S.A.R. Don Alfonso Carlo e S.A.R. Maria de las Nieves (1873-1876).
Questa è la prima parte delle memorie di S.A.R. María de las Nieves de Braganza y Borbón. Oltre a fornire una importante fonte storiografica della Terza Guerra Carlista, queste memorie ci danno un'idea dello stato d'animo che quasi universalmente avevano le legittime Regine della dinastia. Poche settimane dopo il suo matrimonio, in piena luna di miele, come si direbbe oggi, il marito, l'allora Infante Don Alfonso Carlos, venne chiamato dal fratello Re Carlos VII per prendere in comando l'Esercito della Cataluña. Non ci furono né languidi addii ne strazianti attese, semplicemente perché essa accompagnato il marito durante la campagna. Cavalcò al suo fianco in battaglia, condividendo la gioia della vittoria e lo sconforto della sconfitta , si interessò ad ogni scaramuccia, curando i feriti e non scoraggiandosi mai di fronte agli orrori della guerra. Lei chiama il marito "mio Alfonso", laconica e eloquente dimostrazione d'affetto. Però nulla è più lontano da essa che l'ideale vittoriano di donne sentimentale e un po' stupida, romanticismo sdolcinato, se non dubbio, che caratterizzava le dame della corte usurpatrice. Più che di una Regina o una Principessa, il suo spirito era quello di madre e moglie Carlista , senza la cui integrità, ben poco avrebbe reso al Carlismo. Martiri ancor più che i combattenti, essa infiammava gli animi dei mariti e dei figli che si arruolavano nell'esercito Carlista dicendogli: "Se muori, figlio mio, grazie a Dio, sarò la madre di un martire"; e quando riceveva le loro spoglie, guardando il cielo esclamava: "E tutti i figli io ti darò, Dio mio, se necessario". Non ci sono invenzioni letterarie, ma testimonianza appurate (Cf. Manuel de Santa Cruz, note e documenti per la storia del tradizionalismo spagnolo 1936-1966, t. 10, 211-213).
Se eroiche furono le donne del Carlismo, non tanto diverse furono le sue Regine. Come spose sempre accompagnarono i Re nelle loro pene, e nel loro confinamento successivo all'esilio. In guerra si occuparono dei volontari feriti, come la Regina Doña Margarita di Borbone Parma, moglie di Carlo VII, le cui azioni gli valsero il soprannome di "Angelo della Carità". Come Regine, dovettero mettere da parte i loro affetti, per dare un esempio di fermezza che molti uomini avrebbero voluto per se stessi. Nella sua lettera agli spagnoli, la Principessa di Beira manifestò le sue perplessità causate dalla defezione di Giovanni III , fratello di Carlo VI, con la forza di queste parole: "Il Re di Spagna non ha il diritto di modificare la religione , leggi e giurisdizione". Non meno coraggio mostrò Doña Magdalena de Borbón, quando ebbe il triste dovere di denunciare i loschi traffici del figlio Carlo Ugo durante l'ultima malattia di suo marito, il Re Javier I .
Doña María de las Nieves nella battaglia di Alpens . Luglio 1873
Con gusto si leggono queste memorie che narrano vividamente una importante pagina delle gesta Carliste. Da esso emerge la personalità della sua augusta scrittrice che esemplifica la virtù delle donne Carliste. Nulla nelle sue attitudini ricorda la guerra femminista dei sessi , però senza limitarsi ad essere «regine della casa » e il riposo del guerriero come pretenderà Nietzsche. La norma di comportamento non era stata condizionata esclusivamente dal sesso che , secondo Aristotele, non è altro che un incidente inseparabile dall' uomo, ma non la sua specie. Al contrario, come cattolica esemplare, non si lasciò influire dai capricci del moderno ideologismo, e guardando la fine comune di tutti gli uomini, sia maschi che femmine, dalla loro condizione e dalle loro circostanze, come la legge di Dio permettesse di raggiungerla.
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Fonte:
http://www.carlismo.es/?p=3189
Di Redazione A.L.T.A.