Pio XII, rivolgendosi alla nobiltà e al patriziato romano, e facendo riferimento
alla tradizione che l'aristocrazia della Città Eterna vi rappresentava:
(…) «Molti
animi, anche sinceri, s'immaginano e credono che la tradizione non sia
altro che il ricordo, il pallido vestigio di un passato che non è più, che non
può più tornare, che tutt'al più viene con venerazione, con
riconoscenza se vi piace, relegato e conservato in un museo che pochi amatori o
amici visitano. Se in ciò consistesse e a ciò si riducesse la tradizione, e se
importasse il rifiuto o il disprezzo del cammino verso l'avvenire, si avrebbe
ragione di negarle rispetto e onore, e sarebbero da riguardare con compassione
i sognatori del passato, ritardatari in faccia
al presente e al futuro, e con maggior severità coloro, che, mossi da intenzione
meno rispettabile e pura, altro non sono che i disertori dei doveri dell'ora che
volge così luttuosa.
«Ma la tradizione è cosa molto
diversa dal semplice attaccamento ad un passato scomparso; è tutto l'opposto di
una reazione che diffida di ogni sano progresso. Il suo stesso vocabolo
etimologicamente è sinonimo di cammino e di avanzamento. Sinonimia, non
identità. Mentre infatti il progresso indica soltanto
il fatto del cammino in avanti, passo innanzi passo, cercando con lo
sguardo un incerto avvenire; la tradizione dice pure un cammino in
avanti, ma un cammino continuo, che si svolge in pari tempo
tranquillo e vivace, secondo le leggi della vita, sfuggendo alla
angosciosa alternativa: "Si jeunesse savait, si vieillesse pouvait!";
simile a quel Signore di Turenne, di cui fu detto: "Il a eu dans sa jeunesse
toute la prudence d'un âge avancé, et dans un âge avancé toute la vigueur de la
jeunesse" (Fléchier, Oraison funèbre, 1676). In forza della tradizione, la
gioventù, illuminata e guidata dall'esperienza degli anziani, si avanza di un
passo più sicuro, e la vecchiaia trasmette e consegna fiduciosa l'aratro a mani
più vigorose che proseguono il solco cominciato. Come indica col suo nome
la tradizione è il dono che passa di generazione in
generazione, la fiaccola che il corridore ad ogni cambio pone in mano e
affida all'altro corridore, senza che la corsa si arresti o si rallenti.
Tradizione e progresso s'integrano a vicenda con tanta armonia, che,
come la tradizione senza il progresso contraddirebbe a sé stessa, così il
progresso senza la tradizione sarebbe un’impresa temeraria, un salto nel
buio.
«No, non si tratta di risalire la
corrente, di indietreggiare verso forme di vita e di azioni di età tramontate,
bensì, prendendo e seguendo il meglio del passato, di
avanzare incontro all'avvenire con vigore di immutata
giovinezza».
(I grassetti e sottolineature sono nostri)
Di Redazione A.L.T.A.