giovedì 11 aprile 2013

Come se ne andarono gli Austriaci da Napoli



Abbiamo narrato come gli Austriaci arrivarono nel Regno; ora narriamo come se ne andarono. L’eccessiva crescita degli Asburgo di Vienna, predominanti in Italia, suscitò la reazione dei Borbone di Francia e Spagna; qui Filippo V, vedovo di una Savoia, aveva sposato Elisabetta Farnese duchessa di Parma e ultima erede della Casata.
La Guerra detta di Successione polacca, di fatto per la ristrutturazione della nostra Penisola, ebbe, per quanto ci riguarda, questo esito: nel 1734, l’esercito spagnolo del conte di Montemar sconfisse a Bitonto gli Austriaci, e impose sul trono di Napoli e di quello di Palermo il figlio di Filippo V di Borbone ed Elisabetta, Carlo. 
Ogni anno teniamo una manifestazione per ricordare l’evento; e, per dir solo questo, è a Bitonto che, per la prima volta, compare il concetto di indipendenza dell’Italia, con la bella lapide dell’obelisco carolino e la dicitura “ITALIACAM LIBERTATEM”. 
Le lapidi di Bitonto sono di recente cresciute di numero, quando, con grande spirito cavalleresco, i borboniani, in testa l’ottimo Francesco Laricchia, abbiamo ritenuto giusto ricordare anche i caduti austriaci. Si tenne, due anni fa, una cerimonia ufficiale, e venne scoperto un monumento. L’iscrizione, che è mia, è stata approvata dall’istituzione statale austriaca per le onoranze ai Caduti di tutte le epoche, e collocata nel monumento commemorativo presso la chiesa della Chinisa, dove nel 1734 vennero sepolti i soldati dell’esercito asburgico. Si tratta di un distico elegiaco latino:
«Caesaris haud fausto quae paruit Austria Marti
Pubes, fata diem, non rapuere decus»
(Alla gioventù d’Austria, che obbediva, pur senza fortuna, al comando di guerra dell’imperatore, il destino tolse la vita, non l’onore). 


Ulderico Nisticò
 
 
 
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