presente" di Mons. Delasuss
"Congresso di Vienna e principio di legittimità" di Umberto Castagnino Berlinghieri.
Scritto da:
Il Principe dei Reazionari