giovedì 23 agosto 2012

La Monarchia Sacra Parte terza : La Monarchia Sacra e la Teologia: Le Relazioni tra lo Stato e la Chiesa


 
 


Astrattamente parlando, NS Gesù Cristo avrebbe potuto elevare la potestà politica dall’ordine naturale, ove poggia per volontà di Dio, all’ordine sovrannaturale, istituendo un apposito sacramento che conferisse e stabilisse soprannaturalmente l’autorità temporale, come avvenne per il matrimonio, per cui non vi sono vere nozze tra battezzati senza sacramento, il contratto naturale essendo insufficiente a stabilire e costituire un vero matrimonio.
In questo caso il potere temporale dipenderebbe direttamente dall’istituzione cui Gesù Cristo commise la cura dell’ordine soprannaturale: la Chiesa Cattolica. Se così fosse stato, ne sarebbe derivata alla Chiesa un’autorità diretta non solo, come è ovvio, sulle cose sacre inerenti al fine della sua istituzione (la salus animarum), ma pure su quelle temporali (potestas directa in temporalibus).
La Chiesa tuttavia non dispone di tale potere. Essa non costituisce i sovrani e i capi di governo. Dio, tuttavia, è autore sia dell’ordine e della legge di natura, sia dell’ordine e della legge sovrannaturali. È capo sia della Chiesa sia dello Stato. È istitutore sia del Sacerdotium che dell’Imperium. Tra le supreme potestà, che reggono le sorti dell’umanità, vi è quindi relazione. La Chiesa, infatti, in ordine alla maggior perfezione del suo fine, ha una supremazia sullo Stato, quella che i teologi chiamano Potestas indirecta in temporalibus ratione peccati, potere indiretto sulle realtà terrene in ordine al peccato.
I sovrani cattolici, non solo in quanto privati, ma pure come detentori della suprema autorità, necessitano, come ogni altro fedele, della Chiesa per salvarsi. Per questo devono rispettarla, amarla, e sottomettersi alla sua potestà magisteriale, sacramentale e disciplinare.
Lo Stato e l’autorità suprema che lo regge, infatti, non sono stati istituiti da Dio per se stessi. Essi hanno come fine diretto la prosperità temporale, ma indirettamente concorrono con la Chiesa allo scopo ultimo dell’uomo redento, che è la salvezza ultramondondana dell’anima immortale. Per questo la relazione e il rapporto tra le due potestà non può essere, né di stretta dipendenza l’una dall’altra, né di reciproca ignoranza od ostilità, ma di casta alleanza. Tale idea è ben espressa dalla mistica cerimonia dell’unzione degli Imperatori e dei Re.